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TFB chi vuole ammutinarsi lo faccia ora o taccia per sempre
#61

I don't need a doctor, damn it! I am a doctor!

Leonard McCoy Umano

Prima di seguire Rekon guardai Jim serio: ero titubante a lasciarlo lì da solo ma era pur sempre il mio capitano. Alla domanda di Rekon sorrisi: non ero religioso e nemmeno scaramantico, ero uno scienziato!
«Sei sicuro che gli dei del caos ci tengano d'occhio e si divertano a prenderci di mira?» ribattei con sarcasmo, dimenticandomi per un istante che non stavo parlando con uno dei miei compagni di sempre «Non importa quanto siano potenti, se continuano a darci fastidio, faremo in modo che smettano.»
Osservai attentamente la situazione, cercando una soluzione, ma quando Rekon menzionò la valigetta medica, gliela passai senza complimenti, lasciando che l’aprisse per analizzarne il contenuto. Tra gli oggetti inutili per la nostra situazione, sembrava avesse trovatoqualcosa di interessante: un contenitore per campioni biologici che utilizzava azoto liquido.

«Sembra che abbiamo un piccolo trucco tra le nostre mani» commentai con un sorriso malizioso; guardando la bombola di azoto liquido in azione. L'esplosione della bombola causò un rapido congelamento dei Romulani e il fumo bianco gelido li costrinse a cambiare direzione. Approfittando di quell'istante, non mi feci dire due volte di correre verso la navetta.


It's nice to have a family.

Carol Marcus Umana

Guardai la squadra tornare: ma c'era un... altro uomo e non Jim con la squadra di sbarco e mi agitai parecchio, ma mi concentrai per un momento, cercando di riportare alla mente cosa era successo al nostro arrivo sul pianeta in cui ci trovavamo.
«Salve, Rekon. Io sono Carol Marcus. Al nostro arrivo i sensori di comunicazione con la nave erano offline, l'ultimo segnale ricevuto indicava una forte sorgente radio a coordinate 179.5 a cui si sono diretti. Sebbene io sia appassionata di ingegneria, il mio campo è la geofisica, ma dato che è il nuovo arrivo è un ingegnere, mi rendo disponibile per aiutare in qualsiasi modo posso.» dissi.

Sono andata a cercare indietro nella discussione, ma spero di non aver detto una cialtroneria, in caso prendetemi pure a parolacce Laugh
#62

Rekon

Tellarite


Cercando di ignorare il rumore dei Disgregatori che impattavano sullo scafo della navetta, il Tellarite si avvicinò alla consolle di navigazione, pigiando alcuni tasti.

I comandi erano vecchi, ma mantenevano la logica distributiva delle funzioni in uso anche nella sua epoca, quindi raggiungere le funzioni di sicurezza fu cosa da poco. La navetta era un modello da trasporto privo di armi, salvo dei piccoli phaser utilizzabili più che altro contro meteoriti o piccoli asteroidi, ma aveva dei rudimentali sistemi di scudo.

"Scudi monofasici...pittoresco..." borbottò, attivando il comando e sollevandongli scudi della navetta. Si trattava di una difesa concepita più che altro per proteggersi da piccole meteore troppo grandi per venire deviate dal deflettore di navigazione o per assorbire situazioni di eccesso di radiazioni, ma contro delle armi manuali sarebbero bastate.

Alla domanda di Haruka rispose quindi "Questi scudi non sono fatti per le armi ad energia, ma stiamo parlando di Disgregatori manuali, quindi qualche minuto reggeranno...vediamo di darci da fare..."

Si mosse quindi verso la consolle del pilota, scostandolo con la grazia di un uragano nelle pianure del Kansas. Intanto fece cenno di aver sentito quanto la bionda aveva da riferire "Un forte segnale radio e poi la navigazione ha smesso di funzionare bene, eh? Sembra una di quelle vecchie olosimulazioni delle Guerre Romulane. Gli Orecchie a Punta usavano segnali radio ad alta frequenza per trasmettere impulsi EM in grado di danneggiare alcune apparecchiature. Avete un kit ingegneristico?"

