TSE L'eredità dei Borg
#21

Thomas Eugene Paris

Umano

Tom sapeva che la situazione non era affatto buona: un cubo Borg tra le mani di una specie pre-curvatura non era esattamente il sogno di un ufficiale della Flotta Stellare, ma ritrovarsi in un campo di detriti sparati in ogni direzione, che rimbalzavano tra loro minacciando di polverizzarli al minimo errore non era qualcosa che capitava tutti i giorni fuori da un simulatore e, nonostante la situazione di pericolo... o forse proprio in virtù di questa, si stava divertendo a dribblare tutte quelle rocce. Un osservatore esterno, se qualcuno fosse riuscito a rilevarli in mezzo a tutti i frammenti del planetoide, avrebbe potuto dire che il Flyer danzava tra le sue mani. ... e non solo sul parabrezza rispose, forse un po' troppo allegro considerando la situazione. Non provi mai una decappottabile suggerì alla Mendel, mentre impostava la rotta tracciata dal tecnico informatico.

Usciremo dal campo di detriti in dieci... nove... annunciò, seguendo ad alta voce il conto alla rovescia che aveva sul display. Ci fu qualche momento di tensione mentre il countdown si avvicinava allo zero, ma quando lo raggiunse, Tom fu felice di constatare che non successe niente. Niente armi in grado di distruggere un planetoide sparate contro di loro, niente... non fece però in tempo a terminare quel pensiero che i sensori rilevarono qualcosa in avvicinamento. Se Miral non fosse stata presente avrebbe probabilmente lanciato qualche insulto, ma si limitò a pensarli. Dovevano andarsene da lì alla svelta...

Tenente Mendel, c'è un cambiamento! li avvertì Miral e, quasi contemporaneamente, qualcosa colpì il Flyer. Le console si spensero tutte all'istante. Che succede? chiese Tom, cercando di riavviare rapidamente il sistema. Era evidente che in quelle condizioni non solo non sarebbero riusciti a manovrare la navetta lontano da lì, ma erano anche senza deflettori... o anche solo la possibilità di contattare qualunque cosa fosse in rotta di intercettazione con loro. Precedenza al timone e ai sensori decise il comandante ... datemi un modo per allontanarci da qui! esclamò, aprendo il pannello dietro cui passava l'alimentazione della sua console per dare un'occhiata.
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#22

Sarah Mendel

Augmented Human


Grazie all’abilità di pilota di Tom ed ai calcoli di Sarah erano apparentemente riusciti ad uscire indenni dal campo di asteroidi che aveva minacciato di farli a pezzi ma, prima ancora che l’informatica potesse esultare per quel piccolo successo, qualcosa accadde.

Anche stavolta fu Mirai a dare l’allarme perché, anche se la città lunare ancora si stava riprendendo dall’imponente calo di energia che aveva dovuto sopportare quando il Cubo aveva fatto fuoco con i Siluri al Plasma, uno dei vascelli che si erano levati nella loro direzione aveva d’improvviso aumentato la propria produzione di energia.

A quelle parole Cippy si posizionò davanti allo schermo e immediatamente iniziò a pigolare rapidissimo: l’Intelligenza Artificiale li informò infatti che qualcosa di grosso si stava avvicinando loro ad una velocità comparabile al doppio del pieno impulso – ossia metà della velocità della luce – e Sarah si apprestò a tradurre quell’avvertimento dal Linguaggio Binario dell’automa allo Standard federale, mentre già puntava tutti i sensori su di esso.

”Sembra una sorta di proiettile accelerato magneticamente, è stato lanciato da una delle navi che si stanno muovendo in questa zona…” informò la rossa poi, stupita dalla lettura che immediatamente le balzò all’occhio, aggiunse ”E’ strano, non rilevo alcun genere di testata esplosiva…forse…”

Ma non poté aggiungere altro perché, un secondo dopo, il proiettile li superò e letteralmente si aprì in quattro parti, rilasciando una nuvola di materiale sconosciuto. Prima che i sensori avessero il tempo di analizzare quella strana nuvola luccicante – che come proiettata da un dispositivo di dispersione si stava estendendo in un’area incredibilmente vasta – la stessa entrò in contatto con i sistemi della nave, che vennero colpiti da una sorta di blackout.

Improvvisamente senza energia il Flayer cominciò a sbandare andando alla deriva, mentre uno strano – inquietante – silenzio si impossessò del piccolo scafo.

In risposta all’ordine di Paris, Sarah e Philips si misero al lavoro rapidamente, cominciando il secondo a smontare una consolle e la prima accedendo ad un piccolo pozzetto di manutenzione posto tra la postazione scientifica e quella tattica.

