26-03-2024, 06:54 PM
I don't need a doctor, damn it! I am a doctor!
Leonard McCoy Umano
Mentre esaminavo il braccio di Jim, non potevo fare a meno di notare l'improvviso cambio di atteggiamento di Joanna. Era stranamente tesa ed era evidente che qualcosa la preoccupava profondamente. La sua offerta di prendere un campione di tessuto era logica, eppure, qualcosa nella sua voce suggeriva un'urgenza che andava oltre la mera procedura medica. Riflettevo sulla situazione con un misto di frustrazione e preoccupazione, tipico di quelle giornate in cui l'infermeria sembrava più un crocevia di drammi che un luogo di cura.
Ascoltando Jim minimizzare la situazione, un brivido di frustrazione mi attraversò. La menzione di manufatti alieni e, soprattutto, di una muffa bioluminescente ricopriva improvvisamente l'incidente di una luce molto più seria. Nonostante le sue proteste e i tentativi di sminuire l'accaduto, era chiaro che non avevamo a che fare con una "sciocchezza". Jim era noto per il suo talento nell'evitare pericoli evidenti, ma anche per la sua capacità di finire in situazioni complicate attraverso vie meno dirette.
Joanna, con la sua abituale precisione, iniziò a preparare l'antistaminico, anche se entrambi sapevamo che sarebbe stato poco più di un gesto simbolico in questo contesto. La sua decisione di prendere un campione di tessuto era chiaramente il passo giusto. La sua insistenza e l'attenzione che rivolgeva al braccio di Jim, più che alla sua risposta, mi fecero pensare che forse stava vedendo qualcosa che io, nel mio primo esame, avevo trascurato.
«Niente da fare, Jim. Questa volta resti qui fino a che non avremo chiarito cosa ti ha causato questa reazione» insistetti, con un tono che non ammetteva repliche. «E Joanna, hai avuto un’ottima idea, prendi quel campione. Meglio essere troppo cauti, che correre ai ripari quando è troppo tardi.»
La mia preoccupazione per la salute di Jim si mescolava alla mia stima per la competenza di Joanna, anche se a volte il nostro lavoro ci portava a confrontarci direttamente. In quel momento, riflettendo sulla dinamica tra noi tre, mi resi conto di quanto fosse cruciale il nostro lavoro di squadra. C'era una sorta di equilibrio, forgiato attraverso innumerevoli crisi e momenti di tensione, un mix di sfide professionali e legami personali che ci tenevano uniti, anche nei momenti più difficili.
E in fondo, sapevo che questa era la natura del nostro lavoro sulla Enterprise: la preoccupazione per un membro che consideravamo parte della famiglia oltre che essere il capitano, una qualità che apprezzavo in Joanna nonostante i nostri battibecchi occasionali. Forse era il momento di abbattere quelle barriere costruite nel tempo, per il bene di tutti, promettendomi che, una volta risolto il problema immediato, avrei trovato il modo di parlare con mia figlia. Dopotutto, l'infermeria era un luogo di guarigione, in tutti i sensi e se avevo fatto qualcosa di male nei suoi confronti dovevo rimediare.
Ascoltando Jim minimizzare la situazione, un brivido di frustrazione mi attraversò. La menzione di manufatti alieni e, soprattutto, di una muffa bioluminescente ricopriva improvvisamente l'incidente di una luce molto più seria. Nonostante le sue proteste e i tentativi di sminuire l'accaduto, era chiaro che non avevamo a che fare con una "sciocchezza". Jim era noto per il suo talento nell'evitare pericoli evidenti, ma anche per la sua capacità di finire in situazioni complicate attraverso vie meno dirette.
Joanna, con la sua abituale precisione, iniziò a preparare l'antistaminico, anche se entrambi sapevamo che sarebbe stato poco più di un gesto simbolico in questo contesto. La sua decisione di prendere un campione di tessuto era chiaramente il passo giusto. La sua insistenza e l'attenzione che rivolgeva al braccio di Jim, più che alla sua risposta, mi fecero pensare che forse stava vedendo qualcosa che io, nel mio primo esame, avevo trascurato.
«Niente da fare, Jim. Questa volta resti qui fino a che non avremo chiarito cosa ti ha causato questa reazione» insistetti, con un tono che non ammetteva repliche. «E Joanna, hai avuto un’ottima idea, prendi quel campione. Meglio essere troppo cauti, che correre ai ripari quando è troppo tardi.»
La mia preoccupazione per la salute di Jim si mescolava alla mia stima per la competenza di Joanna, anche se a volte il nostro lavoro ci portava a confrontarci direttamente. In quel momento, riflettendo sulla dinamica tra noi tre, mi resi conto di quanto fosse cruciale il nostro lavoro di squadra. C'era una sorta di equilibrio, forgiato attraverso innumerevoli crisi e momenti di tensione, un mix di sfide professionali e legami personali che ci tenevano uniti, anche nei momenti più difficili.
E in fondo, sapevo che questa era la natura del nostro lavoro sulla Enterprise: la preoccupazione per un membro che consideravamo parte della famiglia oltre che essere il capitano, una qualità che apprezzavo in Joanna nonostante i nostri battibecchi occasionali. Forse era il momento di abbattere quelle barriere costruite nel tempo, per il bene di tutti, promettendomi che, una volta risolto il problema immediato, avrei trovato il modo di parlare con mia figlia. Dopotutto, l'infermeria era un luogo di guarigione, in tutti i sensi e se avevo fatto qualcosa di male nei suoi confronti dovevo rimediare.