TSE Come da programma...
#21

I'm a perfectionist, so my bossiness definitely comes out.

Saff | Zaldan

Seguivo in silenzio le persone con cui mi trovavo, non ero totalmente a mio agio, ma onestamente non avevo molto da dire... fino al momento in cui mi trovavo. Ascoltai attentamente le parole di Sarah e valutai la situazione, non tanto come Zaldan - o meglio non solo come tale - ma anche come medico, non potevo ignorare il pericolo potenziale rappresentato dall'attraversamento dell'acqua. La mia concezione severa della vita e la ricerca di risultati solidi mi spinsero a considerare attentamente le opzioni e a dare priorità alla sicurezza del gruppo.
Quando Sarah menzionò la riduzione del volume polmonare e gli eventuali effetti sulla respirazione e sulla pressione, Saff annuì comprensivamente. Era consapevole delle differenze fisiologiche tra gli Zaldan e le altre specie presenti nel gruppo. La sua capacità polmonare superiore e la struttura fisica adatta al nuoto erano vantaggi che non poteva ignorare.

Rispondendo alle specifiche raccomandazioni di Sarah, annuii. «Sarah, apprezzo il tuo sforzo nel valutare la situazione e nel fornire raccomandazioni dettagliate per il gruppo. Tuttavia, come Zaldan e come hai detto tu stessa, la mia struttura fisica mi conferisce una maggiore adattabilità all'ambiente acquatico. Non mi aspetto di risentire degli effetti negativi causati dalla pressione sull'organismo durante l'attraversamento dell'acqua.»

Poi, con un tono pacato e rispettoso, Saff si rivolse a tutto il gruppo: «Vi invito a seguire le indicazioni di Sarah per quanto riguarda la rimozione di oggetti intralcianti e l'adattamento alla pressione. Ognuno di noi deve prendere decisioni consapevoli in base alle proprie capacità e alla comprensione delle circostanze. Sarò disponibile per offrire aiuto e sostegno, se necessario, durante il passaggio attraverso l'acqua. A tal proposito, comandante, se lo desidera posso andare avanti io per emergenze.» mi proposi guardando Tom Paris.

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#22

Thomas Eugene Paris

Umano

Il boliano si voltò in direzione di Tom in cerca di conferma ed il comandante non poté che annuire, in fondo l'idea di mandare un drone in avanscoperta era sicuramente migliore che rischiare di perdere qualche membro dell'equipaggio. Grazie disse in direzione del tenete Mendel, lasciando che procedesse con la sua indagine. Restava il fatto che, al momento, erano a corto di alternative: in un modo o nell'altro dovevano riuscire a raggiungere rapidamente la sala macchine e attraversare due ponti sotto il controllo dei cardassiani in quattro e senza poter utilizzare i computer avrebbe richiesto fortuna unita a capacità decisamente superiori alle sue. Considerando che potevano praticamente vedere la loro destinazione, quel breve tratto di mare continuava a sembrare l'opzione migliore... anche quando il tecnico informatico li aggiornò sulle condizioni non esattamente idilliache che avrebbero incontrato. E dire che in quel momento avrebbe potuto essere tranquillamente sdraiato su una spiaggia a sorseggiare cocktail...!

Tom allontanò quel pensiero fugace, il suggerimento della dottoressa parve altrettanto sensato e il comandante lo colse al volo D'accordo dottoressa, lei per prima: pensa di riuscire a portare le nostre armi fino dall'altra parte? si informò mentre si liberava della camicia e delle ciabattine da spiaggia. In caso contrario avrebbero potuto procurarsene delle altre una volta guadagnato l'altro lato del tratto di mare, ma avrebbe portato via altro tempo e potendo lo avrebbe volentieri evitato ad ogni modo... ci tenga d'occhio. Contiamo su di lei per arrivare indenni dall'altra parte. precisò pur sapendo che la donna lo avrebbe fatto comunque. Oyuro, poi lei e il tenente Mendel, io vi seguo. decise, illudendosi per un istante che almeno quel problema fosse risolto. Non avevano fatto che pochi metri all'interno del tratto di mare che qualcosa perturbò l'acqua.

Ci volle qualche istante più di quanto avrebbe consentito loro di mettersi in sicurezza perché il gruppo potesse rendersi conto che un branco di meduse aveva deciso di attraversare il tratto di mare proprio in quell'istante, dirigendosi casualmente verso Sarah. Tom cercò Cippy con lo sguardo, realizzando che per quanta buona volontà potesse avere quell'affarino, non sarebbe mai riuscito ad allontanarle tutte... e se la donna si fosse agitata, quella situazione poteva finire molto male.

T, falla soffrire un po' prima di salvarla, tanto Enty me la fa pagare nel prossimo post, lascia almeno che sia valsa la pena!
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#23

Sarah Mendel

Augmented Human


Sarah annuì, lieta che la Dottoressa Saff avesse confermato i suoi consigli. Le sue erano più che altro precauzioni dettate da conoscenze empiriche - la maggior parte di ciò che sapeva derivava da conoscenze teoriche - applicate ad una situazione pratica, ma era ugualmente felice potessero essere considerate valide.

