TSE L'eredità dei Borg
#31

Thomas Eugene Paris

Umano

La prima cosa che Tom percepì, quando riprese i sensi, fu il caldo opprimente, che rendeva difficile respirare. Ancora intontito dal colpo che aveva ricevuto cercò di rimettersi in piedi e gli ci volle qualche secondo per realizzare che non ci sarebbe riuscito: qualcosa stringeva i suoi polsi in una posizione decisamente scomoda e non impiegò molto a capire che anche le sue gambe erano bloccate. Lentamente si sforzò di guardarsi attorno e studiare l'ambiente circostante, ma subito si pentì di averlo fatto: quella stanza aveva tutta l'aria di essere una cella e ricordava fin troppo da vicino l'interno di un cubo Borg, nella versione partorita dalla mente di uno scrittore di oloromanzi di serie Z. Fu allora che una porta si aprì. L'umanoide che ne entrò era avvolto in quella che doveva essere un'uniforme, ma chiunque fosse lo stilista sembrava aver deciso di ispirarsi a sua volta ai Borg per quella stagione autunno-inverno, dando l'aria di una ridicola quanto inquietante pagliacciata. Tom osservò stranito l'alieno, mentre cercava rapidamente di ricollegare tutti gli eventi che lo avevano portato a quell'assurda situazione.

Ehi...! Ehi! esclamò, cercando di attirare l'attenzione del nuovo arrivato, ma quello sussultò, colto alla sprovvista va tutto bene... non voglio farti del male. Voglio solo parlare... tentò in tono più conciliante, ma dalla risposta dell'alieno furono subito evidenti due cose: la prima era che non aveva capito una sola parola di quanto aveva detto, la seconda è che non si era affatto tranquillizzato, perché gli puntava contro uno strano strumento con fare nervoso e da come si era irrigidito sembrava pronto a riservargli la stessa cortesia del collega che doveva averlo portato fin lì. Mi chiamo Tom provò ancora, cercando di evitare che la frustrazione per quell'assurda situazione trasparisse nel suo tono di voce. Tom... provò a ripetere molto lentamente, maledicendo silenziosamente chiunque avesse avuto l'idea di legarlo come un salame. Se avesse avuto le mani libere avrebbe quantomeno potuto provare a spiegarsi a gesti, ma in quelle condizioni era fuori discussione. Doveva concedere all'alieno che stava facendo la sua parte, cercando di comunicare in qualche modo, peccato che tutto quello che usciva dalla sua bocca fosse un'accozzaglia di suoni senza senso. Non capisco cosa stai dicendo... cercò di spiegargli senza successo, ma prima che potesse aggiungere altro, l'umanoide dalla bizzarra uniforme decise di prendere le proprie cose e piantarlo lì in asso. Ehi! No! Aspetta...! lo richiamò il comandante. Per un istante ebbe la speranza che l'altro avesse capito, ma l'alieno si fermò un solo istante, il tempo per biascicare qualcosa nella sua strana lingua, poi chiuse nuovamente la porta dietro di sé.

Tom sbuffò frustrato: non aveva la minima idea di quanto a lungo fosse rimasto privo di sensi e aveva tutta l'intenzione di tornare al Flyer il prima possibile, se solo fosse riuscito a liberarsi. Con tutta la loro passione per i Borg, quei folli non potevano semplicemente rinchiuderlo dietro un campo di forza facile da disattivare, come avrebbe fatto qualunque popolazione civile? Apparentemente no. Il comandante stava ancora cercando un modo per liberarsi quando l'alieno ricomparve assieme a una donna della sua stessa specie. Da come era agghindata, oltre ad avere il suo stesso pessimo gusto in fatto di stile, dava l'impressione di essere qualcuno di molto importante. A differenza dei suoi connazionali la donna non sembrava spaventata dalla sua presenza e sostenne il suo sguardo per un lungo istante prima di rivolgersi al suo compagno in federale standard. Per una frazione di secondo Tom si chiese se non stesse cominciando anche ad avere le allucinazioni, ma in quello stesso istante, tra le mani di lei, scorse il proprio comunicatore.

