03-05-2012, 12:16 AM
Citazione:Attenzione! Il seguente topic potrebbe contenere immagini turbanti, atti di bullismo ed espressioni forti! Cambiate discussione se siete facilmente impressionabili! Oddio, ci tengo comunque a precisare che non si sfocia nell’esagerazione, ma è sempre meglio avvertire prima, che non si sa mai! U_U Ovviamente, se gli amministratori dovessero ritenerlo necessario, non si facciano problemi a chiudere questa sezione!
P.S: Se qualcuno volesse unirsi, è liberissimo di farlo
Salkhar
Vulcan/Romulan
Anno 2258 (Sessione primaverile)
Sala mensa dell'Accademia della Flotta Stellare
“Le lezioni di quel Midway sono sempre una noia micidiale. Lui e le sue maledette intelligenze artificiali.” Nella confusione generale della fine delle lezioni, la voce di seccata di Hak-rim era quasi impercettibile, ovattata dal vociare dei numerosi gruppi di studenti che si accalcavano tra i corridoi, sollevati di potersi godere un momento di tregua da una giornata che si prospettava essere ancora lunga. Se non fosse stato per il suo infallibile udito vulcaniano, si sarebbe potuto risparmiare i piagnistei del suo lagnoso compagno di stanza, che aveva sempre da ridire su tutto, da quando lo conosceva, anche sulle cose più banali. Quelli trascorsi col coreano Song Hak-rim, figlio dell’ ex-Capitano Song Hyeong-jong di una delle astronavi della Flotta Stellare, erano stati i sei mesi più infruttuosi della sua vita, dal punto di vista culturale. Quel tipo non s’era mai dimostrato ben disposto nell’affrontare temi troppo impegnativi e sembrava non avere interesse per nulla in particolare, fatta eccezione per certi tipi di argomenti poco inerenti alla sua attività accademica. “Quanto ci scommetti che ne ha anche un paio nascosti nell’armadio, programmati per ogni genere di porcheria intergalattica?” Il sesso era, evidentemente, uno dei suoi preferiti. Ma, per quanto gli riguardava, il giovane mezzosangue non si riteneva un grande estimatore del genere.
“Il professor Midway meriterebbe un po’ più di rispetto, Hak-rim.” Sorvolò volutamente sull’ultima affermazione e il suo suonò più come il consiglio di un intenditore che come un ammonimento. Non aveva alcuna intenzione di mettersi a fargli la paternale, non era mica la sua balia. Di quello avrebbe dovuto occuparsi la sua famiglia tempo addietro, invece di pensare a procurargli tutte le raccomandazioni interstellari di cui aveva bisogno per proseguire nel percorso di studi. Ma era convinto, il vulcaniano, che questo atteggiamento non lo avrebbe portato molto lontano. Non che Hak-rim aspirasse a ricoprire chissà quale carica, comunque. Gli aveva già confidato a suo tempo che gli sarebbe bastato potersi guadagnare lo stipendio col minor dispendio di energia possibile, nonostante il Capitano a riposo avesse in mente altri progetti per lui. In un certo senso, la situazione gli ricordava vagamente quella col suo defunto padre. Solo che Salkahr era sempre stato un figlio troppo modello, remissivo ed accondiscendente.
“Il suo talento nelle discipline informatiche ed ingegneristiche lo rende una delle eccellenze della Flotta Stellare. E’ un vanto poter frequentare le sue lezioni e, personalmente, ho trovato estremamente interessanti quelle poche a cui ho avuto occasione di assistere.” Proseguì con stoico decoro, che non lasciava trasparire neppure un briciolo dell’ammirazione che sembrava provare nei confronti di quell’uomo. Hak-rim avrebbe giurato di aver visto riflesso negli occhi del vulcaniano lo stesso entusiasmo distinguibile in quelli di un andoriano intento a leggere il libretto di istruzioni di un nuovo frigorifero. Ma la realtà era che, quando aveva tempo a disposizione, il mezzosangue si concedeva l’opportunità di curiosare ai suoi corsi o di sfogliare i suoi molti trattati scientifici.
“Per te non c’è una diavolo di cosa p*****a che non sia interessante, Salkar.” Sbuffò, il ventunenne di origine asiatica, che nel frattempo aveva portato le mani ad incrociarsi dietro la nuca. “Sei quasi più noioso di lui, amico.” Aggiunse, guadagnandosi, dal vulcaniano, un’occhiata sbieca, piatta ed indecifrabile. “Dovresti trovarti una ragazza, invece.” Eccolo che ricominciava. Gli era sembrato strano che fosse riuscito ad accantonare l’argomento per più di qualche secondo. Approssimativamente, aveva calcolato un’astinenza di ben un minuto, sette secondi e trentatré millesimi. Una cifra da record, considerando il soggetto preso in esame. Neppure si rese conto di aver sbuffato leggermente dalle narici nel mentre che aveva sfilato la mancina dalla tasca dei pantaloni della divisa per passarsela tra i capelli.
