TFB Ho una notizia da darti
#31

It's nice to have a family.

Carol Marcus Umana

Ascoltai le parole di Jim, sentendo il peso di ogni singola ammissione: la sua sincerità, era allo stesso tempo dolorosa e confortante. Dolorosa perché evidenziava le distanze che a volte si creavano tra noi a causa delle nostre responsabilità, confortante perché mostrava la sua volontà di cambiare, di adattarsi a questa nuova realtà che includeva il nostro bambino.

«Capisco» risposi, riconoscendo il suo impegno a fare del suo meglio. «So che ci vorrà del tempo per abituarci entrambi ai cambiamenti che questo bambino porterà nelle nostre vite. E so anche che stai cercando di fare del tuo meglio, nonostante tutto»

Quando Jim cambiò argomento, chiedendo se il bambino fosse maschio o femmina e non vedevo l'ora di vedere la sua faccia sapendo che ero incinta di un maschietto!, ero pronta a immaginare insieme il nostro futuro... ma l'arrivo di McCoy interruppe il nostro momento di intimità. In qualche modo, la presenza di McCoy ricordava a entrambi le responsabilità che portavamo come membri dell'equipaggio dell'Enterprise, oltre a quelle personali.

«Allora... pollo fritto con un po' di verdura»  ripetei al computer, almeno soddisfatta che Jim avesse deciso di mangiare un boccone nonostante tutto il lavoro che lo aspettava.

Mentre il computer confermava la richiesta di Jim, e quest'ultimo rivolgeva la sua attenzione a McCoy, gli porsi la sua cena e decisi di farmi da parte, consentendo loro di parlare delle condizioni dell'ambasciatore. «Se vuoi io vado e vi lascio parlare in santa pace»  dissi, per poi pensare di nuovo alle parole di Jim e sul futuro che ci attendeva, un futuro pieno di sfide, ma anche di immense possibilità.


I don't need a doctor, damn it! I am a doctor!

Leonard McCoy Umano

Entrai nella sala riunioni con passo deciso, consapevole di interrompere un momento probabilmente significativo tra Jim e Carol. "Scusate l'intromissione," iniziai, notando subito il leggero imbarazzo nei gesti di Jim. La situazione richiedeva però la mia presenza lì, con notizie che non potevano attendere.

Ascoltai brevemente la richiesta di Jim al computer per del cibo, trattenendo a malapena un commento sulle sue scelte alimentari di quel giorno. Conoscevo troppo bene Jim per non sapere che il cibo era l'ultimo dei suoi pensieri in momenti del genere. «Pollo fritto, eh? Beh, almeno hai incluso della verdura» dissi, non resistendo del tutto al bisogno di fare un piccolo appunto, ma con un tono che speravo suonasse più affettuoso che critico.

«Allora, l'ambasciatore» passai rapidamente al motivo della mia visita, cercando di riprendere il tono professionale. «Le sue condizioni sono stabili, ma resta in infermeria ed è incosciente. Mi sono giunte voci che la Federazione ha provveduto a mandare un sostituto e potrei avere un aiuto in infermeria per far si che l'ambasciatore torni quanto prima al suo lavoro, ma per il momento, Jim, sei tu a dover prendere le redini della situazione»

La mia mente era concentrata non solo sul benessere dell'ambasciatore ma anche sulle implicazioni più ampie della sua indisponibilità per la missione e per Jim. «Non posso dire se sarà in grado di rispondere a domande in tempi brevi, ma faremo il possibile per aiutarlo a recuperare.»

