07-08-2010, 10:59 AM
Korinna Suder
Betazoid
Ignoro di proposito le chiacchiere su Sheppard, non so perché abbia deciso di prendere il comando di un'astronave e non credo mi riguardi. I pensieri dell'ammiraglio Dorn si spostano all'improvviso dal nostro discorso al suo precedente incarico, con una precisione e una determinazione tali da lasciarmi sospettare che l'abbia fatto di proposito. Intuisco di aver abusato fin troppo della sua pazienza e mi costringo ad escludere dalla mia mente i suoi pensieri e quelli del resto delle persone che ho attorno.
"Al contrario, ammiraglio" rispondo con calma "penso che la si potrebbe definire in diversi modi, nessuno dei quali ha lontanamente a che vedere con 'instabile': le persone instabili alle quali mi riferivo sono i betazoidi con i quali ha avuto a che fare" spiego in tono pacato. In quel momento torna la cameriera, posa una tazza sul tavolo e senza aggiungere altro si allontana di nuovo in direzione di un tavolo vicino.
"Ha presente quella sensazione che si prova quando si deve prendere una decisione importante? Come se una parte di lei volesse agire in un modo, un'altra le ricordasse qual è la via più corretta per agire, un'altra quella che le garantisce i benefici maggiori, un'altra ancora le ricorda quello che la gente si aspetta...?" chiedo, cercando di fare in modo che riesca a seguire il filo dei miei pensieri, sebbene non sia in grado di coglierli di persona.
"La difficoltà sta nel trovare la giusta via, quella coerente con il suo modo di essere. Immagini per un istante di avere tutte queste voci nella testa, costantemente, e di non essere in grado di zittirle. Se un umano non riesce a trovare la sua strada finisce per diventare accondiscendente, ma sa sempre chi è, cosa vorrebbe: se un betazoide non riesce a riconoscere la sua voce e ad escludere le altre..." scuoto la testa, non sapendo bene come continuare quel discorso. Quella prospettiva mi inquieta, stranamente molto più di quanto dovrebbe. Soffio delicatamente sulla tazza, assaporando un sorso di tè. Replicato, ovviamente.
"Al contrario, ammiraglio" rispondo con calma "penso che la si potrebbe definire in diversi modi, nessuno dei quali ha lontanamente a che vedere con 'instabile': le persone instabili alle quali mi riferivo sono i betazoidi con i quali ha avuto a che fare" spiego in tono pacato. In quel momento torna la cameriera, posa una tazza sul tavolo e senza aggiungere altro si allontana di nuovo in direzione di un tavolo vicino.
"Ha presente quella sensazione che si prova quando si deve prendere una decisione importante? Come se una parte di lei volesse agire in un modo, un'altra le ricordasse qual è la via più corretta per agire, un'altra quella che le garantisce i benefici maggiori, un'altra ancora le ricorda quello che la gente si aspetta...?" chiedo, cercando di fare in modo che riesca a seguire il filo dei miei pensieri, sebbene non sia in grado di coglierli di persona.
"La difficoltà sta nel trovare la giusta via, quella coerente con il suo modo di essere. Immagini per un istante di avere tutte queste voci nella testa, costantemente, e di non essere in grado di zittirle. Se un umano non riesce a trovare la sua strada finisce per diventare accondiscendente, ma sa sempre chi è, cosa vorrebbe: se un betazoide non riesce a riconoscere la sua voce e ad escludere le altre..." scuoto la testa, non sapendo bene come continuare quel discorso. Quella prospettiva mi inquieta, stranamente molto più di quanto dovrebbe. Soffio delicatamente sulla tazza, assaporando un sorso di tè. Replicato, ovviamente.