Ci vollero pochi secondi, dopodiché l’Ingegnere commentò soddisfatto ”Ecco fatto, Sarah…adesso dovresti avere energia dalle batterie per riavviare i sistemi…”

”Confermo…” rispose la rossa, mentre la sua consolle si riaccendeva con una serie di bip interminabilmente lenti. Digitò rapida una stringa di codice e, in risposta, le luci nell’abitacolo della navetta si riaccesero e – a cascata – anche tutte le altre consolle fecero lo stesso.

”Ecco fatto…” esclamò soddisfatta l’informatica ”Scudi, armi e timone ripristinati…non siamo stati realmente colpiti, ma apparentemente il contatto tra i nostri campi magnetici e quel materiale sconosciuto ha generato un sovraccarico sui nostri sistemi ed il computer ha spento tutto per evitare danni ai sistemi. Sconsiglio di rialzare gli scudi finché non avremo capito come eludere il problema…”

Dopodiché si fermò come se qualcosa non quadrasse. Ci volle poco per scoprire cosa fosse e, quasi certamente, anche Paris e Philips c sarebbero nello stesso momento giunti: a differenza del resto dei sistemi, infatti, tutti gli apparati sensori attivi e passivi erano completamente impazziti e non rilevavano nulla di nulla!

”Ecco, questo è strano…” ammise la ragazza, dopo aver fissato alcuni lunghi secondi gli schermi e le diagnostiche che nel frattempo aveva avviato ”i sensori funzionano in realtà, ma non riusciamo ad avere letture né a corto né a lungo raggio. Credo sia questa nuvola di polvere che ci circonda… sembrerebbe che, oltre ad avere un cattivo rapporto con i campi di gravitoni, il materiale sia altamente refrattario ai raggi sensori. L’eco di riflesso che riceviamo è così intensa che fa impazzire i nostri analizzatori…”

”A quanto pare anche le comunicazioni sono disturbate…” specificò Philips, anche se non ve ce sarebbe probabilmente stato bisogno. Se quella robaccia era in grado di accecare totalmente i loro sensori, infatti, difficilmente le comunicazioni subspaziali avrebbero potuto passare e – anzi – era quasi certo che anche il teletrasporto non fosse una opzione consigliabile…

E queste – certamente - non erano belle notizie con tante navi in rapido avvicinamento. L’avere perso gli scudi non era infatti una cosa così grave, tenendo conto del fatto che erano notevolmente più veloci, agili e meglio armati dei vascelli che avevano rilevato, ma costretti ad un volo a vista non avrebbero potuto né viaggiare a curvatura né – tantomeno – ad alta potenza di impulso, dato che rischiavano di impattare contro ostacoli spaziali. Inoltre sarebbero stati totalmente privi dei sistemi di puntamento delle armi!


Nota tecnica
Siamo stati circondati da quelle che – nel mondo di Gundam (sì, ormai ho deciso di ispirarmi a quello) – sono chiamate Particelle Minowski. Si tratta di particelle che, se sparse in un’area di spazio, rendono sostanzialmente inutili i radar e altri apparati sensori, costringendo a manovre di volo (e combattimento) manuali, nonché rendendo possibili le care e vecchie imboscate.
Qui le particelle sono state adattate al nostro mondo, rendendole sensibili ai campi di gravitoni così da toglierci gli scudi, perché altrimenti non ci avrebbero mai potuti catturare neppure piangendo in greco.
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#23

Thomas Eugene Paris

Umano

Lentamente le varie console cominciarono a riavviarsi e Tom tirò un sospiro di sollievo... un po' troppo presto, comunque, visto il resto della situazione: senza puntamento le armi erano pressoché inutilizzabili e se attivare gli scudi significava causare nuovamente un blackout era praticamente come non averli. Quanto al timone... aveva il sospetto che i colleghi non si rendessero conto di cosa volesse dire far navigare a vista una nave che non era progettata per farlo. Anche volendo sorvolare sulla quantità di angoli ciechi del Flyer, senza sensori di posizione mantenere una qualunque rotta nello spazio richiedeva un miracolo più che abilità. Tom scosse la testa, per nulla felice della situazione. Le navi aliene si stavano avvicinando e, finché fossero rimasti lì, non potevano fare altro che attendere di essere raggiunti. Considerando che poi non avrebbero potuto comunicare in alcun modo, sarebbero praticamente rimasti in balia degli sconosciuti.

