TFB Sorpresa!
#11

I don't need a doctor, damn it! I am a doctor!

Leonard McCoy Umano

Guardando Joanna muoversi tra gli amici e la famiglia, con quella sua aria di felicità mista a leggera perplessità per la sorpresa, non potevo fare a meno di sentire un misto di orgoglio e sollievo. Aveva completamente dimenticato il suo compleanno, immersa com'era nel suo lavoro e nelle sue responsabilità. Questo mi faceva riflettere su quanto fosse cresciuta, su quanto fosse diventata indipendente e concentrata. Eppure, in momenti come questi, era ancora la mia piccola Jo e in quel frangente mi assomigliava più di quanto volessi ammettere.

Quando mi chiamò "grosso pallone di pezza," un soprannome che risaliva a quando era appena una bambina, non potei trattenere un sorriso tenero e nostalgico. L'abbraccio che seguì, e quel bacio sulla guancia, erano la cosa migliore un padre potesse ricevere. «Ti voglio bene, non dubitarne mai.» dissi al suo orecchio.

«Per quanto riguarda la corsa... beh, penso che tu possa incolpare il tuo zio Jim per quella, ma penso che l'unico momento in cui non dovresti preoccuparti è quando le cose sembrano normali. È lì che si nascondono le vere sorprese» dissi, lanciando a Jim un'occhiata che oscillava tra il divertimento e una finta reprimenda.

Mentre Joanna proseguiva con i ringraziamenti, non potevo fare a meno di guardare l'equipaggio radunato, sentendomi grato per questa famiglia allargata. Ogni membro aveva contribuito a rendere speciale questo giorno per Joanna, e non c'era nulla di più prezioso. Era un momento di gioia, un'occasione per mettere da parte per qualche istante le preoccupazioni del dovere e semplicemente godere della compagnia l'uno dell'altro.


It's nice to have a family.

Carol Marcus Umana

Mentre Joanna si muoveva tra gli invitati, ringraziandoli con calore, il mio sguardo incrociò il suo. C'era una preoccupazione silenziosa nei suoi occhi, una richiesta muta di conferma che tutto stesse bene, nonostante lo scherzo dell'allarme medico che avevamo orchestrato. Mi avvicinai a lei, un sorriso rassicurante sulle labbra e feci cenno di volerla abbracciare.

«Auguri Jo!! Sono così felice di vederti sorridere così! E volevo dirti... io e il bambino stiamo benissimo. Mi dispiace aver contribuito a preoccuparti, anche se indirettamente» dissi, toccando leggermente il mio addome in un gesto protettivo. «Tra l'altro, meglio che tu tenga d'occhio tuo zio Jim, con lui intorno, mai dire mai a cosa potrebbe succedere; ma prometto che lo terrò d'occhio anche io. E se 'scoiattolino' diventa il tuo soprannome ufficiale, sappi che sarò qui per aiutarti a pianificare la tua dolce vendetta» continuai, ridacchiando un poco.

Mentre mi univo agli altri per il tradizionale spegnimento delle candeline, pensavo a quanto fosse importante avere vicino persone che si amano, pronte a supportarsi e a celebrarsi reciprocamente, non importa le circostanze. Era una lezione di vita che speravo di trasmettere al mio bambino: il valore inestimabile della famiglia, sia quella di sangue che quella scelta.


Ogni stella ha una storia da raccontare, è il nostro compito ascoltarla.

Verad Kov Trill Unito

Assistendo alla scena dal mio angolo discreto nella sala, non potevo fare a meno di ammirare la vivacità e la gioia pura che irradiava da Joanna. La sua sorpresa iniziale, seguita dalla realizzazione che tutto questo era per lei, mi toccava in modo particolare. Era il suo compleanno, e io ero stato invitato a far parte di questo momento dal capitano che aveva insistito, che aveva saputo in qualche modo della mia ammirazione segreta per lei, e ora, qui, il cuore mi batteva forte non solo per l'adrenalina dell'avventura, ma per l'emozione di vedere Joanna così felice.

Come Trill unito, ho sempre apprezzato le connessioni profonde, e vedere Joanna interagire con suo padre e gli altri mi ricordava l'importanza di quei legami: la loro interazione mi faceva sorridere, offrendomi una finestra su un rapporto che trascendeva il semplice legame biologico. Guardai Joanna che ringraziava tutti, mi chiedevo se avrei mai avuto il coraggio di avvicinarmi, di dirle quanto ammiravo la sua forza, il suo spirito e la sua capacità di renderci tutti migliori con la sua sola presenza. La mia natura temeraria mi aveva portato attraverso innumerevoli pericoli, ma in quel momento, l'idea di attraversare la stanza e farle gli auguri davanti a tutti, sembrava essere l'avventura più intimidatoria di tutte.
La musica, gestita con maestria da Uhura, che creava l'atmosfera perfetta per la serata e guardando il capitano alle prese con la torta, il suo tentativo di mantenere leggero il momento con battute e il successivo spegnimento delle candeline, ero colpito dalladinamica familiare e affettuosa che mi faceva sentire allo stesso tempo parte di qualcosa di speciale e profondamente estraneo.

La mia mente, spesso incline all'introspezione grazie alla connessione con Kov, mi portava a riflettere su quanto fossi fortunato a essere qui, a far parte di questi momenti. Anche se il mio cuore apparteneva all'esplorazione e all'avventura, in quel momento, desideravo nulla più che esplorare la possibilità di un legame più profondo con Joanna, anche se solo l'avessi potuta fare sorridere o condividere un momento di gioia.

«Buon compleanno, Joanna» dissi piano, un desiderio silenzioso per lei e un desiderio per me stesso: avere il coraggio di avvicinarmi, di fare il primo passo verso un'avventura che non avevo ancora osato intraprendere.
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