Forse rimanersene in silenzio ad ascoltarli sarebbe stata una buona idea, almeno finché non fosse stato sicuro che non avessero cattive intenzioni... ma arrivato a quel punto non ne aveva sinceramente la pazienza: Ora posso capirvi li informò, sperando che il traduttore fosse riuscito ad analizzare la lingua aliena abbastanza a lungo da tradurre le sue parole in frasi di senso compiuto e non in qualche offesa mortale. Considerando la fortuna che si ritrovava non era del tutto da escludere che potesse accadere. L'oggetto che tiene tra le mani è un traduttore simultaneo. Mi permette di comprendere la vostra lingua. si affrettò a spiegare, decidendo di ignorare per il momento il fatto che quella donna aveva appena dato all'altro del drone. Mi chiamo Tom... e di qualunque cosa io sia accusato, vi assicuro che non era mia intenzione farvi del male! precisò, contorcendosi per riuscire a tenere sott'occhio i due ehm... vi dispiacerebbe liberarmi? azzardò.
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#32

Sarah Mendel

Augmented Human


La donna osservò un lungo momento il Comandante Paris, ma era evidente che avesse compreso ogni sua parola, poiché sia lei che il primo tizio osservarono per un lungo momento il comunicatore.

Alla fine rispose con voce pacata "Fa piacere sapere che non intendesse nuocere alla nostra Collettività, e potrei persino credervi se il Grande Cubo non vi avesse riconosciuti come nemici."

Non sembrava intenzionata a slegarlo, ma posizionò il comunicatore in un punto da cui ragionevolmente avrebbe potuto svolgere il proprio compito, quindi si spostò ove Tom avrebbe potuto vederla meglio e aggiunse "Mai nella millenaria storia da quando si è rivelato era accaduto che Egli si risvegliasse tanto da scagliare i suoi strali, ma questo vi avrebbe identificati come nemici anche se non portaste con voi il simbolo della Piaga..."

Ed indicò con la mano sottile la Delta della Federazione. Le dita della mano erano nude, ma ornate di anelli forgiati nello stesso metallo brunito che costituiva l'uniforme e ornate di gemme verdi brillanti.

Si sporse su di lui e aggiunse "Dunque, poiché ti sei presentato lo farò anch'io...io sono Alyssta, la Regina di questa Collettività. Sono la Custode dell'antico sapere dei Borg, quindi non sperare di ingannarci con le tue parole dolci, Tom."

Quasi sibilò il nome dell'ufficiale, prima di concludere "Ora dicci..per quale motivo vi nascondeva te nel nostro Sistema Solare e perché mai, dopo danti secoli, la Piaga è tornata a dare la caccia ai nostri Dei?"

*****    *****    *****    *****    *****

Sarah si rimaterializzò all'interno del Flyer appena un istante dopo essere scomparsa e rimase piuttosto sorpresa di trovarsi in uno spazio buio e silenzioso.

O, per lo meno, fu sorpresa finché non ricordò che in realtà era stata probabilmente ore dematerializzata nel buffer del teletrasporto e che la situazione poteva esserei notevolmente evoluta rispetto a quello che lei ricordava co.e il secondo precedente.

Si guardò rapidamente attorno con il phaser stretto in mano, ma non vide nulla se non Mirai e Philips, che parevano ancora più disorientati di lei.

Si trattava di uno dei vantaggi di una mente potenziata: i suoi ragionamenti e pensieri erano enormemente più rapidi di quelli degli umani normali. Ciò faceva sì - tra le altre cose - che mentre i due compagni di sventura si stavano ancora guardando intorno spaesati i suoi sensi avevano già escluso la presenza di ostili sia nel Flyer che nella zona visibile dal vetro frontale.

"Cippy, situazione..." chiese, mettendo via il phaser ed afferrando il tricoder per sondare i dintorni.

La piccola sfera metallica, lieta di avere di nuovo qualcuno con cui parlare, cominciò a trillare rapida informazioni che la rossa tradusse per i due compagni "Allora, la buona notizia è che i locali non hanno ancora iniziato a smontare il Flyer: hanno tentato per un po' di accedere al computer, poi si sono arresi e hanno isolato l'intero Hangar, decomprimendolo. A guardia della nave, ora, c'è solo una coppia di quei robot giganti..."

Non era esattamente una buona notizia, e non migliorò quando Philips aggiunse "Da quel che vedo i collettori sono intasati di quella robaccia che ci hanno tirato addosso, dovrò spurgarli manualmente prima di decollare.. "

"Abbiamo un altro problema prima..." aggiunse Sarah, osservando le letture del Tricoder "Da quanto vedo, la nave è bloccata da un fortissimo campo magnetico localizzato, generato da qualcosa un centinaio di esotto di noi. Non andremo da nessuna parte se - prima - non spegniamo quel coso..."

Fu allora che Miral comprese che i due stavano parlando di lasciare il padre lì e, con una ferocia troppo Klingon per la sua figura minuta, disse "Voi...non penserete mica di partire senza mio padre, vero?"

I due ufficiali si guardarono, evidentemente imbarazzati: la verità era che avrebbero fatto esattamente quello, dato che gli ordini del Primo Ufficiale erano stati cristallini in tal senso, ma a nessuno dei due l'idea piaceva.

