26-08-2013, 09:03 AM
John Ruthven
Human
Quando il campanello suonò, l'ammiraglio John Ruthven si trovava nel suo studio, assieme all'unico altro membro della sua famiglia che era presente in casa: la piccola Esther, la nipotina di John. Sua sorella Eveleen, la madre della bambina, era da poco uscita per andare a trovare, assieme al marito, un'amica malata, così Ruthven si era ritrovato a dover fare la balia a Esther, cosa che in effetti non gli dispiaceva.
Il suono del campanello ebbe l'effetto di distrarre la bambina dal suo disegno... quello che avrebbe dovuto essere un ritratto di suo zio, ma che più che altro era una specie di scarabocchio. Non che John avesse intenzione di farglielo notare: come al solito, l'avrebbe ringraziata, avrebbe detto che era bellissimo e lo avrebbe appeso nel suo studio. Dopotutto, Esther si stava impegnando: era giusto premiarla.
"Vado io!" Esclamò la bambina, abbandonando pennarello e disegno e scattando verso la'uscita dello studio. "Esta, per favore, aspetta..." Niente da fare, la bambina aveva già attraversato il corridoio e raggiunto l'ingresso. Dopo poco, Ruthven poté sentire la porta d'ingresso aprirsi, e lui si era solo appena alzato dalla sedia! "Ma quanta energia ha!" Si ritrovò a borbottare, mentre partiva - per così dire - al suo inseguimento, consapevole che difficilmente Esther aveva controllato chi aveva suonato prima di aprire.
Quando la raggiunse, Esther aveva appena fatto in tempo a salutare con un allegro "Ciao!" i due visitatori, per fortuna persone di cui Ruthven conosceva bene l'identità. "Capitano Harris, ambasciatore Davis, benvenuti." Disse, nonostante la sorpresa, posando una mano sulla spalla della nipote e facendole fare qualche passo indietro per permettere ai due di entrare. "Entrate pure."
Il suono del campanello ebbe l'effetto di distrarre la bambina dal suo disegno... quello che avrebbe dovuto essere un ritratto di suo zio, ma che più che altro era una specie di scarabocchio. Non che John avesse intenzione di farglielo notare: come al solito, l'avrebbe ringraziata, avrebbe detto che era bellissimo e lo avrebbe appeso nel suo studio. Dopotutto, Esther si stava impegnando: era giusto premiarla.
"Vado io!" Esclamò la bambina, abbandonando pennarello e disegno e scattando verso la'uscita dello studio. "Esta, per favore, aspetta..." Niente da fare, la bambina aveva già attraversato il corridoio e raggiunto l'ingresso. Dopo poco, Ruthven poté sentire la porta d'ingresso aprirsi, e lui si era solo appena alzato dalla sedia! "Ma quanta energia ha!" Si ritrovò a borbottare, mentre partiva - per così dire - al suo inseguimento, consapevole che difficilmente Esther aveva controllato chi aveva suonato prima di aprire.
Quando la raggiunse, Esther aveva appena fatto in tempo a salutare con un allegro "Ciao!" i due visitatori, per fortuna persone di cui Ruthven conosceva bene l'identità. "Capitano Harris, ambasciatore Davis, benvenuti." Disse, nonostante la sorpresa, posando una mano sulla spalla della nipote e facendole fare qualche passo indietro per permettere ai due di entrare. "Entrate pure."