26-08-2023, 11:54 AM
A soft answer turneth away wrath. Once wrath is looking the other way, shoot it in the head.
Llaiir s'Llweiir Romulana
L'arrivo della nave klingon non era passata certamente inosservata, il fatto che in orbita fosse anche presente un falco da guerra romulano, il classe Vas Hatham identificato come IRW Destrix contribuiva a rendere la situazione intorno a loro molto simile ad una sorta di pace armata sul punto di precipitare nel conflitto aperto. I klingon non erano il suo campo d'azione, la sua fisiologia le aveva permesso di farsi strada velocemente in tutte le operazioni che riguardavano la Federazione, avere una fronte liscia, priva delle caratteristiche protuberanze a forma di V tipiche dell'emisfero nord di Romulus le permetteva di aggirarsi per lo spazio, quando la pazienza glielo permetteva, come una perfetta vulcaniana.
Quel giorno invece era chiamata ad essere tutt'altro, era chiamata a rappresentare gli interessi dell'Impero Stellare Romulano in un mondo del quadrante beta lontano anni luce dal più vicino avamposto federale. Era una missione per lei quasi irrituale ma alla quale teneva molto. Pur non avendo avuto molti contatti con i klingon era, come tutti i romulani, portata a provare un certo disgusto per quella razza così culturalmente inferiore rispetto ai romulani... forse era una motivazione culturale o forse era solo per l'odore che, complice il suo olfatto, le dava un gran mal di testa e la metteva di pessimo umore.
Ora però i klingon erano lì, relativamente vicini a lei. Ancora non era certa di come si sarebbe comportata in loro presenza ma, se l'esperienza le suggeriva il vero, non sarebbe stato poi troppo difficile provocarli e mostrare ancora una volta ai Balduk quanto potessero essere poco propensi alla diplomazia, a differenza della rinomata (?) pazienza diplomatica dell'Impero Stellare.
Aveva deciso di non immischiarsi nell'accoglienza del governo locale ma di limitarsi ad osservare mantenendo un portamento distaccato, volutamente apatico ma che lasciava intravedere un qualche leggero ghigno, soprattutto in coincidenza con i momenti meno "felici" del primo incontro. Empaticamente al momento era tranquilla, in lei al momento non c'era la benché minima traccia di paura o tensione. Nel suo cuore però si annidava anche una certa curiosità e quella curiosità era chiaramente rivolta verso la donna che accompagnava i klingon in quella missione. Una presenza irrituale per i klingon ma non totalmente inaspettata date le pessime capacità diplomatiche del popolo di Qo'nos.
Sul momento decise di non intervenire direttamente nella conversazione e di tenere le distanze giocando il ruolo della perfetta diplomatica della fazione opposta... o almeno quello era il piano iniziale ma che, in cuor suo, già sapeva che sarebbe fallito.
Per un primo momento rimase in disparte, assicurandosi tuttavia che i rappresentanti dell'Impero Klingon si accorgessero di lei, solo dopo i primi convenevoli di rito da parte della delegazione decise di avvicinarsi, sempre con la solita aria da "pessima conversazione in arrivo", in modo da presentarsi a sua volta e tastare fin da subito con mano la possibile evoluzione degli eventi sulla colonia.
Quel giorno invece era chiamata ad essere tutt'altro, era chiamata a rappresentare gli interessi dell'Impero Stellare Romulano in un mondo del quadrante beta lontano anni luce dal più vicino avamposto federale. Era una missione per lei quasi irrituale ma alla quale teneva molto. Pur non avendo avuto molti contatti con i klingon era, come tutti i romulani, portata a provare un certo disgusto per quella razza così culturalmente inferiore rispetto ai romulani... forse era una motivazione culturale o forse era solo per l'odore che, complice il suo olfatto, le dava un gran mal di testa e la metteva di pessimo umore.
Ora però i klingon erano lì, relativamente vicini a lei. Ancora non era certa di come si sarebbe comportata in loro presenza ma, se l'esperienza le suggeriva il vero, non sarebbe stato poi troppo difficile provocarli e mostrare ancora una volta ai Balduk quanto potessero essere poco propensi alla diplomazia, a differenza della rinomata (?) pazienza diplomatica dell'Impero Stellare.
Aveva deciso di non immischiarsi nell'accoglienza del governo locale ma di limitarsi ad osservare mantenendo un portamento distaccato, volutamente apatico ma che lasciava intravedere un qualche leggero ghigno, soprattutto in coincidenza con i momenti meno "felici" del primo incontro. Empaticamente al momento era tranquilla, in lei al momento non c'era la benché minima traccia di paura o tensione. Nel suo cuore però si annidava anche una certa curiosità e quella curiosità era chiaramente rivolta verso la donna che accompagnava i klingon in quella missione. Una presenza irrituale per i klingon ma non totalmente inaspettata date le pessime capacità diplomatiche del popolo di Qo'nos.
Sul momento decise di non intervenire direttamente nella conversazione e di tenere le distanze giocando il ruolo della perfetta diplomatica della fazione opposta... o almeno quello era il piano iniziale ma che, in cuor suo, già sapeva che sarebbe fallito.
Per un primo momento rimase in disparte, assicurandosi tuttavia che i rappresentanti dell'Impero Klingon si accorgessero di lei, solo dopo i primi convenevoli di rito da parte della delegazione decise di avvicinarsi, sempre con la solita aria da "pessima conversazione in arrivo", in modo da presentarsi a sua volta e tastare fin da subito con mano la possibile evoluzione degli eventi sulla colonia.