Se la ragazza gliene avesse procurato uno avrebbe smontato rapidamente un pannello sotto la consolle, quindi avrebbe richiamato con un cenno Carol, indicandole con una luce concentrata una specie di grossa trottola di vetro ed acciaio, le cui parti cristalline apparivano annerite e bruciate "Vedi quello, ragazza? È il giroscopio...serve a mantenere l'assetto di volo nel volo atmosferico. Nello spazio - a meno di situazioni particolari - se ne può fare a meno, dato che non esiste un sopro o un sotto, ma nell'atmosfera è una bella scocciatura..."

Lo smontò con pochi movimenti sicuri, facendosi aiutare dalla ragazza dalle mani sottili, quindi borbottò "Immagino non abbiate pezzi di ricambio in questa carretta, giusto?"

Quindi, senza neppure attendere risposta, aggiunse "Sei una geofisica, giusto? Hai portato delle sonde minerarie per caso? Se sì smontane una, adatteremo il suo sistema di guida e telemetria per far finta di essere un giroscopio...quanto a voi..."

Si interruppe quando la navetta tremò, colpita da un colpo più forte dei precedenti. Quindi guardò di nuovo verso il Dottore, Haruka e gli altri membri dell'equipaggio "Questo non era un disgregatore manuale, i bast*rdi dalle orecchie a punta devono aver tirato fuori l'artiglieria. Questa carretta ha dei phaser anti meteore, se volete tornare a casa interi è meglio se vi mettete a scoprire se son buoni anche per affumicare forme di vita col sangue a base di rame...

#63

It is worthwhile studying other peoples, because every understanding of another culture is an experiment with our own.

Haruka Abe Umana

Quando Rekon aveva occupato la postazione del pilota, il tenente Gerstman l'aveva seguito e si era posizionato in quella del copilota. Haruka non aveva idea se l'addetto alla sicurezza l'avesse fatto per tenere d'occhio lo sconosciuto o per poter controllare la situazione esterna tramite vetrate e sensori, ma la giapponese era sollevata che la sua breve introduzione del tellarite fosse stata accettata. Non era il momento adatto ad interrogatori sull'identità del loro temporaneo membro dell'equipaggio, non quando i romulani stavano sparando loro contro.

Dovrebbe essercene uno tra l'attrezzatura di emergenza. Rispose, alla domanda di Rekon riguardante il kit ingegneristico. Nonostante non fosse certa se la richiesta fosse stata fatta a lei o alla dottoressa Marcus, si mise all'opera all'istante, cercando tra l'equipaggiamento di emergenza. Medikit e attrezzatura varia non erano perfettamente in ordine come avrebbero dovuto essere da regolamento, segno forse che qualcuno non stava facendo il suo lavoro bene come avrebbe dovuto, ma non ci volle molto perché Haruka trovasse ciò che stava cercando. Lo passò al tellarite e rimase in trepidante attesa, gli istanti sembrarono passare lenti mentre Rekon era all'opera sulla consolle. La navetta di tanto in tanto tremava sotto ai suoi piedi, aumentando il nervosismo di Haruka. Non c'era altro che potesse fare per aiutare, oltre che osservare Rekon e la dottoressa Marcus lavorare.

