31-08-2023, 08:40 PM
I don't need a doctor, damn it! I am a doctor!
Leonard McCoy Umano
Mentre scandagliavo Rekon con il mio tricorder, le letture mi lasciarono senza parole: era evidente che aveva subito interventi di chirurgia ricostruttiva avanzatissima, molto al di là di quanto avrei potuto fare con la tecnologia a mia disposizione e mi sentivo un pezzo da museo, antiquato. Polmoni, fegato, tratti dell'apparato digerente, persino un occhio artificiale, ma la tecnologia era così avanzata che il mio tricoder non riusciva a svelarne i segreti... Era come se il suo corpo fosse stato ricostruito da zero, alcune tecniche erano molto più avanzate rispetto alle pratiche mediche che conoscevo.
«Incredibile.» dissi piano, non c'era dubbio che Rekon avesse subito gravi traumi fisici, e probabilmente aveva passato attraverso un lungo e doloroso processo di riabilitazione.. Come poteva un individuo che aveva subito simili interventi di chirurgia avanzata essere ancora abile al servizio attivo? La sua determinazione e la forza di volontà dovevano essere fuori dal comune. Era come se avesse sfidato il destino, mettendo insieme i pezzi del suo corpo e della sua vita con tenacia. Era una testimonianza della resilienza umana... o tellarite, nel suo caso.
Rekon annuì alle mie parole, con un borbottio che sembrava essere un consenso. Rimasi in silenzio per un attimo, osservando il vecchio Tellarite, immaginando quali cicatrici, fisiche e non, potesse portare con sé. Era chiaro che aveva visto molto, che aveva attraversato eventi che lo avevano formato in modo profondo.
Quando finalmente parlò, le sue parole avevano un peso. La sua visione dell'universo come un intricato ingranaggio sembrava riflettersi nel modo in cui aveva vissuto la sua vita. Mi ricordò che ognuno di noi è solo un piccolo ingranaggio in questo vasto e complesso universo, che ci muoviamo tra eventi e situazioni che sono spesso al di là del nostro controllo; ma poi, il suo tono si fece più serio e riflessivo. Parlava del passato, di una famiglia che aveva perso, di momenti che aveva condiviso con loro. Potevo percepire il dolore e la nostalgia nelle sue parole, come se stesse rievocando un capitolo della sua vita che aveva segnato profondamente.
Le sue parole sulla prospettiva mi colpirono. «Visti sotto questa luce, anche gli incontri più assurdi e le tragedie più gravi che un uomo può vivere…beh…assumono una prospettiva diversa…» E aveva ragione. A volte, solo quando riflettevamo su ciò che avevamo attraversato, riuscivamo a vedere le cose in una luce diversa. Ma potevo anche percepire il suo sforzo nel cercare di mettere da parte l'emozione che lo aveva invaso, come se lottasse contro i sentimenti che quei ricordi avevano scatenato.
Le sue parole finali mi fecero sorridere. L'idea di cercare di mantenere in ordine le proprie vicinanze, di affrontare ciò che potevamo controllare, era una filosofia che avevo spesso abbracciato. «Né più né meno» risposi con un sorriso sincero, apprezzando il suo pragmatismo.
E quando concluse con l'invito a berne un goccetto, non potei fare a meno di ridere. «Beh, Rekon, sembra che abbiamo almeno una cosa in comune e credo che un buon goccetto ogni tanto possa aiutarci a tenere a bada quelle schegge impazzite dell'universo. Tengo qualcosa nella mia riserva personale, giusto per... proposito medico, ovviamente. Dici di contattare anche il capitano?» chiesi con un mezzo sorriso, mentre il mio tricorder continuava a lavorare per scansionare il suo corpo, mi resi conto che c'era molto di più dietro a questo Tellarite che aveva visto così tanto. Aveva condiviso frammenti della sua storia con me, e mentre continuavo a prendere nota delle sue condizioni mediche, sapevo che avrei portato a lungo con me queste riflessioni, insieme alla consapevolezza che ogni individuo ha una storia profonda e complessa da raccontare.
«Incredibile.» dissi piano, non c'era dubbio che Rekon avesse subito gravi traumi fisici, e probabilmente aveva passato attraverso un lungo e doloroso processo di riabilitazione.. Come poteva un individuo che aveva subito simili interventi di chirurgia avanzata essere ancora abile al servizio attivo? La sua determinazione e la forza di volontà dovevano essere fuori dal comune. Era come se avesse sfidato il destino, mettendo insieme i pezzi del suo corpo e della sua vita con tenacia. Era una testimonianza della resilienza umana... o tellarite, nel suo caso.
Rekon annuì alle mie parole, con un borbottio che sembrava essere un consenso. Rimasi in silenzio per un attimo, osservando il vecchio Tellarite, immaginando quali cicatrici, fisiche e non, potesse portare con sé. Era chiaro che aveva visto molto, che aveva attraversato eventi che lo avevano formato in modo profondo.
Quando finalmente parlò, le sue parole avevano un peso. La sua visione dell'universo come un intricato ingranaggio sembrava riflettersi nel modo in cui aveva vissuto la sua vita. Mi ricordò che ognuno di noi è solo un piccolo ingranaggio in questo vasto e complesso universo, che ci muoviamo tra eventi e situazioni che sono spesso al di là del nostro controllo; ma poi, il suo tono si fece più serio e riflessivo. Parlava del passato, di una famiglia che aveva perso, di momenti che aveva condiviso con loro. Potevo percepire il dolore e la nostalgia nelle sue parole, come se stesse rievocando un capitolo della sua vita che aveva segnato profondamente.
Le sue parole sulla prospettiva mi colpirono. «Visti sotto questa luce, anche gli incontri più assurdi e le tragedie più gravi che un uomo può vivere…beh…assumono una prospettiva diversa…» E aveva ragione. A volte, solo quando riflettevamo su ciò che avevamo attraversato, riuscivamo a vedere le cose in una luce diversa. Ma potevo anche percepire il suo sforzo nel cercare di mettere da parte l'emozione che lo aveva invaso, come se lottasse contro i sentimenti che quei ricordi avevano scatenato.
Le sue parole finali mi fecero sorridere. L'idea di cercare di mantenere in ordine le proprie vicinanze, di affrontare ciò che potevamo controllare, era una filosofia che avevo spesso abbracciato. «Né più né meno» risposi con un sorriso sincero, apprezzando il suo pragmatismo.
E quando concluse con l'invito a berne un goccetto, non potei fare a meno di ridere. «Beh, Rekon, sembra che abbiamo almeno una cosa in comune e credo che un buon goccetto ogni tanto possa aiutarci a tenere a bada quelle schegge impazzite dell'universo. Tengo qualcosa nella mia riserva personale, giusto per... proposito medico, ovviamente. Dici di contattare anche il capitano?» chiesi con un mezzo sorriso, mentre il mio tricorder continuava a lavorare per scansionare il suo corpo, mi resi conto che c'era molto di più dietro a questo Tellarite che aveva visto così tanto. Aveva condiviso frammenti della sua storia con me, e mentre continuavo a prendere nota delle sue condizioni mediche, sapevo che avrei portato a lungo con me queste riflessioni, insieme alla consapevolezza che ogni individuo ha una storia profonda e complessa da raccontare.