Come da ordini ricevuti lasciò fossero prima Saff quindi Oyuro ad entrare in acqua, consapevole che la presenza della prima fosse - per tutti loro - una garanzia: gli Zaldan avevano una conformazione fisica concepita per nuotare e una capacità polmonare che consentiva loro di trattenere il fiato anche per lunghi periodi, quindi certamente lei non avrebbe avuto problemi.

Quando fu il suo turno, la scienziata prese un profondo respiro e, chiusi gli occhi, si buttò, venendo però immediatamente colta in contropiede dall'incremento di pressione che il suo corpo incontrò non appena immersasi.

Fu una sensazione strana e sgradevole, totalmente diversa dal normale tuffarsi in piscina (Soffrendo di una leggera Agorafobia, Sarah non aveva mai nuotato al mare, ma solo in olosimulazioni o piscine chiuse): il petto fu come colpito da un pugno potente le orecchie cominciarono immediatamente a fischiarle.

Le ci vollero un paio di secondi per rendersi conto che il suo corpo, a differenza di quanto sarebbe stato normale in una piscina, stava lentamente affondando, quindi si costrinse ad aprire gli occhi e a sbattere con foga i piedi, risalendo dei due metri circa che aveva perso in quei pochi secondi che era rimasta inerte.

Fortunatamente il tragitto da percorrere era veramente breve e già potevano vedere, in mezzo ai branchi di pesci che nuotano tranquilli in un oceano altrimenti enorme, il resto del tubo di Jeffries che galleggiava avanti a loro.

Cercando di focalizzarsi solo sull'obiettivo e di non farsi distrarre dalla bellissima fauna locale o dalle strane alcove Borg che si trovavano sul fondale, la rossa riuscì a coprire quasi due terzi del percorso senza difficoltà, prima che qualcosa accadesse.

In piscina Sarah era discreta a nuotare e, nonostante la sua muscolatura poco sviluppatta non le consentisse chissà quali velocità o resistenza, era piuttosto aggraziata e poteva fare anche una intera vasca nuotando sul fondo senza mai riemergere. In quella situazione, però, era diverso: la pressione rendeva il nuoto faticoso e le sembrava una fatica immane anche solo tenere gli occhi aperti. Inoltre i polmoni le facevano male - letteralmente - e l'impulso di espirare stava diventando molto forte.

Per non pensarci la ragazza cominciò a ripetere tra sé e sé la Sequenza di Fibonacci e la cosa parve funzionare. Erano davvero quasi arrivati, quando Sarah si distrasse un momento notando - sul fondo - quello che pareva uno strano relitto. Era una imbarcazione di legno a vela, ma ricoperta di innesti Borg che emanavano una spettrale luce verdina, decisamente inquietante.

Distratta da quell'ennesimo glitch del sistema, la scienziata non si accorse del branco di meduse giganti che le stava attraversando la strada fin quando non vi si trovò in mezzo.

Il contatto del braccio destro con le membrane urticanti della prima medusa richiamò immediatamente la sua attenzione, facendola sobbalzare e spingendola istintivamente ad aprire la bocca. Fu questione di un istante prima che una parte del suo cervello la richiudesse, ma la piccola scorta di ossigeno che le restava aveva già subito un brusco calo.

Un secondo ed un terzo contato, stavolta su schiena e spalla, la fecero contorcere dal dolore e, quando Sarah riuscì finalmente a vedere da vicino una delle grosse meduse che la circondavano, non trasse alcun conforto dal riuscire ad occhio a riconoscere che fossero delle Chironex fleckeri, tra le più mortali e velenose meduse che infestavano le coste australiane.

Consapevole che il veleno di tali meduse era estremamente potente e - oltre a gravi irritazioni cutanee e shock anafilattico - poteva causare anche l'infarto, la ragazza tentò di allontanarsi muovendo gambe e braccia, ma finendo solo per creare un mulinello d'acqua che attirò a sé altre meduse.

Il cervello registrò svariate bruciature in più punti e, lentamente, le funzioni mentali vennero meno. L'ultima cosa che Sarah vide - mentre la vista le si annebbiava, i polmoni lentamente si svuotavano ed il suo corpo affondava - fu Cippy che si lanciava coraggiosamente tra le meduse, utilizzando il proprio campo repulsivo per allontanarle.

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#24

I'm a perfectionist, so my bossiness definitely comes out.