"Ci stiamo solo preparando, in caso cercassero di catturarci..." rispose diplomatico Philips, cercando gli occhi di Sarah come se questi potessero contenere una risposta "giusto?"

"Beh, il teletrasporto ci dà un vantaggio non indifferente..." rispose la rossa, ragionando sul piano teorico "Se non hanno imparato dai Borg a erigere campi di forza - e non sembrerebbe - possiamo prelevarlo mentre decolliamo. Ma avremmo bisogno di trovare la sua posizione..."

Cippy trillò qualcosa, e la ragazza annuì Bhe  sì, ovviamente dovremmo prima essere pronti a decollare... e a svignarsela..."

Miral annuì, le braccia sottili incrociate al petto come a sottolineare un ecco, così va meglio non detto ma perfettamente comprensibile.

Dopo un momento, Sarah disse al collega dell'ingegneria "Tu occupati di pulire i collettori, io cerco un modo per disattivare quell'aggeggio..."

Quindi si volse verso Cippy, ordinandogli "Cippy, per caso puoi teletrasportarsi in una delle loro navette parcheggiate qui fuori?"

Ci fu solo un lampo di luce, e la ragazza scomparve nel familiare bagliore azzurro del teletrasporto.

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#33

Thomas Eugene Paris

Umano

Per qualche istante Tom si lasciò ingannare dal tono pacato della donna ed arrivò perfino a convincersi che avrebbero potuto risolvere quella questione da persone civili. Non prestò grande attenzione ai riferimenti alla Collettività e al Grande Cubo, ritenendoli un bizzarro errore di traduzione, almeno finché non realizzò che il traduttore doveva aver colto l'intera situazione molto meglio di lui. L'espressione del comandante si fece sorpresa, ma saggiamente si trattenne dal proferire la lunga serie di insulti all'Universo per averlo cacciato in quell'assurda situazione. Temo ci sia stato un malinteso... ehm... Vostra Maestà? azzardò, non avendo alcuna idea di quale fosse, secondo quel branco di squinternati, il modo appropriato per rivolgersi ad una finta regina Borg, perché di una cosa era assolutamente certo: quelli non erano Borg e la cosiddetta Custode non aveva la minima idea di cosa fossero quelli che sembravano considerare degli dei. Ancor meno sembrava avere le idee chiare riguardo al funzionamento della loro tecnologia. Certo, ora si spiegavano molte cose: il relitto del Cubo doveva aver identificato il Flyer e qualche sottosistema automatico aveva aperto il fuoco. Avrebbe spiegato la disparità tra la tecnologia che li aveva attaccati e le curiose credenze pseudoreligiose della donna.

Sono uno studioso si affrettò a spiegare ... è la prima volta che attraverso questo settore e quando ho visto che era abitato ho avuto paura, per questo mi nascondevo. Sono certo che voi, Custode dell'Antico Sapere, abbiate riconosciuto che quelle che ho lanciato erano delle innocue sonde: volevo solamente accertarmi che non foste pericolosi prima di incontrarvi e se con le mie azioni vi ho arrecato disturbo ne sono profondamente dispiaciuto. aggiunse, rigirando un bel minestrone di mezze verità pregando che, se per caso ne fosse uscito vivo, sarebbero state sufficienti a mitigare la pena per aver palesemente violato la Prima Direttiva. ... a parte questo non ho centinaia di anni, se come dite la battaglia tra questa Piaga e gli Dei è avvenuta nella storia millenaria, perdonate l'audacia, ma come potrei esserne responsabile? azzardò, fin troppo consapevole che quella storia poteva finire molto male...

*****    *****    *****    *****    *****

Erano passati alcuni minuti da quando Sarah aveva dato ordine a Cippy di teletrasportarla in una delle navette aliene, quando il comunicatore della donna trillò: Ehm... Sarah? chiamò la voce del tenente Philips qualunque cosa tu abbia in mente, è meglio se ti sbrighi: i due umanoidi meccanici si stanno dirigendo verso la tua navetta. Sto cercando di agganciarti con il teletrasporto, ma c'è qualcosa che sta facendo interferenza... la informò, mentre Cippy pigolava qualcosa per cercare di spiegarle che nell'istante in cui aveva messo mano ai sistemi della navetta doveva aver attivato qualche sistema di sorveglianza, che aveva inoltrato un segnale di allarme ai due golem e attivato un campo di disturbo.

... devi darmi una mano da lì proseguì Philips riesci a emettere un segnale ad alta frequenza che possa mappare? si informò, cercando rapidamente una soluzione. Se riesco ad individuare l'esatta frequenza del segnale di disturbo dovrei riuscire ad annullarlo e riportarti qui ragionò a voce alta.

non ti avevo ancora ringraziato per la calorosa accoglienza, permettimi di ricambiare... U_u
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#34

Sarah Mendel

Augmented Human


"Regina." rispose semplicemente la donna, specificando in tal modo come voleva essere chiamata.