Cercate un modo per far funzionare quei sensori disse, riprendendo i comandi. Il vero problema era che la "nuvola di polvere", come l'aveva definita Sarah, sembrava estendersi in ogni direzione attorno a loro e senza sensori in grado di stabilire come uscirne quella era tutt'altro che una questione semplice. D'altra parte tornare nel campo di detriti senza scudi e senza sensori sicuramente non era una buona idea: almeno quella direzione si poteva certamente escludere, come anche puntare dritti verso gli alieni. Provo a tirarci fuori di qui... annunciò, dando energia ai motori e puntando prudentemente verso il basso, mentre virava leggermente in direzione opposta a quella dalla quale stavano arrivando le navi. Si rese tuttavia conto ben presto che quella guida era fin troppo prudente se volevano sperare di sfuggire, perché ora poteva vedere sullo schermo i loro inseguitori. Si trattava di vascelli più o meno della stessa dimensione del Flyer, ma erano almeno una decina. Ingaggiare uno scontro a fuoco non era sicuramente una buona idea come primo contatto, specialmente considerando che i sistemi di puntamento della navetta federale erano fuori uso e gli scudi non potevano essere attivati.

Reggetevi, questa non so come andrà a finire... li avvertì, decidendo di cambiare strategia e spingendo il Flyer in direzione dei loro inseguitori, con l'intenzione di passarci in mezzo e lasciarseli alle spalle. Evitò per poche decine di centimetri una collisione con lo scafo di una delle navi, e per qualche istante parve fossero riusciti a lasciarseli alle spalle, poi una nave si parò loro davanti all'improvviso, costringendoli a deviare verso uno dei pezzi del planetoide esploso. Tom lo evitò all'ultimo istante con un rapido avvitamento che però li fece finire dritti tra due delle navi avversarie. Deciso a non farsi prendere a quel modo, il comandante virò rapidamente verso l'alto, ritrovandosi di fronte allo spazio aperto. Prima che potessero gioire di essere finalmente liberi, tuttavia, il Flyer si fermò. Qualcosa ci impedisce di muoverci... annunciò Tom, mentre le navi aliene si affrettavano a circondarli. Qualunque cosa li avesse bloccati, doveva avere a che fare con gli alieni, perché non appena le navi degli sconosciuti cominciarono a muoversi in direzione del pianeta, il Flyer fu trascinato assieme a loro.

Ti va se a questo punto diamo qualche robottone in versione Trek ai Borg? Laugh Possiamo fare che era la tecnologia che gli alieni stavano sviluppando prima di scoprire il cubo, facciamo un crossover e magari torniamo sullo stile demenziale del ponte ologrammi, tanto in role non ci sono persone serie che si scandalizzano Tongue
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#24

Sarah Mendel

Augmented Human


"Tenterò, Signore...ma non è affatto semplice..." rispose la rossa, mentre con le gambe si ancora a meglio alla consolle scientifica per riuscire a non venire sbalzata via a seguito delle manovre strette del Flyer "Sarebbe necessario riuscire a recuperare un po' di quel pulviscolo artificiale per analizzarlo e comprenderne le caratteristiche..."

Non avendone il tempo, comunque, Sarah cominciò a tentare altre cose. Innanzitutto provò ad emettere campi elettromagnetici di varia natura per cercare di disperdere la concentrazione di particelle dopodiché, accorgendosi che le stesse parevano inerti rispetto a quella forma di stimolazione, tentò altri tipi di approccio.

Nel frattempo Paris cercava di non farli catturare e, per riuscirci, si lanciò in un avvitamento spaventoso tra le navi inseguotrici, che ormai si erano fatte enormemente vicine.

Mentre passavano tra due di queste, però, Cippy lanciò un allarme pigolante, che la mise immediatamente in allarme. Mentre cercava di regolare le telecamere ottiche per ottenere una visione ravvicinata, la tecnica informatica tradusse "Signore, qualcosa è stato lanciato da una delle navi più grandi...qualcosa di grosso!"

Prima che qualcuno potesse fare domande scomode - tipo cosa fosse stato lanciato, dato che i loro sensori erano totalmente ciechi - il Flyer fu scosso violentemente e arrestò il proprio moto in avanti.

Sarah analizzò rapidamente le letture, affermando "Comandante, qualcosa è stato applicato al sistema di scarico del motore ad impulso provocando un sovraccarico con arresto di emergenza. Credo sia una quantità concentrata dello stesso materiale che blocca i sensori..."

Qui di regolò lo schermo laterale per trasmettere la visuale di poppa. Il sistema di acquisizione visiva non era esattamente puntato sullo scarico del motore ad impulso, ma con un po' di fortuna avrebbero avuto una immagine visiva dell'oggetto estraneo.

Quando l'immagine apparve, però, Sarah non seppe bene come commentarla, poiché lo schermo visore mostrò una specie di enorme umanoide metallico corazzato verde scuro aggrappato alla parte posteriore della navetta, l'unico occhio rosso puntato verso la loro poppa!


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#25

Thomas Eugene Paris

Umano

Recuperare il pulviscolo? Tom poteva capire che dal punto di vista tattico e scientifico potesse essere una buona idea, ma non potendo agganciarlo con il teletrasporto cosa si aspettava la Mendel? Che uscissero a raccoglierlo con paletta e secchiello? Se ha qualche idea su come fare... rispose, interrompendosi a metà per schivare uno dei detriti del planetoide che puntava verso di loro. Non potevano continuare a lungo in quelle condizioni: non era nemmeno più questione di abilità, cominciava a trattarsi di pura fortuna e la cosa non gli piaceva affatto, specialmente ora che erano senza scudi.

