TFB Gli esploratori dell'Arca Perduta
#31

Where I come from, if someone saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk Umano

Jim ricambiò il complimento con un leggero sorriso: gli facevano piacere quelle dichiarazioni di fiducia ed affetto da parte dell'equipaggio, ma allo stesso tempo gli ricordavano che poi avrebbe dovuto dimostrarsi all'altezza di ciò che aveva fatto in passato. Non sarebbe stato un problema se fosse stata solo una questione di buona volontà… ma all'attivo poteva vantare il salvataggio della Terra, dell'umanità e forse dell'intero quadrante. Il suo pensare in maniera creativa ed agire al momento giusto erano stati solo parte degli elementi che avevano portato al successo, il resto era dovuto alle circostanze, all'aiuto e talvolta al sacrificio di chi aveva attorno. L'esperienza gli aveva insegnato che non c'era alcuna garanzia che quel particolare intreccio di contingenze si sarebbe ripetuto in futuro e che salvare la situazione non significava poter salvare tutte le persone coinvolte come avrebbe voluto. Per questo ridacchiò, sollevato, quando Haruka convenne che ciò che avevano fatto era pura follia farò il possibile... ammiccò, quando la giapponese si raccomandò di non ripetere una simile situazione.

Comunque credo di poter fare qualcosa per aiutarla nelle... iniziò, interrompendosi all'improvviso perché poco più avanti qualcosa, seminascosto tra gli arbusti, aveva attirato la sua attenzione. Izar! chiamò con decisione: ogni traccia di allegria, presente fino a pochi istanti prima, era completamente scomparsa dalla sua voce, mentre sbarrava la strada ad Haruka. Davies, distratto dal discorso e dal suo guardarsi attorno, non se ne rese conto in tempo e finì letteralmente addosso alla collega oh, mi perdoni! disse titubante, allungando il collo per capire cosa fosse successo così all'improvviso.

Pochi metri più avanti, seminascosta tra gli arbusti, faceva capolino l'uniforme rossa di Izar, disteso a terra sul sentiero. Jim fece segno a Morozov di andare a controllare restate qui aggiunse in direzione del gruppo di archeologi, indicando loro un vecchio albero nodoso dal tronco imponente che avrebbe potuto fornire loro una discreta protezione, mentre Morozov li superava con il phaser spianato per raggiungere il collega a terra. L'uomo sembrava semplicemente svenuto: attorno a lui non c'era alcun segno di colluttazione, né ferite sul suo corpo che potessero indicare un qualche tipo di incidente. Jim raggiunse prudentemente l'uomo a terra respira constatò, dandogli qualche generoso colpetto sulla spalla nel tentativo di risvegliarlo. Non rilevo alcuna presenza a parte noi in quest'area valutò Morozov, con lo sguardo che saltellava dal proprio tricorder alle piante circostanti forse si è inciampato ipotizzò, indicando una radice poco distante. Jim seguì lo sguardo dell'ufficiale addetto alla sicurezza: l'idea che un uomo esperto come Izar potesse farsi del male da solo in modo tanto stupido era effettivamente talmente assurda da sembrare plausibile. Oltretutto sembrava essere l'unica spiegazione possibile. Il capitano si concesse una smorfia insoddisfatta mentre raggiungeva il proprio comunicatore: Kirk a Enterprise, mi serve un teletrasporto in infermeria per il guardiamarina Izar annunciò. Non passò più di una manciata di secondi prima che il corpo steso a terra scomparisse tra la statica del teletrasporto e la voce seccata dell'ufficiale medico capo si intromettesse nella comunicazione Jim, si può sapere che avete combinato stavolta? chiese McCoy con fare sbrigativo.

