TSE Andiamo “bene”
#11

I'm a perfectionist, so my bossiness definitely comes out.

Saff | Zaldan

Nell'angolo isolato dell'hangar, il tono preoccupato del Comandante Paris riecheggiava nella mia mente, aggiungendo ulteriore gravità alla già disperata situazione. Alzai le sopracciglia alla sua richiesta di un'indicazione temporale per una possibile cura.

«Comandante, comprendo la necessità di avere risposte concrete, ma con il tutto il rispetto verso di lei.. per prima cosa devo ricordarle che lavorando con un patogeno completamente sconosciuto, il che complica notevolmente la possibilità di prevedere i tempi per una cura. Tuttavia, le assicuro che stiamo facendo tutto il possibile per accelerare il processo; poi momento sono separata dai miei strumenti e dal MOE, che sta gestendo le analisi nel laboratorio. Non ho visibilità diretta su quanto sia avanzato il nostro lavoro di sequenziamento del virus o di sviluppo di potenziali trattamenti.»

Fissai Paris con uno sguardo che speravo trasmettesse non solo la mia determinazione, ma anche la frustrazione di non poter offrire di più in quel momento critico. «Stiamo lavorando il più rapidamente possibile, ma senza poter accedere direttamente al laboratorio, ogni stima temporale sarebbe puramente speculativa. Le prometto, tuttavia, che non appena avrò nuove informazioni, saranno immediatamente comunicate a lei e al capitano.»

La responsabilità di proteggere l'equipaggio, di trovare una cura, di salvaguardare la nostra missione del mio impegno come medico erano messi alla prova in quei momenti di crisi e ora stavo pensando se tornare in infermeria, oppure contattarla, anche se forse avendo detto al MOE di tenermi aggiornata.. non aveva senso disturbarla? Ci avrei pensato un istante.
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#12

Thomas Eugene Paris

Umano

Quella decisamente non era la risposta che Tom voleva sentire, ma allo stesso tempo si rendeva conto che, ciò che stava chiedendo, era molto probabilmente impossibile: la situazione era difficile per tutti e la dottoressa si era ritrovata particolarmente sotto pressione con gran parte dello staff medico che era stato contagiato nelle prime fasi della diffusione di quella strana patologia. Allo stesso tempo il comandante aveva delle responsabilità nei confronti dei presenti in quell'hangar e separare le sue responsabilità nei confronti della nave da quelle nei confronti della sua stessa famiglia stava diventando sempre più difficile. I contagiati ancora a bordo stavano diventando un pericolo sempre più concreto per tutti coloro che non erano stati colpiti dalla patologia e aveva bisogno di agire prima che la situazione degenerasse ulteriormente.

... allora cercheremo di darle di nuovo l'accesso all'infermeria e ai laboratori. disse, voltandosi un istante verso il resto dell'hangar per cercare con lo sguardo il comandante della squadra di sicurezza che aveva scortato la dottoressa fin lì Fernandez! chiamò, facendo segno all'uomo di avvicinarsi. Le origini ispaniche del giovane erano evidenti dai tratti somatici e dal modo di fare, solitamente allegro, ma al momento il suo sguardo tradiva stanchezza. Signore. salutò il tenente, raggiungendo i due in un angolo dell'hangar. Dobbiamo riprendere l'accesso all'infermeria: com'è la situazione al momento? si informò.

Il campo di forza sul ponte undici è saltato, la squadra del tenente Sunstein è riuscita a riattivarlo, ma stando ai sensori ci sono tre forme di vita all'interno. Una si trova in infermeria da diversi minuti, risulta sia stato attivato un campo di forza dalla plancia per tenerla confinata lì. Altre due stanno vagando all'interno dell'area. Uno è il guardiamarina Pandi che è nella lista degli infetti, il secondo ha rimosso il comunicatore e non ci è possibile identificarlo. spiegò il giovane, rimanendo in attesa di indicazioni. Tom annuì, prendendo atto delle informazioni, poi premette il proprio comunicatore per attivarlo. Paris a plancia chiamò ci risulta che abbiate attivato un campo di forza in infermeria per contenere uno degli infetti, è possibile spostarlo altrove? Abbiamo bisogno di utilizzare i laboratori. spiegò. Ho dato il controllo dei campi di forza dell'infermeria al medico olografico, parlate con lei rispose la voce del capitano Chakotay. Lei? chiese sorpreso Tom, che si era completamente perso quella novità quando aveva rapidamente letto dell'aggiornamento del programma.

