19-08-2023, 08:16 AM
Erica Ortegas
Umana
La Plancia di una nave stellare era sempre impegnata, anche mentre la stessa stazionava immobile nello spazio.
Che poi immobile era un concetto relativo, ovviamente. Anche una volta spenta ogni forma di propulsione e arrestato il moto inerziale c'erano sempre piccoli aggiustamenti di rotta da fare, per tenere conto dei venti solari che impattavano sul deflettore, di piccole masse rocciose e - banalmente - del semplice movimento del sistema solare stesso.
Così, mentre un attendente portava a Pike alcuni registri da siglare, Erica stava operando sui controlli del timone, mantenendo la nave esattamente dove doveva trovarsi in attesa dell'autorizzazione a procedere.
Autorizzazione che non impiegò poi molto ad arrivare perché, dopo appena dieci minuti di stazionamento,dal corpo celeste più vicino i sensori captarono due vascelli in rapido avvicinamento.
Pike ordinò ad Uhura di mettersi in contatto ed intanto li fece mettere sullo schermo visore principale: si trattava di navi di piccole dimensioni - la massa complessiva era probabilmente pari a quella di una gondola dell'Enterprise - dotate probabilmente di una limitata capacità curvatura. I motori ad impulso erano però molto grandi e sullo scafo era possibile vedere dei banchi phaser.
"Sembrano dotati di una buona manovrabilità ed anche armati..." commentò il timoniere, cercando istintivamente di valutare come sarebbe stato manovrare contro quegli affari... L'Enterprise era una nave che in manovra risultava inaspettatamente agile - ad esempio rispetto ai D5 Klingon - ma aveva una massa enorme e sarebbe stata dura tenersi lontano da quei piccoli vascelli "Fatemi indovinare...navi da difesa planetaria?"
Probabilmente anche il Tenente Noonien-Singh sarebbe giunta alle medesime conclusioni: gli scudi delle navi in avvicinamento erano abbassati, quindi i sensori tattici - anche in modalità passiva - erano riusciti ad analizzarle: erano pesantemente armate e corazzate (comunque nulla che i phaser dell'Enterprise non potessero sistemare, al bisogno) per la loro minuscola taglia e dotate di motori concepiti per offrire loro manovre estremamente strette - anche se, probabilmente, ai limiti dei loro campi di integrità strutturale. Quelle navi non erano pensate per esplorare ed erano probabilmente scomode per il piccolo equipaggio - dieci persone - che le manovrava, ma avrebbero potuto fare male. Erano navi da difesa!
Non vi fu comunque il tempo per preoccuparsi dell'arrivo delle due navi, poiché esse diedero immediatamente il codice di riconoscimento come vascelli della Flotta di Autodifesa Trill e chiesero all'Enterprise di unirsi loro in formazione, per essere scortata al summit di pace.
"Ah, ottimo!" esclamò Erica, attendendo il cenno di assenso di Una - seduta accanto a lei - per procedere. Mentre l'ammiraglia della Flotta si inseriva in una formazione a triangolo con le due navette, aggiunse "Magari riuscirò ad effettuare io la manovra di inserimento orbitale prima.della fine del turno!
Nel frattempo, la consolle di comunicazione interna di La'an si illuminò sul canale della Sicurezza. Controllando i codici la donna notò che era Scott Baker, un Marinaio addetto alla vigilanza presso il ponte dove era situata la delegazione Cardassiana.
Un piccolo brivido - sfida o noia? - le corse lungo la schiena...
----- ----- Sala Macchine ----- -----
La bimba aliena fece un occhiolino a Pelia, quando quest'ultima le diede la caramella, e se la infilò in bocca.
Dopo un momento, però, si fermò e cominciò a frugare le tasche del vestitino, come se cercasse qualcosa al loro interno. Quando non lo trovò sbuffò ed il piccolo volto - le placche ossee di fronte e zigomi ancora poco marcati rispetto agli adulti - si corrucciò.
Durò pochi secondi perché, appena un attimo dopo, la bocca si allargò in un sorriso e la bimba cominciò ad armeggiare con uno dei numerosi braccialetti di perline che aveva al polso. Dopo qualche secondo riuscì a slacciarlo e. Con movimento rapido, raggiunse nuovamente il Capo Ingegnere, mettendosi in punta di piedi ed afferrandole il braccio.
Se Pelia glielo avesse consentito, la bimba avrebbe attirato a sé la mano rosa, quindi le avrebbe allacciato il braccialetto al polso, affermando "Grazie Signora..."
Quindi si sarebbe allontanata, cominciando a guardare le varie consolle e le loro luci. Dopo un po', però, sarebbe tornata dalla bionda donna, intenta a ricalibrare un disallineamento nei sensori, indicando il reattore di Curvatura e chiedendo "Scusa Signora...quel ragazzo ha detto che quella grande scatola è il motore a..a..Cur-va-tu-ra. vuol dire che fa fare le curve alla nave?"
Pareva aver preso confidenza con lei, quindi aggiunse in tono più sicuro "E perché avete attaccato dei grossi tubi fuori dalla nave? E perché la vostra nave è così strana, con un piatto separato dal resto?"
Effettivamente la nave cardassiana incontrata - così come quella salvata anni prima - avevano un unico scafo e gondole di Curvatura integrate e non esterne.