05-04-2024, 10:13 PM
In the end they'll judge me anyway so, whatever.
Haru Sunak Chekov Umano/Vulcaniano
Sono orgoglioso della mia famiglia, quello senza dubbio, ma ammetto che avrei evitato certamente alcuni sguardi o commenti inappropriati. Sì, penso di aver dimostrato il mio valore, non avrei accettato nessun avanzamento di carriera o proposta se avessi avuto il sospetto che fosse dovuto al mio cognome e non al mio merito.
Non era una questione di mancanza di modestia, Haru era semplicemente sincero e riusciva a guardare le cose con oggettività senza tenere conto della modestia o altri sentimenti simili. Era sincero quando parlava di rifiutare possibili offerte sospette e in passato lo aveva anche fatto in realtà; non c’era motivo di mentire e non giudicava nemmeno chi preferiva usare il suo cognome per ottenere qualcosa, non approvava ma era un modo per raggiungere un obiettivo, la coscienza era di chi decideva di usare quello piuttosto che i suoi sforzi.
Fece un cenno di assenso quando Alexander affermò di voler continuare la discussione in un altro momento ed era felice di saperlo, almeno ora potevano concentrarsi nelle loro differenti tecniche di rilassamento senza sentire di aver perso un’occasione.
Si mise a sedere sotto all’ombrellone e, mentre preparava il necessario per la tecnica di meditazione, si mise a osservare curiosamente quello che il collega stava facendo; fu solo un breve momento prima di mettersi in posizione e chiudere gli occhi.
Si concentrò sul suono del mare e lentamente iniziò a isolarsi da ciò che lo circondava; per il momento c’erano solo lui e il mare. Quando si rese conto di essere riuscito a entrare almeno nella prima fase della meditazione, iniziò a tastare i blocchi che ora si trovavano davanti a lui per scegliere quello che, secondo la sua mente, poteva essere il più adatto per la base. Una volta saggiato le forme con il tocco e averle visualizzate nella sua mente, iniziò a tentare di comporre la sua struttura tenendo rigorosamente gli occhi chiusi. Il mare scandiva il tempo ma allo stesso tempo Haru non percepiva quanto fosse passato realmente, non riusciva nemmeno a captare più i suoni provenienti dal collega; tutto ruotava solo sulla costruzione che stava facendo con i blocchi.
Non era una questione di mancanza di modestia, Haru era semplicemente sincero e riusciva a guardare le cose con oggettività senza tenere conto della modestia o altri sentimenti simili. Era sincero quando parlava di rifiutare possibili offerte sospette e in passato lo aveva anche fatto in realtà; non c’era motivo di mentire e non giudicava nemmeno chi preferiva usare il suo cognome per ottenere qualcosa, non approvava ma era un modo per raggiungere un obiettivo, la coscienza era di chi decideva di usare quello piuttosto che i suoi sforzi.
Fece un cenno di assenso quando Alexander affermò di voler continuare la discussione in un altro momento ed era felice di saperlo, almeno ora potevano concentrarsi nelle loro differenti tecniche di rilassamento senza sentire di aver perso un’occasione.
Si mise a sedere sotto all’ombrellone e, mentre preparava il necessario per la tecnica di meditazione, si mise a osservare curiosamente quello che il collega stava facendo; fu solo un breve momento prima di mettersi in posizione e chiudere gli occhi.
Si concentrò sul suono del mare e lentamente iniziò a isolarsi da ciò che lo circondava; per il momento c’erano solo lui e il mare. Quando si rese conto di essere riuscito a entrare almeno nella prima fase della meditazione, iniziò a tastare i blocchi che ora si trovavano davanti a lui per scegliere quello che, secondo la sua mente, poteva essere il più adatto per la base. Una volta saggiato le forme con il tocco e averle visualizzate nella sua mente, iniziò a tentare di comporre la sua struttura tenendo rigorosamente gli occhi chiusi. Il mare scandiva il tempo ma allo stesso tempo Haru non percepiva quanto fosse passato realmente, non riusciva nemmeno a captare più i suoni provenienti dal collega; tutto ruotava solo sulla costruzione che stava facendo con i blocchi.