02-02-2024, 03:52 PM
La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro. Leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.
Maria Michelakos Umana
No, si figuri. Maria si affrettò a rispondere alle parole del collega. Anzi, il suo intervento è stato di aiuto, tenente Chekov. Le sue non erano semplici parole di cortesia, Maria lo credeva davvero. Era stata troppo decisa quando aveva fermato il klingon. Da una parte era stato un bene, in quanto non era una buona idea tentennare in situazioni simili, dall'altra si era trattata di un'azione quasi insensibile. Maria capiva bene cosa stesse provando il klingon e, se solo avesse potuto, si sarebbe prodigata per aiutarlo. Purtroppo, non aveva né l'autorità né gli agganci necessari per farlo.
Se devo essere sincera, capisco il signor Limur. A quell'età non dev'essere semplice vedere un proprio caro partire per una missione potenzialmente pericolosa. No, non solo a quell'età: non lo era mai. Da quando era stata assegnata ad un'astronave diversa dal fratello, Maria temeva per l'incolumità di Silas. Il suo incubo peggiore si era parzialmente avverato quando aveva ricevuto la comunicazione che si erano persi i contatti con la Voyager. Avendo un parente stretto tra i dispersi, era stata tra i primi ad essere informata. Ne era grata, ma non la faceva sicuramente sentire meglio. Era doloroso sapere Silas, il suo caro fratello, chissà dove nello spazio. Per fortuna la sua richiesta di unirsi alla missione era stata approvata, altrimenti sarebbe impazzita a rimanere con le mani in mano.
Se non fosse per il rischio fuga di informazioni, Limur sarebbe un'ottima risorsa per la squadra. Completò, tornando con la mente al presente. La loro era una missione di ricerca, non di attacco, ma anche lei si sarebbe sentita più tranquilla se avessero avuto con loro un numero maggiore di addetti alla sicurezza.
Se devo essere sincera, capisco il signor Limur. A quell'età non dev'essere semplice vedere un proprio caro partire per una missione potenzialmente pericolosa. No, non solo a quell'età: non lo era mai. Da quando era stata assegnata ad un'astronave diversa dal fratello, Maria temeva per l'incolumità di Silas. Il suo incubo peggiore si era parzialmente avverato quando aveva ricevuto la comunicazione che si erano persi i contatti con la Voyager. Avendo un parente stretto tra i dispersi, era stata tra i primi ad essere informata. Ne era grata, ma non la faceva sicuramente sentire meglio. Era doloroso sapere Silas, il suo caro fratello, chissà dove nello spazio. Per fortuna la sua richiesta di unirsi alla missione era stata approvata, altrimenti sarebbe impazzita a rimanere con le mani in mano.
Se non fosse per il rischio fuga di informazioni, Limur sarebbe un'ottima risorsa per la squadra. Completò, tornando con la mente al presente. La loro era una missione di ricerca, non di attacco, ma anche lei si sarebbe sentita più tranquilla se avessero avuto con loro un numero maggiore di addetti alla sicurezza.
Seeth Sef
Trill/Klingon
Suo marito era di cattivo umore, quello era evidente. Eppure Seeth non poteva immaginarsi che in quel momento stesse maledendo l'intera specie betazoide per il semplice fatto che Korinna non avesse letto i suoi pensieri nell'unico momento in cui lui, un ex-spia, avrebbe accolto quella violazione di privacy con piacere.
Che siate sognatori è indubbio ma, nonostante le scarse probabilità di riuscita, vi auguro sinceramente di ritrovare la giovane Lorelei. Rispose Kanjis, con la franchezza tipica dei klingon, mentre le seguiva per la passeggiata. Seeth non poté dargli torto: anche lei sapeva bene che c'erano poche probabilità di riuscire a localizzare la Voyager. Se fosse stata una persona religiosa, con ogni probabilità a questo punto si sarebbe rivolta alle divinità trill (perché i klingon avevano ucciso le proprie) per chiedere la loro benedizione. Non posso però fare a meno di considerare la vostra missione azzardata.
Kanjis non diede delucidazioni sulla sua ultima affermazione fino a quando non furono seduti al tavolino del bar. Seeth lo osservò controllare con disinvoltura il luogo, notando i suoi occhi illuminarsi di approvazione: evidentemente, il posto scelto dalla sua amica era stato approvato dall'ex-agente dell'Intelligence Imperiale.
