22-03-2024, 10:51 PM
It's nice to have a family.
Carol Marcus Umana
La notizia dell'incidente e del coinvolgimento di Jim come sostituto dell'ambasciatore M'Saar mi colpì come un pugno nello stomaco. La complessità della situazione a cui l'Enterprise si trovava ora a far fronte era schiacciante, e la responsabilità aggiuntiva su Jim sembrava immensa. La sua esposizione dei fatti, diretta e senza fronzoli, rifletteva il peso delle decisioni che stava già iniziando a portare sulle spalle. Mi sedetti accanto a lui e intanto cercavo di assimilare l'entità delle sfide che si erano aggiunte.
«Non posso credere che siano successe tutte queste cose in così poco tempo» risposi, ancora assimilando la notizia dell'attentato e le sue implicazioni. La preoccupazione per l'ambasciatore M'Saar e la tensione delle trattative diplomatiche con gli elkariani offuscavano temporaneamente i nostri problemi personali, ricordandoci quanto fosse grande e complesso l'universo in cui vivevamo.
Jim si alzò per sgranchirsi le gambe, il suo brontolìo sulle informazioni ritardate dalla Federazione rivelando una frustrazione comprensibile. Il suo desiderio di proteggere coloro che erano sotto la sua responsabilità era evidente, così come la sua irritazione per gli ostacoli incontrati nel farlo ed ero sempre più convinta che accettare l'ammiragliato era totalmente sbagliato nel suo caso. Amava troppo ciò che faceva per accettare un aumento di grado.
«Capisco che la nostra discussione dovrà aspettare, e va bene così» dissi, cercando di offrirgli un sorriso di sostegno nonostante la tensione. «Sono qui per te, Jim. Se c'è qualcosa che posso fare per aiutarti, dimmelo.»
La sua promessa di non abbandonarmi, nonostante le circostanze travolgenti, mi riscaldò il cuore. «Grazie» risposi, sinceramente toccata. «E no, non ho ancora mangiato. Ho pensato di aspettarti, ma... quello è l'ultimo dei miei pensieri adesso. So che hai responsabilità enormi e che questa situazione con gli elkariani richiede tutta la tua attenzione» dissi. Avrei voluto abbracciarlo, ma non sapevo se gradisse e mi resi conto che forse avrei dovuto prendere un'iniziativa più pratica considerando gli eventi. Stavo per chiedergli se avesse mangiato, ma la sua menzione di un fastidioso buco nello stomaco mi fece pensare che forse entrambi avevamo trascurato i nostri bisogni fisici di fronte alle preoccupazioni più pressanti.
«Non preoccuparti per me, Jim. Se vuoi posso replicarti qualcosa dalla mensa e portartela se lo desideri, ma non abituarti troppo, devi staccare un po' anche tu nel possibile» dissi, cercando di alleggerire l'atmosfera con un sorriso
«Non posso credere che siano successe tutte queste cose in così poco tempo» risposi, ancora assimilando la notizia dell'attentato e le sue implicazioni. La preoccupazione per l'ambasciatore M'Saar e la tensione delle trattative diplomatiche con gli elkariani offuscavano temporaneamente i nostri problemi personali, ricordandoci quanto fosse grande e complesso l'universo in cui vivevamo.
Jim si alzò per sgranchirsi le gambe, il suo brontolìo sulle informazioni ritardate dalla Federazione rivelando una frustrazione comprensibile. Il suo desiderio di proteggere coloro che erano sotto la sua responsabilità era evidente, così come la sua irritazione per gli ostacoli incontrati nel farlo ed ero sempre più convinta che accettare l'ammiragliato era totalmente sbagliato nel suo caso. Amava troppo ciò che faceva per accettare un aumento di grado.
«Capisco che la nostra discussione dovrà aspettare, e va bene così» dissi, cercando di offrirgli un sorriso di sostegno nonostante la tensione. «Sono qui per te, Jim. Se c'è qualcosa che posso fare per aiutarti, dimmelo.»
La sua promessa di non abbandonarmi, nonostante le circostanze travolgenti, mi riscaldò il cuore. «Grazie» risposi, sinceramente toccata. «E no, non ho ancora mangiato. Ho pensato di aspettarti, ma... quello è l'ultimo dei miei pensieri adesso. So che hai responsabilità enormi e che questa situazione con gli elkariani richiede tutta la tua attenzione» dissi. Avrei voluto abbracciarlo, ma non sapevo se gradisse e mi resi conto che forse avrei dovuto prendere un'iniziativa più pratica considerando gli eventi. Stavo per chiedergli se avesse mangiato, ma la sua menzione di un fastidioso buco nello stomaco mi fece pensare che forse entrambi avevamo trascurato i nostri bisogni fisici di fronte alle preoccupazioni più pressanti.
«Non preoccuparti per me, Jim. Se vuoi posso replicarti qualcosa dalla mensa e portartela se lo desideri, ma non abituarti troppo, devi staccare un po' anche tu nel possibile» dissi, cercando di alleggerire l'atmosfera con un sorriso
I don't need a doctor, damn it! I am a doctor!