Quando le brevi ma regolari scosse furono sostituite da una ben più potente, che tra l'altro fece scattare diversi allarmi nella consolle del pilota, Gerstman si mise all'opera. La posizione dei nemici l'aveva già individuata nei minuti precedenti così, quando arrivò l'avvertimento di Rekon, l'uomo aveva già i phaser ricalibrati e i nemici sotto tiro. Oh, son sicuro che verranno affumicati a puntino. Fu il suo commento, appena prima che si sentisse il rumore dei phaser anti meteore e successivamente un boato non troppo distante. Il problema è che sono vicini, se si avvicinassero ancor più potrebbe essere pericoloso operare i phaser della navetta. Aggiunse, per poi sparare una seconda volta.
#64

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Carol Marcus Umana

Presi un momento per valutare la situazione, mentre la navetta subiva gli attacchi dei Disgregatori. Annuii quando Rekon disse che gli scudi avrebbero retto solo qualche minuto contro i Disgregatori manuali dovrebbero resistere per qualche minuto. Mi mossi con agilità verso la consolle del pilota, seguendo le istruzioni del Tellarite. Guardai il giroscopio e ascoltai le parole di Rekon.

Se Haruka tirò fuori un kit ingegneristico, io risposti riguardo i pezzi di ricambio, che nemmeno a farlo apposta sapevo non ci fossero, ero impazzita a cercare tutto prima e per colpa mia sembrava essere passato un uragano. In realtà, gli oggetti erano già tutti in disordine, io avevo solo... dato il colpo di grazia.
«Mi spiace, ma non ho trovato pezzi di ricambio a bordo. Temo dobbiamo fare affidamento su ciò che abbiamo qui e adattarci di conseguenza.» ammisi.

Quando mi chiese se ero una geofisica e se avevo con me delle sonde minerarie, annuii con convinzione.

«Si ne ho un paio, non mi muovo senza delle sonde, soprattutto dopo il tirocinio di Terraformazione Venusiana.» ammisi, ma mi maledissi, non era il momento di parlare dei corsi e dei motivi per cui portavo troppa roba con me. Mi diressi così verso il mio equipaggiamento e recuperai una delle sonde minerarie che avevo con me. Era un dispositivo complesso, ma ero abituata a maneggiare attrezzature delicate e sapevo come smontarle con cura: con mano ferma cominciai a rimuovere delicatamente i componenti esterni della sonda mineraria, rivelando il suo sistema interno di guida e telemetria; mentre smontavo la sonda, sentii la navetta tremare nuovamente, colpita da un colpo più forte dei precedenti. Alzai lo sguardo per un attimo, preoccupata per la situazione critica in cui ci trovavamo, ma sapevo anche che non potevo permettersi di distogliere l'attenzione dal compito a cui era dedicata.


I don't need a doctor, damn it! I am a doctor!

Leonard McCoy Umano

La mia prima risposta fu: «Sono un dottore, non un ingegnere e come tale, per ora non ho intenzione di far del male a chicchessia, anche se ci hanno sotto tiro.» brontolai. Non mi metteva a mio agio il pensiero di dover... affumicare qualcuno con i phaser, anche se sarebbe stato utile per portarci a casa la pelle.
Mi resi conto del fatto che mancava una persona, il mio migliore amico e migliore amico di una persona che stava sull'Enterprise e che probabilmente stava preparandosi lui stesso a scendere «A proposito di orecchie a punta. Mi è venuto in mente che abbiamo un problema, Jim non è ancora rientrato. Vado a cercarlo, non voglio che Spock tenti la mia vita perché il capitano non è rientrato con noi.» dissi cercando di mascherare la mia preoccupazione.
#65

Rekon

Tellarite


"Continua a sparare, Ragazzo...vedrai che non gli daremo il tempo di avvicinarsi ulteriormente..." rispose Rekon, senza staccare gli occhi dall'apparecchiatura che aveva delicatamente ma efficacemente smontato, poggiandola a terra.

Da quando l'uomo della sicurezza - o almeno quello che presumeva lo fosse - aveva cominciato a sparare i colpi si erano fatti molto meno frequenti, quindi era più semplice intervenire sui delicati meccanismi del sistema di navigazione.

Intervenire sul morale dell'equipaggio era più complesso, il vecchio ingegnere lo sapeva bene. Gli era già capitato di vedere ufficiali promettenti bloccarsi a causa del fuoco nemico. Gli era capitato soprattutto durante la Guerra del Dominio, quando per la prima volta da tanti anni la Federazione si era trovata costretta a combattere una vera guerra con un nemico più forte e cattivo, nonché a schierare ragazzini imberbi e per nulla pronto a stare sotto il fuoco delle armi.