Il comandante non dovette tuttavia preoccuparsi a lungo di come sfuggire alle navi aliene, perché apparve ben presto evidente che non sarebbero andati lontani. Qualcosa sembrava averli agganciati e quello che fu inquadrato dal sistema di acquisizione visiva era... sembra un robot gigante commentò Miral con voce perplessa, dando probabilmente voce ai pensieri di tutti i presenti... ma la cosa più inquietante tra tutte era che nel costruirlo, qualunque cosa fosse, sembravano essersi ispirati alle fattezze dei Borg: nemmeno nei suoi peggiori incubi avrebbe potuto concepire qualcosa del genere. Come si è agganciato? chiese Tom, deciso a fare tutto il possibile per sfuggire a quella cosa. Scagliare un siluro era fuori questione, ammesso e non concesso di colpire quel marchingegno, non avevano scudi a proteggerli dall'esplosione e probabilmente avrebbero fatto una fine peggiore dell'avversario che intendevano distruggere.

Non fece tuttavia in tempo ad ottenere risposta, perché le grosse mani del robot avevano afferrato il Flyer come fosse un panino farcito e, dopo averlo sottratto al campo di detriti, li stava trascinando con decisione verso una delle stazioni spaziali. Sembra che la nostra destinazione sia la seconda base del sistema li informò Philips, dichiarando l'ovvio. Purtroppo senza sensori funzionanti non c'era molto che si potesse fare, ma la determinazione dell'uomo nel fingere comunque di fare il proprio lavoro era quantomeno ammirevole.

Miral, che fino a quel momento era sembrata quasi divertita da quell'avventura, cominciava ad essere preoccupata e l'unica ragione per cui non era già nascosta sotto una console a disperarsi per la propria vita era probabilmente quella parte non indifferente di orgoglio klingon che aveva ereditato da sua madre e che ora la bloccava alla sua postazione con lo sguardo fisso sui dati (mancanti) dei sensori. Se non altro gli alieni non sembravano volerli spiaccicare come zanzare, perché sarebbero riusciti molto pù facilmente in quell'intento se li avessero scagliati in mezzo ai detriti come palline da biliardo o più semplicemente stritolati tra le mani del borg gigante.

Tom nel frattempo cominciava, tra le varie cose, a realizzare che portarsi dietro la figlia non era stata probabilmente l'idea più brillante che avesse avuto quel giorno...
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#26

Sarah Mendel

Augmented Human


La situazione stava evidentemente critica e Sarah si trovò a riflettere rapidamente su come uscirne: lo scafo del Flyer era concepito per incassare anche colpi notevoli, ma sarebbe stato impossibile colpire con le armi di bordo quel gigante a distanza così ravvicinata, per lo meno non senza subire danni gravi.

Inoltre restava il fatto che, anche liberatisi del Titano che li imprigionava, rischiavano di non poter navigare,con l'aggravante che ora erano imprigionati tra una piccola flotta di navi nemiche che - certamente - al primo atto ostile avrebbero aperto il fuoco su di loro.

La cattura era pertanto estremamente probabile, quindi avrebbero dovuto necessariamente fare i conti con quella gente, la loro bizzarra tecnologia e...beh, con le conseguenze di una bella infrazione alla Prima Direttiva.

Questo, naturalmente, a meno che non trovassero una conveniente scappatoia.

Sarah - prima di accettare l'incarico sulla Voyager-A - aveva ovviamente letto tutti i dati disponibili sui sette anni passati nel Quadrante Delta dalla prima nave a portare quel nome e ne aveva memorizzato ogni più piccolo dettaglio, cosa che le diede una folle idea.

"Comandante..." esordì non del tutto certa delle proprie successive parole, dato che stava per proporre qualcosa di molto rischioso ad un uomo che aveva con sé in missione la propria figlioletta "Credo non ci sia modo di sfuggire alla cattura del Delta Flyer ma, se ritiene, forse esiste un modo per evitare che insieme ad esso catturino anche noi..."

Dopodiché, prima di perdere la convinzione sulla propria idea, passò ad illustrarle "Vede, signore, questa gente è tecnologicamente molto meno avanzata di noi - ancorché più avanzata di quanto ci attendessimo - quindi se bloccassimo il computer con un codice frattale complesso potrebbero non riuscire a venirne a capo in tempi rapidi..."