Non posso garantirlo. La risposta del marito alla domanda di Korinna la colse impreparata. Non tanto perché era stata pronunciata con una scandalosa (agli occhi klingon) voce bassa, ma per quello che significava. Kanjis! Lo sgridò, quasi scandalizzata. Sia klingon che betazoidi apprezzavano la sincerità, ma quella era quasi considerabile un'ammissione di colpevolezza. Non temere Seeth, io non sono un'agente dell'Intelligence. Non più, almeno. Perché quell'affermazione non la consolava affatto? Ma abbiamo una famiglia nell'Impero. Se l'Inteligence non si aspetta di ricevere informazioni da mia moglie, non posso dire che sia altrettanto per me. Quindi, per quanto le mie preoccupazioni per la sicurezza di mia moglie siano sincere, non è mai stata mia intenzione unirmi alla missione. A meno che non siate pronti ad una fuga di informazioni.
Se la sua era stata tutta una sceneggiata per far credere all'Impero che stava tentando di fare il suo dovere, il comportamento del marito era decisamente più comprensibile.
Capisco la necessità della sceneggiata, ma perché non mi hai avvertita?
Troppo problematico.
Problematico? Kanjis, tu....!
Tralasciando le questioni di famiglia...
E quali sarebbero queste questioni di famiglia?
...il mio obiettivo principale era informare il capitano T'Dal dei rischi che correte sulla specifica nave che vi è stata assegnata. Congratulazioni, la paranoia della Flotta Stellare è giustificata: l'Impero vuole la Liberty.
Che siate sognatori è indubbio ma, nonostante le scarse probabilità di riuscita, vi auguro sinceramente di ritrovare la giovane Lorelei. Rispose Kanjis, con la franchezza tipica dei klingon, mentre le seguiva per la passeggiata. Seeth non poté dargli torto: anche lei sapeva bene che c'erano poche probabilità di riuscire a localizzare la Voyager. Se fosse stata una persona religiosa, con ogni probabilità a questo punto si sarebbe rivolta alle divinità trill (perché i klingon avevano ucciso le proprie) per chiedere la loro benedizione. Non posso però fare a meno di considerare la vostra missione azzardata.
Kanjis non diede delucidazioni sulla sua ultima affermazione fino a quando non furono seduti al tavolino del bar. Seeth lo osservò controllare con disinvoltura il luogo, notando i suoi occhi illuminarsi di approvazione: evidentemente, il posto scelto dalla sua amica era stato approvato dall'ex-agente dell'Intelligence Imperiale.
Non posso garantirlo. La risposta del marito alla domanda di Korinna la colse impreparata. Non tanto perché era stata pronunciata con una scandalosa (agli occhi klingon) voce bassa, ma per quello che significava. Kanjis! Lo sgridò, quasi scandalizzata. Sia klingon che betazoidi apprezzavano la sincerità, ma quella era quasi considerabile un'ammissione di colpevolezza. Non temere Seeth, io non sono un'agente dell'Intelligence. Non più, almeno. Perché quell'affermazione non la consolava affatto? Ma abbiamo una famiglia nell'Impero. Se l'Inteligence non si aspetta di ricevere informazioni da mia moglie, non posso dire che sia altrettanto per me. Quindi, per quanto le mie preoccupazioni per la sicurezza di mia moglie siano sincere, non è mai stata mia intenzione unirmi alla missione. A meno che non siate pronti ad una fuga di informazioni.
Se la sua era stata tutta una sceneggiata per far credere all'Impero che stava tentando di fare il suo dovere, il comportamento del marito era decisamente più comprensibile.
Capisco la necessità della sceneggiata, ma perché non mi hai avvertita?
Troppo problematico.
Problematico? Kanjis, tu....!
Tralasciando le questioni di famiglia...
E quali sarebbero queste questioni di famiglia?
...il mio obiettivo principale era informare il capitano T'Dal dei rischi che correte sulla specifica nave che vi è stata assegnata. Congratulazioni, la paranoia della Flotta Stellare è giustificata: l'Impero vuole la Liberty.