Con queste parole, speravo di aver fornito a Jim le informazioni di cui aveva bisogno, pur consapevole delle complessità emotive e pratiche che la sua nuova responsabilità avrebbe comportato. La mia priorità, come sempre, era il benessere di ogni membro dell'equipaggio, compresa la situazione personale che Jim e Carol stavano affrontando insieme.
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#32

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James T. Kirk | Human

Grazie, lascia pure qui disse Jim indicando il tavolo quando Carol tornò con la sua cena ... e Bones, ti prego, per oggi risparmiami. disse con un sospiro mentre tornava a sedersi di fronte al vassoio, sbocconcellando distrattamente qualcosa prima di rivolgersi nuovamente a Carol. Puoi rimanere, se vuoi... ma temo non sarò molto di compagnia: devo davvero studiare quei rapporti, stavolta. disse per poi accennare un mezzo sorriso mentre ripensava alle volte in cui Carol era riuscita a distrarlo da quello stesso lavoro. I suoi pensieri, comunque, furono immediatamente riportati alla situazione presente non appena il medico prese nuovamente la parola. Fortunatamente le condizioni dell'ambasciatore non sembravano essere peggiorate ancora da quando era stato portato in infermeria, ma a sentire McCoy rimanevano comunque preoccupanti. Jim si stropicciò un istante gli occhi, cominciando ad accusare la stanchezza di quella lunga giornata.

Sì... il Comando mi ha già dato la splendida notizia commentò il capitano con una vena di sarcasmo. Neanche mezza informazione per settimane... e adesso devo recuperarmi da un giorno all'altro mesi e mesi di rapporti secretati, tutti i diari di missione... e essere pronto entro domani mattina a rappresentare la Federazione alla conferenza! brontolò frustrato. Capiva perfettamente che il Comando si era abituato ad aspettarsi l'impossibile da lui, ma in quel contesto stava decisamente esagerando! Ascolta... da quanto mi era stato detto, questa doveva essere una missione di assoluto relax. Il nostro compito era accompagnare l'ambasciatore e rimanere in orbita a solo scopo di rappresentanza. Ora... è evidente che non ci è stato detto tutto. Nel nostro sopralluogo sul luogo dell'incidente non siamo riusciti a determinare esattamente chi abbia attaccato la conferenza, né perché. So solo che i rappresentanti di Elkar stavano nascondendo qualcosa... e l'unica persona che può dirmi cosa sia successo davvero e in che guaio siamo andati a cacciarci, è privo di sensi nella tua infermeria. Non ho tempo perché recuperi. Devo parlargli ora. insistette in direzione del medico.
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#33

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Carol Marcus Umana

Mentre Jim indicava il tavolo per la cena che avevo portato, non potevo fare a meno di notare la stanchezza nei suoi occhi, una stanchezza che rifletteva non solo la lunghezza della giornata ma anche il peso delle responsabilità che gravavano su di lui. Il suo invito a rimanere, nonostante prevedesse di non essere di compagnia, mi toccò profondamente. La sua dedizione era qualcosa che avevo sempre ammirato, ma in quel momento, mi rendevo conto di quanto fosse cruciale offrirgli il mio supporto, anche solo con la mia presenza.

«D'accordo, allora resto.» dissi semplicemente, accomodandomi in un angolo della stanza in modo da non disturbare il suo lavoro, ma da rimanere comunque vicina. Nel frattempo mi misi a mangiare quello che avevo ordinato per me stessa dal replicatore, qualcosa di semplice ma nutriente che potesse sostenermi mentre restavo lì con lui; ovvero una zuppa di verdure e un panino integrale con pollo, sperando che un pasto leggero mi tenesse compagnia senza distogliermi troppo dal motivo principale della mia presenza.

La mia decisione di restare non era solo per lui, ma anche per me, per sentirmi parte di quel momento, di quelle decisioni che avrebbero influenzato il nostro futuro insieme. Ascoltando la frustrazione nella sua voce mentre parlava con McCoy, sentivo un misto di ammirazione e preoccupazione. La sua capacità di affrontare situazioni complesse era indiscussa, ma mi chiedevo fino a che punto potesse spingersi senza risentirne. "Troveremo il modo di superare anche questa," pensai, anche se non dissi nulla, non volendo interrompere il loro scambio.

Il mio sguardo passava da Jim a McCoy, seguendo il flusso della conversazione, la determinazione di Jim di parlare con l'ambasciatore, nonostante le circostanze. Volevo che sapesse che, non importa quanto fosse impegnato, quanto fossero grandi le sfide, non era solo. "Siamo una squadra e affronteremo questo insieme" avrei voluto dirgli, ma decisi di tacere.


