25-06-2023, 02:41 PM
It is worthwhile studying other peoples, because every understanding of another culture is an experiment with our own.
Haruka Abe Umana
Il capitano poteva essere in pericolo. Quella era una possibilità che nemmeno Haruka era in grado di ignorare, così fu decisamente sollevata quando l'uomo in questione rispose alla chiamata. Aver rilevato che la posizione dei 'gingilli', come Rekon li aveva chiamati, era cambiata l'aveva parzialmente rassicurata ma, solo dopo aver sentito la voce di Kirk, la tensione dei suoi muscoli si era sciolta. Il capitano stava bene, ora dovevano solo riuscire a raggiungerlo prima che si facesse uccidere.
Tutti bene, capitano. Rispose, il sollievo evidente nella sua voce. Erano miracolosamente riusciti ad arrivare tutti d'un pezzo alla navetta, se non si contava il colpo in modalità stordimento che si era beccata in pieno prima che la squadra si dividesse. Forse non erano totalmente incolumi, tra rovi e colpi di distruttore schivati al pelo, ma a suo parere la loro situazione rientrava ancora nel termine 'bene'. Beh, sempre che il dottore nel avesse nulla da ridire. Sissignore, vi abbiamo sui sensori. Aggiunse poi, alla successiva domanda, mentre lavorava sul terminale. Aveva individuato la loro posizione tramite i gingilli di Rekon ma, ora che avevano una comunicazione attiva, era intenzionata a sfruttarla per affinare i dati dei sensori. Non ci volle molto perché potesse confermare la loro posizione ma nel frattempo due particolari attirarono la sua attenzione. Uno, il capitano era coi nativi del pianeta. (Argh, quanto avrebbe voluto essere con lui.) Due, Rekon era partito a dare ordini col suo caratteristico stile. Non un problema per lei che conosceva almeno in parte la sua identità ma non necessariamente lo stesso per i colleghi ancora all'oscuro. Il volto dell'ufficiale della sicurezza, il tenente Gerstman, si era lievemente oscurato e anche l'espressione del pilota, il guardiamarina Hawthorne, si era fatta pensosa. Evidentemente non piaceva loro farsi comandare da un perfetto sconosciuto ma Haruka sperava che l'urgenza di raggiungere il capitano facesse loro sopportare il carattere brusco del tellarite. La presenza di McCoy sicuramente stava aiutando: se non fosse stato per lui, difficilmente si sarebbero fidati della sola parola di un'antropologa.
Quando Rekon, con un po' di aiuto, lasciò lo spazio al pilota, Hawthorne prese la sua postazione "al volante" e preparò la nave alla partenza. Con lui nella postazione del pilota e Gerstman in quella del co-pilota, non c'era molto spazio per Haruka ai sensori ma la giapponese cercò un sostegno nella struttura della navetta e rimase al suo posto, sperando che Rekon facesse un buon lavoro con gli stabilizzatori. Pochi istanti ed erano in volo, diretti verso l'alto e le nuvole. I colpi che avevano tartassato gli scudi terminarono e Haruka tirò un sospiro di sollievo. Ce l'avevano fatta, erano fuori portata dell'artiglieria romulana. Se la fortuna fosse rimasta dalla loro parte, sarebbe bastato...
Un'imprecazione sfuggì dalle sue labbra. Nemici in arrivo. Una navetta... no, sono due. Si affrettò a riferire. I puntini sui sensori erano comparsi all'improvviso e ad una distanza ravvicinata, segno di come le due navette romulane si fossero avvicinate occultate per poi disoccultarsi all'ultimo. Il suo avvertimento fu subito seguito da colpi di phaser. Scudi al 30 per cento. Avvertì Gerstman, mentre si adoperava per rispondere al fuoco. No, siamo al 25... 20. Abbiamo una perdita di potenza! Proseguì, allarmato. Ho bisogno di energia agli scudi, subito! Haruka afferrò meglio il suo supporto di fortuna, ora decisamente preoccupata. Immaginava che Rekon sarebbe riuscito a sistemare il difetto agli scudi senza troppe difficoltà, il problema era gli scudi stavano calando troppo rapidamente. Avrebbe fatto in tempo? La risposta arrivò con un boato e un forte scossone. Stiamo stati colpiti ai motori! Esclamò Hawthorne, mentre cercava di mantenere la nave stabile. Un'imprecazione anche da parte sua e... Sto perdendo il controllo, stiamo precipitando! Ok, evidentemente la fortuna non era dalla loro parte.