Allora il vecchio Tellarite aveva imparato che per farli agire correttamente bisognava parlare loro come fosse tutto normale, come se tutto andasse secondo i programmi anche quando tutto andava a donnine di facili costumi. Per questo colse al volo le parole della biondina, commentando "Fammi indovinare, l'atmosfera corrosiva ti ha fatto impazzire perché bruciava altimetri peggio di mia zia Petunia con le crostate di Makkarra...brutto affare, se non si usano i metalli giusti in quelle situazioni. Comunque di solito si può ovviare creando una lieve polarizzazione dell'involucro della sonda, ma non scordarti di ricalibrare i sensori, o penserai di stare analizzando la fo**uta aurora boreale del tuo pianeta..."

Quando la ragazza ebbe smontato la sonda, Rekon uscì da sotto la consolle di navigazione con in mano una serie di cavi ed afferrò un saldatore, quindi rispose al Dottor McCoy, che aveva espresso la volontà di uscire a cercare il Capitano "Io non lo farei, Dottore. Mi dica, ha mai curato ferite da lanciagranate al plasma? Non credo, e sa perché? Perché di solito dopo l'esplosione di uno di quei cosi i pezzi non si trovano più nello stesso fuso orario..."

Solo dopo averlo detto si ricordò di stare parlando con un medico, che probabilmente non aveva idea della potenza distruttiva che i loro scudi stavano in quel momento tenendo con difficoltà sotto controllo. Quindi, più gentilmente, aggiunse "Perché invece non chiama il Capitano col cunicatore Romulano e lo avverte che tra un paio di minuti arriverà il taxi che ha chiamato e non gli dice di portarsi in un luogo dove potremo atterrare senza schiantarci contro un'intera foresta?"

Fece cenno a Carol di aiutarlo con le ultime saldature, mentre lui riconfigurata con un tricoder il sistema di navigazione della sonda, intanto disse ad Haruka "Quanto a te, ragazza, usa i sensori della navetta per cercare due intensi campi magnetici, con frequenza di 76ghz? Quella è la posizione del vostro Capitano o - almeno - dei gingilli che gli ho dato..."


@All
Navetta pronta al decollo...quanto e se volerà lo scopriremo solo vivendo!
#66

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Haruka Abe Umana

L'idea del dottore non le piacque per niente. Anche Haruka temeva per l'incolumità del capitano ma era consapevole che al momento non avevano modo di lasciare la navetta senza finire ammazzati. Poteva immaginare che per McCoy fosse dura: se per lei Kirk era solo un un superiore che rispettava, per l'uomo era un amico. Non che lei non fosse preoccupata: tra l'incognita delle condizioni di Vaurek (che quasi sperava fosse stato soccorso dai suoi colleghi romulani) e il non sapere lo status di Kirk e Tulving, stava decisamente rischiando di dar di matto. Il non avere nulla da fare e l'essere rinchiusi in una navetta sotto fuoco nemico di certo non aiutava.

L'intervento di Rekon fu provvidenziale. Quasi brutale, forse, ma probabilmente sufficiente a bloccare sul nascere qualsiasi desiderio di lasciare la navetta. In più, aveva dato sia a lei che a McCoy qualcosa da fare. Non sapeva il dottore, ma lei ne aveva decisamente bisogno. Controllo subito! Avvicinatasi al terminale dei sensori, fece del suo meglio per infilarvisi accanto senza togliere troppo spazio ai colleghi. Trafficò sul terminale per qualche istante, grata che l'addestramento di un ufficiale A&A comprendesse anche compiti più scientifici come quello. Trovati. Esclamò infine, inviando i dati sullo schermo. Sono a circa due chilometri di distanza dalla posizione in cui li abbiamo lasciati.
#67

It's nice to have a family.