Saff | Zaldan

Sarah si trovava in mezzo a un branco di meduse, ma sapevo che le meduse non avrebbero potuto avvelenarla veramente.
Mi avvicinai rapidamente a Sarah, ringraziando la presenza di Cippy che stava cercando di allontanare le meduse con il suo campo repulsivo: probabilmente non poteva rimuoverle tutte, ma potevamo almeno proteggerla da ulteriori danni. Mi avvicinai rapidamente a Sarah, cercando di valutare la situazione: riconobbi le bruciature sul corpo della ragazza e capì che aveva bisogno di aiuto immediato. Tuttavia, senza un kit medico e senza conoscenze specifiche sul veleno delle meduse che erano intorno a noi, non avrei potuto fornirle una cura adeguata sul momento e probabilmente alcune bruciature o quantomeno delle escoriazioni sarebbero rimaste fino a che non saremmo tornate in infermiera.
«Smettila! Le meduse non ti avvelenano davvero, sono ologrammi. Le bruciature che hai subito sono reali, ma non sono letali. Devi resistere! Andare in panico non ti serve ora!» dissi nervosamente, cercando di attirare l'attenzione di Sarah, ma poi mi rivolsi a Oyuro e al comandante Paris. «Dobbiamo fare in fretta e arrivare dall'altra parte. Voi come state?» dissi e mi trovai a pensare a quali rimedi di primo soccorso alle bruciature di Sarah tipici del mio pianeta potessi utilizzare, cercando di lenire il dolore e prevenire ulteriori danni. Tuttavia, ero consapevole che il loro potere curativo sarebbe stato limitato senza un kit medico adeguato.
«Nel frattempo, dovremo fare affidamento su di te, Cippy» dissi, rivolgendomi al piccolo drone. «Se riesci a mantenere le meduse lontane da noi, potremmo evitare ulteriori danni e arrivare dall'altra parte in sicurezza. Hai fatto un lavoro coraggioso finora, continua così.»
Ero sinceramente preoccupata sinceramente per Sarah, ma sapevo che dovevamo proseguire, non potevano permettersi di restare intrappolati nel tratto di mare con le meduse per troppo tempo.
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#25

Thomas Eugene Paris

Umano

L'idea di fare un'immersione in una simile barriera corallina non gli sarebbe dispiaciuta in altre circostanze, ma l'improvviso sbalzo di pressione, unito a tutto il resto della situazione, contribuirono a rendere quella che avrebbe potuto altrimenti essere un'esperienza piacevole qualcosa di molto simile ad un incubo. Anche se a fatica, Tom era riuscito a guadagnare una buona metà del tratto di mare che li separava dal resto del tubo di Jefferies quando si accorse che qualcosa non andava: non fece nemmeno in tempo ad avvertire la donna, che un branco di meduse giganti la circondò, pungendola ripetutamente.

Ignorando la pressione che gli attanagliava i polmoni, il comandante si guardò attorno come se fosse in cerca di qualcosa. Il suo sguardo si fermò un istante solo quando scorse i resti di una vecchia imbarcazione a vela, dalla quale si diramavano degli innesti borg dall'aria spettrale. Senza perdersi troppo in rimuginazioni, Tom si spinse verso il relitto ed afferrò un brandello della vela che fortunatamente (perché se siamo tutti jellati questa role finisce male) cedette senza opporre eccessiva resistenza. Poi, utilizzando la tela per proteggersi dalle meduse, si inoltrò in mezzo al branco, disperdendole ed afferrando Sarah con l'intenzione di trascinarla fino al termine del breve tratto di mare. Tuttavia difficilmente sarebbe riuscito nel suo intento se Cippy, ormai libero dalle meduse, non fosse intervenuto per dargli una mano. (Va beh, metaforicamente...)

Con l'aiuto di Oyuro riuscì a trascinare la donna fuori dall'acqua, ma il contraccolpo dovuto al cambio di pressione repentino, unito allo sforzo appena compiuto, lo stordì per qualche istante, annebbiandogli la vista. Dottoressa... chiamò con un filo di voce, ansimando per riprendere fiato ed indicando in direzione di Sarah, nel tentativo di chiedere al medico di darle un'occhiata. Contemporaneamente la voce del computer risuonò di nuovo tra i ponti della nave, ricordando loro che la situazione del nucleo di curvatura era critica. Come sta? chiese in direzione del medico, con una nota di urgenza nella voce.

Enty, pensi di riprenderti da solo o salti il turno?
T, se non si riprende resuscitalo con qualcosa alla Rekon, che so, fatti un medikit di fortuna con i fusibili di Cippy
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#26

Sarah Mendel

Augmented Human


La particolare fisiologia di Saff le consentiva addirittura di parlare sott'acqua nonostante la pressione senza perdere quantità rilevanti di ossigeno ma, ovviamente, nessuno dei tre compagni di equipaggio che nuotavano con lei avrebbe potuto risponderle.

Se Paris o Oyuro ci avessero provato, infatti, la pressione avrebbe spremuto fuori dai loro polmoni il già poco ossigeno che potevano trattenere e Sarah - oltre a questo dettaglio tecnico - aveva ormai perso i sensi.

