TSE [2379] I racconti del Vecchio: a Rekon's true story: solo un nuovo viaggio
#1

Rekon

Tellarite



U.S. Hari Seldon, trasporto passeggeri
Rotta diretta Tellar - Betazed (circa a metà percorso)
velocità di Crociera: Curvatura 5.5
Data Stellare:237901.25

Rekon sbuffò per la milionesima volta in quella sola giornata, mentre malediceva le pareti del minuscolo alloggio che da una decina di giorni si era trovato - suo malgrado - costretto a chiamare "casa sua".
Costretto, sì...quello era il termine corretto. Quel bast@rdo dalle orecchie a punta di Srell lo aveva costretto a recarsi su Betazed per conoscere la Dottoressa Sinara Una donna molto capace, certamente in grado di aiutarti a venire a patti con le tue angosce... ripeté scimmiottando l'antico superiore Vulcaniano, che si era trovato suo malgrado costretto ad ospitare un paio di settimane prima.
Non che non avesse apprezzato la visita del vecchio amico, si capisce...lo aveva anzi trovato estremamente gentile e...emotivo? In fondo non era da tutti farsi un viaggio di più di trenta anni luce per venire a consolare un amico che aveva da poco sofferto un lutto, solo che...i Vulcaniani non sono esattamente la spalla che la gente cerca per sfogarsi, ecco!

Eppure alla fine Rekon gli aveva dato retta. Si era lasciato andare, confidandogli i suoi oscuri pensieri e parlando a lungo, dapprima inanellando una sequenza di insulti dietro l'altra rivolti a chiunque e - dopo aver - tolto il tappo ch egli bloccava il dolore nel petto - confidando al vecchio amico ciò che realmente lo tormentava. ovviamente Srell non si era scomposto neppure di fronte alle reazioni più violente del vecchio Tellarite e, dopo averlo ascoltato a lungo, aveva espresso la sua sentenza: Rekon doveva trovare il modo di venire a patti con quanto accaduto e aveva bisogno di aiuto. Di un aiuto specializzato.
A quelle parole era seguita una lunghissima discussione, alla fine della quale il Vulcaniano aveva vinto per sfinimento e supremazia fisica, praticamente costringendo con la forza l'amico a raccattare le proprie cose e a prendere appuntamento con una famosa strizzacervelli betazoide.
E poi lo aveva caricato a forza su un trasporto federale, dicendogli di godersi il viaggio e approfittarne per leggere un qualche libro di meccanica, cosa che lo avrebbe di certo rilassato.
Peccato che abbia già letto l'intero f*ttuto database di bordo! ringhiò, di nuovo rivolgendosi a nessuno in particolare.
Ciò che Rekon non aveva sul momento considerato era che i trasporti federali erano lenti. Abituato alle potenti navi stellari, il tellarite non aveva sul momento realizzato che avrebbe trasocorso venti giorni in una bacinella volante. Una bacinella attrezzata con sale ologrammi, bar e ristoranti, ma un dannato catenaccio sotto ogni aspetto che non fosse quello meramente estetico.
L'ingegnere che ancora era in Rekon soffriva ogni minuto in cui percepiva la disarmonica vibrazione del nucleo di curvatura, frutto di anni ed anni di pessima manutenzione effettuata dalla creme de la creme degli scarti dell'Accademia della Flotta...quelle persone che erano riuscite non si sa come a diplomarsi, ma che nessun Capitano sano di mente aveva voluto sulla sua nave.
Aveva anche tentato - per passare il tempo, ben inteso - di accedere alla Sala Macchine a sistemare quel maledettissimo compensatore di Heisemberg, ma gli era stato risposto di non darsi pena e di godersi il viaggio...che tutto era a posto.
A me! gridò, mentre per un secondo gli tornava a mente l'istante in cui era venuto a conoscenza di cosa era accaduto alla sua famiglia. Chissà se anche allora l'ingegnere di bordo aveva detto che era tutto a posto, appena prima che i sistemi di contenimento dell'antimateria si guastassero, sfortunatamente insieme ai sistemi di espulsione automatica del Nucleo di Curvatura...
Scuotendo con forza il capo canuto per scacciare il pensiero, il tellarita si alzò dal letto in cui si stava rigirando e, buttatosi addosso un abito civile ed infilati gli stivali, lasciò l'angusta camera, cominciando a camminare.
Non sapeva dove stesse andando, così si ritrovò praticamente davanti alla porta della minuscola sala macchine della nave prima di farci caso. Ricordando solo in quel momento che - se fosse entrato a dare una svegliata ai due ingegneri che stavano quasi certamente giocando a carte - la strigliata l'avrebbe ricevuta lui, il vecchio emise un brontolio e tirò dritto, raggiungendo invece il grande bar che era stato ricavato da un Hangar navette quando quel vascello era stato riconvertito da vascello militare a civile.
Qui ordinò un Whisky - roba vera, non synthalcool - e si sedette su di uno sgabello, lanciando un'occhiata tutt'intorno in cerca di chissà cosa. Ma non c'era nulla di interessante in quella stanza, se non un gruppo variegato di umanoidi che bevevano, mangiavano, leggevano o chiacchieravano divertendosi al suono dell'allegro motivetto jazz diffuso dagli altoparlanti.