“Potresti provare con l’orioniana del corso di fisica. Ho visto come ti guardava i bassifondi l’altro giorno.” Stavolta Hak-rim una qualche reazione era riuscito ad ottenerla, visto che il vulcaniano aggrottò la fronte in un’espressione accigliata. “Bassifondi?” Ripeté tra sé e sé, sforzandosi di trovare un senso a quell’affermazione apparentemente illogica. A dire il vero, non erano rare le volte in cui la logica paresse mancare dalle parole di quel tipo ed era quella l’unica sfida che aveva trovato nella loro convivenza forzata: cercare di decifrare i suoi messaggi in codice. Nei sei mesi che aveva trascorso sulla Terra aveva imparato a capire poco e niente della razza umana, ma ci stava mettendo tutto l’impegno possibile. Aveva letto in qualche libro di linguistica che gli umani amassero esprimersi per mezzo di metafore, ma non sempre gli era facile identificarle. Per non parlare di quelle cose che loro chiamavano “umorismo” ed “ironia”, di cui conosceva giusto scarne definizioni. Ma si augurava di migliorare, nel tempo. Ad esempio, quella dei bassifondi doveva avere un qualche senso figurato, riconducibile al precedente consiglio di Hak-rim sull’inizio di una possibile vita relazionale per il vulcaniano. “Se alludi alle attenzioni della signorina Harrad-Sar nei miei confronti, posso assicurarti che si tratta solo di un interesse di tipo accademico. Mi ha confidato di avere difficoltà con le fluttuazioni delle strutture galattiche primordiali soggette all’instabilità gravitazionale.” Cercò di smentire il mezzosangue, che si fermò faccia a faccia con l'asiatico nel momento che giunsero all’entrata della Sala Mensa, ma la reazione del tutto inaspettata di Hak-rim suggeriva che egli fosse di tutt’altro avviso. “Sì, certo, le fluttuazioni gravitazionali, come no.” Accompagnò il suo dire con un gesto delle dita che alludeva ad una marcata ironia. Il sopracciglio di Salkahr si sollevò quasi contemporaneamente. E, ovviamente, alla vena irrisoria non fece minimamente caso. “Continua a dormire, vulcan, e te le farai soffiare tutte da sotto al naso. Ci vediamo stasera, campione.” Lo sguardo perplesso del vulcaniano lo seguì fino a che non fu sparito oltre l’angolo in fondo al corridoio. “Soffiare?” Mormorò interrogativo, accingendosi, infine, ad entrare nell’enorme atrio.
Sala mensa dell'Accademia della Flotta Stellare
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Salkahr: 19 anni - Cadetto al terzo anno di Fisica e Astronomia
Tan-Kantlya Heparel: 21 anni - Cadetto al primo anno di Xenoantropologia ed etnologia
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Salkahr: 19 anni - Cadetto al terzo anno di Fisica e Astronomia
Tan-Kantlya Heparel: 21 anni - Cadetto al primo anno di Xenoantropologia ed etnologia
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“Le lezioni di quel Midway sono sempre una noia micidiale. Lui e le sue maledette intelligenze artificiali.” Nella confusione generale della fine delle lezioni, la voce di seccata di Hak-rim era quasi impercettibile, ovattata dal vociare dei numerosi gruppi di studenti che si accalcavano tra i corridoi, sollevati di potersi godere un momento di tregua da una giornata che si prospettava essere ancora lunga. Se non fosse stato per il suo infallibile udito vulcaniano, si sarebbe potuto risparmiare i piagnistei del suo lagnoso compagno di stanza, che aveva sempre da ridire su tutto, da quando lo conosceva, anche sulle cose più banali. Quelli trascorsi col coreano Song Hak-rim, figlio dell’ ex-Capitano Song Hyeong-jong di una delle astronavi della Flotta Stellare, erano stati i sei mesi più infruttuosi della sua vita, dal punto di vista culturale. Quel tipo non s’era mai dimostrato ben disposto nell’affrontare temi troppo impegnativi e sembrava non avere interesse per nulla in particolare, fatta eccezione per certi tipi di argomenti poco inerenti alla sua attività accademica. “Quanto ci scommetti che ne ha anche un paio nascosti nell’armadio, programmati per ogni genere di porcheria intergalattica?” Il sesso era, evidentemente, uno dei suoi preferiti. Ma, per quanto gli riguardava, il giovane mezzosangue non si riteneva un grande estimatore del genere.