Nina

MOE Mark IX

Nina, nel frattempo, era riuscita a portare a termine parte dell'analisi ed aveva iniziato a lavorare sul nuovo campione raccolto dal tenente Kasetsz. Non ci volle molto perché notasse qualcosa di curioso... e non necessariamente rassicurante. Senza perdere tempo si inserì nel sistema di comunicazioni della nave, facendo accendere lo schermo sulla console di controllo dell'apertura dell'hangar, a pochi passi da dove i tre si trovavano. Scusate l'interruzione... dottoressa, mi ha detto che voleva rimanere aggiornata sulla situazione. Potremmo avere un problema. la informò sono qui con il tenente Kasetsz, ho prelevato un campione ematico e lo sto analizzando. Stando ai diari di bordo, il tenente è stato contagiato due giorni fa... tuttavia confrontando le sequenze virali con quelle prelevate dal sottotenente Reyes, sto rilevando diverse mutazioni. disse, sapendo che la dottoressa avrebbe capito anche senza bisogno di specificarlo che questo significava che sintomi, capacità infettiva e anche modalità di trasmissione potevano essere cambiate rispetto ai primi contagi.
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#13

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Saff | Zaldan

Capivo la posizione di Paris, capivo fin troppo bene che cercava di bilanciare il dovere verso l'equipaggio e la sua famiglia, una sfida che diventava sempre più ardua man mano che il contagio si diffondeva, trasformando il nostro ambiente familiare in un campo di battaglia contro un nemico invisibile.

«Allora cercheremo di darle di nuovo l'accesso all'infermeria e ai laboratori» disse Paris e accolsi la notizia con un misto di sollievo e ansia, consapevole delle responsabilità che tale accesso comportava. Le informazioni fornite da Fernandez sulle condizioni di sicurezza dell'infermeria erano preoccupanti, ma era bene saperlo.

Nel frattempo, l'intervento di Nina al display dell'hangar catturò immediatamente la mia attenzione e l'ascoltai attentamente mentre delineava la situazione con il tenente Kasetsz e le mutazioni del virus che aveva rilevato. Ogni parola aumentava la mia preoccupazione per le implicazioni di queste mutazioni sulla nostra lotta contro la malattia. Riflettendo sulle informazioni ricevute e sulla gravità del compito che ci attendeva, mi rivolsi a Nina attraverso il comunicatore. «Nina, è fondamentale che continui con gli esami clinici aggiuntivi. Vorrei che eseguissi una serie completa di analisi genomiche per identificare le specifiche mutazioni virali. Inoltre, esegui test di resistenza agli antivirali che abbiamo a bordo per vedere se il virus ha sviluppato resistenze. Valuta anche la velocità di replicazione del virus nelle diverse condizioni di laboratorio per capire se le mutazioni hanno alterato la sua capacità di diffusione. Infine, Nina, monitora attentamente le risposte immunologiche nei campioni infetti. È vitale comprendere come il sistema immunitario reagisce a queste nuove varianti del virus. Questi dati ci daranno una migliore comprensione di come il virus si sta adattando e ci aiuteranno a formulare una strategia più efficace per combatterlo.»

Il peso delle decisioni che stavamo prendendo era immenso. Ogni nuovo dato, ogni nuova scoperta poteva significare la differenza tra il contenimento del contagio o il suo sfuggire al controllo. Sentivo il peso della responsabilità gravare su di me, una sensazione che non mi era nuova, ma che in quel momento sembrava più opprimente che mai. Nonostante la stanchezza e l'ansia che mi assalivano, sapevo che non c'era spazio per l'incertezza. Dovevamo agire, per salvare l'equipaggio e le loro famiglie, ciò che l'equipaggio si aspettava da me, primo ufficiale in primis e non li avrei delusi.
«Hai bisogno di supporto? Vuoi che ti mando l'infermiera Riker?» chiesi a Nina per poi rivolgermi al primo ufficiale «C'è qualcuno qui che ha bisogno di un medico? Già che ci sono posso rendermi utile anche qui.»
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#14