È quello che vorrei sapere da te: ci siamo separati per una ventina di minuti. Abbiamo ritrovato Izar così… sospettiamo una caduta accidentale spiegò, cercando conferma nello sguardo di Morozov, ma il russo non sembrava aver trovato altre spiegazioni più convincenti nel frattempo: l'area era tranquilla, c'era qualche creatura aliena nei paraggi, tuttavia Izar non riportava alcun segno di aggressione, né di reazione allergica. Le tracce sul terreno lasciavano intendere che, per una volta, si fosse effettivamente trattato di sfortuna. Morozov si accucciò a studiarle con maggiore attenzione: tutto sembrava indicare che Izar fosse effettivamente inciampato sulla radice. Jim osservò i movimenti del russo, giungendo contemporaneamente alla stessa conclusione: ti terrò aggiornato nel caso in cui scoprissimo qualcos'altro comunicò al medico, chiudendo poi la conversazione.

Le rovine non erano ormai molto distanti e, a non più di una decina di metri di fronte a loro, si trovava la collina ricoperta di vegetazione che poche ore prima aveva attirato l'attenzione di Jim. Rimanga qui a tenere d'occhio l'area, ma si faccia mandare qualcuno di supporto: finché non sapremo cosa è accaduto realmente, meglio essere prudenti. ordinò il capitano in direzione di Morozov. Solo allora si rivolse nuovamente in direzione dei tre ricercatori, che erano rimasti ad osservare la scena da qualche passo più in là Liepmann, mi dà una mano? chiese, raggiungendo un'apertura nella struttura: l'aveva creata lui stesso, era grande a sufficienza da poter scivolare all'interno con un po' di fatica, ma con l'aiuto dell'archeologo contava di riuscire ad allargarla il tanto necessario da poterla attraversare comodamente con tutta l'attrezzatura. All'interno avrebbero trovato una sala interamente ricoperta dagli stessi simboli che avevano notato sulla struttura del ponte. L'illuminazione fornita dalle torce sarebbe andata a rafforzare quella naturale, fornita da alcune muffe bioluminescenti che ricoprivano parte della parete. Qua e là alcuni pannelli con dei computer integrati nella struttura avrebbero forse consentito loro di recuperare ulteriori informazioni, se gli ufficiali avessero trovato un modo per riattivarli… ma senza una fonte di energia compatibile, avrebbero continuato per secoli a custodire i loro segreti.

La butto lì... se riusciamo a sbrigarci ad entrare, gli alieni possono mettere KO anche Morozov prima che abbia tempo di chiamare una squadra della sicurezza Tongue poi si potrebbe fare che l'edificio è schermato e i comunicatori all'interno non funzionano, così anche se McCoy scopre che non si è inciampato, non può comunicarcelo.
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#32

It is worthwhile studying other peoples, because every understanding of another culture is an experiment with our own.

Haruka Abe Umana

Il capitano si era offerto di aiutarla. Riguardo a cosa non era ben chiaro, considerando che non aveva terminato la frase, ma Haruka non si sarebbe sorpresa se, in una delle successive missioni, si fossero fermati a studiare una cultura aliena. Per un brevissimo istante assaporò quella speranza, poi il tono della voce di Kirk spostò la sua attenzione sulla possibile emergenza in corso. Allarmata, si fermò bruscamente. Non fece in tempo a comprendere cosa stesse succedendo che qualcuno le venne addosso, spingendola di un passo in avanti. Alle immediate scuse di Davies, rispose con un Non si preoccupi, sollevata che si trattasse solo di lui e non di un attacco nemico. Ma cosa stava succedendo?

Seguendo le indicazioni del capitano, Haruka si spostò assieme allo staff non combattente al riparo del grosso albero. Fu solo allora che notò la presenza sul sentiero del corpo esanime del guardiamarina Izar. A quella visione, si ritrovò a trattenere il respiro. La conferma che era ancora vivo giunse poco dopo, alleviando di un poco la sua tensione. Osò rilassarsi solo quando fu accertato che doveva essersi trattato di un incidente e Izar fu teletrasportato a bordo.

Rimase in silenzio mentre riprendevano la marcia, preferendo osservarsi attentamente attorno a continuare la conversazione interrotta. Incidente o meno, un po' di prudenza era d'obbligo dopo quanto era successo. Arrivati di fronte alle rovine, la sua preoccupazione fu sostituita da una certa eccitazione. Lì dentro poteva esserci la chiave per una svolta nelle loro ricerche!

