25-04-2024, 08:07 PM
Logic is the beginning of wisdom, not the end of it
T'Dal Zayrus Vulcaniana
Mentre l'Enterprise coordinava le sue difese e il conto alla rovescia di Jim si avvicinava al termine, un'ondata di tensione mi attraversava, amplificata dal silenzio elettrico del ponte di comando. La Saratoga era ormai quasi pronta a far scendere mio fratello e riattivare i propri deflettori, in un momento di vulnerabilità che non potevamo evitare.
«Riattivare i deflettori» dissi al mio ufficiale, la voce calma ma ferma. Il mio cuore batteva in maniera controllata, il prodotto di anni di addestramento vulcaniano per mantenere la compostezza anche nelle situazioni più pericolose.
Pochi secondi prima che potessimo completare la manovra, un colpo di siluri colpì la Saratoga. Un brivido corse attraverso la struttura della nave, un ruggito sordo che echeggiava attraverso i corridoi. Il ponte tremò leggermente sotto l'impatto, ma i danni furono minimi, gestibili. «Rapporto sui danni» ordinai, mentre i miei occhi guardavano il mio ufficiale alle armi.
«Scudi al 92%, nessun danno critico ai sistemi primari, capitano» rispose. Respirai un sospiro interiore di sollievo; la nostra nave era ancora forte, ancora capace di portare a termine la missione.
In quel momento, più che mai, mi mancava la presenza di Jor. La sua abilità nel gestire le situazioni di crisi con un'intuizione quasi sovrannaturale avrebbe reso questi momenti meno gravosi. Tuttavia, ero consapevole che dovevamo affidarci alle nostre attuali risorse e competenze.
Con logica e determinazione, ordinai: «Rafforzate gli scudi, monitorate continuamente le comunicazione. Dobbiamo mantenere la nave stabile e sicura per permettere ad Elieth di completare la sua missione, ma bisogna capire cosa vogliano da noi gli elkariani. Aprire le comunicazioni» Ogni decisione che prendevo era calcolata per massimizzare la sicurezza e l'efficacia, seguendo il mio addestramento vulcaniano che mi istruiva a rimanere distaccata e analitica, anche sotto pressione.
Mentre la nave si stabilizzava e i deflettori si rialzavano, il ponte di comando rimase in uno stato di allerta elevata, ogni ufficiale al suo posto, ogni schermo e pannello un lembo del tessuto più ampio della nostra missione. Come capitano della Saratoga, era il mio dovere garantire che ogni variabile fosse considerata, che ogni rischio fosse calcolato. E in quei momenti di tensione e attesa, la logica vulcaniana era il faro che guidava ogni mia decisione, ogni mio comando.
«Nessuna risposta capitano.» disse il mio ufficiale alle comunicazioni e sospirai.
«Riattivare i deflettori» dissi al mio ufficiale, la voce calma ma ferma. Il mio cuore batteva in maniera controllata, il prodotto di anni di addestramento vulcaniano per mantenere la compostezza anche nelle situazioni più pericolose.
Pochi secondi prima che potessimo completare la manovra, un colpo di siluri colpì la Saratoga. Un brivido corse attraverso la struttura della nave, un ruggito sordo che echeggiava attraverso i corridoi. Il ponte tremò leggermente sotto l'impatto, ma i danni furono minimi, gestibili. «Rapporto sui danni» ordinai, mentre i miei occhi guardavano il mio ufficiale alle armi.
«Scudi al 92%, nessun danno critico ai sistemi primari, capitano» rispose. Respirai un sospiro interiore di sollievo; la nostra nave era ancora forte, ancora capace di portare a termine la missione.
In quel momento, più che mai, mi mancava la presenza di Jor. La sua abilità nel gestire le situazioni di crisi con un'intuizione quasi sovrannaturale avrebbe reso questi momenti meno gravosi. Tuttavia, ero consapevole che dovevamo affidarci alle nostre attuali risorse e competenze.
Con logica e determinazione, ordinai: «Rafforzate gli scudi, monitorate continuamente le comunicazione. Dobbiamo mantenere la nave stabile e sicura per permettere ad Elieth di completare la sua missione, ma bisogna capire cosa vogliano da noi gli elkariani. Aprire le comunicazioni» Ogni decisione che prendevo era calcolata per massimizzare la sicurezza e l'efficacia, seguendo il mio addestramento vulcaniano che mi istruiva a rimanere distaccata e analitica, anche sotto pressione.
Mentre la nave si stabilizzava e i deflettori si rialzavano, il ponte di comando rimase in uno stato di allerta elevata, ogni ufficiale al suo posto, ogni schermo e pannello un lembo del tessuto più ampio della nostra missione. Come capitano della Saratoga, era il mio dovere garantire che ogni variabile fosse considerata, che ogni rischio fosse calcolato. E in quei momenti di tensione e attesa, la logica vulcaniana era il faro che guidava ogni mia decisione, ogni mio comando.
«Nessuna risposta capitano.» disse il mio ufficiale alle comunicazioni e sospirai.