18-04-2025, 06:58 PM

G'Vera Roc
Klingon
Era una fortuna che le schematiche della Ko'Tal - o quantomeno, della sua classe - fossero presenti sul database della IKS Kal'Ruq. G'Vera immaginava che vi fossero delle piccole discrepanze, in quanto la nave era stata modificata negli anni di utilizzo ma quanto aveva era più che sufficiente per permetterle di raggiungere l'hangar di carico. Farò il possibile. Rispose alla domanda di Korinna, mentre percorreva a passo veloce - la velocità massima a cui poteva andare con quella dannata tuta - uno dei corridoi della nave. Tutto a posto? È riuscita a trovare un ricambio? Se G'Vera nemmeno si immaginava che la collega stesse progettando di farsi una passeggiata nello spazio, la sua richiesta di occuparsi dei superstiti senza di lei lasciava pensare. Non potevano permettersi di rimanere bloccati lì: la shuVak non era attrezzata per emergenze mediche di quella portata, e i suoi schermi non sarebbero durati per sempre. Se Korinna e Issarra non fossero riusciti a riparare la navetta, le loro possibilità di sopravvivenza si sarebbero abbassate drasticamente.
A differenza di Korinna, che era incappata in un intoppo dopo l'altro nel suo viaggio fino alla sezione ingegneria, G'Vera raggiunse l'hangar di carico senza problemi. Qui G'Vera, ufficiale medico della Kal'Ruq. Attivato il comunicatore sul canale interno della Ko'Tal, la donna si identificò. Ho raggiunto il sistema a doppia paratia, fatemi entrare. La risposta giunse con uno stridio metallico. Quando la paratia di fronte a lei cominciò ad aprirsi, G'Vera si infilò immediatamente nel varco e si guardò attorno. L'area era piccola, l'aria quasi stagnante e l'ambiente scuro, a malapena illuminato dalle luci di emergenza. In quel luogo avevano trovato rifugio quattro klingon. Uno era in piedi, appena di fianco al pannello di controllo. Era evidente che fosse stato lui a farla entrare. Altri due erano seduti a terra, gli occhi cerchiati dalla stanchezza ma un'espressione quasi speranzosa sul volto. Un'ultima figura era distesa a terra, immobile. Doveva trattarsi del ferito grave che aveva percepito Korinna.
L'ingegnere...? Il primo a prendere parola fu l'uomo in piedi ma la sua domanda fu spezzata da un colpo di tosse. Comprendendola comunque, G'Vera rispose: È vivo. Issarra non era fuori pericolo, ma lei aveva tutta l'intenzione di assicurarsi che rimanesse in vita. E questo valeva anche per i quattro davanti a lei: avrebbe fatto tutto il necessario per portarli sani e salvi sulla Kal'Ruq.
Senza perdere tempo in ulteriori convenevoli, G'Vera si inginocchiò sulla figura a terra. Da quanto tempo è priva di conoscenza? Domandò, mentre passava lo scanner del tricorder sulla giovane donna.
Da qualche minuto. Fu la risposta. Prima di svenire ha sofferto di mal di testa, vertigini, difficoltà a parlare, problemi di memoria. Ad un certo punto non riconosceva nemmeno me, che sono suo padre. Stavo pensando di... L'uomo si fermò per un momento, come incapace di proseguire. poi ci avete contattato. Dottoressa, sopravvivrà?
Difficile a dirsi, a questo stadio. G'Vera non pensò nemmeno di indorare la pillola. È stata esposta a una dose di radiazioni potenzialmente letale. Spiegò, mentre iniettava una dose di hyronalina pura nel collo della donna.
Capisco. La voce dell'uomo era quasi rassegnata. Quindi non mi resta che...
Non ci pensi nemmeno. Lo interruppe G'Vera. Da questo momento, sua figlia è una mia paziente. Finché non lo dirò io, il suicidio rituale non sarà un'opzione.
A differenza di Korinna, che era incappata in un intoppo dopo l'altro nel suo viaggio fino alla sezione ingegneria, G'Vera raggiunse l'hangar di carico senza problemi. Qui G'Vera, ufficiale medico della Kal'Ruq. Attivato il comunicatore sul canale interno della Ko'Tal, la donna si identificò. Ho raggiunto il sistema a doppia paratia, fatemi entrare. La risposta giunse con uno stridio metallico. Quando la paratia di fronte a lei cominciò ad aprirsi, G'Vera si infilò immediatamente nel varco e si guardò attorno. L'area era piccola, l'aria quasi stagnante e l'ambiente scuro, a malapena illuminato dalle luci di emergenza. In quel luogo avevano trovato rifugio quattro klingon. Uno era in piedi, appena di fianco al pannello di controllo. Era evidente che fosse stato lui a farla entrare. Altri due erano seduti a terra, gli occhi cerchiati dalla stanchezza ma un'espressione quasi speranzosa sul volto. Un'ultima figura era distesa a terra, immobile. Doveva trattarsi del ferito grave che aveva percepito Korinna.
L'ingegnere...? Il primo a prendere parola fu l'uomo in piedi ma la sua domanda fu spezzata da un colpo di tosse. Comprendendola comunque, G'Vera rispose: È vivo. Issarra non era fuori pericolo, ma lei aveva tutta l'intenzione di assicurarsi che rimanesse in vita. E questo valeva anche per i quattro davanti a lei: avrebbe fatto tutto il necessario per portarli sani e salvi sulla Kal'Ruq.
Senza perdere tempo in ulteriori convenevoli, G'Vera si inginocchiò sulla figura a terra. Da quanto tempo è priva di conoscenza? Domandò, mentre passava lo scanner del tricorder sulla giovane donna.
Da qualche minuto. Fu la risposta. Prima di svenire ha sofferto di mal di testa, vertigini, difficoltà a parlare, problemi di memoria. Ad un certo punto non riconosceva nemmeno me, che sono suo padre. Stavo pensando di... L'uomo si fermò per un momento, come incapace di proseguire. poi ci avete contattato. Dottoressa, sopravvivrà?
Difficile a dirsi, a questo stadio. G'Vera non pensò nemmeno di indorare la pillola. È stata esposta a una dose di radiazioni potenzialmente letale. Spiegò, mentre iniettava una dose di hyronalina pura nel collo della donna.
Capisco. La voce dell'uomo era quasi rassegnata. Quindi non mi resta che...
Non ci pensi nemmeno. Lo interruppe G'Vera. Da questo momento, sua figlia è una mia paziente. Finché non lo dirò io, il suicidio rituale non sarà un'opzione.