La donna ascoltò poi con curiosità la storia di Tom, non dicendo nulla fino alla fine, quando scoppiò in una risata divertita - ma educata, ancorché decisamente poco Borg - che subito soppresse mettendo una mano guantata di metallo davanti alla bocca "Perdonami, Tom, ma la tua scusa è invero puerile."

Dopo il rimprovero sollevò la Delta della Flotta Stellare e gliela mise davanti agli occhi, spiegando "Tu puoi anche non avere più di mille anni, ma io conosco questa."

Poggiò il comunicatore e voltò quindi un monitor, affinché e trasse nel campo visivo del Primo Ufficiale della Voyager. Quindi digitò una serie di comandi e richiamò una immagine che Tom ben conosceva, che aveva visto centinaia di volte: quella della prima Voyager, vista dall'esterno.

Con alcuni tocchi ampliò una delle sezioni dello scafo secondario, per la precisione la zona del collettore di Bussard della Gondola di Dritta, fino a mostrare la Delta della Flotta Stellare lì presente "Come vedi, saremo anche arretrati secondo i tuoi standard, Piaga, ma non siamo degli stupidi. Troveremo il modo di impiegare la tecnologia della tua nave e tra.ite essa ridaremo vita a questo Santuario. Dopodiché potremo raggiungere i nostri Dei ed essere tutti parte di una grande Collettività!"

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La comunicazione di Philips raggiunse Sarah nell'oscurità della navetta in cui si era introdotta ma - nonostante la gravità della situazione - non la colse minimamente di sorpresa.

La ragazza si era infatti subito accorta di un allarme di prossimità inserito nella navetta - probabilmente finalizzato ad evitare il furto della stessa - ma non aveva potuto fare niente per evitarlo.

Tutta la sua - inverò notevole - concentrazione era infatti rivolta alla violazione dei sistemi informatici della base aliena: se da un lato il firewall di quella gente era ridicolmente semplice da penetrare, infatti, l'arretratezza della componente tecnologica presente a bordo del veicolo lo rendeva comunque una sfida notevole!

La prima cosa che la rossa aveva fatto, appena scattato l'allarme, era stato isolare e penetrare le comunicazioni dell'intero hangar, intercettando le richieste di istruzioni dei piloti dei Mech e ordinando loro di investigare senza che il loro controllo sapesse nulla dell'accaduto. Adesso stava penetrando nel computer principale della struttura tramite la connessione della navetta, con l'intento di rendere i due mezzi inoffensivi.

La.voce di Philips dal Delta Flyer la richiamò nuovamente, attirando la sua attenzione sul fatto che i colossi di metallo verde erano a meno di trenta metri dalla sua posizione quando l'ultimo firewall cadde e la rossa si trovò - magicamente - a controllare ogni singolo sistema della base esattamente come se fosse stata seduta sul ponte di comando di quel posto, sempre che ne avesse uno.

Le ci vollero circa dieci secondi per individuare la frequenza di disturbo che veniva usata per impedire le loro comunicazioni ed attivare - usando il comunicatore - un segnale pulito verso il Delta Flyer "Ora dovresti avere letture chiare, sto spegnendo tutto, riportami a bordo."

Il teletrasporto la raggiunse proprio mentre - con prudenza e fucile in mano - uno dei due piloti usciva dal proprio robot ed entrava nel veicolo, trovandolo vuoto e spento così come doveva essere.

I piloti diedero quindi comunicazione di un falso allarme - forse un contatto - e ricevettero (sempre da Sarah, che nel frattempo aveva riguadagnato la sua solita postazione) l'ordine di tornare ai loro posti.

Sistemata la questione, l'ingegnere informatico cacciò dalla cassa toracica un gran sospirone e disse ai due compagni di sventura "Siamo nella loro rete dati, credo di poter interrompere da qui la loro energia principale. Però, per il supermagnete che ci blocca, la faccenda è diversa: andrà spento manualmente, perché i controlli non sono collegati ai sistemi cui ho accesso."

Philips annuì, spiegando che ci sarebbero voluti circa trenta minuti per spurgare manualmente i collettori senza dare nell'occhio poi, prima che potesse aggiungere altro Miral - che chissà quando si era impadronita di un phaser - chiese "Va bene, quindi dove dobbiamo andare per spegnere quell'aggeggio? E dove tengono mio padre?"