“Il professor Midway meriterebbe un po’ più di rispetto, Hak-rim.” Sorvolò volutamente sull’ultima affermazione e il suo suonò più come il consiglio di un intenditore che come un ammonimento. Non aveva alcuna intenzione di mettersi a fargli la paternale, non era mica la sua balia. Di quello avrebbe dovuto occuparsi la sua famiglia tempo addietro, invece di pensare a procurargli tutte le raccomandazioni interstellari di cui aveva bisogno per proseguire nel percorso di studi. Ma era convinto, il vulcaniano, che questo atteggiamento non lo avrebbe portato molto lontano. Non che Hak-rim aspirasse a ricoprire chissà quale carica, comunque. Gli aveva già confidato a suo tempo che gli sarebbe bastato potersi guadagnare lo stipendio col minor dispendio di energia possibile, nonostante il Capitano a riposo avesse in mente altri progetti per lui. In un certo senso, la situazione gli ricordava vagamente quella col suo defunto padre. Solo che Salkahr era sempre stato un figlio troppo modello, remissivo ed accondiscendente.
“Il suo talento nelle discipline informatiche ed ingegneristiche lo rende una delle eccellenze della Flotta Stellare. E’ un vanto poter frequentare le sue lezioni e, personalmente, ho trovato estremamente interessanti quelle poche a cui ho avuto occasione di assistere.” Proseguì con stoico decoro, che non lasciava trasparire neppure un briciolo dell’ammirazione che sembrava provare nei confronti di quell’uomo. Hak-rim avrebbe giurato di aver visto riflesso negli occhi del vulcaniano lo stesso entusiasmo distinguibile in quelli di un andoriano intento a leggere il libretto di istruzioni di un nuovo frigorifero. Ma la realtà era che, quando aveva tempo a disposizione, il mezzosangue si concedeva l’opportunità di curiosare ai suoi corsi o di sfogliare i suoi molti trattati scientifici.
“Per te non c’è una diavolo di cosa p*****a che non sia interessante, Salkar.” Sbuffò, il ventunenne di origine asiatica, che nel frattempo aveva portato le mani ad incrociarsi dietro la nuca. “Sei quasi più noioso di lui, amico.” Aggiunse, guadagnandosi, dal vulcaniano, un’occhiata sbieca, piatta ed indecifrabile. “Dovresti trovarti una ragazza, invece.” Eccolo che ricominciava. Gli era sembrato strano che fosse riuscito ad accantonare l’argomento per più di qualche secondo. Approssimativamente, aveva calcolato un’astinenza di ben un minuto, sette secondi e trentatré millesimi. Una cifra da record, considerando il soggetto preso in esame. Neppure si rese conto di aver sbuffato leggermente dalle narici nel mentre che aveva sfilato la mancina dalla tasca dei pantaloni della divisa per passarsela tra i capelli.
“Potresti provare con l’orioniana del corso di fisica. Ho visto come ti guardava i bassifondi l’altro giorno.” Stavolta Hak-rim una qualche reazione era riuscito ad ottenerla, visto che il vulcaniano aggrottò la fronte in un’espressione accigliata. “Bassifondi?” Ripeté tra sé e sé, sforzandosi di trovare un senso a quell’affermazione apparentemente illogica. A dire il vero, non erano rare le volte in cui la logica paresse mancare dalle parole di quel tipo ed era quella l’unica sfida che aveva trovato nella loro convivenza forzata: cercare di decifrare i suoi messaggi in codice. Nei sei mesi che aveva trascorso sulla Terra aveva imparato a capire poco e niente della razza umana, ma ci stava mettendo tutto l’impegno possibile. Aveva letto in qualche libro di linguistica che gli umani amassero esprimersi per mezzo di metafore, ma non sempre gli era facile identificarle. Per non parlare di quelle cose che loro chiamavano “umorismo” ed “ironia”, di cui conosceva giusto scarne definizioni. Ma si augurava di migliorare, nel tempo. Ad esempio, quella dei bassifondi doveva avere un qualche senso figurato, riconducibile al precedente consiglio di Hak-rim sull’inizio di una possibile vita relazionale per il vulcaniano. “Se alludi alle attenzioni della signorina Harrad-Sar nei miei confronti, posso assicurarti che si tratta solo di un interesse di tipo accademico. Mi ha confidato di avere difficoltà con le fluttuazioni delle strutture galattiche primordiali soggette all’instabilità gravitazionale.” Cercò di smentire il mezzosangue, che si fermò faccia a faccia con l'asiatico nel momento che giunsero all’entrata della Sala Mensa, ma la reazione del tutto inaspettata di Hak-rim suggeriva che egli fosse di tutt’altro avviso. “Sì, certo, le fluttuazioni gravitazionali, come no.” Accompagnò il suo dire con un gesto delle dita che alludeva ad una marcata ironia. Il sopracciglio di Salkahr si sollevò quasi contemporaneamente. E, ovviamente, alla vena irrisoria non fece minimamente caso. “Continua a dormire, vulcan, e te le farai soffiare tutte da sotto al naso. Ci vediamo stasera, campione.” Lo sguardo perplesso del vulcaniano lo seguì fino a che non fu sparito oltre l’angolo in fondo al corridoio. “Soffiare?” Mormorò interrogativo, accingendosi, infine, ad entrare nell’enorme atrio.