TSE Andiamo “bene”
#21

I'm a perfectionist, so my bossiness definitely comes out.

Saff Zaldan

Accolta da un sorriso cordiale di Nina, presi il PADD che mi porgeva, ma il mio sguardo era inevitabilmente attratto verso il tenente Kentar, il cui comportamento recente era diventato fonte di nuova preoccupazione; e mentre ascoltavo Nina descrivere la situazione di Kentar, una crescente sensazione di apprensione si insinuava in me. Il suo mutismo e l'immobilità prolungata potevano essere sintomi di una reazione avversa sconosciuta o forse una nuova fase del virus che non avevamo ancora compreso. Le fluttuazioni fisiologiche di cui parlava Nina, benché minime, erano un indizio che qualcosa stava cambiando e che avremmo dovuto indagarlo più a fondo.

La rivelazione che il virus aveva alterato la fisiologia degli ufficiali infetti fino al punto di impedire alla nostra cura di raggiungere il citoplasma era un colpo duro per me. Stavamo effettivamente andando alla cieca, come aveva detto Nina, e la proposta di scendere su Praxion VI per raccogliere ulteriori campioni sembrava ora una necessità piuttosto che una possibilità. «Non amo questa opzione, dato che il rischio è elevato, ma potrebbe fornirci le informazioni di cui abbiamo disperatamente bisogno per raffinare la nostra cura» dissi dopo aver considerato le opzioni.

Sapevo che convincere quanto meno la plancia (se non il comando in sé) della necessità di questa missione non sarebbe stato semplice, ma il benessere dell'equipaggio e la possibilità di porre fine a questa epidemia dipendevano dalle decisioni che avremmo preso nelle prossime ore


Dio forse esiste, Clary, o forse no, ma non credo che abbia importanza. In ogni caso ce la dobbiamo cavare da soli.

Polina Troi-Riker Mezza betazoide

Mentre assistevo all'interazione tra Nina e la dottoressa Saff, la tensione nell'aria era tangibile. Ogni informazione che Nina forniva sembrava aggiungere peso al già grave fardello che portavamo. L'immobilità del tenente Kentar e l'assenza di cambiamenti significativi nei suoi sintomi mi preoccupavano profondamente. La mia capacità di percepire le emozioni altrui rendeva questi momenti particolarmente difficili, poiché potevo quasi sentire la disperazione silenziosa di coloro che non mostravano miglioramenti.

Quando Nina suggerì la possibilità di scendere su Praxion VI per raccogliere ulteriori campioni, sentii una mistura di speranza e paura. La speranza che potessimo trovare la chiave per sbloccare questo enigma virale, e la paura degli sconosciuti pericoli che tale missione poteva comportare. «Penso che sia necessario, se ci sono risorse sul pianeta che possono aiutarci a comprendere meglio il virus e a combatterlo più efficacemente, dobbiamo tentare » concordai con un filo di voce, cercando di mascherare la mia apprensione.

Nonostante le mie insicurezze, sapevo che il mio ruolo qui era cruciale, come infermiera, il mio compito era prendere cura dei pazienti e supportare gli sforzi della dottoressa Saff e di Nina per trovare una cura. Ero determinata a fare tutto il possibile per aiutare, anche se significava spingere oltre i miei limiti personali e affrontare i miei dubbi.

Con una profonda respirazione, mi preparai mentalmente per le sfide che ci attendevano. Era il momento di agire, e nonostante le difficoltà, ero pronta a fare la mia parte. "Qualunque cosa succeda, dobbiamo rimanere forti e uniti. E faremo tutto ciò che è necessario per proteggere l'equipaggio e trovare una soluzione a questa crisi." mi ritrovai a pensare
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#22

Nina

MOE Mark IX

Dal rapporto preliminare dell'ufficiale medico capo il signor Reid è rientrato dalla missione riportando una lesione superficiale da taglio alla seconda falange dell'indice destro. E' stato curato al suo ritorno sulla Voyager con rigeneratore dermico e terapia di decontaminazione standard. ricordò Nina, per assicurarsi che tutte e tre stessero seguendo la stessa linea di ragionamento ... 61 ore dopo, è stato nuovamente accompagnato in infermeria dal tenente Kentar, in quanto manifestava fotofobia, disorientamento e comportamento insolitamente aggressivo. A quel punto il signor Reid è stato trattenuto in infermeria, dalla quale è riuscito a fuggire 10 ore dopo aggredendo l'ufficiale medico in servizio. Finora il virus si è propagato esclusivamente per via ematica e, nonostante le mutazioni subite da allora, possiamo ipotizzare che la trasmissione originale procedesse nella stessa maniera. fece notare l'ologramma.