Thomas Eugene Paris

Umano

Tom rivolse un'occhiata sorpresa in direzione del monitor che si trovava accanto a lui, mentre ragionava sul da farsi: la situazione era più complessa del previsto perché se uno degli infetti si trovava in infermeria, significava che per loro quella zona era off-limits, o avrebbero rischiato il contagio. Dottoressa... disse, intromettendosi nella discussione tra le due. La nostra priorità al momento è recuperare l'accesso all'infermeria e ai laboratori. Io e Fernandez possiamo trovare un modo per far allontanare gli infetti dall'area, ma prima di rischiare una mossa del genere ho bisogno di qualche chiarimento: una volta allontanati i contagiati, c'è modo di sanificare l'area e potervi nuovamente accedere? volle assicurarsi, prima di mettere in atto un qualunque piano.

Nina

MOE Mark IX

Nina annuì sì, dottoressa rispose, inserendo i compiti che Saff le aveva assegnato nella coda di processi da eseguire, non prima di aver effettuato una rapida analisi statistica su tempi e strumenti richiesti in modo da massimizzare l'efficienza del lavoro. Non sarà necessario. rispose cordiale alla richiesta di inviare l'infermiera: per prima cosa l'area al momento non era sicura con il tenente Kasetsz libero di aggirarsi nell'infermeria, per seconda... i tempi di elaborazione erano determinati dai processi biologici alla base e dalla strumentazione a disposizione, non dal numero di persone impegnate ad attivare i vari strumenti. La richiesta del comandante era, al contrario, più complessa.

Attualmente il contaggio procede per via ematica: morsi, graffi, ferite hanno dimostrato di essere la via preferenziale di accesso del virus. Al momento non abbiamo ragione per sospettare che questo sia cambiato... tuttavia... è un'eventualità che non possiamo escludere date le mutazioni. Vi invio la comparazione delle sequenze. disse e subito l'immagine di Nina sparì dal monitor, sostituito da due filamenti di RNA virale che scorrevano lungo il monitor, lampeggiando lì dove le sequenze differivano tra loro.

Una volta allontanato il tenente Kasetsz potremmo inondare i ponti con un agente sterilizzante che si è rivelato efficace contro i campioni in laboratorio, ma posso garantirne l'efficacia al 98%, non di più. continuò la voce di Nina. Inoltre, potrebbe essere utile raccogliere ulteriori campioni dagli infetti... iniziò, cambiando bruscamente argomento. Credo che il tenente Kasetsz stia cercando di disattivare il campo di forza annunciò sorpresa, sostituendo nuovamente l'immagine sul monitor, questa volta per mostrare l'intera infermeria e il tenente impegnato a trafficare con uno dei pannelli. La cosa particolarmente curiosa era che fino a quel momento gli infetti sembravano non manifestare alcun segno di intelligenza, ma l'uomo sul monitor non stava picchiando il muro con il primo strumento che aveva ritrovato tra le proprie mani, aveva recuperato un bisturi e stava cercando di utilizzarlo per aprire il pannello che nascondeva uno dei condotti che portava energia all'infermeria. Nina lo osservò per qualche istante, poi attraversò il campo di forza, facendolo sfarfallare per un istante quando le particelle della sua interfaccia olografica si fusero con il campo magnetico che tratteneva il tenente in infermeria. Questo temo di non poterglielo lasciare disse cordiale, afferrando l'uomo e facendo pressione sul suo polso perché rilasciasse lo strumento che aveva in mano. Kasetsz, tuttavia, non sembrava aver alcuna intenzione di desistere e iniziò a dimenarsi, cercando di colpire e azzannare l'ologramma finché Nina non lo fece collassare a terra con un presa al collo vulcaniana.

Sul volto di Tom apparve un'ombra di preoccupazione: da un lato quel nuovo sviluppo avrebbe spiegato come gli infetti avevano superato i campi di forza che li tenevano confinati in alcune aree della nave... dall'altro era un problema. Paris a plancia... chiamò, per informare anche il capitano di quello che avevano scoperto.