Attese che Liepmann e il capitano allargassero l'apertura, per seguire il gruppo nella struttura. È meravigliosa. Sussurrò, osservando per qualche istante la visione davanti a lei per poi avvicinarsi ad una delle pareti ed illuminare con la torcia le sue iscrizioni. I simboli erano gli stessi ma ciò non significava necessariamente qualcosa. Haruka percorse l'intera parete, decidendo per prima cosa di osservare l'intera composizione: come si ripetevano i simboli, e la loro posizione rispetto ad elementi architettonici come colonne o pannelli del computer. Non parrebbe un motivo decorativo. Constatò infine. Ci sono degli elementi che si ripetono, certo, ma non quanto in una decorazione geometrica. Le iscrizioni sono posizionate in modo da essere ben visibili, e non sono presenti in punti dove altri elementi architettonici potrebbero comprometterne la leggibilità. Era un linguaggio, quindi? Haruka propendeva per un sì, ma avrebbero avuto bisogno di altro per accertarsene. Siamo in grado di riattivare i computer? Domandò, preferendo lasciare che fosse qualche collega più esperto a toccarli per primo. Lei era un ufficiale A&A, non un ingegnere o un tecnico informatico.
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#33

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James T. Kirk Umano

Non appena entrarono all'interno della struttura, l'entusiasmo dei ricercatori invase la stanza, tanto che Jim cominciò a sentirsi quasi di troppo: non si intendeva molto di linguistica, né di archeologia. Gli era evidente che quello fosse un ritrovamento importante, ma apprezzarne a pieno le ragioni ed i dettagli non rientrava nella sua formazione. Oltretutto aveva già dato un'occhiata a quella struttura la mattina stessa e per lui la cosa aveva perso parte del fascino della novità, così mentre i tre disponevano i propri strumenti, il capitano si limitò ad illuminare distrattamente le pareti mentre seguiva i discorsi dei tre. Ora che glielo facevano notare, in effetti la disposizione dei simboli era curiosa, quasi fosse un messaggio più che una decorazione.

Se solo avessimo una chiave di lettura, forse potremmo comprendere la funzione di questa struttura rispose Davies, in tono vagamente frustrato. Si trattava sicuramente di una civiltà avanzata, questi hanno tutta l'aria di essere dei computer… come è possibile che siano scomparsi senza lasciare traccia se non qualche artefatto, se disponevano di avanzati sistemi informatici? chiese, forse a se stesso, forse ai colleghi. Non sarebbe la prima civiltà altamente tecnologica a scomparire lasciando poche se non nessuna traccia… se non sbaglio è stata proprio l'Enterprise a rinvenire tracce dei costruttori dell'obelisco su Amerind si intromise Liepmann, alzando brevemente lo sguardo dall'analizzatore che stava tarando.

Sì, dev'essere stato due o tre anni fa... ero nella squadra di sbarco confermò Jim trattenendo un sorriso mentre realizzava che negli anni una persona normale avrebbe imparato a tenere le mani lontane dalle tecnologie aliene sconosciute eppure, proprio mentre Haruka chiedeva se fossero in grado di riattivare i computer, stava tastando una delle console in cerca di un pulsante di avvio o un'apertura che gli consentisse di dare un'occhiata all'interno. Per attivarlo dovrei capire come funziona. Non vedo sensori... è possibile che vada attivato manualmente, ma non ci sono pulsanti e non rilevo fonti di energia. Vedete qualcosa che somigli ad un pannello di accesso? si informò, continuando a seguire il profilo della console finché incontrò una specie di interruttore Forse ho qualcosa...! annunciò, facendo scattare la leva. Subito un sibilo attraversò la stanza ed una crepa si aprì nella parete.