Tutti bene, capitano. Rispose, il sollievo evidente nella sua voce. Erano miracolosamente riusciti ad arrivare tutti d'un pezzo alla navetta, se non si contava il colpo in modalità stordimento che si era beccata in pieno prima che la squadra si dividesse. Forse non erano totalmente incolumi, tra rovi e colpi di distruttore schivati al pelo, ma a suo parere la loro situazione rientrava ancora nel termine 'bene'. Beh, sempre che il dottore nel avesse nulla da ridire. Sissignore, vi abbiamo sui sensori. Aggiunse poi, alla successiva domanda, mentre lavorava sul terminale. Aveva individuato la loro posizione tramite i gingilli di Rekon ma, ora che avevano una comunicazione attiva, era intenzionata a sfruttarla per affinare i dati dei sensori. Non ci volle molto perché potesse confermare la loro posizione ma nel frattempo due particolari attirarono la sua attenzione. Uno, il capitano era coi nativi del pianeta. (Argh, quanto avrebbe voluto essere con lui.) Due, Rekon era partito a dare ordini col suo caratteristico stile. Non un problema per lei che conosceva almeno in parte la sua identità ma non necessariamente lo stesso per i colleghi ancora all'oscuro. Il volto dell'ufficiale della sicurezza, il tenente Gerstman, si era lievemente oscurato e anche l'espressione del pilota, il guardiamarina Hawthorne, si era fatta pensosa. Evidentemente non piaceva loro farsi comandare da un perfetto sconosciuto ma Haruka sperava che l'urgenza di raggiungere il capitano facesse loro sopportare il carattere brusco del tellarite. La presenza di McCoy sicuramente stava aiutando: se non fosse stato per lui, difficilmente si sarebbero fidati della sola parola di un'antropologa.
Quando Rekon, con un po' di aiuto, lasciò lo spazio al pilota, Hawthorne prese la sua postazione "al volante" e preparò la nave alla partenza. Con lui nella postazione del pilota e Gerstman in quella del co-pilota, non c'era molto spazio per Haruka ai sensori ma la giapponese cercò un sostegno nella struttura della navetta e rimase al suo posto, sperando che Rekon facesse un buon lavoro con gli stabilizzatori. Pochi istanti ed erano in volo, diretti verso l'alto e le nuvole. I colpi che avevano tartassato gli scudi terminarono e Haruka tirò un sospiro di sollievo. Ce l'avevano fatta, erano fuori portata dell'artiglieria romulana. Se la fortuna fosse rimasta dalla loro parte, sarebbe bastato...
Un'imprecazione sfuggì dalle sue labbra. Nemici in arrivo. Una navetta... no, sono due. Si affrettò a riferire. I puntini sui sensori erano comparsi all'improvviso e ad una distanza ravvicinata, segno di come le due navette romulane si fossero avvicinate occultate per poi disoccultarsi all'ultimo. Il suo avvertimento fu subito seguito da colpi di phaser. Scudi al 30 per cento. Avvertì Gerstman, mentre si adoperava per rispondere al fuoco. No, siamo al 25... 20. Abbiamo una perdita di potenza! Proseguì, allarmato. Ho bisogno di energia agli scudi, subito! Haruka afferrò meglio il suo supporto di fortuna, ora decisamente preoccupata. Immaginava che Rekon sarebbe riuscito a sistemare il difetto agli scudi senza troppe difficoltà, il problema era gli scudi stavano calando troppo rapidamente. Avrebbe fatto in tempo? La risposta arrivò con un boato e un forte scossone. Stiamo stati colpiti ai motori! Esclamò Hawthorne, mentre cercava di mantenere la nave stabile. Un'imprecazione anche da parte sua e... Sto perdendo il controllo, stiamo precipitando! Ok, evidentemente la fortuna non era dalla loro parte.