Ecco la situazione, un trasporto passeggeri (tipo la Jenolen de "Il naufrago del tempo...molto appropriato, peraltro) a circa metà del suo viaggio tra Tellar e Betazed, una notte (o un giorno, in fondo non ha molta importanza) qualunque...così la role può essere un'allegra chiacchierata, una faccenda di spie o un'improvviso attacco di pirati/terroristi/tal shiar!
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#2

Let's make a deal: I'll spare you the 'ends justify the means'-speech and you spare me the 'we must do what's right'-speech. You and I are not going to see eye to eye on this subject, so I suggest we stop discussing it.

Sai Fujiwara | Human

Sicuramente viaggiare su di un trasporto passeggeri non era esattamente l'ideale. Prendere l'U.S. Hari Seldon era stato sicuramente una mossa tattica per non attirare troppo l'attenzione, ma era anche estremamente lenta. Non che Sai non fosse abituato a quel genere di trasporti: raramente durante le sue missioni aveva utilizzato mezzi della flotta stellare e, soprattutto, mai gli era capitato di salire su di un'astronave del Bureau. Le sue missioni erano tutte segretate e Sai era ben consapevole che, se fosse stato scoperto, si sarebbe trovato da solo. Ufficialmente lui era un civile, la Sezione 31 non esisteva e nessuno sarebbe andato a recuperarlo. Una consapevolezza che avrebbe dovuto preoccuparlo ma che invece aggiungeva un pizzico di eccitazione alle sue missioni.

Era arrivato su Tellar come un semplice turista, per quanto Sai non fosse molto sicuro su cosa di quello schifo di pianeta dal clima estremamente secco potesse attrarre un turista. Il suo incontro con Colv lek Loak era stato un vero e proprio successo. Un anno prima il tellarite era stato avvicinato dalla Sezione 31 mentre versava in una condizione economica disastrosa. L'interesse del Bureau per Colv era dovuto sicuramente al suo lavoro di ingegnere ai Cantieri Spaziali di Tellar, di conseguenza il tellarite era stato aiutato economicamente in cambio di informazioni riservate sulla tecnologia tellarite. Peccato che, una volta risolti i problemi economici, il suo testardo orgoglio l'aveva portato a tagliare i ponti col Bureau.

Per quanto fosse ovvio che ormai la collaborazione con Colv fosse stata compromessa, Sai era stato inviato per convincere il tellarite a far un ultimo favore al Bureau. E, visto che discutere con un tellarite si sarebbe di certo concluso con la sconfitta del povero umano coinvolto, Sai aveva deciso di barare facendosi aiutare da Evesh, la figlia prediletta di Colv. Una volta rapita la bambina, Colv era risultato particolarmente collaborativo, tanto che aveva recuperato i dati che gli erano stati chiesti in cambio del rilascio della piccola.