Inutile dire che, mentre parlavano, Sarah stava già componendo tale codice. Esso sarebbe servito per il suo piano, ma avrebbe avuto analoga funzione anche se Paris avesse deciso di farsi arrestare, dato che non potevano comunque permettere a questa gente di accedere alle conoscenze della Federazione. Ed i codici che creava Sarah erano praticamente impenetrabili anche per le avanzate tecnologie del Quadrante Alfa, motivo per cui diverse volte i Servizi di Sicurezza informatica della Flotta Stellare si erano avvalsi di lei...

"D'altra parte poterà alizzare una nave funzionante è infinitamente più utile che smontarla per studiarne i componenti, quindi è probabile e ci perderanno tempo - settimane, forse anche mesi - a tentare di superare i codici di blocco..." ed era su questa scommessa che Sarah aveva impostato la sua bozza di piano "E noi potremmo approfittarne: se caricassimo i nostri schemi nel teletrasporto potremmo impostarlo in un loop a ciclo continuo che ci permetterebbe di non farci trovare..."

Questo era qualcosa che Paris aveva già visto fare, dato che la Voyager aveva nascosto un gruppo di telepati a bordo proprio con questo trucco, mentre attraversavano il territorio di una razza xenofoba che dava la caccia ad ogni tipo di alieno dotato di capacità psichiche.

Ma il piano della rossa non finiva certo lì "Se collegassi Cippy al computer principale della navetta potrebbe facilmente venire scambiato per una componente dello stesso e, con i miei codici di comando, potrebbe rimaterializzarci in un momento in cui i suoi sensori non rilevino nessuno a bordo..."

Ovviamente la speranza di Sarah era che, una volta atterrati ovunque intendessero portarli, gli effetti di quella strana nebbia artificiale si disperdessero. Se così fosse stato avrebbero potuto decollare ed entrare in Curvatura prima che gli alieni attivassero i loro sistemi difensivi.

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#27

Thomas Eugene Paris

Umano

Tom studiò silenziosamente le immagini dell'insolito velivolo che li aveva agganciati. Se la situazione fosse stata diversa probabilmente sarebbe perfino arrivato a trovarlo interessante: il modo in cui era riuscito ad afferrarli, la coordinazione tra tutte quelle navette che li avevano rapidamente circondati, la strana polvere che aveva messo fuori uso sia i sensori che le loro capacità di difesa, indicavano chiaramente che avevano sottovalutato gli abitanti di quel sistema. Il lato positivo era che quella, almeno, non sembrava essere tecnologia Borg. Quello negativo, ovviamente, che non avevano mai visto nulla del genere prima e, dallo sguardo degli altri ufficiali, era evidente che non fosse l'unico a non saper bene che pesci pigliare.

Fu Sarah a interrompere per prima quel pesante istante di silenzio e il suo tono era molto meno convinto di quanto Tom avrebbe voluto quando la donna annunciò il proprio piano.  Non mi convince fu costretto ad ammettere. Fino ad ora abbiamo dato per scontato che fossero tecnologicamente meno avanzati, ma sono riusciti a individuare sia la nostra sonda che il nostro ripetitore, per non parlare di... quell'affare disse, indicando l'immagine del titano che li stringeva tra le mani meccaniche. Da adesso in avanti agiremo dando per scontato che siano in grado di utilizzare la tecnologia Borg decise. Tecnologia che avrebbe consentito loro di decodificare molto più rapidamente delle previsioni di Sarah tutti i suoi codici. Tuttavia Tom sapeva anche che in quel momento le loro alternative erano limitate. Gli bastò lanciare un'occhiata a Philips per intuire che non aveva trovato alcuna soluzione al problema dell'insolito velivolo che li tratteneva, né aveva un'idea migliore per sfuggire alla cattura.

Predisponga il necessario per bloccare il computer disse in direzione di Sarah caricheremo i vostri schermi nel teletrasporto, io resterò qui e proverò a chiarire la situazione. aggiunse, preferendo evitare di precisare che, nel caso in cui non fosse riuscito nel suo intento, avrebbe fatto il possibile per cercare di garantire loro una via di fuga. Miral, tuttavia, parve intuire lo stesso io posso combattere. si offrì decisa l'undicenne. Lo so. Lo so... ma non sarà necessario. Questa è solo una precauzione in più precisò il comandante, iniziando ad impostare il teletrasporto in modo da bloccare la rimaterializzazione.

Citazione:Questo era qualcosa che Paris aveva già visto fare
lui l'avrà anche vista, ma io l'ho persa o l'ho rimossa... che era successo? O.o
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#28

Sarah Mendel

Augmented Human


Sarah lanciò al Comandante Paris un'occhiata che - forse per la prima volta da quando la conosceva - sembrava offesa o, forse, addirittura ferita "In tal caso elaborerò un codice in grado di mettere in difficoltà anche i Borg..." rispose secca "Credo che un codice frattale di una cinquantina di caratteri a varianza di codifica basato su specifiche esperienze personali dovrebbe essere sufficientemente complesso da fungere allo scopo...