T, se vuoi possiamo skippare avanti a quando le analisi sono complete. Possiamo fare che riusciamo a combinare in qualche modo l'agente che utilizziamo per sterilizzare la nave in modo da utilizzarlo come cura, ma dobbiamo testarlo e ci servono cavie. Nel frattempo gli infetti si fanno furbi e cominciano ad apparire dove non dovrebbero. Eviterei di fare che la cosa comincia a diffondersi per via aerea, altrimenti ci complichiamo troppo la vita per contenerla. Se vuoi inserire Polina in gioco, libera.
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#15

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Saff | Zaldan

Il comportamento insolitamente intelligente mostrato da Kasetsz, intento a manomettere il pannello con un bisturi, era un dettaglio inquietante che non potevamo ignorare. Questo sviluppo suggeriva che il virus potesse influenzare non solo il fisico, ma forse anche le capacità cognitive degli infetti, un'ipotesi che avrebbe potuto riscrivere tutto ciò che sapevamo sul contagio.

Mentre Nina gestiva la situazione con il tenente Kasetsz, immobilizzandolo con una presa vulcaniana dopo un tentativo aggressivo di attacco, il mio pensiero corse ai passi successivi. «Dovremo monitorare attentamente questi nuovi sviluppi» dissi a Tom e ai membri del team di sicurezza che ci ascoltavano. «Ogni piccola informazione potrebbe essere cruciale per capire questo virus e per proteggerci da esso. Sarà fondamentale raccogliere ulteriori campioni e analizzarli con la massima urgenza»

La situazione era tesa, e ogni minuto contava. Sapevo che, nonostante la stanchezza e la pressione crescente, non avrei esitato un attimo nel fare tutto il necessario per salvaguardare l'equipaggio e trovare una soluzione a questa crisi. Ero determinata, più che mai, a non lasciare che il virus prendesse il sopravvento.



Dopo che il comandante Paris aveva chiesto un piano per recuperare l'accesso all'infermeria e ai laboratori, il tempo sembrò trascorrere in un brusio continuo di attività frenetica e tensione palpabile. Ero riuscita a rientrare nel mio ambiente di lavoro, sebbene ogni movimento fosse carico della consapevolezza del pericolo che ci circondava. Gli infetti, come aveva notato Nina, diventavano sempre più astuti, manifestando comportamenti che suggerivano una sorta di adattamento evolutivo al contagio che li aveva colpiti. Ciò complicava enormemente i nostri sforzi per contenere la diffusione della malattia.

Finalmente, dopo un periodo che non sapevo quantificare, ma che sembravano settimane, le analisi furono completate. Le mutazioni del virus erano profonde, ma una scoperta inaspettata ci offrì una scintilla di speranza: l'agente sterilizzante che utilizzavamo per purificare le aree contaminate mostrava potenziale come base per una cura. Tuttavia, era chiaro che avevamo bisogno di testarlo ulteriormente—e per questo, ci servivano cavie.

«Dobbiamo procedere con cautela» dissi al comandante Paris con il quale mi stavo interfacciando di recente e ringraziavo il cielo che lui e la plancia sembravano al sicuro «Qualsiasi tentativo di trattamento deve essere attentamente valutato. Inoltre, l'adattabilità mostrata dal virus ci impone di rimanere estremamente vigilanti. Non possiamo permetterci che la situazione degeneri ulteriormente»

Gli infetti cominciavano sempre più spesso, a comparire in aree dove non avrebbero dovuto essere, imitando le prodezze del tenente Kasetsz, era come se avessero imparato a navigare meglio la nave, evitando i campi di forza e gli ostacoli che avevamo messo in atto per contenerli. Era inquietante e indicava che il virus poteva influenzare le loro capacità cognitive in modi che non avevamo ancora completamente compreso.

Fu allora che decidemmo di coinvolgere Polina Troi-Riker, l'infermiera la cui capacità di percepire e comprendere gli stati emotivi degli altri poteva rivelarsi cruciale in questa fase della crisi. La sua presenza, pensai, avrebbe potuto non solo aiutare nella gestione dei pazienti più difficili ma anche fornire un punto di vista diverso su come interagire con gli infetti, soprattutto quelli che mostravano segni di cognizione.

«Polina, hai una sensibilità unica che potrebbe esserci estremamente utile ora» le spiegai quando la convocai per discutere il suo ruolo. «La tua empatia e la tua capacità di connetterti con gli altri sono doni che in questo momento potrebbero fare la differenza. Ti chiederei di aiutarci a monitorare le reazioni degli infetti durante i test preliminari del trattamento, anche in maniera empatica se possibile»

Polina accettò, nonostante l'evidente peso dell'incarico che le stavo affidando. La sua natura altruista e il suo desiderio di aiutare brillavano attraverso la cautela con cui accettava la responsabilità, rafforzata dalla sua propria battaglia interna con le insicurezze e i dubbi che la sua eredità betazoide a volte le imponeva.