Un'azione scorretta? Forse, ma nessuno si era fatto male e i dati richiesti si trovavano al sicuro nel microtape nella sua tasca nascosta. Colv difficilmente avrebbe deciso di segnalare l'accaduto, ma in tal caso Sai non rischiava nulla. Aveva preso tutte le precauzioni possibili per non farsi riconoscere, e prima di incontrare il tellarite nella sua casa di Hurutam si era comportato da perfetto turista, visitando diversi altri luoghi turistici nella città e nei dintorni. Per non parlare del fatto che si trovava da dieci giorni chiuso in quella scatola di latta... ehm, nave trasporto, in viaggio per la seconda tappa del suo viaggio organizzato: il Lago Cataria di Betazed. Lì avrebbe incontrato un collega, consegnato il microtape, e avrebbe fatto il turista ancora per qualche giorno, prima di prendere un trasporto passeggeri per la Terra.

A dire il vero non era molto entusiasta all'idea di andare fino a Betazed, in mezzo ad un massa di telepati che avrebbero potuto decifrare i suoi pensieri, scoprendo i suoi segreti, ma il Bureau lo aveva rassicurato del fatto che il rischio fosse minimo: scrutare nella mente di un turista era ben lontano dai desideri di tranquillità telepatica dei betazoidi, oltre che contrario alla loro morale.

In ogni caso, prima di pensare a Betazed, doveva sopravvivere al noiosissimo viaggio per arrivarci. Mentre era in missione l'adrenalina lo faceva sentire vivo, chiuso su quel trasporto, invece, si sentiva agonizzare. Aveva frugato il database della nave da cima in fondo, ma aveva trovato ben pochi libri e articoli sull'antropologia interessanti o quantomeno aggiornati. Dopo averli letti l'unica cosa che poteva fare era passare il tempo nella sala ologrammi o, come in quel momento, al bar.

Se doveva essere sincero, cominciava a sentire la mancanza dell'alcool. Sai non era un'alcolista ma di tanto in tanto gli faceva piacere bere un goccio di birra romulana. E, chiuso in quella scatola, ne sentiva la mancanza più che mai. Ma sarebbe stata dura trovare alcool di contrabbando su di un trasporto civile e, in ogni caso, era ancora in servizio quindi era meglio che evitava bevande alcoliche. Di conseguenza, arrivato al bancone, si limitò ad ordinare: Un raktajino, grazie.
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#3

Rekon

Tellarite

Rekon era impegnato a brontolare tra sè e sè di fronte al terzobicchiere, quando l'odore forte ed intenso del Raktajino gli entrò nelle narici.

Sollevò lo sguardo per capire chi avesse ordinat quella bevanda il cui odore lo aveva distratto dalla sua attività e, prima ancora di vedere l'umano colpevole di tale "crimine", aveva già esordito con un Ma non ci sono abbastanza miscele Federali senza bisogno di ordinare un f*ttuto caffé fatto con i vermi?

Il Tellarite si stava già pregustando una bella litigata liberatoria, quando qualcosa attirò la sua attenzione.

Ignorando completamente sia l'umano che il proprio Drink, il vecchio ingegnere si concentrò sul quasi impercettibile cambio di vibrazioni del motore.

Fu per esperienza che anticipò il breve scossone che per un momento colse la nave, mentre gli smorzatori inerziali si adeguavano all'improvviso cambio di rotta.

Incuriosito dal fatto che una nave da trasporto - vascello di norma condannato a percorrere sempre la stessa rotta - cambiasse d'improvviso rotta e accelerasse a Curvatura 6, Rekon si guardò intorno, notando che il personale fuori turno stava venendo richiamato discretamente in servizio.
Che diavolo...
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#4

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Sai Fujiwara | Human

Quando il barista posò davanti a lui una tazza di vetro, posata su di un piattino dello stesso materiale e piena zeppa di caffè, Sai non poté far a meno di assaporare la forte fragranza del raktajino ancor prima di portare la tazza alle labbra. Quell'odore intenso era proprio quel che aveva bisogno, assieme al gusto di quella bevanda e soprattutto alla sua caffeina.