Se vogliamo convincere il capitano Chakotay della necessità di prelevare ulteriori campioni, dovremo garantire nei limiti del possibile la sicurezza degli ufficiali che verranno sbarcati: potremmo utilizzare le tute EVA, non garantiscono una grande manualità, ma sono sufficientemente spesse da evitare tagli accidentali e impermeabili. L'agente che utilizziamo per sanificare gli ambienti sembra funzionare e al loro rientro dovremmo essere in grado di decontaminarli in tutta sicurezza. continuò, mentre il suo sguardo passava dalla dottoressa all'infermiera, più per un vezzo di programmazione che aspirava a rendere il suo comportamento quanto più possibile simile a quello umano, che per una reale necessità.

Ci serviranno campioni di tutto ciò con cui il signor Reid può essere entrato in contatto. Sarà necessario che una di voi scenda assieme alla squadra per stabilire quali potrebbero essere state le fonti del contagio, ma sarebbe utile avere anche qualche campione di fauna locale: c'è qualche probabilità che in qualcuna delle specie autoctone si sia sviluppata una qualche sorta di immunità che potremmo cercare di emulare per tentare nuovamente una cura. suggerì ancora. Certo, la soluzione ideale sarebbe stata far scendere Nina a recuperare i campioni, ma per prima cosa sul pianeta non c'erano emettitori olografici... e per seconda in infermeria sarebbero rimasti senza l'unico modo che avevano per avvicinarsi ai contagiati senza rischio di diffondere ulteriormente l'infezione. Inizio a preparare l'equipaggiamento necessario? si informò in direzione della dottoressa. Certo, in realtà avrebbero dovuto informare gli ufficiali superiori perché prendessero la decisione di sbarcare, ma in fondo quella parte non la riguardava: Nina era lì solamente per rendere quanto più efficiente possibile il lavoro della sezione medica.
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#23

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Saff Zaldan

La spiegazione di Nina circa il decorso clinico del signor Reid e le sue implicazioni sul nostro attuale problema virale mi forniva ulteriori dettagli cruciali per comprendere meglio la situazione. La lesione iniziale, superficialmente trattata ma potenzialmente contaminata, poteva essere stata la porta d'ingresso per il virus che ora metteva a rischio l'equipaggio. Il fatto che Reid avesse mostrato segni di fotofobia e disorientamento poche ore dopo il suo ritorno era indicativo di un'evoluzione rapida e preoccupante del patogeno all'interno del suo organismo.

«La cronologia che hai fornito è estremamente utile» risposi, riflettendo sulle informazioni. «La trasmissione ematica e il comportamento aggressivo suggeriscono che il virus possa interferire con il sistema nervoso centrale o persino causare un'encefalite virale, che potrebbe spiegare la rapidità dei cambiamenti comportamentali osservati»

Il suggerimento di utilizzare tute EVA per il prelievo dei campioni su Praxion VI era sensato, e il protocollo di decontaminazione che avevamo già in atto sarebbe stato vitale per garantire il ritorno sicuro degli ufficiali. «L'idea delle tute EVA è buona, in quanto ridurranno il rischio di esposizione diretta al virus. E sono d'accordo che dovremmo utilizzare ogni misura di sicurezza disponibile per proteggere la squadra che scenderà sul pianeta»

Ponderai per un momento l'ultima proposta di Nina riguardante la necessità di campionare la flora e la fauna locali. «L'ipotesi che alcune specie autoctone possano aver sviluppato forme di immunità è intrigante e vale la pena di essere esplorata. Sarà essenziale identificare e analizzare questi organismi per qualsiasi traccia di resistenza virale che potrebbe essere sfruttata nel nostro approccio terapeutico»

Dopo aver ascoltato Nina, mi rivolsi a Polina. «Polina, potresti essere una delle persone a scendere sul pianeta data la tua preparazione, ma aspettiamo il parere della plancia»dissi, conscia che prima di procedere con qualsiasi azione concreta, era necessario discutere il piano con il comando della nave.