Leonard McCoy Umano
Mentre mi affrettavo lungo i corridoi dell'Enterprise, la mente mi correva alle condizioni dell'ambasciatore. Nonostante il caos che l'incidente aveva scatenato, la mia priorità rimaneva il benessere dei miei pazienti. L'ambasciatore, in particolare, era una preoccupazione costante: il suo stato era critico, ma stabile, e sapevo che le notizie della sua condizione avrebbero avuto un impatto significativo su Jim e sulle decisioni imminenti riguardanti la missione.
Raggiungere la sala riunioni, dove sapevo che Jim si trovava, mi sembrava il corso d'azione più logico e ripensai a Spock, maledetto lui e la sua logica, mi stava contagiando come un virus. Si poteva guarire? Tuttavia, ero anche consapevole delle implicazioni di sicurezza e della delicatezza delle informazioni che stavo per condividere. "Forse sarebbe meglio se venissero in infermeria" riflettei, considerando la privacy e la riservatezza necessarie per una conversazione di questa portata. Eppure, il tempo era un lusso che in quel momento non potevamo permetterci.
Quando finalmente arrivai davanti alla sala riunioni, presi un momento per raccogliere i miei pensieri, cercando di prepararmi al meglio per trasmettere le notizie in modo che fossero sia chiare che delicate. "Ha bisogno di sapere, e ha bisogno di sapere ora" mi dissi, rafforzando la mia risoluzione.
Quando entrai, trovai Jim e Carol che stavano parlando. « Scusate se vi interrompo, le congratulazioni d'obbligo te le farò più tardi Jim, ma ho delle novità riguardo all'ambasciatore M'Saar» iniziai senza preamboli, la mia voce ferma ma carica di empatia per la situazione che stavano affrontando. «Vorrei sapere se preferisci venire in infermeria per discuterne, o se preferisci che vi informi qui. Per una questione di sicurezza e privacy, potrebbe essere meglio trattare questi dettagli in un ambiente più controllato»
Il mio sguardo passò da Jim a Carol, cercando di leggere le loro reazioni e di offrire, nonostante le circostanze, un senso di sostegno e di solidarietà anche per la loro situazione privata. La mia proposta mirava a concedere loro la possibilità di scegliere il contesto in cui ricevere le notizie, consapevole che la decisione potrebbe influenzare non solo la loro risposta immediata, ma anche le azioni future.
In quel momento, nella sala riunioni dell'Enterprise, sentivo il peso delle responsabilità che gravavano sulle mie spalle come medico e come amico. Era un equilibrio delicato, quello tra mantenere la professionalità e offrire conforto, ma era un equilibrio che mi sforzavo di mantenere, per il bene di tutti i coinvolti.
Raggiungere la sala riunioni, dove sapevo che Jim si trovava, mi sembrava il corso d'azione più logico e ripensai a Spock, maledetto lui e la sua logica, mi stava contagiando come un virus. Si poteva guarire? Tuttavia, ero anche consapevole delle implicazioni di sicurezza e della delicatezza delle informazioni che stavo per condividere. "Forse sarebbe meglio se venissero in infermeria" riflettei, considerando la privacy e la riservatezza necessarie per una conversazione di questa portata. Eppure, il tempo era un lusso che in quel momento non potevamo permetterci.
Quando finalmente arrivai davanti alla sala riunioni, presi un momento per raccogliere i miei pensieri, cercando di prepararmi al meglio per trasmettere le notizie in modo che fossero sia chiare che delicate. "Ha bisogno di sapere, e ha bisogno di sapere ora" mi dissi, rafforzando la mia risoluzione.
Quando entrai, trovai Jim e Carol che stavano parlando. « Scusate se vi interrompo, le congratulazioni d'obbligo te le farò più tardi Jim, ma ho delle novità riguardo all'ambasciatore M'Saar» iniziai senza preamboli, la mia voce ferma ma carica di empatia per la situazione che stavano affrontando. «Vorrei sapere se preferisci venire in infermeria per discuterne, o se preferisci che vi informi qui. Per una questione di sicurezza e privacy, potrebbe essere meglio trattare questi dettagli in un ambiente più controllato»
Il mio sguardo passò da Jim a Carol, cercando di leggere le loro reazioni e di offrire, nonostante le circostanze, un senso di sostegno e di solidarietà anche per la loro situazione privata. La mia proposta mirava a concedere loro la possibilità di scegliere il contesto in cui ricevere le notizie, consapevole che la decisione potrebbe influenzare non solo la loro risposta immediata, ma anche le azioni future.
In quel momento, nella sala riunioni dell'Enterprise, sentivo il peso delle responsabilità che gravavano sulle mie spalle come medico e come amico. Era un equilibrio delicato, quello tra mantenere la professionalità e offrire conforto, ma era un equilibrio che mi sforzavo di mantenere, per il bene di tutti i coinvolti.