06-11-2010, 08:02 PM
Marjorie Midway
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Quando l'ammiraglio si muove verso un terminale per l'orientamento, lo seguo, anche spronata dal suo cenno. Non posso fare a meno di notare che non è entrato con il suo account, ma la cosa non mi stupisce: se devi accedere a dei dati pubblici - dati che tutti in questa stazione possono visualizzare - cosa serve perdere tempo ad inserire username e password?
Quando mi indica dove ci troviamo in questo momento non posso fare a meno di chiedermi perché l'ha fatto. E' abbastanza ovvio dove siamo: io sono questa stazione e quindi lo so... e anche se fossi solo una visitatrice umana lo capirei subito dal terminale. Il problema è che non posso - in questo momento - nemmeno chiedere un parere sulla questione al nucleo operativo del mio programma: mi sono volontariamente isolata. Non sembra che ci fossero virus tra i dati scaricati dal tricorder, ma sono programmata per non correre rischi in proposito. Quello che succederebbe se io mi connettessi alla stazione e nei miei file temporali ci fosse un virus che non ho identificato come tale potrebbe risultare un disastro.
Sì, sicuramente tra un po' avrò bisogno della comunicazione col resto dell'I.A., ma ci sono altri modi per far giungere le informazioni al nucleo centrale. E uno è parlare. Son sicura che, da quando mi sono disconnessa, il nucleo o un'altra parte di me mi sta controllando attraverso le telecamere e i sensori della sicurezza. D'altronde è la prassi.
"Perfetto." Affermo, dopo che l'ammiraglio ha finito di parlare. In realtà, non sento il bisogno di parlare, di dire la mia, perché sono perfettamente d'accordo con lui. Poi... un superiore è sempre un superiore. Al massimo gli si può dare dei consigli, ma non criticarlo. Non apertamente, almeno. Per fortuna, fino ad ora Regal Conrad Dorn mi ha dato solo motivi per ammirarlo. Se veramente sono in grado di provare emozioni, forse sono un po' gelosa della sua competenza unita alla sua umanità. Io ho solo la competenza (sempre che io sia stata programmata bene, cosa che ritengo) ma non l'umanità.
Quando mi indica dove ci troviamo in questo momento non posso fare a meno di chiedermi perché l'ha fatto. E' abbastanza ovvio dove siamo: io sono questa stazione e quindi lo so... e anche se fossi solo una visitatrice umana lo capirei subito dal terminale. Il problema è che non posso - in questo momento - nemmeno chiedere un parere sulla questione al nucleo operativo del mio programma: mi sono volontariamente isolata. Non sembra che ci fossero virus tra i dati scaricati dal tricorder, ma sono programmata per non correre rischi in proposito. Quello che succederebbe se io mi connettessi alla stazione e nei miei file temporali ci fosse un virus che non ho identificato come tale potrebbe risultare un disastro.
Sì, sicuramente tra un po' avrò bisogno della comunicazione col resto dell'I.A., ma ci sono altri modi per far giungere le informazioni al nucleo centrale. E uno è parlare. Son sicura che, da quando mi sono disconnessa, il nucleo o un'altra parte di me mi sta controllando attraverso le telecamere e i sensori della sicurezza. D'altronde è la prassi.
"Perfetto." Affermo, dopo che l'ammiraglio ha finito di parlare. In realtà, non sento il bisogno di parlare, di dire la mia, perché sono perfettamente d'accordo con lui. Poi... un superiore è sempre un superiore. Al massimo gli si può dare dei consigli, ma non criticarlo. Non apertamente, almeno. Per fortuna, fino ad ora Regal Conrad Dorn mi ha dato solo motivi per ammirarlo. Se veramente sono in grado di provare emozioni, forse sono un po' gelosa della sua competenza unita alla sua umanità. Io ho solo la competenza (sempre che io sia stata programmata bene, cosa che ritengo) ma non l'umanità.