Afferrata la tazza, Sai stava per berne un sorso quando una voce maschile gli raggiunse le orecchie. Un leggero sorriso gli increspò le labbra mentre, ancora con la tazza tra le mani, si voltava nella direzione della voce. Un tellarite. Chissà perché la cosa non lo stupiva!?

Dei klingon si può dire tutto ma non che non sappiano fare un caffè. Commentò divertito, alzando la tazza in una specie di brindisi rivolto al tellarite. Era ben consapevole di starsi cacciando in una discussione in cui difficilmente l'avrebbe avuta vinta e che probabilmente sarebbe stato preferibile ignorare il commento, ma poteva essere l'occasione unica per distrarsi un po' e magari sfogarsi. Insomma, quel viaggio si stava rivelando dannatamente noioso!

Di conseguenza, quando vide che il tellarite era stato distratto da altro, Sai rimase quasi deluso. Peccato, una conversazione simile sarebbe stata antropologicamente interessante... oltre che divertente, naturalmente! Pensò, mentre portava la tazza alle labbra e beveva un sorso di caffè.

Si era ormai dimenticato del tellarite, perso com'era nel gustare la sua dose più che meritata di caffeina, quando fu letteralmente preso alla sprovvista da uno scossone. Per fortuna in quel momento la tazza col raktajino era, per quanto nella sua mano, a distanza di sicurezza dal suo corpo tanto che, anche se parte del caffè fu rovesciata sul bancone, la bevanda calda non raggiunge la sua pelle (se non per qualche goccia che cadde sulla sua maglia).

Se si fosse trattato di un turista, a quel punto Sai si sarebbe profuso in lamentele, e per un istante si chiese se immergersi nella parte almeno quel che bastava per pretendere dal barista una nuova tazza gratuita di caffè. L'idea fu, però, subito scartata. Posata la tazza sul bancone, Sai si limitò a prestare attenzione a ciò che lo circondava, mentre dalle sue labbra fuoriusciva un semplice Mm.... Non era esperto in questioni ingegneristiche, ma gli era evidente che c'era qualcosa che non quadrava: l'improvviso scossone, l'aumento della velocità del vascello, l'ordinato abbandono del bar da parte del personale non in servizio... Ohi, ohi, possibile che abbiamo compagnia?

Per un attimo Sai si domandò se la sua copertura fosse saltata, ma scartò subito l'ipotesi: se fossero stati raggiunti da un'astronave tellarite, difficilmente la nave da trasporto avrebbe avuto bisogno di tentare la fuga. Con ogni probabilità il governo tellarite avrebbe richiesto e ottenuto l'autorizzazione di mettere agli arresti il criminale a bordo. Quindi cosa stava succedendo?
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#5

Rekon

Tellarite

Sicuro, i famosissimi e temutissimi Pirati Binari, il terrore delle rotte commerciali della Federazione... commentò caustico il vecchio Tellarite, ascoltando solo in parte l'Umano che aveva fatto un commento sull'essere inseguiti. 
Si trovavano in pieno territorio Federale, quindi non era così probabile che qualcosa li minacciasse direttamente, ma... con uno sbuffo il vecchio ingegnere ricordò a sé stesso che non erano poi così lontani dal confine Cardassiano e lì di cose brutte ce n'erano decisamente tante.
Paranoia, sei solo un vecchio paranoico... si disse, prima di aggiungere a voce alta Magari stanno rispondendo ad un SOS di qualche cretino che si è andato a schiantare col suo costosissimo yacht da riporto su di un fo**uto asteroide...
Ciò detto si diresse ad uno dei terminali della nave, afferrando per una spalla l'esile Benzite che lo stava utilizzando per una partita a Stratagema contro il computer di bordo, e gli diede uno scossone per farlo spostare, dicendo Scusa eh...te lo ridò tra cinque minuti...
Fatto ciò mise in pausa la partita e digitò una serie di stringhe di comando, cercando di superare le impostazioni standard di quella macchina di gioco per richiamare l'interfaccia di lavoro ed utilizzarla come ua finestra sui sistemi di bordo. Era un po' arrugginito e non conosceva i codici di sicurezza più moderni, ma quella nave aveva almeno cinquant'anni e - da metà di essi - era stata riconvertita all'uso civile. Da come il personale di bordo aveva trascurato la manutenzione dei motori dubitava che qualcuno si fosse preso la briga di aggiornare i codici di comando dai tempi in cui Rekon era uscito dell'Accademia o giù di lì...e in quegli anni lui si era ritrovato a decrittare sistemi ben più aggiornati e complessi dei diari dei sensori, della navigazione e delle comunicazioni di una bagnarola come la Hari Seldon!