Carol Marcus Umana

Quando Rekon parlò dell'atmosfera corrosiva scossi la testa e sorrisi «Molto divertente, Rekon, mi piace il tuo stile sarcastico. In realtà ho sviluppato una teoria basata su una specialità secondaria della biologia evolutiva; la mia teoria era che alcune armi potessero "riportare la vita su un pianeta dormiente" e ci sto ancora lavorando. Mi piacerebbe poter rendere vivibile un pianeta e le sonde spesso aiutano per degli studi che sto conducendo, voglio proporre qualcosa al comando in un futuro, ma sarà ancora lunga. Credo parlerò di anni.» dissi pacatamente, mentre continuavo a lavorare sulle saldature, intanto di tanto in tanto prestavo attenzione alla conversazione e alle richieste dei suoi compagni. A lei tutto sommato era andata bene, non le dispiaceva "sporcarsi le mani" e comunque era una cosa che le riportava in mente alcuni professori all'accademia che sembravano ricordarle di fare cose ovvie "perché non se ne dimenticasse".
«Sarà fatto.» risposi e mi dissi che mi sarebbe piaciuto avere Rekon con cui parlare, ma sapevo che non sarebbe stato possibile, era chiaro che non era di qui anche per la divisa che indossava e sarebbe presto tornato da dove era venuto.

I don't need a doctor, damn it! I am a doctor!

Leonard McCoy Umano

Ascoltai attentamente le parole di Rekon, prendendo in considerazione le sue osservazioni e il suo modo di parlare. Guardai il tellarite con un'espressione seriosa, decidendo di non rispondere sarcasticamente, ma francamente come facevo solitamente: «Capisco che tu stia facendo del tuo meglio per mantenere il morale alto e trovare una soluzione pratica alla situazione, ma non posso ignorare il fatto che il Capitano potrebbe trovarsi in pericolo là fuori e non devo ricordarti il fatto che il dovere di un medico è quello di assicurarsi che l'equipaggio sia al sicuro, indipendentemente dalla potenza distruttiva in gioco e a tal riguardo, non ho mai curato ferite da lanciagranate al plasma, ma ho visto abbastanza devastazione nella mia vita per quanto meno immaginare cosa può fare una cosa del genere.» dissi, pensando solo in quel momento che Jim abbia un modo tutto suo di affrontare le emergenze. Probabilmente si era già messo in salvo o stava facendo qualche cosa incredibilmente eroica, come al solito.
In questo momento mi mancava Spock più di quanto volessi ammettere e forse quel flusso di coscienza era più rivolto al mio amico di sempre che era assente. Presi un lungo respiro e sapevo che quando Rekon suggerì di avvertire il Capitano tramite il comunicatore Romulano era una richiesta sensata e valeva quanto meno un tentativo di informarlo della situazione. Sospirai. 
«D'accordo, lo contatto, ti farò sapere cosa dice non appena risponde.» dissi.
Presi il comunicatore romulano con cautela, mi assicurai di impostare la frequenza corretta e premetti un altro pulsante per attivare la trasmissione. Segretamente sperai che raggiungesse il Capitano Kirk nella sua posizione attuale.
«McCoy al Capitano Kirk. Abbiamo trovato una soluzione e tra un paio di minuti saremo da voi. Portatevi in un luogo dove potremo atterrare senza problemi.» dissi con la voce ferma, ma si capiva dalla voce che ero preoccupato. sicuro.
#68

Where I come from, if someone
saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk | Human

Qui Kirk. rispose Jim, con una nota di sollievo nella voce. Aveva calcolato mentalmente il tempo che avrebbe richiesto alla squadra la passeggiata di rientro alla navetta ed era abbastanza sicuro che quella chiamata avesse richiesto un po' più dello stretto necessario. D'altra parte erano stati sufficientemente impegnati negli ultimi minuti e poteva aver semplicemente perso la cognizione del tempo State tutti bene? si informò per sicurezza In che condizioni è... il nostro mezzo di trasporto? Il signor Rekon è in grado di farlo partire? chiese, leggermente distratto da un movimento sulla strada poco distante: un uomo che trainava un carretto passò oltre, senza dare alcun segno di averli notati. Lo sguardo del capitano si spostò rapido in direzione di Tulving, ma il guardiamarina sembrava avere la situazione sotto controllo, così tornò a concentrarsi sulla conversazione.