Per una frazione di secondo, Jim contemplò l'idea di ordinare a tutti di uscire, ma subito il sibilo si fermò. Credo sia una porta valutò il capitano, studiando il profilo curiosamente regolare della crepa che si era aperta nella parete mentre scansionava l'aria con il tricorder per accertarsi che fosse ancora respirabile. Potrebbe esserci un'altra stanza, forse da lì è possibile avviare i computer ipotizzò, posando il tricorder su una delle console. Abe, mi passerebbe quel treppiede? chiese con l'intenzione di utilizzarlo come leva per forzare l'apertura.
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#34

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Haruka Abe Umana

Haruka comprendeva pienamente la frustrazione di Davies. Se solo avessero avuto tra le mani una chiave di lettura, qualcosa di equivalente a quello che la Stele di Rosetta era stata per la lingua egizia, avrebbero potuto risolvere il mistero davanti a loro. La presenza di computer era però promettente. Molto. Non solo forniva loro un indizio sul livello di tecnologia della civiltà che stavano studiando, ma era possibile che al loro interno ci fosse qualcosa in grado di aiutarli: video o audio che fornissero loro esempi della lingua parlata o, se fossero stati fortunati, un qualche sistema di traduzione in una lingua a loro familiare. Se l'analisi dei simboli non poteva fornire loro ulteriori indizi, forse valeva la pena concentrarsi sui computer.

Il problema era: avevano con loro qualcuno di esperto in archeologia della tecnologia? Il capitano stava cercando di attivare uno dei terminali, ma Haruka non aveva idea se potesse essere una buona idea toccarli senza fare prima analisi approfondite. Non sarebbe meglio... Iniziò a dire ma, prima che potesse completare la frase, il capitano fece scattare una leva e un sibilo attraversò la stanza. La giapponese trattenne il respiro, sopraffatta da una sensazione di calamità incombente. La fine del mondo che temeva però non avvenne: la struttura resse e non scattò alcuna trappola. L'unico cambiamento fu l'apertura parziale di una porta nascosta. Si era aperta solo di uno spiraglio ma, ora che sapevano della sua esistenza, non sarebbe stato difficile forzarla.

La preoccupazione sostituita dalla curiosità, Haruka si affrettò a recuperare il treppiede richiesto dal capitano. Non era esattamente pensato per essere usato come leva, ma fece il suo lavoro. Una volta che il varco fu sufficientemente largo per poter passare, il treppiede era diventato inutilizzabile. Visto com'era ridotto, Haruka immaginava che sarebbe finito direttamente nel sistema di riciclaggio della nave. Sarebbe stato più rapido replicarne uno analogo che tentare di ripararlo.

Al di là del varco, l'ambiente era buio. Haruka provò ad illuminarlo con la torcia, rendendo visibili quelli che sembravano alti parallelepipedi in metallo. Erano posti in maniera regolare appena al di là della porta, ai due lati di un passaggio delimitato da piastrelle di colore più chiaro. Sono... monoliti? Si ritrovò a dire, pensierosa, mentre la sua mente cercava collegamenti utili. Che avessero un qualche valore religioso? Si avvicinò ad uno di essi, attenta a non toccarlo, e scoprì che la sua superficie era riflettente. Non quanto uno specchio, ma abbastanza per permetterle di vedersi.

Mi son limitata a descrivere l'area più vicina alla porta in modo da lasciarti libertà di aggiungere. La mia idea sui monoliti è che siano una specie di archivio dati (culturale, magari). Al momento sono spenti in quanto il sistema di alimentazione è da riavviare o roba simile ma, una volta accesi, reagiranno a suoni e rumori (nostro input per capire che gli alieni comunicano per via musicale) con... boh, immagini, suoni o riproduzioni olografiche. Ma sentiti libera di modificare la mia idea, soprattutto se non fosse compatibile con quello che avevi in mente.
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#35

Where I come from, if someone saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk Umano

Non appena era riuscito ad allargare di qualche decina di centimetri l'apertura, Jim si era infilato tra i due battenti e puntellata la schiena contro uno di essi, si era messo a spingere l'altro con i piedi... e un piccolo aiuto da parte di Liepmann. Ok, così dovrebbe andare annunciò il capitano, abbandonando la sua posizione appollaiata tra i due battenti per tornare a recuperare il tricorder. Lasciate entrare prima me suggerì, forse in un eccesso di prudenza, mentre puntava la propria torcia verso la nuova stanza. Subito altri tre fasci di luce si unirono al suo, illuminando a giorno le pareti mentre gli studiosi cercavano di cogliere ogni dettaglio: gli alti parallelepipedi accanto alla porta, il grande obelisco al centro della sala, le decorazioni che raggiungevano il soffitto e le grandi superfici riflettenti davano a quella sala un'aria mistica.