Così l'unica risposta che le sue parole ottennero fu il pigolio di Cippy - una sequenza di suoni in codice binario, aveva assicurato la sua creatrice - che benché chiaramente preoccupato era estremamente difficile da comprendere per chi non fosse esperto di programmazione e dotato di ottimo orecchio.

Ad ogni modo la dottoressa si lanciò ad ampie falcate verso l'informatica, ricevendo diverse punture di medusa nel tentativo di soccorrerla. Si trattava certo di ologrammi - finzioni, come tutti sapevano - ma il dolore che esse producevano era notevole e, certamente difficilmente sopportabile per persone dotate di una costituzione inferiore a quella della Zaldan.

Sì, quelle meduse - tra le più letali, sulla Terra - erano una brutta bestia (letteralmente) e trovarsi in mezzo ad un branco di esse era un buon modo per morire affogati.

Fortunatamente Cippy continuava a nuotare attorno alle due donne tenendo lontane la maggior parte delle bestie ed il Comandante yebbe una idea estremamente intelligente, andando a strappare dal veliero Borg un pezzo di vela che utilizzò come protezione per tutti loro.

Anche l'ufficiale della Sicurezza tentò di imitarlo, ma quando diede uno strattone ad un pezzo della velatura fluttuante un campo di forza verde la avvolse, rendendogli impossibile procedere.

Oyuro nuotò allora verso Paris e Saff, aiutandoli a nuotare verso il condotto dove avrebbero trovato la loro salvezza. Erano a meno di cinque metri, quando un raggio rosso illuminò l'acqua avanti a loro.

Guardando indietro, i tre avrebbero tranquillamente potuto notare uno squalo che cercava di raggiungerli. Uno squalo il cui volto era per metà ricoperto da una placca di metallo nero, dalla quale spuntava il sensore di puntamento il cui raggio li stava illuminando.

Incitati dal pigolio terrorizzato di Cippy e sospinti dai suoi repulsori antigravitazionali, i tre (con la scienziata svenuta a carico) nuotarono rapidi verso la salvezza, letteralmente rotolando nel tubo di Jeffries ed affrettandosi ad allontanarsi dall'acqua non appena furono tornati nei condotti di manutenzione.

Ciò fu una buona mossa. Perché l'enorme squalo Borg si lanciò con forza verso di loro, emergendo a sua volta con tutto il muso nel condotto prima che il mastodontico corpo si incastrasse nello stretto passaggio, bloccandolo letteralmente a metà tra due mondi.

La bestia si agitò per parecchi secondi, dopodiché la sua fisiologia ebbe la meglio e, lentamente, smise di muoversi soffocando in un ambiente nel quale non poteva respirare.

Nel frattempo Saff si era avvicinata a Sarah, ancora svenuta, studiandone le condizioni con l'occhio clinico dell'Ufficiale medico, abituato a mille emergenze.

Le bruciature sulla pelle pallida della scienziata erano il minore dei problemi poichè la Zaldan sapeva che la donna, nonostante non fosse di costituzione solida, aveva un metabolismo estremamente accelerato che le avrebbe consentito di guarire perfettamente ed in fretta da tali ferite.

Il problema immediato era che la donna era svenuta e non respirava, complice probabilmente l'acqua ingurgitata che doveva essere scesa fin nei polmoni. Il cuore ancora batteva, ma era necessario procedere ad una manovra atta a disostruire le vie aeree superiori, liberando al contempo i polmoni dall'acqua presumibilmente ingurgitata.

@All
Paura, eh?

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#27

I'm a perfectionist, so my bossiness definitely comes out.

Saff | Zaldan

Mi trovai in una situazione critica, con Sarah svenuta e in pericolo di soffocamento. Mentre Oyuro e Paris cercavano di mettersi in salvo nel condotto di Jeffries, decisi di concentrarmi completamente sulla scienziata in difficoltà. Le sue bruciature sarebbero guarite da sole, ma il vero problema era la sua respirazione compromessa: con uno sguardo clinico, iniziai a valutare la situazione e a elaborare un piano, d'accordo che ero un medico di professione, abituata a situazioni di emergenza, ma non avevo a disposizione nulla che potesse servirmi sul momento.
«Sarah, svegliati!» dissi con voce ferma, cercando di farla riprendere. Ma la scienziata rimase immobile, priva di sensi. Il cuore batteva ancora, ma era necessario agire rapidamente per rimuovere l'acqua dai polmoni e liberare le vie aeree.
Mi chinai sul corpo inerte di Sarah, e con movimenti rapidi e precisi iniziò a eseguire la manovra di disostruzione delle vie aeree. Utilizzando la tecnica dell'inclinazione della testa e dell'apertura delle vie respiratorie, cercai di eliminare l'acqua che presumibilmente era entrata nei polmoni di Sarah.
«Avanti, devi respirare!» sussurrai, mentre le mie mani si muovevano con determinazione, sperando di riuscire a riportarla alla coscienza. Nel frattempo, tenevo sotto controllo il polso di Sarah, verificando il battito del cuore. Intanto, il computer a bordo risuonò con urgenza, ricordandomi la criticità della situazione nel nucleo di curvatura e sentii il peso della responsabilità che gravava su di me: dovevo fare tutto il possibile per salvare Sarah, mentre il tempo stringeva.
Dopo alcuni momenti di tensione, finalmente Sarah tossì, rigettando l'acqua dai suoi polmoni. Lasciai un sospiro di sollievo e presi una boccata d'aria, consapevole di aver compiuto un piccolo miracolo in quelle condizioni avverse.
«Direi che sta meglio, comandante, ma lo chiedo a lei che forse è meglio.» dissi guardando Tom.
«Come ti senti?» chiesi a Sarah.
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#28