Riuscite a rilevare la nostra attuale posizione? chiese, spostando lo sguardo sul cancello che dava l'accesso alla miniera abbiamo trovato gli abitanti del luogo... e molto probabilmente anche il decalitio, ma i romulani sono ovunque. Se vi avvicinaste a quest'area vi farebbero saltare in aria prima che possiate raggiungerci. disse, per poi rivolgersi un istante alla donna che li aveva accompagnati fin lì: C'è un posto dove i nostri amici possano raggiungerci senza farsi notare? le chiese. Lei lo fissò un istante con aria pensierosa, mentre rifletteva sulla domanda il vecchio accesso nord rispose poi con aria sufficientemente convinta... si trova oltre quella collina e ormai nessuno lavora più in quell'area. Gli alieni non lo tengono sotto controllo. Potete raggiungerlo dai camminamenti di servizio in una decina di minuti, ma dovrete stare attenti, la roccia è instabile spiegò ... posso accompagnarvi fin lì se volete. si offrì: quegli stranieri avevano tutta l'aria di essere gente di città e non era affatto sicura che fossero in grado di attraversare incolumi la miniera.

Jim annuì cordiale, poi riprese il comunicatore la miniera ha un accesso abbandonato in direzione nord, dietro una collina. Se riuscite a mantenervi sufficientemente bassi non dovrebbero riuscire a rilevarvi, ma fate comunque attenzione. Potete raggiungerci lì tra una decina di minuti? si informò.
#69

Rekon

Tellarite


Mentre finiva di saldare un controllo di assetto che non facesse rimpiangere troppo l'asse za di un giroscopio, Rekon ascoltò le parole degli occupanti della navetta, dedicandovi tutta l'attenzione che potrebbe sottrarre a quel complesso lavoro di arrabattanento senza rischiare che la navetta si schiantasse appena decollata, o di attaccare anche le tozze dita pelose al condotto odn appena creato.

Annuì al rapporto di Haruka, borbottando un laconico "Mi pare un bel posto per impostare una rotta, ma eviterei di andarci diretto o i nostri amici coi lanciagranate sapranno dove cercarci. Programmiamo una rotta parabolica che finga di portarci nello spazio, quindi appena siamo sopra le nuvole e lontano dalla.loro vista riscendiamo dal vostro Capitano..."

Non si era nemmeno accorto di essere passato dal dare suggerimenti al dare ordini, ma d'altra parte era un ufficiale superiore della Flotta con oltre trent'anni di esperienza, anche se non in quel periodo temporale, quindi le vecchie abitudini erano rapidamente riemerse non appena si era trovato in una situazione familiare.

Evitando di soffermarsi sul fatto che fosse quantomeno esecrabile che considerasse familiare la situazione di farsi tirare addosso granate al plasma, il porcino ingegnere ascoltò il commento di McCoy per poi rispondergli "Quando il suo capitano tirerà fuori quella bottiglia di Brandy se vuole ci scambieremo storie di guerra, brindando agli amici morti nella maniera più idiota che ci possa essere, Dottore. Per adesso cerchiamo di focalizzare l'obiettivo sul tornare tutti sani e salvi in un posto dove non ci sparino addosso, che ne pensa?"

Non voleva imporsi sull'Ufficiale medico capo della nave, poiché sapeva che un simile contrasto avrebbe generato dubbi e titubanze nell'equipaggio, rischiando di renderlo incapace di agire per il meglio in quel momento difficile. Per questo evitò di discutere ulteriormente mentre l'umano tentava di contattare Kirk e si concentrò invece sulle parole di Carol.