Dopo aver confermato il piano d'azione con Nina, mi diressi verso il comunicatore per informare il capitano Chakotay e il resto della pancia delle nostre intenzioni e delle misure precauzionali che avevamo pianificato. Era cruciale che tutto fosse eseguito con la massima attenzione ai dettagli e nel rispetto dei protocolli di sicurezza. L'ansia per la situazione era alta, ma ero determinata a fare tutto il possibile per trovare una soluzione e proteggere l'equipaggio.
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#24

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Chakotay Umano

In plancia la situazione era tranquilla: le misure di sicurezza implementate sulla nave per proteggere il centro di comando si erano rivelate utili anche nell'insolita situazione che la Voyager si stava trovando ad affrontare. Se invece si parlava di umore, la questione era un po' diversa: nelle ultime ore le falle nella sicurezza erano aumentate sempre di più. Da un lato gli ufficiali erano stanchi e la tensione alla quale erano sottoposti da ormai una settimana non aiutava a mantenere alta l'attenzione. Turni serrati, un continuo senso di emergenza, stavano logorando tutti coloro che ancora non erano stati infettati. Allo stesso tempo le mutazioni del virus sembravano essersi fatte sempre più insidiose e se in un primo momento i contagiati erano solamente aggressivi nei confronti dei colleghi, ora sembravano cominciare a riprendere il controllo delle loro funzioni cognitive, senza tuttavia che in loro fosse soppresso quell'istinto aggressivo che portava alla diffusione del virus.

Negli ultimi giorni i contagiati erano riusciti ad operare i controlli in modo da superare blocchi, abbassare campi di forza. Per qualche ora erano perfino riusciti ad accedere al teletrasporto prima che il capo ingegnere riuscisse a riprendere il controllo ed ormai la situazione era instabile, pronta a degenerare da un minuto all'altro. Per questo, non appena fu segnalata una chiamata in arrivo dall'infermeria, Chakotay si avviò verso una delle postazioni scietifiche per rispondere: sapeva che in quelle ore stavano sperimentando una cura che, nelle simulazioni al computer, si era rivelata promettente. Mi dica che ha buone notizie. disse con voce stanca ma cordiale all'indirizzo della dottoressa.
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#25

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Saff Zaldan

Quando il capitano Chakotay rispose alla mia chiamata con quella richiesta di buone notizie, potei quasi percepire il peso che gravava sulle sue spalle. La sua voce stanca rifletteva lo stress e la tensione che avevano messo a dura prova l'equipaggio in tutta la sua interezza. Prima di rispondergli, mi guardai intorno per un istante.

«Abbiamo compiuto alcuni progressi significativi, ma la situazione rimane complessa» dissi cercando di infondere un tono di calma e sicurezza che speravo potesse alleviare, seppur minimamente, la stanchezza evidente nella sua voce. Respirai profondamente prima di continuare, raccogliendo i miei pensieri per presentare il quadro più chiaro e dettagliato possibile. «Le mutazioni del virus stanno effettivamente rendendo i contagiati più astuti, come avete osservato. Abbiamo notato che alcune delle funzioni cognitive sembrano essere parzialmente preservate nei soggetti infetti, il che spiega la loro capacità di manipolare i sistemi della nave. Questo comportamento è alquanto allarmante e rappresenta una nuova sfida nel nostro tentativo di contenere l'epidemia.»

Feci una pausa, ponderando come formulare le notizie sui nostri recenti esperimenti. «In merito alla cura, abbiamo avviato i test su un piccolo gruppo di pazienti, utilizzando un protocollo basato su un agente sterilizzante che abbiamo adattato in risposta alle recenti mutazioni del virus. I risultati sono misti: alcuni pazienti mostrano segni di miglioramento, mentre altri non sembrano rispondere al trattamento.»

Il mio tono si fece più serio, consapevole delle implicazioni di ciò che stavo per dire. «La situazione potrebbe cambiare rapidamente. Continueremo a monitorare attentamente tutti i pazienti e a perfezionare la cura in base alle nuove informazioni che emergono. È essenziale che rimaniamo agili e pronti a adattarci a qualsiasi sviluppo. Parlando con il MOE, concordo che possa anche essere necessario considerare l'opzione di raccogliere campioni dal pianeta Praxion VI, per esplorare potenziali antidoti naturali... o comunque, trovare qualcosa che possa aiutarci a generare un antidoto. Io e l'infermiera Riker siamo disponibili a scendere sul pianeta con le tute Eva.»

