12-09-2023, 05:22 PM
Erica Ortegas
Umana
La presenza di ben due Cardassiani a spasso per la nave fece sollevare un sopracciglio perplesso ad Erica, la quale si mosse rapidamente verso la postazione di Pelia per osservare gli schermi che stava consultando. Ovviamente la donna doveva aver utilizzato i sensori interni per rilevare alcune specifiche componenti della biologia Cardassiana – il sangue freddo, magari? – e tracciarne la posizione sulla nave.
”Uno dei due segni vitali potrebbe essere la balia che sta cercando la bambina?” si domandò a voce alta, cercando traccia di altri segni vitali oltre a quello Cardassiano in una delle due zone. Se fosse stata la balia, infatti, si sarebbe probabilmente trovata in compagnia dell’ufficiale della sicurezza cui si era originariamente rivolta e che – a sua volta – aveva chiamato La’an in Plancia.
Effettivamente nei pressi del Cardassiano nella Stiva di Carico principale ci erano diversi membri dell’equipaggio anche se, da quel tipo di scansione, non era possibile capire se si trattasse di ufficiali della Sicurezza o di normali marinai impiegati in una qualche attività di inventario/stoccaggio delle scorte.
L’altro segno vitale era invece da solo nel corridoio, al punto che Erica si trovò a dire ”Direi sia più urgente controllare questo, prima che finisca col farsi male…La’an, come Capo della Sicurezza puoi chiamare la stiva e ordinare a quegli uomini presenti di vedere se il segno vitale è la bambina?”
Si guardò intanto intorno e, non appena ebbe individuato un tricoder ingegneristico lasciato appoggiato su una consolle durante probabilmente un intervento manutentivo, lo afferrò dicendo all’Ingegnere Capo ”Questo forse è meglio se ce lo portiamo. Non è preciso come un modello scientifico, ma per tracciare forme di vita andrà comunque bene…”
E si avviò con le altre due donne, cercando enlla sua mente di ricordare la struttura della Sala Macchine per raggiungere il più rapidamente possibile la zona che interessava loro.
Ci vollero un turboascensore e due corridoi deserti, ma alla fine arrivarono in un’area dello scafo secondario dalla quale era possibile osservare – incombente su una delle rare finestre di osservazione - la Gondola di Dritta, illuminata dall’energia che lampeggiava sopita nella sua punta. Non lontano dalla finestra vi era l’accesso di uno dei Tubi di Jeffries, uno di quelli che – ad occhio vista la posizione – probabilmente portava alla Gondola stessa attraverso il pilone di supporto.
Per il resto il corridoio era deserto: ad eccezione dei relé e dei sistemi accessibili dal condotto di manutenzione i condotti EPS erano tutti sigillati nelle pareti e le porte che conducevano alle sezioni adiacenti – una contenente i sistemi di riciclo dell’acqua e l’altra ospitante uno dei componenti secondari del sistema di Gravità Artificiale – erano apparentemente chiuse.
Perplessa, Erica avviò una scansione col Tricoder, ma i livelli di energia che passavano per il condotto del plasma diretto alla Gondola erano tali che la scansione era ridotta ad appena un paio di metri prima di degradarsi. Sbuffando, la donna passò all’Ingegnere Capo lo strumento con un ”Per caso può aumentare il campo di scansione?”