Sarah Mendel

Augmented Human


La mente umana è certamente misteriosa ed affascinante e - stando alle dicerie - pare sia in grado di dare il suo meglio quando il corpo è vicino alla propria fine biologica.

Molte persone, dopo una esperienza di pre-morte, hanno riferito di essersi trovati all'imbocco di un lungo tunnel oscuro con una luce all'altra estremità, mentre altri hanno parlato di rivivere la propria intera esistenza come se la si guardasse dall'esterno.

Ci avevano fatto addirittura degli oloromanzi interi su questa cosa e Sarah ricordava anche un vecchissimo libro - addirittura pre Terza Guerra Mondiale - in cui il protagonista si trovava in una esperienza di morte apparente a camminare in una specie di stazione con il proprio mentore.

Sarah non ebbe nessuna di queste esperienze, ma in quei lunghi... secondi? Minuti? Anni? In quel lasso di tempo le sembrò di trovarsi in un luogo che conosceva...

Era l'aula dell'istituto dove era cresciuta dedicato alla didattica, un luogo che aveva amato profondamente e nel quale si era sempre sentita a proprio agio. Solo che, adesso, si sentiva troppo grande e goffa, mentre era costretta a sedere in una sediolina concepita per una bambina di tre anni, le gambe incastrate in una posizione piegata e scomoda sotto un grazioso banchetto pensato per una manetta da giardino alta significativamente meno di un metro.

Era seduta davanti ad un computer per bambini, tutto colorato con colori pastello ed avvolto in una morbida imbottitura anti urto, intenta a ragionare su di un tema che proprio non pareva avere voglia di vedere la luce.

Analizzare i motivi per i quali una colonia di Chironex Fleckeri dovrebbe trovarsi a nuotare nella Barriera Corallina caraibica rilesse per l'ennesima volta, confusa ed infastidita dall'impossibilità di trovare una risposta sensata alla domanda.

Perché, in tutta onestà, non aveva nessun senso trovare quel tipo di medusa nel Mar dei Caraibi...si trattava di una specie autoctona delle coste australiane e mai aveva viaggiato molto lontano da esse, complici le difficili correnti oceaniche che la separavano da qualsiasi altro ambiente idoneo alla sua proliferazione.

"Forse un piano di colonizzazione di specie non autoctone? Ma per quale motivo?" si domandò la rossa informatica, cominciando a mordersi le unghie nervosa. Anche quello non aveva senso se non vi fosse stato un pericolo di estinzione nel suo habitat naturale o un qualche vantaggio per quello di destinazione...

Eppure non ricordava di aver letto di particolari benefici che la flora locale potesse trarre dalla presenza di quelle meduse...

Sentiva su di sé lo sguardo severo della Maestra April, che la osservava come mai aveva fatto quando era piccola: con delusione!

In quel momento Saf, dopo averla posta di tre quarti, eseguì la manovra di disostruzione delle vie aeree superiori e - tramite una compressione dei polmoni - la indusse a rigurgitare tutta (o buona parte, comunque) l'acqua bevuta.

Sarah si mise istintivamente supina, mentre quel liquido salmastro le usciva con veemenza dalla bocca e cominciò a tremare, probabilmente per un principio di ipotermia o - forse più probabilmente - semplicemente per lo shock.

Non era ancora totalmente lucida e quando la dottoressa le si avvicinò per controllare come stesse, la sua figura si sovrappone per un momento a quella della bionda e tranquillizzante immagine che aveva in mente della Maestra April, per cui rispose sconsolata "Non lo so, non so perché qualcuno dovrebbe portare una colonia di Chironex Fleckeri nel Mar dei Caraibi! Mi scusi Maestra!"

Rimase un lungo momento così, a guardare confusa la dottoressa, fin quando la voce del computer non li riportò alla realtà e Cippy le si posò in grembo, pigolando preoccupato.

La ragazza guardò con sincero affetto la palletta di metallo e la accarezzò, rimuovendo una alga che era rimasta appiccicata ad uno dei sensori, quindi guardò i colleghi e - riprendendo il controllo - disse Io...credo di stare bene, grazie... cioè, pizzica da morire, ma adesso non abbiamo tempo, o moriremo davvero, giusto?"

