18-08-2023, 09:45 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 18-08-2023, 09:46 PM da T'Dal.)
Not believing you're going to die is what gets you killed.
La'an Noonien-Singh Umana
L'Enterprise si trovava in rotta verso il Sistema Trillus, dove dovevamo svolgere un'importante opera di mediazione diplomatica tra i Trill e i Cardassiani. Era una missione delicata e le tensioni erano palpabili a bordo. Personalmente, avevo sempre avuto difficoltà a lavorare in squadra e a interagire con gli altri. Non che mi mancasse la competenza o la dedizione al dovere, ma le dinamiche sociali mi risultavano... sfidanti, per usare un eufemismo.
Durante questo turno, il mio compito era stato quello di gestire la piccola Miiral, la figlia dell'ambasciatore Cardassiano, come se fossi la sua guardiana non ufficiale, ruolo che personalmente mi andava un po' stretto: ero un ufficiale, non una babysitter! Nonostante i miei sforzi e quelli della sua balia, sembrava che la bambina avesse un talento innato per scomparire nei luoghi più impensati della nave. Era come se ogni angolo nascosto fosse diventato per lei un invito all'esplorazione, dato che a quanto sembrava la sua curiosità non conosceva limiti.
Quella giornata non fu tranquilla, ma in un certo senso, la presenza di Miiral riuscì a rompere la monotonia e l'ansia che accompagnarono il viaggio fino a quel momento. Le esercitazioni di combattimento e le attività di formazione avevano contribuito a distogliere la mia mente dalle sfide diplomatiche che ci attendevano. Non ero solita partecipare a giochi o attività ricreative, ma stranamente, il coinvolgimento con Miiral aveva aggiunto una sorta di diversivo rispetto alla routine.
Mentre l'Enterprise si preparava a entrare nel Sistema Trillus, il Tenente Ortegas eseguì una manovra perfetta, portando la nave fuori dalla curvatura e in uno spazio normale appena al di fuori del sistema solare Trill. Sentii un senso di calma e di attesa. Era un momento cruciale, e il mio addestramento in combattimento e tattiche si intrecciava con la mia abilità di prendere decisioni rapide e calcolate. Mi chiesi come avrebbero reagito i Cardassiani a questa situazione e se le tensioni diplomatiche avrebbero trovato una soluzione pacifica.
Era chiaro che la mia infanzia difficile aveva contribuito a forgiare la mia personalità e le mie scelte. Non avevo spazio per i divertimenti infantili, ma ero diventata un'insegnante rigorosa quando si trattava di addestramento tattico e combattimento. Questa abilità mi aveva resa una risorsa preziosa per le missioni di sbarco su civiltà meno avanzate, dove la tecnologia della Flotta Stellare non poteva essere utilizzata. Era un ruolo che accettavo con serietà e orgoglio.
Tutti i dettagli di questo turno, dalle manovre della nave alla comparsa di Miiral, sembravano intrecciarsi in un disegno più ampio. L'attesa nel Sistema Trillus continuava, ma ero pronta ad affrontare le sfide che ci attendevano, sia diplomatiche che personali. La mia esperienza nell'eludere il dolore e mantenere la calma si rivelò utile non solo nella mia formazione, ma anche nelle sfide inaspettate che la vita spaziale ci riservava. E mentre osservavo la console tattica, sapevo che avrei continuato a mantenere la mia guardia alta, sia per la sicurezza della nave che per quella della piccola esploratrice che sembrava aver trovato in me una sorta di complice involontario... dato che non mi ero resa conto che era fuggita. Di nuovo.
Durante questo turno, il mio compito era stato quello di gestire la piccola Miiral, la figlia dell'ambasciatore Cardassiano, come se fossi la sua guardiana non ufficiale, ruolo che personalmente mi andava un po' stretto: ero un ufficiale, non una babysitter! Nonostante i miei sforzi e quelli della sua balia, sembrava che la bambina avesse un talento innato per scomparire nei luoghi più impensati della nave. Era come se ogni angolo nascosto fosse diventato per lei un invito all'esplorazione, dato che a quanto sembrava la sua curiosità non conosceva limiti.
Quella giornata non fu tranquilla, ma in un certo senso, la presenza di Miiral riuscì a rompere la monotonia e l'ansia che accompagnarono il viaggio fino a quel momento. Le esercitazioni di combattimento e le attività di formazione avevano contribuito a distogliere la mia mente dalle sfide diplomatiche che ci attendevano. Non ero solita partecipare a giochi o attività ricreative, ma stranamente, il coinvolgimento con Miiral aveva aggiunto una sorta di diversivo rispetto alla routine.
Mentre l'Enterprise si preparava a entrare nel Sistema Trillus, il Tenente Ortegas eseguì una manovra perfetta, portando la nave fuori dalla curvatura e in uno spazio normale appena al di fuori del sistema solare Trill. Sentii un senso di calma e di attesa. Era un momento cruciale, e il mio addestramento in combattimento e tattiche si intrecciava con la mia abilità di prendere decisioni rapide e calcolate. Mi chiesi come avrebbero reagito i Cardassiani a questa situazione e se le tensioni diplomatiche avrebbero trovato una soluzione pacifica.
Era chiaro che la mia infanzia difficile aveva contribuito a forgiare la mia personalità e le mie scelte. Non avevo spazio per i divertimenti infantili, ma ero diventata un'insegnante rigorosa quando si trattava di addestramento tattico e combattimento. Questa abilità mi aveva resa una risorsa preziosa per le missioni di sbarco su civiltà meno avanzate, dove la tecnologia della Flotta Stellare non poteva essere utilizzata. Era un ruolo che accettavo con serietà e orgoglio.
Tutti i dettagli di questo turno, dalle manovre della nave alla comparsa di Miiral, sembravano intrecciarsi in un disegno più ampio. L'attesa nel Sistema Trillus continuava, ma ero pronta ad affrontare le sfide che ci attendevano, sia diplomatiche che personali. La mia esperienza nell'eludere il dolore e mantenere la calma si rivelò utile non solo nella mia formazione, ma anche nelle sfide inaspettate che la vita spaziale ci riservava. E mentre osservavo la console tattica, sapevo che avrei continuato a mantenere la mia guardia alta, sia per la sicurezza della nave che per quella della piccola esploratrice che sembrava aver trovato in me una sorta di complice involontario... dato che non mi ero resa conto che era fuggita. Di nuovo.