I due ufficiali si guardarono un momento, chiedendosi come avrebbero fatto a tenere buona la mezza-Klingon, dopodiché Sarah decise che tanto valeva risponderle "Il generatore è da qualche parte sotto di noi, circa cinquecento metri sotto, probabilmente circondato di roccia lunare. Non riusciremo ad arrivare così in profondità col teletrasporto, quanto al Comandante..."

Digitò una serie di comandi, richiamando gli esiti di una ricerca parametrizzata che aveva lanciato appena tornata a bordo, mentre spiegava "Purtroppo non possiamo accendere i nostri sensori senza tradirci, ma ho fatto una analisi delle telecamere. La sola zona in cui è stata aumentata notevolmente la sicurezza, oltre a questo hangar, sono dei laboratori posizionati qui..."

E sullo schermo comparvero dei diagrammi, che rapidamente diventato o una mappa "Questa l'ho estrapolata ricostruendo una planimetria dalle telecamere di sorveglianza. Fuori ci sono una dozzina di guardie armate, quindi potrebbe essere un buon posto dove cercare, quando riaccenderemo tutto..."

"E a quel punto potremo prendere mio padre col teletrasporto?" domandò giustamente Miral, sulla cui fronte le creste Klingon sembravano accentuate dalla penombra della cabina, dandole un'aria particolarmente minacciosa "non ci sono gli stessi problemi che a raggiungere il magnete, giusto?"

"Teoricamente no, la zona non si trova in profondità nella roccia lunare, ma alla base di una delle torri esterne…" rispose Philips, studiando le piantine che Sarah era riuscita ad elaborare "Il problema è se nel frattempo lo spostano. Ci sono sicuramente molte navi in orbita e avremo pochi secondi per trovarlo, teletrasportarlo ed entrare in Curvatura prima che ci risparino contro quella robaccia…"

"E allora dobbiamo trovarlo e liberarlo prima di partire…" sentenziò decisa l’undicenne, che in quel momento sembrava troppo su di giri perché le cose non si complicassero ulteriormente "Mentre Sarah disattiva la morsa e tu pulisci I collettori, io potrei andare a prenderlo. Basterebbe una granata stordente per far fuori le guardie e…"

”Piano, piano, piano!” esclamò Sarah, piuttosto allarmata dopo aver sentito la ragazzina parlare di granate ”Qui nessuno lancer granate a nessuno, ok? Stiamo cercando di minimizzare I danni dell’involontario Primo Contatto con una razza aliena, non di farci dei nemici nuovi nel Quadrante Delta. Facciamo così…io vado a spegnere il magnete e, quando sarò lì, entrerò nella rete dei sistemi di sicurezza per scoprire l’esatta posizione del Comandante Paris, così potremo teletrasportarlo a colpo sicuro…va bene?”

"Sta bene, noi invece prepareremo la nave al decollo…" confermò Philips, sottintendendo – non senza un minimo di irritazione -che lui l’avrebbe preparate mentre trovava un modo di tenere impegnata la ragazzina evitando che si mettesse a lanciare Siluri Fotonici a destra e a manca "Ma come pensi di fare a passare inosservata in mezzo a questa gente? La base sembra piuttosto piena di persone, a giudicare dai video…"

Sarah ci pensò un minuto, quindi disse ”Potrei replicare una di queste strane tute simil Borg…con il casco non si dovrebbe notare il mio essere aliena, no?”

Dieci minuti dopo, il Teletrasporto depositava una esile [i]Finta Borg[/b] armata di fucile phaser contraffatto per sembrare un mitragliatore ad una intersezione deserta di un corridoio, quindici metri più in basso rispetto all’hangar dove il Delta Flyer era trattenuto. La prima cosa che Sarah fece, una volta rimaterializzatasi e dopo essersi accertata non vi fosse nessuno nelle vicinanze (il sistema delle telecamere era già sotto il controllo di Cippy, il quale stava provvedendo con perizia a rimandare in loop precedenti spezzoni di registrazione per non far notare il passaggio della sua padrona), fu cercare di allargare il tessuto nella zona delle gambe e della vita, brontolando irritata su quanto quelle uniformi fossero scomode, eccessivamente aderenti ed inutilmente pesanti.

Ho presunto che per una potenziata come Sarah, esperta proprio in attività di Hacking, fosse uno scherzo penetrare nei sistemi informatici di una razza di centinaia di anni meno avanzata, almeno per quanto riguarda i sistemi non Borg. Per il resto ci sarà da piangere!
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#35

Thomas Eugene Paris

Umano

La risata della donna aveva un che di rincuorante: nonostante non sembrasse particolarmente intenzionata a liberarlo o a lasciar andare il Flyer, era sempre più evidente che di Borg non avesse nulla. Quando la Voyager apparve sullo schermo, tuttavia, il comandante rimase sconcertato: al di là del fatto che complicava non poco la sua posizione, quell'intera cosa non aveva il minimo senso! Una goccia di sudore gli colò lungo la fronte; la temperatura era fastidiosamente alta e essere rimasto bloccato per chissà quante ore in quella posizione non aiutava certo a dargli la tranquillità necessaria a ragionare con la dovuta calma e razionalità. Oltretutto... non era possibile! La prima Voyager non aveva mai messo piede in quel settore! Erano a centinaia, se non migliaia di anni luce dalla rotta che avevano seguito nel tentativo di ritornare sulla Terra. Come potevano...?!