E tentò di alzarsi in piedi, solo per rendersi conto che era in un tubo di Jeffries e che non poteva farlo. Si guardò intorno un momento come per orientarsi, vide i resti dello squalo Borg ma scelse di non fare domande e - dopo essersi data un paio di buffetti abbastanza forti da arrossarle le guance pallide - si avviò cocciutamente a gattoni nella sola direzione possibile.

Paris e Saff avrebbero potuto notare che sembrava sapere dove stesse andando come se avesse memorizzato gli schemi della nave di Classe California e, tutto sommato, era un bene dato che i condotti di manutenzione stavano pian piano mutando.

Come le altre volte in cui avevano notato quel fenomeno i condotti erano ancora gli stessi e, guardandoli con attenzione, si poteva notare la classica struttura modulare delle costruzioni della Flotta Stellare, ma visivamente stavano pian piano diventando delle pareti di roccia storte ed irregolari, che spesso li costringevano a fare attenzione a non ferirsi mani e ginocchia mentre gattonavano su punti particolarmente affilati.

Dopo alcune discese - era evidente stessero scendendo verso il basso - Sarah indicò una specie di portellone che ostruiva il passaggio. Sembrava più una sorta di curiosa porta blindata che un portello di uscita dei condotti di manutenzione, ma la scienziata spiegò "Da quella porta dovremmo accedere al ponte inferiore della Sala Macchine...questo è un modello piuttosto semplice, con il reattore M/ARA orizzontale... entriamo, isoliamo la reazione e..."

Ma si interruppe quando la porta si aprì, poiché la Sala Macchine era obiettivamente qualcosa di oltre la capacità di accettazione del cervello umano.

Tutta l'enorme sala costruita su due ponti era infatti ricoperta d'oro: monete, gioielli, coppe, tiare e qualsiasi oggetto potesse essere di quel materiale un tempo considerato tanto prezioso si trovava accatastato in mucchi alti quanto una persona, fino a ricoprire letteralmente le consolle ed ogni spazio.

La luce di numerose torce riverberava su quella infinita distesa di metallo prezioso e disegnava la sagoma di qualcosa di enorme, una creatura serpentiforme lunga oltre trenta metri che pareva intenta dormire acciambellata sul Nucleo di Curvatura, come se usasse tutto quell'oro come materasso: aveva ampie ali ripiegate su di un corpo ricoperto di squame grandi come scudi medioevali, una lunga coda irta di spuntoni ed una testa bicornuta, dalla cui bocca - grande quanto un furgoncino - spuntavano zanne grandi come spade.

Sarah rimase semplicemente bloccata a guardare quella...quella... Quella cosa, ostruendo il passaggio, ma una figura di mosse da un anfratto scuro e corse verso di loro, afferrandola e rifrascinandola nel tubo di Jeffries.

Si trattava dell'Allieva Guardiamarina T'Val McKinnon, un Cadetto dell'ultimo anno dell'Accademia della Flotta Stellare che era stata assegnata per una crociera di addestramento alla Voyager.

La mezza Vulcaniano dai lunghi capelli castani raccolti in una semplice coda sembrava piuttosto scarmagliata, come se avesse dovuto affrontare uno scontro per giungere lì, ma mantenne stoicamente il controllo mentre riconduceva Sarah nel condotto, quindi si voltava verso Paris e riferiva "Allieva McKinnon a rapporto, signore...lieta di vedere un volto amico..."

Su quelle ultime parole ebbe un leggerissimo tic della mano destra, in cui stringeva un disgregatore Cardassiano, ma subito si ricompose. Osservò per un momento la mise dei quattro ufficiali, poi spiegò "Io ed il Capo Master Klo'ph ci siamo separati dal resto della squadra mentre - nel tentativo di allontanarci dai Borg presenti sulla spiaggia - ci siamo imbattuti in un cimitero e siamo stati attaccati da un gruppo di cadaveri risvegliati. Abbiamo ripiegato in una sorta di castello per poi trovarci, inspiegabilmente, in una nave stellare Classe California sotto attacco da parte dei Cardassiani."

Quelle parole riscossero Sarah dallo stato di stupore dovuto alla inattesa visione della bestia. Dopo averle sentite guardò la Mezza Vulcaniana e, alzando debolmente la mano come fosse a scuola, disse con un filo di voce "Hem...quella potrebbe essere un po' colpa nostra. Ma è dipeso da un guasto del computer..." precisò, mentre Cippy le urtava una spalla, come ad invitarla a non approfondire ulteriormente.