Riportare la vita su un pianeta dormiente, eh? ripeté, non tanto perché non avesse sentito bene, quanto perché quelle parole gli avevano portato alla memoria i dati che aveva letto su un vecchio progetto, uno che era stato a lungo secretato e la cui relazione preliminare iniziava esattamente così. Uno che lui e la sua équipe avevano visto quando avevano effettuato alcuni studi preliminari per capire se fosse possibile impiegare derivati della Protomateria per l'alimentazione di nuovi sistemi propulsivi. Uno che non era finito benissimo, a quel che ricordava...

"Come hai detto di chiamarti, ragazza?" domandò, nonostante fosse piuttosto certo della risposta che avrebbe ricevuto. Quando la ragazza si identificò, sbuffò e rispose "Beh, cerca di non fossilizzati solo su quello, signorina Marcus. È bello avere un progetto, ma non dimenticare il resto della tua vita..."

Era un consiglio forse paternalistico, ma sincero. E, guardando l'Ingegnere oltre l'aspetto porcino e scontroso, forse Carol avrebbe visto per un istante quello che era: un vecchio con parecchie - forse troppe - esperienze sulle spalle e più nessuno a cui trasmetterle.

Ma non vi sarebbe stato tempo per approfondire, perché il Capitano aveva risposto e dato ordini precisi per un rendez vous. Ordini che il Tellarite non amava particolarmente, ma che riconosceva come tali.

Con un grugnito rotolò sul ventre abbondante ed allungò la zampa verso i giovani ufficiali che lo circondavano affinché gli dessero una mano a tirarsi su da terra quindi, a voce abbastanza alta da farsi sentire da Kirk - e probabilmente anche su Tellar ed al Quartier Generale della Flotta Stellare a San Francisco - rispose "Certo, voleremo alla massima velocità, bassi appena sopra le chiome degli alberi, con il giroscopio scassato e gli stabilizzatori in modalità manuale...che ci vuole...?"

Quindi, notando gli sguardi perplessi dei membri dell'equipaggio abbaiò "Beh, che diavolo aspettate, un invito scritto? Muovetevi, balbettante bambocciona banda di babbuini! Il vostro Capitano ci aspetta tra dieci minuti, quindi per fare le cose per bene saremmo dovuti partire cinque minuti fa!"

Quindi, sedendosi ai controlli secondari, disse "Diamoci una mossa. Io controllerò e regolerò manualmente gli stabilizzatori, quindi qualcuno si sieda al volante e porti questa carretta sopra le nuvole, poi faremo una bella picchiata oltre la montagna e volo radente fino a destinazione. Dottore, Haruka...voi piantate gli occhi sui sensori per tenere d'occhio la posizione del Capitano. Tu, ragazza..."

Senza smettere di digitare sulla consolle si rivolse a Carol stavolta, mentre i motori cominciavano a rumoreggiare "Tu sarai i miei occhi dietro la testa, dato che non ce li ho, e controllerai i circuiti della sonda per accertarti che i suoi processori non si sovraccarichino. Muoversi, che quando i Capitani dicono dieci minuti, in realtà intendono sì e no cinque...!"

E - con un fragore assordante, parecchi scossoni e bestemmie talmente colorite che il traduttore universale si rifiutò di riportare in Standard - la navetta decollò pronta per cacciarsi in nuovi, mirabolanti, pericoli.

#70

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Haruka Abe Umana

Il capitano poteva essere in pericolo. Quella era una possibilità che nemmeno Haruka era in grado di ignorare, così fu decisamente sollevata quando l'uomo in questione rispose alla chiamata. Aver rilevato che la posizione dei 'gingilli', come Rekon li aveva chiamati, era cambiata l'aveva parzialmente rassicurata ma, solo dopo aver sentito la voce di Kirk, la tensione dei suoi muscoli si era sciolta. Il capitano stava bene, ora dovevano solo riuscire a raggiungerlo prima che si facesse uccidere.