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Leonard McCoy Umano

Eim sembrava sul punto di cedere sotto il peso di responsabilità così repentinamente accumulate, e la sua richiesta di parlare con l'ambasciatore, nonostante le condizioni critiche, non mi sorprese. Tuttavia, la mia priorità rimaneva il benessere dei miei pazienti, compreso l'ambasciatore, la cui vita era appesa a un filo nella mia infermeria.

«Jim, capisco la gravità della situazione e il bisogno di risposte» risposi, cercando di mantenere la calma e la professionalità. «Ma devo ricordarti che l'ambasciatore è in condizioni critiche. Sottoporlo a un interrogatorio ora potrebbe mettere a rischio la sua convalescenza» La mia voce rifletteva la serietà della mia valutazione medica, anche se il mio cuore era diviso tra la necessità di proteggere il mio paziente e la consapevolezza delle pressioni che Jim stava affrontando.

«Tuttavia» continuai, cercando una via di mezzo che potesse soddisfare la richiesta di Jim senza compromettere la salute dell'ambasciatore «monitorerò attentamente le sue condizioni. Al primo segno di miglioramento, ti informerò immediatamente. Forse ci sarà un breve momento in cui potremo parlare con lui, ma solo se la sua salute lo permetterà»

La mia promessa era il miglior compromesso che potevo offrire, un equilibrio tra il dovere medico e l'urgenza della missione, speravo che Jim comprendesse la complessità della situazione e la mia determinazione a fare ciò che era meglio per tutti i coinvolti, inclusa la sicurezza dell'ambasciatore e le necessità della missione dell'Enterprise.
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#34

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James T. Kirk | Human

Non avere quelle risposte potrebbe mettere a rischio l'Enterprise e tutti coloro che sono a bordo! sbottò Jim, tirando un pugno frustrato contro la parete accanto a sè. Per quanto ne sapevano, l'ambasciatore poteva essere colui che aveva deciso di tenere tutti loro all'oscuro di quanto realmente accadeva sul pianeta pur sapendo i rischi che ciò avrebbe comportato. Da quello che aveva colto nei suoi rapporti, M'Saar era perfettamente consapevole che la situazione fosse più grave di quanto il Comando non avesse detto loro e probabilmente si aspettava perfino che gli elkariani avrebbero prima o poi tentato una mossa come quella che l'aveva portato in infermeria.

Tuttavia... non poteva nemmeno ignorare che il medico avesse ragione. Indipendentemente dal fatto che non concordava con il modo in cui M'Saar aveva gestito quella situazione, l'ambasciatore si trovava ora in pericolo di vita e cercare di estorcergli quelle informazioni avrebbe probabilmente avuto esiti nefasti per lui. Jim tornò a sedersi su una delle poltrone, stropicciandosi stancamente gli occhi mentre cercava di recuperare la calma. Computer, sblocca la porta. ordinò, lasciando sottinteso che tutto ciò che c'era da dire, era ormai stato detto: non concordava con la riluttanza del medico, ma non intendeva metterlo alla prova ordinandogli di aiutarlo a sottoporre l'ambasciatore a un interrogatorio... anche perché in quel momento non era sicuro di voler scoprire come McCoy avrebbe agito.

Lo sguardo del capitano passò poi distrattamente verso la propria cena, raccolse un pezzo di pollo replicato e se lo cacciò in bocca, mentre il suo sguardo tornava sulla lunga lista di rapporti che M'Saar e l'Intelligence della Flotta avevano raccolto. Lesse con attenzione un paio di righe, poi scorse la pagina fino in fondo per controllarne la lunghezza, poi tornò nuovamente all'inizio e riprese la lettura. Dopo poche frasi dovette fermarsi di nuovo, rendendosi conto che la sua testa era altrove e non aveva realmente letto niente. Raccolse dal piatto una forchettata di verdura, la sollevò per portarla alla bocca, ma a metà si fermò per depositarla nuovamente nel piatto, si alzò, prese il piatto tra le mani e attraversò la sala, andando a sedersi accanto a Carol. Maschio o femmina? le chiese di nuovo, stiracchiando un timido sorriso nella sua direzione.
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#35