Cerco di riprogrammare una consolle ricreativa superando i blocchi di accesso presenti per accedere ai diari dei sensori e delle comunicazioni, oltre che ai dati di navigazione. Se serve tento diutilizzare un codice di comando dei tempi in cui la "bagnarola" è stata destinata al servizio civile o poco dopo, presumendo che nessuno in vent'anni si sia mai preso la briga di aggiornarli.
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#6

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Sai Fujiwara | Human

Ah, ah, in effetti hai ragione: è più probabile che si tratti della risposta ad un SOS. Commentò ridacchiando alle parole del tellarite, per quanto non ne fosse così sicuro. Magari era paranoico di mestiere, magari era semplicemente dovuto al fatto di essere di ritorno da una missione e aver tra le mani materiale riservato, ma Sai era pronto a considerare ogni possibilità... tra cui tellariti ed eventuali pirati. Erano eventualità estremamente improbabili, ma anche l'esistenza della Sezione 31 era tra quelle cose che molti consideravano improbabili, quindi non faceva male tenere d'occhio la situazione tanto per sicurezza.

Quando il tellarite si appropriò di uno dei terminali del bar, a discapito della partita di un povero benzite, Sai si avvicinò abbastanza da poter guardare quello che stava facendo. Per un attimo fu tentato di aiutarlo, passandogli il codice di comando in suo possesso, ma preferì evitare. L'alieno se la stava cavando a meraviglia e, in ogni caso, non era ben sicuro di come avrebbe potuto spiegargli perché quel codice era in suo possesso. Insomma, come Sai Fujiwara magari se la sarebbe potuta cavare dicendo di aver trattenuto più o meno involontariamente il codice dopo aver lasciato la flotta, ma il turista Kyo Ishikawa (la sua attuale copertura) non aveva nemmeno frequentato l'Accademia della Flotta Stellare.

Wow, sei davvero bravo. Commentò quando il tellarite riuscì ad accedere ai dati della nave. Sensori, comunicazioni e navigazione. Forse era meglio che stesse attento a quell'individuo. Chiunque fosse aveva ottime conoscenze nell'ambito delle (ex-)navi della flotta stellare, di conseguenza era probabile che ne facesse parte o quantomeno ne avesse fatto parte.

Riesci a scoprire cosa sta succedendo?

Quella era una domanda decisamente ovvia: l'autorizzazione di accesso che il tellarite aveva ottenuto era più che sufficiente per comprendere cosa stesse accadendo, ma cosa poteva saperne un semplice civile?
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#7