La Allieva la osservò con una evidente perplessità nello sguardo, dopodiché decise evidentemente di non commentare e continuò "Abbiamo appurato che era in corso un sovraccarico del Nucleo di Curvatura,l e - essendo disattivi i protocolli di sicurezza - abbiamo ritenuto necessario recarci in Sala Macchine per tentare di arrestarlo. Una volta giunti qui abbiamo incontrato la creatura, ma non abbiamo immediatamente compreso fosse senziente: ci ha colti totalmente di sorpresa fingendosi addormentata ed è riuscita a catturare Klo'ph dopo averlo fatto cadere con un violento colpo di coda. Le sue scaglie si sono dimostrate invulnerabili al fuoco delle armi portatili ed ha rinchiuso il Capo Master innuna gabbia, prima di rimettersi a sonnecchiare. Ho tentato di accedere ad un computer secondario, per comprendere e tentare di risolvere il problema, ma la programmazione è corrotta e non ne sono stata in grado..."

"Io credo di poter fare qualcosa, se abbiamo accesso ad una postazione. Ma come facciamo con quella specie di... Drago?" affermò Sarah, guardando Paris quasi si aspettasse fosse per lui cosa normale sconfiggere bestie mitologiche.

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#29

Thomas Eugene Paris

Umano

Tom impiegò qualche istante a riprendere fiato, poi rotolò su un fianco e si mise a sedere. Lo squalo borg ostruiva ormai completamente il condotto e, sebbene non desse segni di vita, il suo sguardo vitreo e le spettrali luci dei suoi impianti non rendevano certo la situazione più allegra. Oyuro si trovava poco più avanti nel tubo di Jefferies, miracolosamente non era ferito e sembrava semplicemente in attesa con lo sguardo diretto verso l'unica direzione nella quale avrebbero potuto procedere. Sarah, nel frattempo, sembrava essersi più o meno ripresa grazie all'intervento della dottoressa. Fisicamente, almeno, perché per il resto aveva un'aria piuttosto confusa dipinta in volto No! protestò Tom nella sua direzione l'idea sarebbe uscire di qui prima che muoia qualcuno le ricordò ma sì... se se la sente di muoversi potrebbe essere un buon momento per tornare al lavoro precisò, facendo segno al boliano di fare loro strada.

Non passò molto prima che le superfici levigate dei pannelli del condotto all'interno del quale si stavano muovendo cominciassero a lasciare il passo a qualcosa di freddo e tagliente: le superfici sulel quali si stavano muovendo erano, in quel tratto, state sostituite con blocchi di pietra irregolari e nel procedere era necessario prestare particolare attenzione per non rischiare di venir feriti dalle rocce sporgenti. Fu solo quando, finalmente, raggiunsero la sala macchine che apparve evidente da quale delle varie simulazioni fosse stato preso in prestito quello scenario: quello che aveva tutta l'aria di essere il drago di una qualche fiaba terrestre, se ne stava comodamente appallottolato attorno al nucleo di curvatura, apparentemente incurante degli allarmi che risuonavano ovunque. Mancavano solo dei borg intenti a ballare la hula per completare l'assurdità di quel quadro, ma arrivati a quel punto Tom non si sarebbe sorpreso se fossero effettivamente comparsi di lì a qualche istante.

Le aspettative del comandante furono quasi deluse quando a fare la sua comparsa fu solamente uno dei membri dell'equipaggio scomparsi. Tom esitò un istante, forse più sorpreso dalla mezza vulcaniana che da tutto il resto, mentre ascoltava attentamente il resoconto della giovane. Montagne di monete ed oggetti preziosi ricoprivano praticamente ogni cosa. Solo la luce prodotta dalle reazioni all'interno del nucleo di curvatura lasciava intuire in che direzione si trovasse, ma della gabbia di cui aveva parlato McKinnon non sembrava esserci alcuna traccia. Dove si trova il sottufficiale Klo'ph? si informò, sforzandosi di ignorare lo sguardo di lei che per un istante si era soffermato sul loro abbigliamento... o, più correttamente, sulla mancanza di esso. Per quanto almeno un paio di scarpe e un maglia non gli sarebbero dispiaciute, al momento sembrava più urgente assicurarsi che il nucleo di curvatura non trasformasse tutti i presenti in poltiglia.

Dietro il cumulo di monete che ricopre la consolle di controllo del ciclo di fase. Si intravedono le sbarre della gabbia fece notare la mezza vulcaniana, indicando un punto a breve distanza da una delle grosse zampe della creatura. Tom sbuffò... non che avesse osato sperare di poter avere un po' di fortuna quel giorno, ma con tutto lo spazio che c'era in sala macchine sembrava terribilmente ingiusto che la suddetta gabbia si trovasse proprio a portata di artiglio di quel colosso addormentato. Fu mentre fissava in quella direzione che la sua attenzione venne attirata dalla luce rossa di uno degli allarmi che lampeggiava in modo curioso in direzione di una delle pile di monete d'oro.