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Carol Marcus Umana

Guardando Jim lottare con le tensioni della sua posizione, il mio cuore era pesante. La sua frustrazione era tangibile, così come la sua dedizione verso l’Enterprise e il suo equipaggio. Quando finalmente si rivolse a me, spostando l’attenzione dalle preoccupazioni immediate a una questione molto più personale, il cambiamento nel suo tono di voce e lo sguardo nel suo viso mi offrirono un momento di dolce distrazione dalla gravità della situazione.

«È un maschio» risposi, un sorriso radioso illuminando il mio viso al pensiero di nostro figlio. Quella semplice domanda, e la mia risposta, sembravano per un istante mettere in pausa le preoccupazioni più ampie che ci circondavano, ricordandoci che, nonostante le sfide, c’era speranza.

«Immagino che dovrò abituarmi all’idea di avere due uomini forti nella mia vita» aggiunsi scherzosamente, cercando di alleggerire ulteriormente il mood e di regalare a Jim una ragione in più per sorridere. Il suo breve sorriso, timido ma sincero, mi riscaldò il cuore. Era un promemoria che, non importa quanto fossero dure le circostanze, avevamo l’uno l’altro e un futuro da costruire insieme.

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Leonard McCoy Umano

Guardando Jim battere il pugno contro la parete in un momento di pura frustrazione, non potevo fare a meno di simpatizzare con la sua posizione. La pressione di prendere decisioni che potessero avere impatti così vasti su tutti a bordo dell’Enterprise era una responsabilità che non invidiavo. Eppure, anche di fronte alla sua evidente lotta interna, sapevo che il benessere del mio paziente doveva venire prima di tutto. “Il tuo senso del dovere verso l’equipaggio e la missione è ammirevole, Jim, ma non possiamo sacrificare la vita di una persona per questo,” pensai, anche se scelsi di non esprimere ad alta voce questi pensieri, conoscendo già la risposta che avrei ricevuto.

Quando Jim si arrese alla mia riluttanza di sottoporre l’ambasciatore a un interrogatorio, sentii sia sollievo che preoccupazione. Il suo ordine al computer di sbloccare la porta fu un chiaro segnale che, per ora, la discussione era conclusa, ma le questioni non risolte rimanevano appese tra noi come una nebbia densa.

Non appena Jim si rivolse a Carol con una domanda così personale, mi ritirai discretamente, concedendo loro un momento di intimità.

In quel momento, la mia mente era divisa tra il mio ruolo di medico, incaricato di salvaguardare la salute e il benessere di ogni membro dell’equipaggio, e quello di amico, desideroso di supportare Jim e Carol in questo viaggio personale. Mentre mi allontanavo per lasciarli soli, il peso delle responsabilità che portavo come dottore dell’Enterprise non era mai stato più chiaro, né più oneroso.
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#36

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James T. Kirk | Human

Un maschio. Jim assaporò un istante quell'informazione, senza sapere bene come collocarla, né cosa pensare al riguardo. Da un lato sentiva che quel bambino avrebbe complicato le cose in modi che non era certo di essere pronto ad affrontare. Dall'altra... non avrebbe nemmeno potuto dire che la notizia lo lasciava del tutto indifferente. Forse era la determinazione di Carol all'idea di portare avanti quella gravidanza, forse il modo in cui il suo volto si illuminava nel pensare al bambino... forse, ancora, il fatto che sebbene nessuno di loro avesse realmente contemplato quell'opzione, quella era la via verso cui quella relazione era naturalmente destinata a procedere... ma doveva ammettere che mano a mano che l'idea di quel bambino si faceva più concreta e la sopresa iniziale lasciava spazio a domande di natura più pratica, meno quell'idea sembrava assurda un maschio, eh? borbottò tra sé e sé, notando appena che il medico aveva lasciato la stanza. Sapeva che, prima o poi, avrebbero dovuto affrontare nuovamente la questione dell'interrogatorio, ma in quel momento sarebbe stato controproducente. La cocciutaggine di McCoy era proverbiale e Jim sapeva che sarebbe servito del tempo prima di riuscire a farsi ascoltare.

