02-04-2024, 09:37 AM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 02-04-2024, 09:40 AM da T'Dal.)
I'm a perfectionist, so my bossiness definitely comes out.
Saff | Zaldan
Nel profondo silenzio dello spazio, l'USS Voyager procedeva solitaria, un'isola di civiltà in un mare infinito di stelle. Poteva sembrare una missione come tante altre, ma il silenzio che regnava sulla nave era più assordante dei soliti ronzii dei sistemi di supporto vitale. Io mi ritrovai al centro di un’epidemia che avrebbe potuto trascinare l’intero equipaggio in un abisso da cui forse non saremmo mai tornati. Il mio sangue Zaldan ribolliva di frustrazione e paura, emozioni che raramente ammettevo di provare.
Tutto ebbe inizio con un’innocente missione esplorativa su Praxion VI, un pianeta le cui vaste foreste sembravano nascondere segreti millenari. Fu lì che Jaxon Reid, un giovane e brillante esobiologo, commise un errore fatale, ignorando le procedure di sicurezza. Un piccolo taglio, un minuscolo graffio sulla sua mano, fu la breccia che permise a un parassita alieno, un organismo primitivo ma incredibilmente adattabile, di infiltrarsi nel suo corpo, segnando l’inizio della nostra discesa nell’orrore.
Non ci volle molto prima che Jaxon mostrasse i primi sintomi: febbre alta, deliri, e una sete insaziabile di violenza. La trasformazione fu rapida e spaventosa; da umano a… qualcos’altro. Qualcosa di primordiale. Divenne aggressivo, quasi animalesco, un predatore. E non era solo: altri ufficiali seguirono, contagiati da una follia sanguinaria che li trasformò in creature assetate di sangue, in una parodia macabra di ciò che una volta erano stati. Davanti a questa trasformazione, ogni mia formazione Zaldan, ogni lezione su come controllare la mia aggressività, sembrava inutile. La Voyager, simbolo di esplorazione e scoperta, divenne un labirinto di terrore. Sezioni intere messe in quarantena si trasformavano in zone di guerra, i corridoi segnati dai segni di una battaglia disperata per la sopravvivenza. La paura divenne tangibile, l'aria pesante di terrore e fortunatamente molti ufficiali non erano ancora stati infettati; così come il ponte e la catena di comando era ancora intatta, così come una delle infermiere, Polly Riker, che cercava di darmi una mano. Entrambe eravamo esauste ma cercavamo di dare il meglio. Dopo aver fatto un pisolino, mi immersi nel lavoro, la mia mente era un vortice di ipotesi, di possibili soluzioni, mentre eseguivo test dopo test, disperatamente alla ricerca di una cura e mentre lavoravo, mi sentivo sopraffatta dal peso della responsabilità. La Voyager e il suo equipaggio dipendevano da me. Il silenzio dello spazio esterno era un contrasto agghiacciante con il caos a bordo, e in quel silenzio, promisi che avrei trovato una via d'uscita. Dovevo, perché l'alternativa era troppo orribile da contemplare."Devo contenere questo contagio," mi dissi, nel laboratorio medico. La diffusione del virus era ovunque, l'equipaggio trasformato in terreno di caccia per le creature che erano diventate. Non solo dovevo trovare la cura, ma dovevo preservare ciò che ci rende umani, una battaglia non solo contro il virus ma contro la mia stessa paura di fallire. In un momento di disperazione, guardando i dati che cambiavano sullo schermo, mi chiedevo come fermarlo. Era una corsa contro il tempo, contro un nemico che non dorme mai. Nel cuore di questa disperazione, attivai il Medico Olografico di Emergenza, la mia unica speranza. « MOE, attivati » dissi, cercando di nascondere il tremore della paura nella mia voce.
Tutto ebbe inizio con un’innocente missione esplorativa su Praxion VI, un pianeta le cui vaste foreste sembravano nascondere segreti millenari. Fu lì che Jaxon Reid, un giovane e brillante esobiologo, commise un errore fatale, ignorando le procedure di sicurezza. Un piccolo taglio, un minuscolo graffio sulla sua mano, fu la breccia che permise a un parassita alieno, un organismo primitivo ma incredibilmente adattabile, di infiltrarsi nel suo corpo, segnando l’inizio della nostra discesa nell’orrore.
Non ci volle molto prima che Jaxon mostrasse i primi sintomi: febbre alta, deliri, e una sete insaziabile di violenza. La trasformazione fu rapida e spaventosa; da umano a… qualcos’altro. Qualcosa di primordiale. Divenne aggressivo, quasi animalesco, un predatore. E non era solo: altri ufficiali seguirono, contagiati da una follia sanguinaria che li trasformò in creature assetate di sangue, in una parodia macabra di ciò che una volta erano stati. Davanti a questa trasformazione, ogni mia formazione Zaldan, ogni lezione su come controllare la mia aggressività, sembrava inutile. La Voyager, simbolo di esplorazione e scoperta, divenne un labirinto di terrore. Sezioni intere messe in quarantena si trasformavano in zone di guerra, i corridoi segnati dai segni di una battaglia disperata per la sopravvivenza. La paura divenne tangibile, l'aria pesante di terrore e fortunatamente molti ufficiali non erano ancora stati infettati; così come il ponte e la catena di comando era ancora intatta, così come una delle infermiere, Polly Riker, che cercava di darmi una mano. Entrambe eravamo esauste ma cercavamo di dare il meglio. Dopo aver fatto un pisolino, mi immersi nel lavoro, la mia mente era un vortice di ipotesi, di possibili soluzioni, mentre eseguivo test dopo test, disperatamente alla ricerca di una cura e mentre lavoravo, mi sentivo sopraffatta dal peso della responsabilità. La Voyager e il suo equipaggio dipendevano da me. Il silenzio dello spazio esterno era un contrasto agghiacciante con il caos a bordo, e in quel silenzio, promisi che avrei trovato una via d'uscita. Dovevo, perché l'alternativa era troppo orribile da contemplare."Devo contenere questo contagio," mi dissi, nel laboratorio medico. La diffusione del virus era ovunque, l'equipaggio trasformato in terreno di caccia per le creature che erano diventate. Non solo dovevo trovare la cura, ma dovevo preservare ciò che ci rende umani, una battaglia non solo contro il virus ma contro la mia stessa paura di fallire. In un momento di disperazione, guardando i dati che cambiavano sullo schermo, mi chiedevo come fermarlo. Era una corsa contro il tempo, contro un nemico che non dorme mai. Nel cuore di questa disperazione, attivai il Medico Olografico di Emergenza, la mia unica speranza. « MOE, attivati » dissi, cercando di nascondere il tremore della paura nella mia voce.
Come promesso, @@Les