TFB Gioco... o lavoro?
#1

Marjorie Midway

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Cammino per i corridoi dell'astronave Andromeda, osservandomi attentamente attorno. Questo è il terzo programma olografico che provo ed è ispirato ad una serie televisiva ideata tra il XX e il XXI secolo sulla Terra. La sua storia è molto interessante, visto che narra le vicende di un astronave e del suo equipaggio... astronave dotata di una sua intelligenza artificiale. Mi sento in sintonia col personaggio che interpreto, Rommie, l'androide dell'Andromeda, ma non abbastanza per mettermi l'abito che lei indossa, rosso e tremendamente scollato. Non ho so se mi piace o no, e non ha la minima importanza: io sono l'androide di una stazione spaziale della Federazione, e come tale porto la divisa. Cambierò lo stile dei miei abiti solo sotto un ordine diretto.

Rommie... stai perdendo tempo! La voce del computer centrale della mia I.A. interrompe il mio giro per il ponte ologrammi e i miei pensieri. Non posso fare a meno di notare come mi ha chiamata. Una battuta? Mentre tu stai giocando, una conduttura nella sezione A7 ha iniziato a perdere, c'è stato un sovraccarico ai fornelli del bar, i sensori della stiva fanno i capricci e ho ricevuto la segnalazione di ben tre replicatori mal funzionanti.
Manda le squadre di riparazione. Penso, rispondendo così all'altra parte di me. Io sto cotrollando la segnalazione di malfunzionamento del ponte ologrammi. Per gli ufficiali questo è questione di vita o di morte. C'è chi non riesce a sopportare non poter passare qualche ora alla settimana a divertirsi qua dentro.
I nostri sensori non rilevano danni.
I nostri sensori non sono infallibili.
La smettete voi due? Questa volta è la parte dell'intelligenza artificiale addetta alla difesa e alle armi a 'parlare', ovviamente solo nella mia mente. Qui sono l'unica a lavorare? Sto facendo un controllo dei sistemi difensivi, e se voi due continuate a bisticciare come due umane mi tocca anche fare il vostro lavoro.
Sento che il computer centrale si disconnette dai miei sistemi, ritornando a monitorizzare i sistemi vitali della stazione.
Provo ad un tratto una strana sensazione. Se fossi umana - o almeno biologica - direi che si tratta di sollievo.
"Io non sto giocando." Affermo, forse rivolta alle altre I.A., forse solo per convincere me stessa.
#2

L'Albatros - C. Baudelaire

Souvent, pour s'amuser, les hommes d'équipage
Prennent des albatros, vastes oiseaux des mers,
Qui suivent, indolents compagnons de voyage,
Le navire glissant sur les gouffres amers.


Devo ammettere che è snervante stare su questa stazione. Personalmente, preferirei subito dirigermi verso la Terra e il test di accesso all'Accademia della Flotta Stellare, ma mi rendo anche conto che è necessario che io testi le mie reazioni prima di iniziare realmente la mia missione. Devo capire se riesco a comportarmi da umano abbastanza da non essere scoperto dopo una semplice chiacchierata. Non è di certo un problema di recitazione: se non fossi entrato nell'Ordine Ossidiano, molto probabilmente sarei diventato o un attore o un sarto. Il problema, invece, potrebbero essere le mie conoscenze della cultura terrestre. Ho una passione per la letteratura, quindi non è stato troppo difficile avvicinarmi a quella terrestre, ma quella non è poi così tanto fondamentale. Sono i modi di dire e di comportarsi quelli importanti. E non posso di certo affermare che la società cardassiana e quella terrestre siano simili. No, potrei affermare con sicurezza che sono totalmente diverse.
Di conseguenza, passare un po' di tempo sulla Stazione Midway potrebbe essermi utile... per non parlare del fatto che potrei riuscire a raccogliere informazioni sulla A.I. che la controlla. Non mi posso - ovviamente - impegnare più di tanto per farlo, infiltrarsi nella flotta è di certo più importante che scoprire qualche cosa su un intelligenza artificiale, però posso sempre tenere gli occhi e le orecchie ben aperti.

Con questi pensieri che mi girano per la testa, mi incammino verso uno dei vari ponti ologrammi. Anche capire come si divertono i federali può essere utile al mio scopo. Arrivato davanti alla porta di quello più vicino, noto con disappunto dal terminale lì a fianco che c'è già un programma avviato. "Andromeda." Leggo, senza avere la più pallida idea di cosa si tratti. Ma quel nome ha stuzzicato la mia curiosità, così - al posto di dirigermi verso una sala ologrammi libera - decido di entrare. Dopotutto, sono qui per testare le mie capacità comportamentali. Al massimo, verrò sbattuto fuori in malo modo.