La battuta di Carol lo colse di sorpresa, strappandogli una mezza risata ... non sai quanto vorrei che fosse vero! sospirò, mentre i suoi pensieri andavano per un istante all'ambasciatore M'Saar al momento mi sento più come un insetto spiaccicato contro un parabrezza confessò, rigirando svogliatamente le verdure nel suo piatto per qualche istante prima di prenderne una forchettata ... non so proprio come ci tirerò fuori da questa situazione con gli elkariani. disse, ben sapendo che date le circostanze le sue opzioni erano sostanzialmente ridotte ad una sola: avrebbe improvvisato qualcosa, sperando che la fortuna non scegliesse proprio quel momento per abbandonarlo. Questa è l'ultima volta che mi caccio in una situazione del genere dichiarò, più spinto dalla frustrazione del momento che perché lo pensasse davvero.
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#37

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Carol Marcus Umana

L'aria nella stanza sembrava carica di emozioni non dette quando Jim pronunciò quelle parole, «Un maschio, eh?» la sua voce era bassa, riflessiva, mentre il medico lasciava discretamente la stanza, lasciandoci soli con i nostri pensieri e la gravità della situazione che ci attendeva. Il modo in cui Jim fermò il suo sguardo su di me, mi fece capire l'importanza di quel momento per lui e gli sorrisi.

Quando Jim espresse la sua frustrazione, confrontandosi con l'idea di sentirsi come "un insetto spiaccicato contro un parabrezza", non potevo fare a meno di sentire un'onda di compassione per lui.
«Jim» dissi, cercando il suo sguardo, mentre lui giocava distrattamente con il cibo nel suo piatto «non sei solo in questo. Hai tutto l'equipaggio su cui fare affidamento, persone che credono in te e che saranno al tuo fianco, qualunque cosa accada. La tua capacità di navigare attraverso l'impossibile è una delle cose che mi ha sempre colpito di te. La tua intelligenza, la tua determinazione, il tuo cuore... Queste sono le qualità che ti rendono da sempre un gran capitano, che ti renderebbero un grande padre, e anche le qualità che ci permetteranno di superare questa sfida e... se me lo permetterai, io sarò al tuo fianco.» ammisi

La sua risata, seppur timida e carica di tensione, mi riscaldò il cuore e non solo alleggerì l'atmosfera per un momento, ma mi rafforzò nella convinzione che, nonostante le prove e le incertezze, la nostra forza come coppia, come famiglia, funzionavamo e speravo che durasse a lungo, ma speravo non fosse solo un sogno...
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#38

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James T. Kirk | Human

Il sorriso di Carol, le sue parole, riuscirono a rendere quella situazione più facile... e allo stesso tempo più difficile. Jim sapeva di poter contare sull'equipaggio per quella come per tutte le missioni che l'avevano preceduta e l'avrebbero seguita. Allo stesso tempo, sapeva di non essere infallibile. Sapeva che quella fiducia sarebbe costata la vita a qualcuno e l'idea che con un altro capitano quegli incidenti si sarebbero potuti verificare comunque o avrebbero potuto portare a conseguenze ancora peggiori non riusciva ad essere di consolazione. La verità era che nonostante le sue migliori intenzioni avrebbe commesso degli errori e per ognuno di essi chi aveva accanto rischiava di fare la stessa fine dell'ambasciatore M'Saar, se non peggio. Avrebbe davvero voluto permettere a Carol di rimanere al suo fianco, ma allo stesso tempo l'idea che così facendo avrebbe rischiato di perderla, lo fece esitare di nuovo.