Fu l'ennesimo "Piaga", pronunciato con tanto disprezzo dalla donna a suggerirgli un pensiero. Borg... quella gente evidentemente idolatrava i Borg e l'ultima cosa che la Voyager aveva fatto prima di lasciare il Quadrante Delta era stato infettare la Collettività. Piaga. Poteva avere un senso. I conti però non tornavano... perché quella donna continuava a parlare come se tutto fosse avvenuto diversi secoli prima? Su una cosa quella sedicente regina aveva ragione: possedevano molte più informazioni di quante non si sarebbe aspettato, anche se erano evidentemente deficitarie per quanto riguardava chi fossero i Borg e, soprattutto, il loro modo di agire.

Se avete dato un'occhiata alla mia nave saprete che l'arma che avete usato per catturarla ha messo fuori uso tutti i sistemi. Il computer si è bloccato e se fossi riuscito a farlo ripartire non saremmo qui a chiacchierare. Se pensate di poter fare di meglio, accomodatevi. disse, ostentando una tranquillità che decisamente non provava in quel momento. Comunque... la nave che mi ha mostrato ora... l'ho già vista. Apparteneva alla mia gente. ammise Non so cosa vi abbia fatto, ma se vi ha causato dei danni datemi la possibilità di rimediare. Siamo un popolo pacifico e abbiamo incontrato i Borg di persona... la mia nave vi servirà a poco in quello stato, ma io sono in grado di ridare vita al vostro Santuario. si offrì, intravedendo una via d'uscita da quella situazione.

***** ***** ***** ***** *****

Il supermagnete che bloccava la navetta non era stato realmente progettato come tale: quando il cubo Borg, ormai un migliaio di anni prima, si era schiantato sulla superficie lunare, diverse delle sue strutture erano state colpite nell'impatto. Il sistema automatico che consentiva la rigenerazione delle varie componenti aveva tentato di riparare i danni, ma le rocce lunari avevano creato una serie di impreviste interferenze e, senza a bordo una coscienza collettiva in grado di analizzare il problema e risolverlo, il sistema aveva operato delle riparazioni di basso livello, generando un loop di segnali elettromagnetici che, come effetto collaterale, aveva originato quello che Sarah aveva classificato come supermagnete. Non appena lo avesse, raggiunto, tuttavia, sarebbe rimasta sorpresa di apprendere che non c'era tecnologia su cui potesse agire per spegnerlo.

Oltretutto la sala dalla quale si originava il problema si trovava nel cuore del vascello Borg e questo, unito agli strani fenomeni che da lì si originavano, aveva portato gli abitanti a ritenere che fosse un luogo sacro. Proprio lì avevano deciso di svolgere tutte le loro funzioni religiose, ragion per cui l'accesso era strettamente monitorato e riservato alla sola Regina. Girava voce che lì avesse ricevuto per la prima volta il messaggio della Collettività, che indicava loro la via per raggiungere gli Dei e la loro Perfezione. Inutile dire che, prima di poter accedere alla camera del supermagnete, era necessario attraversare diverse anticamere, riservate, via via che ci si avvicinava al cuore della nave, ad ospitare i droni delle unità di più alto livello.

Giorno e notte diverse guardie piantonavano gli accessi, che venivano aperti ai droni di livello inferiore solo quando la Regina decideva di manifestare a tutti la propria volontà. Sarah non ebbe il tempo di rallegrarsi a sufficienza per essere sfuggita al sistema di sorveglianza perché all'improvviso si ritrovò di fronte uno degli alieni che la studiava con fare sospettoso. L'uniforme nera dell'uomo era ricoperta da luccicanti connettori in metallo che non sembravano avere alcuna funzione se non decorativa. Un vero Borg avrebbe probabilmente ignorato la presenza della donna in quell'area, ma sul volto dell'alieno apparve un'ombra di sorpresa. Qual è la tua designazione? si informò, non riconoscendo la donna.



più che legittimo... allora vediamo come te la cavi quando non hai un computer tra te e i finti Borg Tongue
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#36

Sarah Mendel

Augmented Human


Alle ultime parole di Tom la Regina esitò, valutandole con attenzione: era evidente che spperasse ancora di poter venire a capo da sola della tecnologia federale, ma forse l'offerta dell'ufficiale di aiutarli nella riparazione del Cubo Borg l'aveva scossa nelle sue sicurezze.