Ehi! Avete visto? chiese Davies, indicando il monolite accanto al capitano. Jim si voltò per seguire il suo sguardo con fare interrogativo. Visto cosa? si informò perplesso. Mi presti il tricorder! disse lo studioso senza nemmeno osservarlo, lo sguardo concentrato sul parallelepipedo. Jim gli rivolse un'occhiata interrogativa mentre gli consegnava lo strumento, aspettando di lì a breve di ricevere delucidazioni in merito. Davies prese il tricorder e lo avvicinò a uno dei monoliti, lo allontanò, poi tornò ad avvicinarlo nuovamente tra gli sguardi incerti degli altri. Quando parlò di nuovo, c'era una sfumatura delusa nella sua voce: Sono sicuro che per un momento si fosse mosso qualcosa... disse, provando una terza volta e poi ancora, senza ottenere alcun risultato.

Jim lanciò un'occhiata attorno forse era il riflesso di Abe suggerì riappropriandosi del tricorder per lanciare una nuova scansione e fu allora che, come aveva fatto notare Davies, qualcosa sfarfallò per una frazione di secondo. Avete visto? volle accertarsi il ricercatore. Sì, stavolta l'ho visto anch'io confermò Jim, voltandosi per cercare Haruka con lo sguardo ed accertarsi che non fosse il suo riflesso. Abbiamo un polarizzatore dinamico in laboratorio, me lo faccio mandare si intromise il capo archeologo, raggiungendo il proprio comunicatore Liepmann a laboratorio sei... chiamò, senza ottenere risposta.

L'espressione dell'archeologo si fece seccata L'edificio deve essere schermato, esco un momento avvertì per poi avviarsi in direzione dell'apertura che conduceva all'esterno. Doveva aver appena raggiunto la radura attorno all'edificio, quando si sentì un tonfo sordo, come se qualcosa si fosse abbattuto sul terreno coperto di sterpaglie. Liepmann, tutto bene? chiamò Jim, interrompendo un istante il proprio lavoro per ascoltare la risposta, ma questa non arrivò. Liepmann? provò di nuovo, prima di decidersi ad andare a controllare.

Il capitano aveva mosso forse non più di un paio di passi fuori dall'apertura quando notò il corpo di Liepmann steso a terra. Più avanti, ad una cinquantina di metri verso est, l'uniforme rossa di quello che avrebbe potuto essere Morozov risaltava tra i cespugli. Jim imprecò mentalmente, tornando rapidamente sui propri passi. Nell'esatto istante in cui si mosse nuovamente verso l'apertura, qualcosa sibilò accanto a lui, scomparendo tra i cespugli. D'istinto il capitano cercò riparo all'interno, mentre una raffica di proiettili fischiava tutt'attorno. Il suo rientro repentino e l'espressione scossa avevano allertato Davies che era uscito dalla seconda stanza per andare a controllare che succede? si informò l'uomo.

Un... ehm... piccolo contrattempo... rispose Jim, cercando di non allarmare il ricercatore. Kirk a Enterprise... chiamò, sperando che la sua posizione sulla soglia gli consentisse di far arrivare il segnale alla nave, ma quella non doveva essere la sua giornata fortunata. Liepmann e Morozov erano a terra e, improvvisamente, l'incidente di Izar sembrava assumere tutt'altro significato. Abe! Davies! Controllate se ci sono altre porte! chiese mentre estraeva il phaser. Nel frattempo, all'esterno, era improvvisamente calato un preoccupante silenzio...

Vedi se vuoi trovare una porta o meno, ho un intero alfabeto di piani alternativi xP
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