Mentre avanzavamo con i preparativi per i test, sapevo che stavamo entrando in una fase cruciale. Ogni passo che facevamo poteva portarci più vicini a una soluzione o spingerci ulteriormente nel caos. E in quel vortice di possibilità, ero grata per ogni alleato che avevamo, specialmente per quelli come Polina, la cui forza e sensibilità potevano veramente fare la differenza.
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#16

Nina

MOE Mark IX

Il lavoro delle squadre di ingegneria e sicurezza si faceva di giorno in giorno più impegnativo. Negli ultimi giorni i continui tentativi degl infetti di prendere il controllo della nave avevano causato il contagio di una decina di persone tra civili e ufficiali e la situazione si faceva di ora in ora più stringente. La rotta della Voyager era stata invertita ed ora puntava nuovamente in direzione del pianeta su cui era stata inizialmente contratta l'infezione: se la cura che stavano cercando di sviluppare non avesse avuto successo, la speranza era che qualcosa, sul pianeta, avesse sviluppato una sorta di immunità naturale e che potesse essere utilizzata per sintetizzare una cura. La situazione a bordo si faceva sempre più tesa: ogni minimo rumore poteva indicare una falla nella sicurezza, diverse persone avevano amici o parenti tra i contagiati e oltre alla propria incolumità temevano per loro. La plancia era stata al momento risparmiata e nessuno degli ufficiali superiori era stato infettato, ma non c'era alcuna garanzia che la situazione sarebbe andata avanti in quel modo ancora a lungo.

La situazione in infermeria era tesa: Tom osservava i pazienti bloccati nei bioletti dimenarsi nel tentativo di liberarsi. Un secondo campo di forza aggiuntivo era stato attivato attorno a loro per scongiurare al massimo il rischio di contagio. Procediamo. disse il comandante, muovendo un cenno di assenso in direzione della dottoressa. Le simulazioni al computer avevano dato riscontri positivi e le percentuali sembravano suggerire che avevano finalmente trovato la cura che da giorni stavano cercando... ma quello sarebbe stato il primo test su degli esseri umani. Erano stati scelti sei ufficiali, uomini e donne, di specie ed età diverse, la cui patologia era progredita a livelli diversi... con un po' di fortuna, quello era l'inizio della fine di un incubo... ma era altrettanto possibile che quella cura non funzionasse.

Ancora una volta Nina attraversò il campo di forza che separava lo staff medico dagli infetti e raggiunse l'armadio dove era custodito il flacone con la cura. ... ore 17:56, ci apprestiamo alla prima inoculazione del preparato #72... annunciò per il diario medico, mentre caricava il primo hypospray per poi avvicinarsi al primo dei pazienti. Il tempo parve fermarsi mentre uno dopo l'altro ripeteva la stessa procedura con tutti e sei i pazienti, registrandone meticolosamente i dati anagrafici e i sintomi, oltre a dose e orario di somministrazione. Quando ebbe terminato, si ritirò silenziosamente in un angolo dell'infermeria, rimanendo in attesa.

Quando sapremo se la cura ha effetto? si informò il comandante, studiando con sguardo sospettoso i pazienti che ancora cercavano di liberarsi dai bioletti. Vederli in quello stato era tutto tranne che piacevole, specialmente da un punto di vista umano. 

farei che dopo che gli hai dato una stima temporale Paris se ne torna al suo lavoro e restano Nina, Saff e Polina a occuparsi dei pazienti. Direi di fare che la cura funziona su qualcuno, su qualcuno no e qualcuno lo perdiamo, così possiamo fare qualche post per cercare di scoprire il perché delle diverse reazioni, ma lascio a te decidere. Paris potete richiamarlo quando ci sono novità.
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#17

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Saff Zaldan

La tensione in infermeria era palpabile, quasi tangibile, mentre procedevamo con l'inoculazione della cura sperimentale. La presenza del comandante Paris, sebbene fosse una fonte di sostegno, non faceva che sottolineare la gravità della situazione. Ogni movimento che facevamo era carico di speranza, ma anche di un profondo senso di responsabilità. Eravamo alla ricerca di una cura, sì, ma stavamo anche mettendo in gioco la vita di persone reali, i cui destini ora dipendevano dalle nostre azioni.