Appesi al filo sottile tra speranza e disperazione, sapevo che le prossime ore sarebbero state decisive non solo per il destino di coloro che avevamo già trattato, ma per l'intero equipaggio della Voyager. Con un profondo respiro, mi preparai a tornare al lavoro, determinata a fare tutto il possibile per salvare l'equipaggio della nave.
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#26

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Chakotay Umano

Lo sguardo del capitano, che per un istante si era fatto speranzoso quando la dottoressa aveva menzionato qualche segno di miglioramento nei pazienti, tornò serio nel momento esatto in cui lei suggerì di scendere sul pianeta. Era certo che, se avessero intravisto delle alternative, la zaldan non avrebbe suggerito una simile follia. Lei, meglio di chiunque altro, sapeva cosa significasse venire direttamente a contatto con quel virus che aveva infettato l'equipaggio. Terrò in considerazione l'idea promise, riluttante al pensiero di lasciar scendere qualcun altro su quel pianeta.

Raggiungeremo il sistema di Praxion nel giro delle prossime tre ore, tenga monitorata la situazione, se non ci saranno miglioramenti sufficiantemente rilevanti esamineremo anche quest'opportunità. le concesse. Tra un'ora incontrerò gli ufficiali superiori in sala mensa. Se ritiene ancora che scendere sia una buona idea ci raggiunga lì e vedremo di organizzare una squadra... ma decida trovi qualcun altro che possa occuparsene al posto vostro: abbiamo già perso troppi ufficiali medici, al momento ci servite qui. fece presente prima di chiudere la comunicazione.

Nina

MOE Mark IX

Nina, nel frattempo, aveva continuato a monitorare i pazienti, facendo avanti e indietro tra i campi di forza. All'improvviso Reid emise un verso che di umano aveva ben poco e, pochi istanti dopo, fu preda di un attacco convulsivo così violento che perfino i sofisticati sistemi che lo trattenevano cominciarono a dare segni di cedimento. In un istante, Nina fu al suo capezzale per scansionarlo con la rapidità e la precisione che solo una macchina poteva garantire. Preparò un hypospray e ne iniettò con decisione il contenuto al terrestre, ma le sue convulsioni non accennarono a diminuire.

Una seconda scansione poi, prima che avesse tempo di preparare altro, quei movimenti cessarono all'improvviso, mentre i segnali vitali collassarono all'istante. Se Polina o la dottoressa stavano guardando il monitor del bioletto se ne sarebbero accorte di persona, dal canto suo Nina non ritenne necessario riferire loro né cosa stava facendo, né quel dettaglio, ritenendolo superfluo. Loro per prime conoscevano le procedure di emergenza previste in quelle situazioni e non c'era modo in cui potessero dare una mano se non abbassando i campi di forza ed entrando personalmente a contatto con i pazienti. Esattamente ciò che tutti loro volevano evitare e la ragione stessa per cui quei campi di forza erano stati attivati.

Passarono alcuni, interminabili minuti in cui l'ologramma tentò tutte le procedure presenti sul manuale, più qualche creativa aggiunta nel tentativo di stabilizzare le condizioni di Reid. I segni vitali fluttuarono diverse volte, dando per qualche istante la sensazione che il giovane ufficiale potesse superare quella crisi, ma con la stessa rapidità collassavano di nuovo, inesorabilmente, mentre uno dopo l'altro gli organi cedevano in una reazione a catena sistemica. Fu solo dopo diversi minuti ed altrettanti tentativi che Nina si fermò, rivolgendo un'occhiata interrogativa in direzione della dottoressa perché le desse ulteriori indicazioni o dichiarasse il decesso, a sua discrezione. L'eventualità che ciò a cui avevano assistito fosse stato provocato proprio dalla cura che avevano somministrato era tutt'altro che remota e avrebbe richiesto un'autopsia.
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#27

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Saff Zaldan

Mentre ascoltavo le parole del capitano Chakotay, il mio cuore si stringeva nel petto. La sua esitazione era giustificata; nessuno voleva mandare altri membri dell'equipaggio su Praxion VI senza una garanzia di sicurezza, soprattutto dopo tutto quello che era successo.
«Capisco le sue preoccupazioni, capitano» risposi con voce calma, ma ferma «"Terrò monitorata la situazione e, se la necessità di scendere sul pianeta diventasse imperativa, cercherò di trovare volontari tra coloro che non hanno ancora avuto contatti diretti con i pazienti infetti»

Rimasi pensierosa mentre il capitano chiudeva la comunicazione. La prospettiva di scendere su Praxion VI era rischiosa, ma potrebbe rivelarsi l'unica via per comprendere meglio il virus e forse trovare una cura definitiva. Decisi che avrei partecipato alla riunione degli ufficiali superiori per discutere delle possibili opzioni e preparare una strategia di raccolta dei campioni che minimizzasse i rischi.

