28-05-2012, 08:12 PM
T'Kaat
Vulcan/Q
{ Ponte Due | Palestra } Se si vuole tener conto delle statistiche, scoprirete che l’ufficiale medio della Flotta Stellare dichiara di considerare il Ponte Due la parte migliore della nave. Il motivo? Beh, ma naturalmente perché quella è di regola la posizione dei saloni di riposo. E di riposo gli esseri umani ne hanno bisogno fin troppo, o per lo meno pretendono di averne bisogno, secondo il cinico giudizio di colei che vi è appena passata oltre per dirigersi verso una sala di gran lunga più confacente alle proprie necessità: la palestra per gli allenamenti.
“Per quale motivo stabiliscono turni così corti, senza tenere conto delle possibilità di resa individuali dei membri dell’equipaggio? È estremamente improduttivo, ed ovviamente illogico. Elogio della pigrizia.” Ecco un brandello del monologo mentale che avviene mentre la nostra (parzialmente) vulcaniana attraversa a testa alta l’entrata di quello che, ad un rapido esame, rivela d’essere un luogo completamente vuoto. Il suo obliquo sopracciglio sinistro si solleva appena, unica manifestazione esterna del suo stizzito disappunto.
Con le mani dietro la schiena, si dirige verso la parete sulla quale si trovano esposti tutti i vari strumenti di supporto, e dopo una manciata di secondi ha in mano tutto ciò di cui ha bisogno: un bastone di legno. Ora può posizionarsi al centro della sala, di fronte allo specchio nel quale può trovare un ulteriore mezzo di controllo dei propri movimenti.
L’immagine riflessa mostra un corpo che all’apparenza non si giudicherebbe affatto adatto ad un serio combattimento. Oltre la superficiale impressione di gracilità, tuttavia, la figura si presenta piuttosto come slanciata e tonica, e la muscolatura delicatamente ma perfettamente definita è intuibile sotto il sottile velo di stoffa sintetica grigio-blu che costituisce la sua aderente tuta andoriana, perfetta per gli allenamenti perché quasi impercettibile al contatto con la pelle, ma strategicamente rinforzata sui lati delle gambe e delle braccia con delle sottilissime placche di un metallo dall’elevatissimo peso specifico.
La neo Guardiamarina chiude gli occhi e controlla la respirazione: se non può né occuparsi del timone, né gironzolare intorno alla stazione scientifica della Plancia, allora... i suoi tendini scattano all’improvviso, dando inizio a fluidi movimenti del capo sottile, sormontato da un alto chignon. Lentamente, i movimenti si propagano al resto del corpo, cominciando a coinvolgere in sequenza le spalle, le braccia, il busto, le gambe.
“Per quale motivo stabiliscono turni così corti, senza tenere conto delle possibilità di resa individuali dei membri dell’equipaggio? È estremamente improduttivo, ed ovviamente illogico. Elogio della pigrizia.” Ecco un brandello del monologo mentale che avviene mentre la nostra (parzialmente) vulcaniana attraversa a testa alta l’entrata di quello che, ad un rapido esame, rivela d’essere un luogo completamente vuoto. Il suo obliquo sopracciglio sinistro si solleva appena, unica manifestazione esterna del suo stizzito disappunto.
Con le mani dietro la schiena, si dirige verso la parete sulla quale si trovano esposti tutti i vari strumenti di supporto, e dopo una manciata di secondi ha in mano tutto ciò di cui ha bisogno: un bastone di legno. Ora può posizionarsi al centro della sala, di fronte allo specchio nel quale può trovare un ulteriore mezzo di controllo dei propri movimenti.
L’immagine riflessa mostra un corpo che all’apparenza non si giudicherebbe affatto adatto ad un serio combattimento. Oltre la superficiale impressione di gracilità, tuttavia, la figura si presenta piuttosto come slanciata e tonica, e la muscolatura delicatamente ma perfettamente definita è intuibile sotto il sottile velo di stoffa sintetica grigio-blu che costituisce la sua aderente tuta andoriana, perfetta per gli allenamenti perché quasi impercettibile al contatto con la pelle, ma strategicamente rinforzata sui lati delle gambe e delle braccia con delle sottilissime placche di un metallo dall’elevatissimo peso specifico.
La neo Guardiamarina chiude gli occhi e controlla la respirazione: se non può né occuparsi del timone, né gironzolare intorno alla stazione scientifica della Plancia, allora... i suoi tendini scattano all’improvviso, dando inizio a fluidi movimenti del capo sottile, sormontato da un alto chignon. Lentamente, i movimenti si propagano al resto del corpo, cominciando a coinvolgere in sequenza le spalle, le braccia, il busto, le gambe.