Rekon

Tellarite

A quanto pare siamo dentro... commentò semplicemente il Tellarite, quando ebbe accesso ai codici di comando della nave Se questa fosse stata la Pearl Harbor il Capitano Drake si sarebbe preso la pelle degli addetti al computer e ci avrebbe fatto un set di copridivani e tappetini da bagno...
Non pareva che il vecchio Tellarite fosse stupito dall'essere stato seguito dall'Umano...ma d'altronde si sa che gli Umani sono una razza curiosa. Forse senza di loro la Federazione non sarebbe esistita ma - se anche altri l'avessero creata - non avrebbe avuto lo stesso slancio verso l'esplorazione dell'ignoto!
Quando l'Umano - non si era presentato, vero? - gli chiese cosa stesse succedendo continuò a lavorare, richiamando a schermo il log dei sensori degli ultimi 15 minuti. Non era un'immagine - come quella mostrata dallo schermo visore in Plancia - ma una fitta serie di stringhe di testo che il Tellarite scorreva rapido. Intanto rispose Se vuoi posso anche dirti quante volte è andato al cesso il Comandante di questa baracca durante l'ultimo turno...
Quindi si interruppe, evidenziando ed espandendo una riga che - agli occhi di un profano - non sarebbe apparsa diversa dalle altre.
Un S.O.S. automatico... spiegò da un altro trasporto persone della stessa società, che viaggiava su una rotta per Capella, a meno di sei miliardi di chilometri da qui...non risponde alle chiamate, così la compagnia ha ordinato la deviazione di rotta per prestare soccorso." fece una pausa, mentre l'istinto dato da anni e anni di lavoro gli suggeriva di accedere ai registri navali della società armatrice, richiamando i dati della nave in difficoltà Eccoti qui.. U.S. Margot, stessa classe di questa bagnarola e... Destinazione Betazed? parve interdetto mentre la massiccia mano iniziava a massaggiare pensosamente la folta barba striata di grigio Sono parecchio fuori rotta...
Quindi, dopo aver cancellato le tracce del proprio accesso e spento il computer si alzò, lanciando un'occhiata alle grandi vetrate che mostravano le stelle distorte dal campo di Curvatura.
Una nave, gemella della loro, carica di civili. Probabilmente in difficoltà e comunque lontana dalla sua rotta. *Perché vi siete allontanati?* si chiese, mentre i piedi lo portavano automaticamente verso la Plancia, dopo una brevissima deviazione fino al bancone per finire il drink abbandonato.
In tutto questo, neppure per un istante Rekon pensò all'ironia del fatto che, se fosse stato meno cocciuto o Srell più convincente, lui si sarebbe trovato su quella stessa nave in difficoltà. Una nave che faceva il suo stesso tragitto, salpata appena ventiquattro ore prima dallo stesso astroporto di partenza a causa di uno stupidissimo sciopero che l'aveva bloccata lì due giorni, con buona pace dei passeggeri inferociti.
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#8

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Sai Fujiwara | Human

La USS Pearl Harbor, eh!? Per quanto Sai non avesse idea di chi fosse il capitano Drake, comunque il nome della nave gli sembrava famigliare. Una volta tornato sulla Terra avrebbe dato un'occhiata al database federale per scoprire qualche informazione in più su quell'astronave... sempre che la faccenda lo avesse interessato ancora, naturalmente.

In effetti le protezioni del computer sono eccessivamente basse. Questo sarà un trasporto civile, ma se avessi saputo prima di come fosse facile hackerare i suoi sistemi mi sarei rifiutato di salire a bordo. Commentò, per quanto in realtà la cosa gli fosse indifferente.

Alla battuta del tellarite, Sai avrebbe alzato gli occhi al cielo se non fosse stato che il suo sguardo era ben fisso sul terminale, a frugare tra le righe che riempivano lo schermo. Quando il tellarite spiegò la sua scoperta, Sai rimase un attimo interdetto. Un trasporto civile fuori rotta che non rispondeva alle chiamate!? Si trattava di qualche problema tecnico o di qualcosa di più spinoso?

Sicuramente Sai era sollevato dal fatto che la U.S. Hari Seldon non fosse in situazione di pericolo ma stesse semplicemente rispondendo ad un S.O.S., eppure per quanto lo riguardava si poteva lasciare la U.S. Margot a risolvere da sola i suoi problemi. Perché doveva essere proprio il trasporto dove lui si trovava a dover intervenire? Era prioritario che consegnasse alla Sezione 31 le informazioni in suo possesso, e l'idea di perdere tempo prezioso per soccorrere dei civili non gli piaceva. Non che non volesse aiutare quella gente, semplicemente c'era qualcosa più importante che doveva fare. Le informazioni che i tellariti gli avevano gentilmente concesso avrebbero potuto aiutare molte più persone, e quella missione di soccorso aumentava i rischi nel loro trasporto.