Impiegò infatti diversi secondi, prima di rispondere un titubante "Qualsiasi aiuto verso la perfezione della Collettività sarebbe di certo gradito, ma per quale motivo dovrei fidarmi della Piaga? Perché dovreste volerci aiutare, dopo che avete cercato di distruggere gli Dei mille anni fa?"

Nel frattempo lo scienziato, che si era tenuto a rispettosa distanza e non aveva interferito con la conversazione sino a quel momento, propose "Forse, mia signora, potrebbe sottoporsi al Rito dell'Unione per chiedere consiglio alla Regina Madre. In fondo è stata Lei a trovare e snidare la Piaga..."

La Regina lo osservò altezzosa, dopodiché annuì, affermando severamente "Chiederò consiglio all'immensa saggezza della Regina Madre. Nel frattempo che sia trasferito in una cella e venga nutrito. Se dovesse debilitarsi non ci servirebbe a nulla."

Lo scienziato annuì con un cenno del capo e si avvicinò ad un intercom, effettuando una chiamata ai servizi di sicurezza per richiedere una serie di Droni Tattici di supporto ai laboratori.

***** ***** ***** ***** *****

Sarah venne colta totalmente in contropiede dalla improvvisa apparizione dell'uomo, il quale le chiese di identificarsi in maniera fin troppo umana per l'aspetto simil-Bort che mostrava.

I Primi contatti non erano esattamente il forte di Sarah, la quale si trovò per un momento a pensare che la cosa migliore fosse girare i tacchi e fuggire, o magari stordire il tizio.

Peccato che lei non fosse particolarmemte abile a sparare e, di certo, non a correre, specie in una struttura sconosciuta e con indosso una inutile accozzaglia di metallo.

Per questo motivo la scienziata fece affidamento alla sola cosa che possedeva in abbondanza, ovvero la propria mente analitica: ad una velocità di pensiero decine di volte maggiore di quella degli uomini normali, pensò a come sarebbe stato corretto rispondere a quella domanda, se avesse dovuto imitare i Borg.

Ovviamente sapeva che i Droni si classificavano per squadre, e aveva letto da qualche parte che le squadre di Droni Tattici erano composte da quindici membri, poiché in questo modo potevano agilmente essere divise in sub squadre di tre o cinque a seconda delle esigenze.

In una collettività normale non ci sarebbe stata differenza di ruoli tra un membro e l'altro, ma questi tizi fingevano di essere Borg, quindi era probabile che i numeri avessero delle differenze: statisticamente circa il 78% delle razze attribuiva maggior valore ai primi di un elenco, piuttosto che agli ultimi, quindi indicando come una degli ultimi avrebbe attirato meno attenzione, poiché avrebbe potuto essere considerata una novellina, con ciò spiega do il fatto che non si conoscessero.

Ma era anche vero che i novellini di solito erano oggetto di scherzi e attenzioni non desiderate, motivo per cui la ragazza escluse il numero quindici, preferendo rispondere, circa mezzo secondo dopo la domanda "Quattordici di Quindici, Drone Tattico..."

Aveva titubato un secondo, cercando di decidere se avrebbe dovuto usare l'io o il noi, ma alla fine elise il problema, cercando di scegliere terminologie neutre che non necessitassero di pronome "In Stand-By attesa di assegnazione."

Ci fu un lungo momento di imbarazzante - almeno per lei - silenzio, dopodiché il comunicatore alla sua cintura suonò, riportando un messaggio nella lingua degli alieni.

Sarah aveva infatti camuffato il suo comunicatore da ricetrasmittente finto-Borg, programmandolo per intercettare qualsiasi trasmissione relativa al Prigioniero detenuto nella zona dei laboratori, così da essere aggiornata nel caso decidessero di trasferirlo =^=Qui Uno di Dieci, Drone scientifico capo del laboratorio di Xenotecnologia e Xenobiologia. Si richiede squadra tattica di supporto per il trasferimento del prigioniero P-Uno.=^=

Sarah guardò stupita la ricetrasmittente e, in rapida successione, la guardia, quindi sorrise imbarazzata sotto il casco che le occultava la maggior parte dei lineamenti. Dopodiché aggiunse "Con permesso, devo andare..."