Nel frattempo, mentre Tom cercava di calmare i bollenti ed irruenti spiriti della figlia, Philips si accoccolò sotto la consolle del computer principale e cominciò a modificare alcuni dei contatti per liberare spazio sufficiente ad installarci Cippy, così che sembrasse un semplice componente della tecnologia del Delta Flyer.

Forse rendendosi conto di avere esagerato - o magari semplicemente spaventata da quel che sarebbe successo da lì a poche decine di minuti - la rossa informatica parlò di nuovo, mentre stringhe di incomprensibili equazioni viaggiavano sulla sua consolle a velocità tale da far girare la testa a chiunque cercasse di leggerle "Signore, è davvero sicuro di voler tentare un Primo Contatto con questa gente? Ci hanno dal primo momento sparato addosso senza preavviso e si sono in ogni modo mostrati ostili. Cosa dovremmo fare se decidessero di arrestarla?"

Era evidente che in quel momento stesse valutando le opzioni peggiori e non avessero grandi risorse da impiegare in quel caso: Philips era un buon ingegnere, ma aveva limitate competenze tattiche e, se Paris avesse ricordato bene il curriculum di Sarah, si sarebbe reso conto che la scienziata era da sempre stata considerata al limite minimo dell'idoneità per le missioni di combattimento, non avendo minimamente una indole votata allo scontro.

Tra tutti e tre coloro che si sarebbero nascosti nel teletrasporto, probabilmente, la più battagliera (per non dire la più esperta in combattimenti, viste le simulazioni che facevadi nascosto sul Ponte Ologrammi credendo di riuscire a camuffare abbastanza i propri codici) era sua figlia Mirai...

Indipendentemente dagli ordini, comunque, il tempo era agli sgoccioli ed i preparativi finiti: il computer era bloccato al punto che Paris non avrebbe neppure potuto farsi un caffè al replicatore senza chiedere a Cippy il quale - nascosto tra i cavi e le schede del computer di bordo - era collegato ai sensori come una qualsiasi unità di memoria e dotato, nel profondo della sua programmazione, della chiave di codifica.

Fuori dallo schermo visore il cubo giganteggiava su di loro e, da quella distanza, sembrava veramente... morto, con nessuna delle luci verdi originali accese sulle sue enormi superfici in più punti squarciate e strutture ed impalcature che lo circondavano alla base, arrampicandosi in alcuni punti per tutti gli oltre tre chilometri della sua altezza, resa sbilenca dalla sua posizione semi-affondata nella superficie lunare.

Al centro del Flyer, tutti e tre dotati di phaser tipo 2, torce e tricoder (costringere Mirai a lasciare quelli che aveva abbrancato non appena aperto l'armadietto tattico era stata impresa semplicemente impossibile), i tre che non sarebbero rimasti con Paris attendevano di essere smaterializzati e, possibilmente di ricevere ordini e rassicurazioni.

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#29

Thomas Eugene Paris

Umano

Tom ebbe la netta impressione di aver detto qualcosa di sbagliato quando la rossa gli lanciò un'occhiata risentita, ma tanto per cominciare non aveva la minima idea di cosa potesse aver causato quella reazione e per concludere... di sicuro non era quello il momento migliore per indagare, così lasciò che la donna tornasse al proprio lavoro o che decidesse di propria iniziativa di dare spiegazioni. Le spiegazioni non arrivarono, ma a giudicare dall'impegno con cui aveva attaccato Cippy al computer, almeno quella parte del piano aveva buone probabilità di funzionare. Un po' meno sicuro era della propria idea di scambiare due chiacchiere con gli alieni, specialmente dopo che il tecnico informatico gli ebbe ricordato la situazione. Per quanto sia lei che Philips fossero degli ottimi ingegneri, Tom sapeva fin troppo bene che non avrebbe selezionato nessuno dei due per una squadra d'assalto.

Ad essere precisi si sono mostrati ostili solo dopo che abbiamo inviato una sonda per studiarli e sembrano avere intenzione di catturarci più che farci a pezzi. E' possibile che abbiano frainteso le nostre azioni e stessero solo cercando di difendersi. fece presente. Certo, sarebbe stata un'argomentazione un po' debole per sostenere che si trattava di una razza pacifica, ma considerate le loro azioni era corretto quantomeno concedere loro il beneficio del dubbio. Vista la situazione faremo meno danni cercando di spiegare la situazione che lasciandoli ipotizzare sul motivo del nostro arrivo rispose, lanciando distrattamente un'occhiata ai computer del Flyer sul quale scorrevano ora una serie di stringhe di codice impossibili da decifrare.