McKinnon, scorti il tenente Mendel fino al terminale e cercate di evitare l'esplosione. Dottoressa, lei rimanga al riparo per il momento... e non toccate i preziosi. Io e Oyuro ci occuperemo di quello... disse, indicando il drago con un cenno della testa. Attese un istante per assicurarsi che non ci fossero obiezioni di sorta prima di rivolgersi nuovamente a Oyuro mi segua... e mi avverta se quella bestia inizia a muoversi... decise, avvicinandosi prudentemente ad una delle pile di gioielli, avendo cura di muoversi con sufficiente circospezione da non rischiare di far tintinnare qualcuna delle monete. Scostò prudentemente una corona ricoperta di rubini, per pi arrampicarsi prima su un grosso forziere, poi su una delle consolle sottostanti per raggiungere la cima della pila di monete. Lì si trovava, in precario equilibrio, un oggetto dall'apparenza insignificante: si trattava di una vecchia lampada ad olio ormai ossidata dal tempo ed Oyuro non poté fare a meno di osservare il comandante con sguardo interrogativo mentre si chiedeva in che modo sarebbe potuto tornare loro utile.

Tom era appena riuscito ad afferrare la lampada quando, all'improvviso, il drago dispiegò le enormi ali, facendo riversare cumuli di monete in ogni dove Comandante! cercò di avvertirlo Oyuro, ma Tom stava già scivolando lungo il cumulo di monete verso le enormi fauci dell'animale. Oyuro fu fortunatamente più svelto e, afferrato un pesante scettro d'oro ricoperto di preziosi, lo usò per tirare una decisa randellata contro il collo della bestia, mentre Tom riusciva a sfregare con decisione la vecchia lampada.

In quell'esatto istante il nucleo di curvatura cominciò ad emettere scintille e quando il comandante cominciava ormai a pensare che di lì a breve sarebbe giunta la fine per tutti quanti, la sala macchine fu inondata da un'esplosione di brillantini dai quali emerse, fluttuando, una Fata Turchina con impianti borg che la adornavano come gioielli. Tra le mani la creatura fatata stringeva un ukulele e probabilmente sarebbe apparsa quasi gradevole se non avesse avuto le fattezze del medico olografico di emergenza. Non è esattamente quello che pensavo sarebbe apparso... fu costretto ad ammettere Tom, lanciando un'occhiata interrogativa in direzione di del tecnico informatico, mentre si chiedeva se fose stata opera sua.

Il drago, dal canto suo, non sembrava intenzionato a dare tregua ai coloro che avevano osato turbare il suo riposo. Dopo aver scosso la testa con decisione si rimise sulle grosse zampe. Precisare la natura dell'emergenza medica si annunciò la Fata Turchina. C'è un drago che ci sta dando la caccia... fece notare Tom ... non è che per caso potrebbe farlo sparire? suggerì. Il medico rispose con un'occhiata torva sono un dottore, non un fattucchiere! protestò, agitandogli contro l'ukulele e, a quelle parole magiche, il drago improvvisamente sparì.

Non ci volle molto, tuttavia, prima che i presenti si rendessero conto che, in realtà, non si era affatto dileguato nell'aere: era semplicemente diventato invisibile... e più arrabbiato di prima. Al riparo! esclamò Tom, qualunque cosa potesse significare.
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#30

I'm a perfectionist, so my bossiness definitely comes out.

Saff | Zaldan

Annuii quando Sarah mi disse che si sentiva meglio ed ero contenta che fossi riuscita ad aiutare in qualche modo.
«Corretto. Tenterei medicazioni del mio pianeta natale ma effettivamente non abbiamo per farlo. Spero che avremo modo di arrivare in infermeria il prima possibile» le dissi quando Sarah mi chiese conferma del fatto che in quel momento non avessimo tempo o morivamo davvero.
Questo per me era fuori dall'ordinario tanto che potesse essere un'ottima trama per un oloromanzo. Qualcuno avrebbe dovuto scriverci qualcosa e se dovessi chiedere a qualcuno dei presenti chi dovesse farlo, probabilmente chiederei a Sarah, avevo l'impressione che avesse un talento naturale per certe cose, al contrario del primo ufficiale.
Ascoltai lo scambio in silenzio e sospirai appena mentre cercavo di fare ordine delle nuovi informazioni che avevamo, ma dissi semplicemente «Sissignore» quando il comandante mi disse di rimanere al riparo. Non avrei toccato nulla, ci mancava solo che venissi fatta fuori dal drago e la squadra sarebbe stata ancora di più nei pasticci. Quello che successe però nei momenti successivi mi lasciò senza parole: il medico olografico di emergenza vestito in maniera decisamente bizzarra, se la prese con il drago che divenne invisibile e... all'ordine "Al riparo", pensai che mi prendesse in giro.
«Al riparo dove, comandante? Come posso nascondermi da una cosa che non vedo e che potenzialmente potrebbe mandarmi all'altro mondo?» chiesi, non trovando nessun posto buono che potesse proteggermi da un drago invisibile.
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