«I primi effetti della cura dovrebbero manifestarsi entro le prossime ventiquattro a quarantotto ore. Tuttavia, sarà essenziale monitorare attentamente i pazienti per ogni possibile variazione nei loro sintomi o nelle loro condizioni generali» risposi, cercando di mantenere un tono professionale nonostante la tensione che sentivo.

Osservai con attenzione mentre Nina completava le inoculazioni, la sua efficienza era una benedizione in quel momento di caos. Eppure, il mio cuore batteva forte, conscia che non tutti i pazienti potrebbero rispondere nel modo sperato. Alcuni potevano guarire, altri no, e alcuni... potevamo perderli. Era una realtà dura, ma era il peso che portavamo come medici in prima linea di una crisi senza precedenti.

«Dobbiamo anche essere pronti ad indagare su perché la cura potrebbe funzionare su alcuni pazienti e non su altri» continuai, rivolgendomi a Paris «Potrebbe dipendere da una varietà di fattori, inclusa la diversità genetica, lo stadio della malattia al momento del trattamento, o anche da specifiche mutazioni virali»

La mia mente già elaborava i prossimi passi, le ricerche che dovremmo condurre, le analisi, le verifiche. Nonostante la stanchezza e la pressione, sapevo che non ci saremmo fermati fino a che non avessimo trovato le risposte che cercavamo. Non solo per noi, ma per tutti quelli che contavano su di noi.


Dio forse esiste, Clary, o forse no, ma non credo che abbia importanza. In ogni caso ce la dobbiamo cavare da soli.

Polina Troi-Riker Mezza betazoide

Mentre assistevo alle inoculazioni e iniziavo a fare la mia parte, la tensione in infermeria era quasi soffocante. Ogni parte di me desiderava poter fare di più, poter alleviare non solo il dolore fisico ma anche quello emotivo che sentivo così intensamente grazie alla mia eredità betazoide. La paura e la speranza si mescolavano nell'aria, creando un cocktail emotivo difficile da gestire.

«Come stanno?» chiesi a Nina, dopo che ebbe terminato le inoculazioni. La mia voce tremava leggermente, un riflesso della tensione che sentivo non solo in me stessa, ma in tutto l'equipaggio. Era difficile, a volte, non lasciarsi sopraffare dalle emozioni degli altri, specialmente in una situazione così critica.

Mi avvicinai ai bioletti, osservando i pazienti mentre lottavano con i propri demoni interni, intrappolati non solo dai campi di forza ma anche dalla malattia che li consumava. Sentivo ogni loro paura, ogni minima speranza, e questo aumentava il mio desiderio di aiutarli, di fare qualcosa di più.

«Faremo tutto il possibile» dissi, più a me stessa che agli altri. La mia voce era carica di determinazione, ma dentro di me, i dubbi e le incertezze mi attanagliavano. Era un peso che portavo silenziosamente, sostenuta dall'amore per la mia famiglia e dagli amici, che mi davano la forza di continuare anche nei momenti più bui.

Sapevo che le prossime ore sarebbero state cruciali. Non solo per la salute dei pazienti, ma anche per il nostro futuro collettivo. Avevamo bisogno di risposte, e avevamo bisogno che la cura funzionasse. E io ero lì, pronta a fare la mia parte, a dare tutto me stessa per aiutare a trovare quelle risposte. Era il mio dovere, era la mia chiamata, e non avrei fallito.
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#18

Thomas Eugene Paris

Umano

Tom annuì, appuntandosi mentalmente le informazioni date dalla dottoressa. Ventiquattr'ore erano un bel po' di tempo e era inutile rimanere in infermeria tanto a lungo, specialmente considerando la situazione in cui le squadre di sicurezza si stavano trovando ad operare in quel momento. La preoccupazione che gli infetti riuscissero a raggiungere le aree in cui erano stati radunati i civili era alta ed il fatto che in una di quelle aree ci fosse anche sua figlia, lo spingeva a ritornarvi forse un po' più spesso di quanto avrebbe dovuto. Tra una decina di ore saremo nuovamente in orbita attorno a Praxion VI informò la dottoressa. Il piano era semplice: sbarcare gli infetti ed abbandonarli, ma nessuno a bordo voleva realmente ricorrere a quella soluzione. Se nel frattempo la cura si fosse dimostrata promettente o fosse emerso qualche nuovo elemento in grado di dare loro speranza, tutti loro sarebbero sicuramente stati più felici. Informi la plancia se ci fossero novità. si premurò prima di rivolgersi agli ufficiali addetti alla sicurezza.