Comunque non voglio correre rischi: programmi Cippy in modo tale che se non rileva la mia presenza per più di tre ore trovi il primo momento adatto per interrompere il loop del teletrasporto disse, valutando che tre ore fossero un tempo più che sufficiente per chiarire quella storia. Se per allora non avrete mie notizie, fate tutto ciò che è necessario per rientrate immediatamente alla Voyager. Stando attenti a non farvi seguire... precisò. Almeno sulla carta la tecnologia della Voyager era sicuramente più avanzata, ma con i motori furi uso e le fluttuazioni di energia causate dalle riparazioni, era meglio non rischiare di mettere in pericolo anche tutti gli altri.

... e, no. si interruppe, notando che Philips aveva recuperato i phaser e, nell'istante esatto in cui aveva aperto l'armadietto all'interno del quale si trovavano, anche Miral aveva deciso di impossessarsi di una delle armi. Cosa pensi di fare con questo? chiese, cercando di togliere l'arma dalle mani della figlia. La stessa cosa che ci fanno loro protestò la ragazzina, aggrappandosi al phaser con determinazione. Loro sono adulti e sono addestrati a usare le armi puntualizzò deciso il comandante ma la mamma mi lascia...! sbuffò lei con sufficiente convinzione da instillare in Tom il dubbio che potesse essere vero... ma subito si rese conto che quella era una discussione da tenere per un altro giorno. La mamma non è qui e noi avevamo un accordo. insistette, allungando la mano in un gesto perentorio per farsi consegnare l'arma. La ragazzina parve valutare la situazione per un istante Non è giusto però. protestò, consegnando il phaser con evidente disappunto e l'intenzione di recuperarlo non appena si fosse presentata l'occasione.

Il relitto del cubo era ora ben visibile di fronte allo schermo. Da quella distanza erano evidenti i gravi danni che il vascello aveva subito, così come l'intricato sistema di impalcature abbarbicate sulla struttura. Tom si distrasse un istante ad osservarlo prima di dare indicazione a Cippy di smaterializzare i tre.



Come vogliamo proseguire? Facciamo andare tutto bene, tutto a rotoli o una via di mezzo? Thinking Io sarei per raccogliere qualche info prima di tornare alla Voy, ma posso farlo io e poi rientrare, potete rimaterializzarvi e fare che Miri sgattaiola via per evitare di abbandonare lì suo padre, possono beccarvi nel sistema... o varie ed eventuali
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#30

Sarah Mendel

Augmented Human


Il trio composto da due Ufficiali che non erano minimamente a loro agio nel tenere in mano un'arma ed una ragazzina tremendamente incavolata perché gliela avevano tolta si smaterializzarono in uno sfavillio di luce azzurra, dopodiché il Flyer rimase silenzioso, mentre veniva trainato verso una sorta di grande hangar spaziale.

Cippy bippò qualcosa dalla sua postazione nascosta - impossibile per Tom dire se era un augurio di buona fortuna o magari un tentativo di rassicurarlo - poi tacque, lasciando il Primo Ufficiale si propri pensieri.

Il vetro panoramico del Flyer gli consentiva di osservare bene la cittadella sorta ai piedi del Cubo: si trattava di una struttura a cupole non molto dissimile dai primi insediamenti umani sulla Luna o su Marte. Le cupole erano di metallo e avevano solo piccoli oblò per la visione dall'esterno, segno che quella gente non disponeva della tecnologia dei campi di forza atmosferici e non aveva sviluppato il plastiacciaio, una lega trasparente impiegata dalla Federazione per le finestre di basi spaziali e astronavi.

Disseminati tra gli edifici vi erano tubi di collegamento grandi abbastanza perché un umanoide vi camminasse e - forse - anche percorribili da veicoli di piccole dimensioni. Inoltre attorno ad ogni cupola era presente un sistema difensivo che sembrava composto da postazioni lanciamissili, segno che si trattava comunque di una installazione militare di un qualche tipo.

L'hangar in cui il Flyer venne condotto era molto grande e chiuso da pesanti porte metalliche. Il tempo che impiegarono a ripressurizzarlo dopo la chiusura delle porte, però, tradiva una tecnologia abbastanza arretrata sotto questo aspetto.

Ormai ogni sistema informatico del Flyer era spento, quindi il Comandante Paris vide avvicinarsi i locali solo quando quella che pareva una intera squadra di sicurezza arrivò a ridosso del vetro principale: erano cinque soldati ed indossavano armature nere integrali, comprensive di caschi ed erano armati di fucili.

Quando il portellone principale si aprì Paris poté constatare due cose: la prima era che i fucili sembravano armi a proiettili solidi, come quelle impiegate sulla Terra fino a poco dopo il terzo conflitto mondiale, mentre la seconda era che quelle armature nere e dall'apparenza sgraziata, con visori rossi a coprire gli occhi, davano complessivamente una idea molto... Borg, come se qualcuno si fosse ispirato all'aspetto di un Drone tattico per disegnarle.

