Sarah Mendel
Augmented Human
Il trio composto da due Ufficiali che non erano minimamente a loro agio nel tenere in mano un'arma ed una ragazzina tremendamente incavolata perché gliela avevano tolta si smaterializzarono in uno sfavillio di luce azzurra, dopodiché il Flyer rimase silenzioso, mentre veniva trainato verso una sorta di grande hangar spaziale.
Cippy bippò qualcosa dalla sua postazione nascosta - impossibile per Tom dire se era un augurio di buona fortuna o magari un tentativo di rassicurarlo - poi tacque, lasciando il Primo Ufficiale si propri pensieri.
Il vetro panoramico del Flyer gli consentiva di osservare bene la cittadella sorta ai piedi del Cubo: si trattava di una struttura a cupole non molto dissimile dai primi insediamenti umani sulla Luna o su Marte. Le cupole erano di metallo e avevano solo piccoli oblò per la visione dall'esterno, segno che quella gente non disponeva della tecnologia dei campi di forza atmosferici e non aveva sviluppato il plastiacciaio, una lega trasparente impiegata dalla Federazione per le finestre di basi spaziali e astronavi.
Disseminati tra gli edifici vi erano tubi di collegamento grandi abbastanza perché un umanoide vi camminasse e - forse - anche percorribili da veicoli di piccole dimensioni. Inoltre attorno ad ogni cupola era presente un sistema difensivo che sembrava composto da postazioni lanciamissili, segno che si trattava comunque di una installazione militare di un qualche tipo.
L'hangar in cui il Flyer venne condotto era molto grande e chiuso da pesanti porte metalliche. Il tempo che impiegarono a ripressurizzarlo dopo la chiusura delle porte, però, tradiva una tecnologia abbastanza arretrata sotto questo aspetto.
Ormai ogni sistema informatico del Flyer era spento, quindi il Comandante Paris vide avvicinarsi i locali solo quando quella che pareva una intera squadra di sicurezza arrivò a ridosso del vetro principale: erano cinque soldati ed indossavano armature nere integrali, comprensive di caschi ed erano armati di fucili.
Quando il portellone principale si aprì Paris poté constatare due cose: la prima era che i fucili sembravano armi a proiettili solidi, come quelle impiegate sulla Terra fino a poco dopo il terzo conflitto mondiale, mentre la seconda era che quelle armature nere e dall'apparenza sgraziata, con visori rossi a coprire gli occhi, davano complessivamente una idea molto... Borg, come se qualcuno si fosse ispirato all'aspetto di un Drone tattico per disegnarle.
Le persone che le indossavano non erano però Borg, questo era evidente: innanzitutto non avevano l'incarnato malsano dei Borg, e poi quando si trovarono di fronte l'ufficiale della Flotta furono colti da una sorta di paura e reagirono con grande nervosismo, sollevando immediatamente le armi come se - anziché alzare le mani in segno di resa - Paris li avesse minacciati sparando con un fucile phaser a compressione.
Quello che doveva essere il comandante della squadra gridò un singolo ordine, troppo poco perché il traduttore universale potesse fare la propria magia, e gli uomini di mossero: sempre tenendo l'Umano sotto tiro, due soldati lo aggirarono bloccandogli le spalle ed un terzo gli mise quelle che sembravano manette magnetiche.
Dopodiché un quarto uomo cominciò a perquisirlo, togliendogli per prima.cosa il comunicatore a forma di Delta della Flotta e porgendolo al caposquadra con mano tremante, ripetendo più volte una para spaventata.
Il caposquadra annuì perplesso e a sua volta spaventato mentre afferrava con due dita tremanti l'oggetto, quasi stesse maneggiando una bomba. Poi disse una singola parola e Paris sentì un dolore sordo alla base del collo: l'ultima cosa che vide, prima di perdere i sensi, fu il soldato che lo aveva ammanettato che reggeva il fucile d'assalto per la canna e che, evidentemente, lo aveva colpito in testa col calcio dell'arma.
Si risvegliò dopo un tempo indefinito e, nonostante lo stordimento residuo, comprese rapidamente di essere in una specie di prigione. Aveva ancora le mani ammanettate - a giudicare dal dolore ai polsi non dovevano averlo mai slegato - ma adesso esse erano fissate sopra la sua testa, mentre tutto il suo corpo era adagiato su una specie di pedana orizzontale che in qualche modo gli bloccava anche le gambe.
Muovendo lentamente la testa, che non era bloccata, Paris si rese conto che la stanza era zeppa di attrezzature apparentemente ad uso scientifico e c'erano anche un mucchio di computer, anche se sembra ano decisamente meno avanzati di quelli della Flotta.
L'arredo della stanza, al netto delle apparecchiature, era però la cosa più inquietante di tutte: sembrava di essere dentro un Cubo Borg, con le pareti fatte di tubi, condotti ed apparecchiature grigiastre esposte e l'illuminazione verde diffusa, che creava un ambiente da incubo anche a causa della temperatura atrocemente alta e dell'altissimo tasso di umidità.
Per un tempo imprecisato - comunque utile a consentirgli di schiarirsi le idee - non entrò nessuno, dopodiché entrò un uomo, o almeno quello che sembrava averne i connotati.
Anche questo indossava una sorta di armatura simil-Borg, ma molto meno massiccia e più aderente di quella dei soldati, al punto che la si sarebbe potuta anche considerare una specie di uniforme. Inoltre non indossava l'elmo e ciò consentì a Tom di notare che si trattava di una specie non poi dissimile dai Terrestri, tranne che per le orecchie leggermente più grandi e frastagliate e per una sorta di cresta ossea presente lungo la mascella.
L'uomo gli parlò in una lingua inconprensibile (e che difficilmente avrebbe potuto apprendere senza l'ausilio del traduttore universale installato nel comunicatore sottrattogli), mentre lo esaminava con quello che appariva uno strumento di scansione piuttosto arretrato tecnologicamente, dopodiché se ne andò.
Un po' di tempo dopo tornò, ma non era solo. Con lui entrarono anche due soldati e, subito dopo, una femmina della specie. La donna era anch'essa vestita con quelle strane uniformi-drone e aveva i capelli infilati in tubi di plastica, non dissimili dai tubi c'è spesso congiungevano le componenti organiche e meccaniche dei Borg. Sopra la tuta-Borg, però, la donna indossava una sorta di veste nera. Tempestata di pietre preziose verdi che parevano quasi brillare della stessa luce degli impianti degli alieni cibernetici.
La donna lo fissò lungamente, in silenzio, dopodiché si rivolse all'uomo che lo aveva scansionato "Dunque sostieni che non ci comprenda, Drone scientifico Uno di Dieci?"
"sino ad ora non ha dato segno di farlo, oh Regina.." rispose l'altro in uno standard d'improvviso perfettamente comprensibile per il Primo Ufficiale della Voyager.
Se Tom avesse allungato lo sguardo, infatti, si sarebbe reso conto che in mano alla donna che il presunto scienziato aveva chiamato Regina era stretto contatto l suo comunicatore il quale, in tutto il tempo trascorso, aveva probabilmente continuato a registrare ed analizzare il linguaggio alieno e adesso faceva ciò per cui era stato programmato, ovvero tradurlo.