Non credo di essermici ancora abituato ammise stiracchiando un sorriso imbarazzato ... ho passato gran parte della mia vita senza preoccuparmi di chi avevo attorno e contando solo su me stesso. disse consapevole che, da quando era diventato capitano dell'Enterprise, la sua vita era radicalmente cambiata. Era perfino riuscito a combinare qualcosa di buono, a dispetto di tutti coloro che mai avrebbero scommesso su di lui. Aveva trovato degli amici, una famiglia che potesse realmente considerare tale... e in quell'istante intuì quale fosse realmente il problema: aveva paura. Paura che le cose cambiassero, di perdere ciò che era diventato. All'improvviso il suo sguardo si illuminò Sai che c'è? Hai ragione. decise, posando il piatto sul tavolo per offrire una mano in direzione di Carol Sarà una bella sfida... e intendo vincerla. Insieme. promise rivolgendole un sorriso malizioso.
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#39

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Carol Marcus Umana

L'onestà di Jim, la sua vulnerabilità nel condividere i suoi dubbi e le sue paure, mi toccarono profondamente. Vedevo la lotta interna nei suoi occhi, il conflitto tra il desiderio di tenermi vicino e la paura di mettermi in pericolo. La sua ammissione di non essere ancora abituato a preoccuparsi così profondamente per qualcun altro era allo stesso tempo sorprendente e commovente. Mi fece apprezzare ancora di più il coraggio che richiedeva aprire il proprio cuore, non solo a me, ma all'intero equipaggio che considerava la sua famiglia.

«Nessuno si aspetta che tu sia perfetto. Quello che rende te e l'Enterprise così speciali è la capacità di affrontare insieme ogni sfida, di sostenerci a vicenda anche nei momenti più bui» dissi, cercando di infondere nelle mie parole tutta la forza e l'incoraggiamento che potessi. Sapevo che le sue paure erano legittime, ma volevo che capisse che non era solo, che la fiducia che l'equipaggio riponeva in lui era la sua più grande forza.

L'illuminazione improvvisa nel suo sguardo, la sua decisione di accettare quella sfida e di volerla vincere insieme, mi riempì di un'emozione che faticavo a contenere. La sua mano estesa verso di me era un simbolo di unità, di una promessa di affrontare il futuro insieme, qualunque cosa ci riservasse.

«Sarà una bella sfida e non c'è nessun altro con cui preferirei affrontarla.» dissi con un sorriso, guardandolo.

«A cosa stai pensando?» chiesi, notando il suo sguardo malizioso. La curiosità e un filo di eccitazione percorsero la mia mente, desiderosa di scoprire quali pensieri gli attraversassero la mente in un momento così carico di significato.

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#40

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James T. Kirk | Human

Lo so! Lo so... rispose quando Carol gli ricordò che nessuno pretendeva la perfezione ... è che odio che siano altri a dover pagare per i miei errori. Da soli è molto più facile: non ti devi preoccupare che qualcun altro rimanga ferito. fece notare, stringendo cautamente la mano di lei tra le proprie ma non tornerei indietro. concluse, ripensando per un istante a come la sua intera vita fosse cambiata in meglio da quando aveva deciso di arruolarsi nella Flotta e, anche se la situazione attuale presentava numerose sfide, sapeva che Carol aveva ragione. Lavorare insieme implicava il difficile compito di accettare le reciproche fragilità, ma in cambio li rendeva più forti.

Il sorriso che illuminò il volto di Carol gli scaldò il cuore, tuttavia Jim sapeva che c'erano ancora diverse questioni che andavano affrontate al momento? Sto pensando che è meglio se me ne torno al lavoro. mentì. C'era un'altra cosa in realtà tra i suoi pensieri... ma non era quello il momento adatto per condividerla. Jim sollevò delicatamente la mano di Carol, portandola a sé per imprimervi un bacio affettuoso prima di lasciarla andare. Carol, apprezzo il gesto... ma è stata una lunga giornata e avrò da fare ancora per molto. Vai a riposare almeno tu. la incoraggiò, recuperando il proprio piatto prima di tornare nuovamente al computer e riaprire i rapporti dell'ambasciatore.

chiudiamo/ skippiamo avanti?
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