Osservò il tellarite spegnere il terminale senza commentare, mentre calcolava i pro e i contro della situazione. Ora che sapeva cosa stava succedendo, probabilmente era meglio che tornasse a fare i fatti suoi, lasciando che l'equipaggio si occupasse della cosa. Ma se qualcosa fosse andato storto? Non era meglio tenere d'occhio la situazione nel suo divenire?

Senza ancora aver preso una decisione, Sai si limitò a seguire il tellarite, più che altro perché interessato a vedere cosa il probabile (ex-)membro della flotta stellare avesse intenzione di fare. Avendo studiato la mappa della nave prima di salire a bordo, non gli fu difficile comprendere dove il tellarite si stava dirigendo.

So che sono solo un intruso che ti sta seguendo... ma una volta arrivato in plancia cosa hai intenzione di fare? Mi pare ovvio che ti butteranno fuori all'istante. Hai qualche idea per evitarlo?

Insomma, se avesse voluto Sai avrebbe obbligare l'ufficiale comandante a collaborare con lui, ma esclamare qualcosa come "Sai Fujiwara, Sezione 31. Prendo il comando della nave." non era semplicemente fattibile, e non solo perché era sotto copertura. Trentuno ufficialmente non esisteva e lui ufficialmente era un civile. Lavorare per un servizio di Intelligence aveva i suoi lati positivi, ma anche parecchi fott*ti lati negativi!
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#9

Rekon

Tellarite

Rekon si bloccò nel bel mezzo del corridoio quando l'Umano, che da tipico Umano lo stava seguendo per soddisfare la propria curiosità, gli fece notare una cosa sensata: perché si stava recando in Plancia? E cosa sperava di ottenere?
Era una bella domanda, alla quale il Tellarite non aveva una risposta. Qualcosa in ciò che aveva letto in quei diari dei sensori - o forse nel contesto generale - gli appariva tremendamente...sbagliato. E c'era bisognodi lui, di questo era praticamente certo.
Strinse quindi gli occhietti porcini per un istante, quasi a voler sfidare l'Umano a contraddirlo, mentre rispondeva Ho passato ventidue anni sulla Plancia di una Nave Stellare e combattuto due guerre. Diciamo che credo di saperne un po' di più di missioni di salvataggio del gruppetto di scimmie senza peli che si trovano lì dentro. Quanto al convincerli a farsi aiutare...
Non aggiunse altro, ma una sorta di inquietante sorriso comparve tra la folta barba striata di grigio.
La verità che Rekon non avrebbe mai accettato neppure di prendere in considerazione era che - probabilmente - non c'era nulla di più di un  sensore di navigazione guasto sulla nave gemella di quella su cui viaggiava.
Ma quel piccolo contrattempo era caduto a fagiuolo in un brutto momento di noia e autocommiserazione, strappandolo da orribili pensieri e dandogli ciò che - in cuor suo - anelava. La possibilità di fare qualcosa!
Probabilmente lui aveva molto più bisogno di dare a quell'equipaggio il suo aiuto di quanto ne avessero loro di riceverlo, ma il trucco era non farglielo capire!
Quindi, sicuro di sè come non era stato da molto, il vecchio Tellarite riprese la sua marcia inesorabile fino alle porte della Plancia.
Non riconoscendolo, ovviamente, i sensori non fecero scattare le porte, ma quello non era un problema: Rekon aveva già violato il sistema informatico della nave, quindi aveva avuto accesso a tutti i codici di comando.
Quel che dovette fare, quindi, fu digitare sull'apposito tastierino una stringa alfanumerica di sei caratteri, prima che le doppie porte si aprissero sul centro nevralgico della Hari Seldon.
La Plancia era minuscola e sovraffollata, con due persone per postazione che parlavano tutte insieme, con il solo risultato di far baccano e non riuscire a riferire nulla di sensato al Comandante della baracca, un ragazzino Risiano di forse trent'anni (forse) che al vecchio ufficiale pareva più uno seduto sulla tazza del c*sso con un attacco di colite in corso che un Capitano col pieno controllo della situazione.
Era piuttosto evidente ai suoi occhi che nessuno dei presenti fosse minimamente pronto ad affrontare una emergenza. Aveva visto scene simili durante la guerra, quando soccorrevano uns nave uscita a mal partito da uno scontro, cob tutti gli ufficiali superiori morti. Ma lì, almeno, c'era quella parvenza di disciplina data dallo spirito di corpo e dalla gerarchia militare.
Sulla Hari Seldon, invece, la Plancia era una specie di pollaio! Rekon attese quasi un minuto per vedere se qualcuno si fosse accorto della sua presenza poi, dopo essersi infilato due tozze dita in bocca, proprio vicino alle zanne frontali, emise un fischio estremamente acuto, che ebbe il risultato di zittire tutti facendo voltare nove persone esterrefatte verso di lui.
Quando ebbe l'attenzione di tutti, sbottò in un Beh? Che avete da guardare, branco di scimmie senza peli addestrate male? Chi comanda questa baracca?
 