Evidentemente sperava che l'altro prendesse la comunicazione come un indizio del suo effettivo appartenere alla Sezione di Sicurezza della stazione e del suo essere stata chiamata ad adempiere a quel compito specifico.
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#37

Thomas Eugene Paris

Umano

Tom precisò il comandante in quello che sperava fosse un tono educato, senza essere del tutto certo di aver raggiunto il proprio intento. La situazione non era delle più rosee al momento, ma c'erano diversi punti in loro favore: per prima cosa era evidente che il piano del tenente Mendel avesse funzionato e gli alieni non erano riusciti a  utilizzare la tecnologia del Flyer. Non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso da quando era stato catturato, e il fatto che il Flyer fosse ancora lì non prometteva necessariamente bene, ma se avesse avuto modo di mettere mano a ciò che rimaneva del cubo Borg, avrebbe potuto recuperare cosa fosse successo e mettere assieme un qualche piano concreto per andarsene da lì. Con un po' di fortuna sarebbe anche riuscito a ritornare a bordo del Flyer in tempo per fuggire tutti assieme. Gli alieni, in fondo, nonostante quella poco salutare ossessione per i Borg, non sembravano particolarmente ostili.

Mi chiamo Tom, non Piaga... e prima di oggi non avevo idea né della vostra esistenza, né del fatto che la mia gente avesse messo piede in questo settore migliaia di anni fa. insistette Gli unici motivi che ho per avercela con voi sono che avete danneggiato la mia navetta e mi state trattenendo contro la mia volontà... se aiutarvi servirà a dimostrare che non ho cattive intenzioni, sono più che disponibile a farlo. rispose quanto al perché dovreste fidarvi, sappiate che ci tengo alla mia vita: siete tanti e siete armati, non intendo giocarmi l'unica possibilità che ho di uscire vivo da questa storia... e come ho già detto sono uno studioso. Vorrei sapere almeno quanto voi cosa ci facesse qui quella nave. aggiunse indicando l'immagine della Voyager con un cenno della testa.

Quando il finto drone intervenne, Tom lo ascoltò in silenzio, incerto se essergli grato o se avesse appena firmato la sua condanna a morte con quel suggerimento: non aveva la minima idea di chi o cosa fosse questa Regina Madre di cui parlava, ma sapeva per certo che, se la vera Regina di quel cubo fosse sopravvissuta, le sue probabilità di uscirne intero erano estremamente scarse. D'altra parte, il fatto che non fosse circondato da veri Borg, lasciava intendere che, anche nell'eventualità in cui la Regina o qualche sua parte si fosse salvata, non era riuscita ad assimilare nessuno e visto che quegli alieni sembravano non desiderare altro, non doveva certamente essere per il loro spirito di autoconservazione!

Nutrito? Fece appena in tempo a chiedersi, prima che la donna ordinasse di trasferirlo. Non che avesse qualcosa in contrario all'idea di andarsene da quella sala, era il fatto che potessero considerarlo una specie di animale da compagnia a lasciarlo interdetto. Non passò comunque molto prima che una squadra di finti Borg, armati di tutto punto, si presentasse al cospetto del "drone scientifico". Per un attimo, Tom temette che avrebbero deciso di stordirlo di nuovo con la grazia che li contraddistingueva ma, apparentemente, nelle ultime ore dovevano aver appreso un po' di cortesia, perché si limitarono a liberarlo dalla piattaforma per poi fargli strada verso chissà dove.

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Il finto-Borg non notò l'esitazione di Sarah. Quello che veramente aveva attirato la sua attenzione era la voce insolita della donna non credo di averti mai vista qui nel sottolivello nove. Devo chiedere conferma dell'autorizzazione all'accesso... iniziò a spiegare con fare inslitamente cordiale per un Borg e che probabilmente aveva qualcosa a che fare con il fatto che quel Quattordici di Quindici gli era davvero sembrato il nome di una novellina che andava adeguatamente controllata ed istruita più che una potenziale minaccia. Stava per comunicarle che aveva del lavoro per lei, quando li raggiunse la comunicazione del drone scientifico.

Il finto-Borg esitò un istante, l'ordine del drone scientifico non aveva richiesto specificamente la squadra della nuova arrivata e sarebbe stata più probabilmente competenza dei droni del sottolivello tre, non del sei. D'altra parte esitare non era bene e l'ordine veniva da un drone capo di livello superiore: se avesse creato problemi con controlli non necessari avrebbe rischiato di essere riassegnato o, peggio ancora, passare ad un rango inferiore. Fu per quella precisa ragione che decise di non verificare l'ordine. Procedi pure confermò l'alieno, affrettandosi ad allontanarsi da lì nel caso in cui qualcuno avesse deciso che la procedura non era stata seguita nel modo corretto e tornasse in cerca di un colpevole.

d'oh, hai vinto. Sei libera. In cambio mi aspetto una mano con quei computer... U_u
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