Superata la porta mi ritrovo in uno strano corridoio. Di certo non si tratta di architettura federale... e nemmeno cardassiana. Avanzo per il corridoio, trovandomi ben presto a una biforcazione. Potrei prendere una direzione a caso, ma non mi sembra il caso. C'è un modo molto più semplice per raggiungere l'altro... giocatore. "Computer. Vorrei raggiungere l'altro giocatore, puoi guidarmi?"
#3

Marjorie Midway

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Computer centrale:
"Certamente." Rispondo, e la mia voce risuona negli altoparlanti della sala ologrammi. "Giri a destra, vada dritto fino alla fine del corridoio e giri a sinistra. Lì troverà Rommie." So perfettamente che anche il mio avatar sentirà la mia voce ma questo non mi dispiace per niente. Per quanto il mio avatar abbia dei compiti importanti da sbrigare, rimane sempre valido il comando principale datoci dal professor Midway: comunicare e miglioraci. E il mio avatar è il sistema più adatto ad interagire con gli esseri biologici, questo è certo.

Avatar:
La voce del computer centrale mi distrae, mentre controllo l'ennesimo corridoio perfettamente rappresentato. Probabilmente è vero... non c'è niente in questo programma che non va. I problemi che ci sono stati segnalati saranno stati causati da uno sbalzo di energia. In ogni caso... direi proprio che l'altra me abbia deciso che devo chiacchierare con qualcuno. Va bene, tanto il mio lavoro qui può definirsi concluso.

Mi appoggio con la schiena ad una paratia virtuale, come ho visto fare a molti umanoidi, soprattutto terrestri, e aspetto che il mio visitatore mi raggiunga. Nel frattempo mi collego ai sistemi di video sorveglianza del ponte, localizzandolo. Dopo di che accedo all'archivio dei dati e comparo il suo viso con quelli delle persone presenti sulla stazione. Charles Baudelaire, umano. Penso, appena ho localizzato i suoi dati. La sua presenza sulla stazione è autorizzata. E' un civile ed ha permessi minimi d'accesso ai dati.
#4

A peine les ont-ils déposés sur les planches,
Que ces rois de l'azur, maladroits et honteux,
Laissent piteusement leurs grandes ailes blanches
Comme des avirons traîner à côté d'eux.


Seguo le indicazioni della voce, una voce femminile che ho già sentito. La voce della stazione. Rommie, eh? Che sia un nome? Penso, chiedendomi anche perché il computer non abbia detto qualcosa come 'tenente tal dei tali' o 'giocatore'. Perché chiamare per nome?

Giunto alla fine del corridoio indicatomi, giro a sinistra e trovo una donna dai capelli biondi appoggiata alla parete, che mi sta evidentemente aspettando. Ha qualcosa di strano... non so se mi dà una strana impressione per la sua posizione o per il suo abito. Una divisa della flotta stellare ma senza gradi. Beh... magari centra qualcosa con l'ambientazione del romanzo olografico. Rifletto.

"Salve. Lei è Rommie? Spero di non disturbarla. Il mio nome è Charles Baudelaire e sono appena giunto su questa stazione. Non è che mi può dare una mano per ambientarmi? Ad esempio, mi può dire che romanzo è questo?"
#5

Marjorie Midway

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"In un certo senso sì." Rispondo, alla sua domanda. "In questo preciso momento sto interpretando Rommie, l'avatar della nave stellare Andromeda. Questo programma è stato tratto da una serie televisiva fantascientifica messa in onda sulla Terra tra il 2000 e il 2005. In effetti, Rommie è il personaggio più adatto a me. Io sono Mid, l'avatar di questa base stellare." Mi presento, osservandolo attentamente per analizzare le sue reazioni. Gli umani sono molto diversi l'uno dall'altro. C'è chi accoglie la mia presentazione con sorpresa, chi quasi con eccitazione (soprattutto gli scienziati), chi con disprezzo o paura. Le intelligenze artificiali non sono propriamente amate. Ci sono certe persone che ritengono non bisogni giocare con la vita: creare forme di vita artificiali può essere considerato blasfemo. Me l'ha riferito mio padre, a cui è già capitato di incontrare qualcuno che la pensasse così. Dai dati personali di Charles Baudelaire non sembra che abbia problemi con le intelligenze artificiali, ma non è detto che ci sia segnato tutto.


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