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#10

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Sai Fujiwara | Human

La sua domanda aveva fatto effetto. Il tellarite si era fermato e sembrava riflettere. Sai dubitava che quel silenzio sarebbe durato molto, in quanto sicuramente l'altro avrebbe trovato qualche idea per contraddirlo e portare avanti il suo progetto di fiondarsi in plancia (e, naturalmente, portare avanti la discussione, se solo Sai avesse deciso di stare al gioco). E infatti, dopo poco il tellarite era tornato a parlare, trovando nella sua esperienza pregressa il motivo più che valido per prestare il suo aiuto all'equipaggio della Hari Seldon.

Quindi sei stato nella flotta stellare? Domandò, cercando di sembrar sorpreso. Il suo obbiettivo era quello di aver la conferma di quell'ipotesi che già da un po' sfrecciava per la sua mente e che ormai era diventata quasi una certezza.

Quando il tellarite digitò un codice di permesso che non avrebbe dovuto avere e così riuscì ad accedere alla plancia, Sai faticò a trattenere il sorriso che gli stava per spuntare sulle labbra. Oh, quell'uomo gli piaceva. Se il suo attuale ruolo non fosse stato di 'agente in missione' ma di 'reclutatore' con ogni probabilità avrebbe cercato di portarlo nel Bureau, per quanto difficile potesse essere. Il tellarite si sarebbe potuto trovare davvero bene nella Sezione 31: i suoi metodi erano molto simili a quelli dell'organizzazione, per quanto probabilmente - da bravo ex- membro della flotta - avrebbe fatto fatica ad accettare la linea di pensiero 'il fine giustifica i mezzi'.

Per un attimo Sai si chiese se seguirlo o meno in plancia, d'altronde essere arrestato per accesso in un luogo riservato e hackeraggio del sistema non sarebbe stato l'ideale, ma alla fine la curiosità ebbe la meglio. Voleva assistere a quello che stava per succedere: al salvataggio della Margot ed a ciò che avrebbe combinato il tellarite.

Così lo seguì in plancia... e fu davvero difficile resistere alla tentazione di scoppiare a ridere all'esordio del per così dire compagno. Se non avesse conosciuto abbastanza i tellariti avrebbe pensato che era impazzito, invece era ben consapevole che era solo un'esempio del comportamento tipico di quella specie.

Vi chiedo perdono per l'intrusione, ma il mio amico qui è stato irremovibile. Ci tiene a dare una mano, per quanto possibile. Aggiunse Sai nell'attimo di tranquillità a cui sicuramente avrebbe avuto seguito una tempesta. La sua idea era quella di passare per quello che aveva tentato di fermare il tellarite dai suoi propositi e che aveva messo piede in plancia solo in un estremo tentativo di fermarlo. Cosa in buona parte falsa, ma magari l'avrebbe salvato da problemi non desiderati.
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