Fernandez, rimanga qui di guardia con la sua squadra, vi manderò un cambio tra un paio d'ore promise, imbracciando il phaser ed allontanandosi nuovamente lungo il corridoio in direzione della stiva di carico.

Nina

MOE Mark IX

Nessun cambiamento annunciò Nina, esaminando i dati registrati dal bioletto del bajoriano che si trovava accanto a lei, per poi ripetere l'analisi con un tricorder medico ... leucocitosi, vari segni di sofferenza tissutale, principio di necrosi dell'area di inoculazione virale... iniziò ad elencare, ma tra tutte quelle informazioni non c'era niente che Polina già non sapesse, perché le avevano già rilevate in praticamente chiunque degli infetti. L'unica ragione per cui Nina aveva iniziato diligentemente ad elencare ciò che leggeva sul tricorder era perché Polina lo aveva chiesto e sapeva che la mezza betazoide non poteva avvicinarsi abbastanza da poter controllare di persona. Terminato il resoconto, Nina spense il tricorder e lo ripose su uno dei tavoli prima di attraversare nuovamente i campi di forza per tornare nell'area dell'infermeria in cui si trovavano la dottoressa e l'infermiera. Con tutto il rispetto... credo che voi due dovreste prendervi una pausa. Sono ore che lavoriamo e gli umanoidi devono riposare. ricordò loro. Quella raccomandazione, ovviamente, non valeva per lei: il suo programma era studiato per le emergenze, ma poteva rimanere operativo per diversi giorni di fila prima che si rendesse realmente necessario un riavvio per ripulire la cache... e anche in quel caso il suo periodo di riposo non richiedeva più di qualche secondo. Se dovesse succedere qualcosa vi chiamerò immediatamente promise.

skipperei di nuovo avanti, difficile che si presentino problemi istantanei con la cura, aspetterei almeno qualche ora. Se serve fai pure che Nina vi richiama in infermeria
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#19

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Saff Zaldan

La tensione era palpabile, come un velo pesante che ricopriva ogni angolo della stanza, mentre Tom Paris confermava la situazione critica che affrontavamo e si allontanava per gestire la sicurezza delle aree civili. Le parole di Nina, che aveva concluso la sua analisi senza segni incoraggianti, echeggiavano nella mia mente, rendendo il peso della responsabilità ancora più oppressivo.

«Capisco, comandante. Informerò immediatamente la plancia di qualsiasi novità» avevo risposto, mentre osservavo Tom dirigersi verso la stiva di carico. Era chiaro che la prospettiva di dover abbandonare gli infetti su Praxion VI era l'ultima risorsa che nessuno a bordo voleva considerare seriamente, ma il piano rimaneva un'opzione dolorosa se la cura non avesse funzionato.

Quando Nina presentò i risultati del primo test sui pazienti, non potevo fare a meno di sentire un nodo allo stomaco. Leucocitosi, segni di sofferenza tissutale e inizi di necrosi erano termini medici che trasmettevano un messaggio chiaro: la cura non stava funzionando come sperato. Ogni paziente mostrava sintomi preoccupanti che Polina conosceva già troppo bene, dati che avevamo rilevato in quasi tutti gli infetti.

L'intervento di Nina, che suggeriva una pausa, arrivò come un promemoria della nostra umanità e dei nostri limiti. «Hai ragione, dovremmo cercare di riposare, anche solo per un breve periodo» dissi, accettando la saggezza delle sue parole. Polina e io eravamo esauste, sia fisicamente che emotivamente, e una pausa poteva effettivamente rinvigorirci per affrontare le ore critiche che avevamo davanti. Polina annuì, condividendo il sentimento di esaurimento ma anche la determinazione a continuare la lotta.