Le persone che le indossavano non erano però Borg, questo era evidente: innanzitutto non avevano l'incarnato malsano dei Borg, e poi quando si trovarono di fronte l'ufficiale della Flotta furono colti da una sorta di paura e reagirono con grande nervosismo, sollevando immediatamente le armi come se - anziché alzare le mani in segno di resa - Paris li avesse minacciati sparando con un fucile phaser a compressione.

Quello che doveva essere il comandante della squadra gridò un singolo ordine, troppo poco perché il traduttore universale potesse fare la propria magia, e gli uomini di mossero: sempre tenendo l'Umano sotto tiro, due soldati lo aggirarono bloccandogli le spalle ed un terzo gli mise quelle che sembravano manette magnetiche.

Dopodiché un quarto uomo cominciò a perquisirlo, togliendogli per prima.cosa il comunicatore a forma di Delta della Flotta e porgendolo al caposquadra con mano tremante, ripetendo più volte una para spaventata.

Il caposquadra annuì perplesso e a sua volta spaventato mentre afferrava con due dita tremanti l'oggetto, quasi stesse maneggiando una bomba. Poi disse una singola parola e Paris sentì un dolore sordo alla base del collo: l'ultima cosa che vide, prima di perdere i sensi, fu il soldato che lo aveva ammanettato che reggeva il fucile d'assalto per la canna e che, evidentemente, lo aveva colpito in testa col calcio dell'arma.

Si risvegliò dopo un tempo indefinito e, nonostante lo stordimento residuo, comprese rapidamente di essere in una specie di prigione. Aveva ancora le mani ammanettate - a giudicare dal dolore ai polsi non dovevano averlo mai slegato - ma adesso esse erano fissate sopra la sua testa, mentre tutto il suo corpo era adagiato su una specie di pedana orizzontale che in qualche modo gli bloccava anche le gambe.

Muovendo lentamente la testa, che non era bloccata, Paris si rese conto che la stanza era zeppa di attrezzature apparentemente ad uso scientifico e c'erano anche un mucchio di computer, anche se sembra ano decisamente meno avanzati di quelli della Flotta.

L'arredo della stanza, al netto delle apparecchiature, era però la cosa più inquietante di tutte: sembrava di essere dentro un Cubo Borg, con le pareti fatte di tubi, condotti ed apparecchiature grigiastre esposte e l'illuminazione verde diffusa, che creava un ambiente da incubo anche a causa della temperatura atrocemente alta e dell'altissimo tasso di umidità.

Per un tempo imprecisato - comunque utile a consentirgli di schiarirsi le idee - non entrò nessuno, dopodiché entrò un uomo, o almeno quello che sembrava averne i connotati.

Anche questo indossava una sorta di armatura simil-Borg, ma molto meno massiccia e più aderente di quella dei soldati, al punto che la si sarebbe potuta anche considerare una specie di uniforme. Inoltre non indossava l'elmo e ciò consentì a Tom di notare che si trattava di una specie non poi dissimile dai Terrestri, tranne che per le orecchie leggermente più grandi e frastagliate e per una sorta di cresta ossea presente lungo la mascella.

L'uomo gli parlò in una lingua inconprensibile (e che difficilmente avrebbe potuto apprendere senza l'ausilio del traduttore universale installato nel comunicatore sottrattogli), mentre lo esaminava con quello che appariva uno strumento di scansione piuttosto arretrato tecnologicamente, dopodiché se ne andò.

Un po' di tempo dopo tornò, ma non era solo. Con lui entrarono anche due soldati e, subito dopo, una femmina della specie. La donna era anch'essa vestita con quelle strane uniformi-drone e aveva i capelli infilati in tubi di plastica, non dissimili dai tubi c'è spesso congiungevano le componenti organiche e meccaniche dei Borg. Sopra la tuta-Borg, però, la donna indossava una sorta di veste nera. Tempestata di pietre preziose verdi che parevano quasi brillare della stessa luce degli impianti degli alieni cibernetici.

La donna lo fissò lungamente, in silenzio, dopodiché si rivolse all'uomo che lo aveva scansionato "Dunque sostieni che non ci comprenda, Drone scientifico Uno di Dieci?"

"sino ad ora non ha dato segno di farlo, oh Regina.." rispose l'altro in uno standard d'improvviso perfettamente comprensibile per il Primo Ufficiale della Voyager.

Se Tom avesse allungato lo sguardo, infatti, si sarebbe reso conto che in mano alla donna che il presunto scienziato aveva chiamato Regina era stretto contatto l suo comunicatore il quale, in tutto il tempo trascorso, aveva probabilmente continuato a registrare ed analizzare il linguaggio alieno e adesso faceva ciò per cui era stato programmato, ovvero tradurlo.




Vada pure, Comandante, ci mostri la famosa diplomazia della Federazione
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