Tutti bene, capitano. Rispose, il sollievo evidente nella sua voce. Erano miracolosamente riusciti ad arrivare tutti d'un pezzo alla navetta, se non si contava il colpo in modalità stordimento che si era beccata in pieno prima che la squadra si dividesse. Forse non erano totalmente incolumi, tra rovi e colpi di distruttore schivati al pelo, ma a suo parere la loro situazione rientrava ancora nel termine 'bene'. Beh, sempre che il dottore nel avesse nulla da ridire. Sissignore, vi abbiamo sui sensori. Aggiunse poi, alla successiva domanda, mentre lavorava sul terminale. Aveva individuato la loro posizione tramite i gingilli di Rekon ma, ora che avevano una comunicazione attiva, era intenzionata a sfruttarla per affinare i dati dei sensori. Non ci volle molto perché potesse confermare la loro posizione ma nel frattempo due particolari attirarono la sua attenzione. Uno, il capitano era coi nativi del pianeta. (Argh, quanto avrebbe voluto essere con lui.) Due, Rekon era partito a dare ordini col suo caratteristico stile. Non un problema per lei che conosceva almeno in parte la sua identità ma non necessariamente lo stesso per i colleghi ancora all'oscuro. Il volto dell'ufficiale della sicurezza, il tenente Gerstman, si era lievemente oscurato e anche l'espressione del pilota, il guardiamarina Hawthorne, si era fatta pensosa. Evidentemente non piaceva loro farsi comandare da un perfetto sconosciuto ma Haruka sperava che l'urgenza di raggiungere il capitano facesse loro sopportare il carattere brusco del tellarite. La presenza di McCoy sicuramente stava aiutando: se non fosse stato per lui, difficilmente si sarebbero fidati della sola parola di un'antropologa.

Quando Rekon, con un po' di aiuto, lasciò lo spazio al pilota, Hawthorne prese la sua postazione "al volante" e preparò la nave alla partenza. Con lui nella postazione del pilota e Gerstman in quella del co-pilota, non c'era molto spazio per Haruka ai sensori ma la giapponese cercò un sostegno nella struttura della navetta e rimase al suo posto, sperando che Rekon facesse un buon lavoro con gli stabilizzatori. Pochi istanti ed erano in volo, diretti verso l'alto e le nuvole. I colpi che avevano tartassato gli scudi terminarono e Haruka tirò un sospiro di sollievo. Ce l'avevano fatta, erano fuori portata dell'artiglieria romulana. Se la fortuna fosse rimasta dalla loro parte, sarebbe bastato...

Un'imprecazione sfuggì dalle sue labbra. Nemici in arrivo. Una navetta... no, sono due. Si affrettò a riferire. I puntini sui sensori erano comparsi all'improvviso e ad una distanza ravvicinata, segno di come le due navette romulane si fossero avvicinate occultate per poi disoccultarsi all'ultimo. Il suo avvertimento fu subito seguito da colpi di phaser. Scudi al 30 per cento. Avvertì Gerstman, mentre si adoperava per rispondere al fuoco. No, siamo al 25... 20. Abbiamo una perdita di potenza! Proseguì, allarmato. Ho bisogno di energia agli scudi, subito! Haruka afferrò meglio il suo supporto di fortuna, ora decisamente preoccupata. Immaginava che Rekon sarebbe riuscito a sistemare il difetto agli scudi senza troppe difficoltà, il problema era gli scudi stavano calando troppo rapidamente. Avrebbe fatto in tempo? La risposta arrivò con un boato e un forte scossone. Stiamo stati colpiti ai motori! Esclamò Hawthorne, mentre cercava di mantenere la nave stabile. Un'imprecazione anche da parte sua e... Sto perdendo il controllo, stiamo precipitando! Ok, evidentemente la fortuna non era dalla loro parte.

*fischietta innocentemente*
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