Ci allontanammo dai campi di forza e dai bioletti, cercando un angolo tranquillo dell'infermeria per riposarci. Sedendoci l'una accanto all'altra, ci concedemmo un momento di silenzio. Era un breve respiro in una situazione altrimenti soffocante, ma necessario per mantenere la nostra efficacia e mentre ci ritiravamo nelle nostre stanze per chiudere gli occhi, ero consapevole che Nina avrebbe mantenuto il controllo della situazione e ci avrebbe avvisato immediatamente in caso di sviluppi. Questa pausa era cruciale non solo per il nostro benessere fisico ma anche per preservare la lucidità mentale necessaria ad affrontare ciò che ci attendeva.

Dopo una pausa essenziale che ci aveva permesso di recuperare un po' di energie, Polina ed io eravamo tornate al lavoro, rinvigorite nonostante il peso delle circostanze. Le ore trascorse sembravano aver rallentato il tempo, ma la realtà dell'infermeria ci riportava bruscamente alla situazione critica che stavamo affrontando.

«Ci sono novità?» chiesi.
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#20

Nina

MOE Mark IX

Erano passate alcune ore da quando Saff e Polina avevano lasciato l'infermeria. Nina nel frattempo aveva monitorato attentamente la situazione dei sei soggetti scelti per testare la possibile cura, oltre a proseguire con le analisi sui campioni. Nel corso delle ore gli ufficiali della sicurezza si erano dati il cambio più volte e quello era, probabilmente, l'avvenimento più degno di nota occorso in quel periodo. Quando Saff ricomparve sulla porta dell'infermeria era mattina presto. Talmente presto che se si fossero trovati su un pianeta invece che nello spazio, il sole non sarebbe stato nemmeno vicino ad iniziare a tingere il cielo con i colori del mattino. Tuttavia, Nina non si mostrò sorpresa, anzi, accolse Saff con un sorriso cordiale. Nulla di rilevante. disse, consegnando nelle mani della donna un DiPADD, sul quale si trovavano i risultati di tutte le scansioni dei pazienti che aveva effettuato ad intervalli regolari da quando la dottoressa aveva lasciato l'infermeria.

... nelle analisi, almeno. precisò per poi aggiungere c'è qualcosa di diverso nel tenente Kentar: per qualche ora ha continuato ad agitarsi, ora se ne sta lì immobile. Sono esattamente due ore, tredici minuti e quattro secondi che è così. disse, muovendo un cenno della testa in direzione del Bajoriano. L'uomo era effettivamente sdraiato immobile. Lo sguardo nei suoi occhi era assente, apparentemente concentrato a studiare il soffitto dell'infermeria. Non ho idea di cosa possa significare. Le analisi non mostrano niente di rilevante, c'è qualche fluttuazione fisiologica nei valori, ma nulla degno di nota. spiegò. In quel momento una delle centrifughe emise un breve segnale sonoro ad indicare che aveva terminato il ciclo impostato. ... mi scusi. si congedò Nina, tornando a recuperare il proprio esperimento.

L'ologramma si prese qualche istante per studiare i campioni e verificare i propri dati. Dottoressa... chiamò, non appena anche il computer dell'infermeria ebbe confermato la sua scoperta credo di sapere perché non sta funzionando spiegò, mostrando sullo schermo del computer le analisi genetiche ... quando abbiamo preparato la cura, abbiamo effettuato le simulazioni utilizzando le analisi genetiche degli ufficiali ricavate dal loro ultimo esame medico. Tuttavia... sembra che il virus abbia alterato parte della loro fisiologia, compresa la biochimica delle proteine di membrana. La nostra cura non riesce a raggiungere il citoplasma. spiegò, lasciando qualche istante alla donna perché verificasse quanto stava dicendo.

Questa è una simulazione dell'attuale citoarchitettura continuò ... la cosa curiosa è questa: questi sono gli epitopi virali. Nota le somiglianze con le nuove strutture? chiese, indicando alcuni dettagli dell'immagine. Non ricorda niente che conosciamo... al momento stiamo procedendo alla cieca... credo che dovremmo considerare l'idea di scendere su Praxion VI per raccogliere ulteriori campioni non appena raggiungeremo l'orbita. Mi rendo conto che è rischioso, ma se informiamo la squadra sui potenziali rischi e i protocolli da seguire, tenendo conto delle informazioni dei diari di missione, dovrebbe essere fattibile. E' necessario lavorare su una struttura molecolare compatibile se vogliamo ottenere dei risultati. suggerì. Convincere gli ufficiali al comando di una simile necessità non sarebbe stato facile... ma fortunatamente per Nina, non era compito suo.
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