Non appena terminai la chiamata, mi diressi verso l'infermeria per controllare i pazienti, e mi trovai di fronte a una scena caotica. Reid era in preda a convulsioni violente, nonostante gli sforzi di Nina per stabilizzarlo. Ogni suo movimento sembrava mettere alla prova i limiti dei sistemi che lo trattenevano, mostrando quanto il virus avesse potenziato le sue capacità fisiche o quanto fosse disperata la sua lotta interna.

Nina lavorava con una rapidità e precisione che solo un ologramma poteva avere, ma nonostante il suo intervento, i segni vitali di Reid collassarono improvvisamente. L'aria in infermeria si fece pesante, saturata di tensione e disperazione mentre l'ologramma tentava inutilmente di rianimarlo. Non era solo una battaglia contro il tempo, ma contro un nemico invisibile e inesorabilmente efficace.

«Dichiaro il decesso. Farò un'autopsia non appena sarà sicuro procedere» dissi, la realtà dell'evento tragico che avevamo appena vissuto iniziava a insinuarsi nel mio spirito. Era cruciale comprendere se la cura aveva giocato un ruolo nel peggiorare le sue condizioni o se altre variabili erano in gioco.

Questo tragico sviluppo rafforzava la necessità di esplorare ogni opzione, inclusa la discesa su Praxion VI. Avevamo bisogno di risposte, e ogni momento perso poteva costare altre vite. Con il peso di questa responsabilità sulle spalle, mi preparai mentalmente per la riunione con gli ufficiali superiori, determinata a difendere la necessità di un'azione decisiva.

Passai i minuti successivi riflettendo sulla situazione, cercando di raccogliere le idee e di formulare un piano che potesse offrire una speranza concreta di risoluzione, dato che né io e né Polina potevamo scendere. Avrei chiesto al dottor Goldberg, gli chiesi di dedicarsi principalmente al lavoro di ufficio, ma come avrei potuto chiederlo? Sospirai.
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#28

Nina

MOE Mark IX

Nina si limitò ad annuire: sapeva che non c'era niente che si potesse fare per Reid prima ancora che la dottoressa aprisse bocca... ma sapeva anche che gli esseri umani avevano talvolta l'abitudine di insistere oltre i limiti della ragionevolezza per cercare di salvare i loro simili e non voleva negarle quell'opportunità. Silenziosamente spense gli strumenti ai quali Reid era collegato, disattivando il campo di forza che lo bloccava al bioletto, ma non quello che lo separava dal resto dell'infermeria. Dottoressa, penso sia meglio che mi occupi io dell'autopsia disse, fermandosi un istante per rivolgere lo sguardo in direzione della zaldan. Per assicurarci che non corra alcun rischio nel manipolare il corpo del signor Reid dovremmo utilizzare l'agente sterilizzante, ma rischiamo che comprometta le informazioni che speriamo di ricavare. Il rischio di contagio, senza la sterilizzazione e con le dovute precauzioni è minimo, ma non assente. fece notare. Senza parlare del fatto che avrebbe complicato molto le cose, perché avrebbero dovuto isolare la stanza, e la dottoressa avrebbe dovuto indossare una tuta per l'intera durata della procedura...

Fu in quell'esatto istante che la porta dell'infermeria si aprì all'improvviso. Fu solo il fatto che il suo programma era capace di migliaia di operazioni al secondo a far sì che Nina non trasalisse, riconoscendo il nuovo arrivato come l'ufficiale medico capo. Lo sguardo del trill passò rapidamente dall'ologramma all'uomo che aveva accanto e non gli ci volle molto perché ne intuisse le condizioni. Il comandante Kaz sospirò leggermente constatando il decesso del giovane ufficiale, poi si rivolse in direzione di Saff mi sembra di capire che le cose non stanno procedendo come avevamo sperato disse con voce stanca. Dottore, non dovrebbe essere qui. si intromise Nina severa: dal database medico risultava che Kaz era stato messo a riposo diverse ore prima per una forma recidiva di influenza iktariana e sebbene i farmaci avessero evidentemente iniziato a fare effetto, era ancora troppo presto perché se ne andasse in giro per la nave. Doveva riposare e tutti loro lo sapevano.

Computer, terminare programma MOE. brontolò il dottore, facendo sparire l'ologramma prima che potesse aggiungere altro. Gli ufficiali superiori ci aspettano in sala mensa, che notizie abbiamo da dare? cercò di aggiornarsi, mentre invitava Saff a seguirlo.

Thomas Eugene Paris

Umano

... qui, qui e qui... stava spiegando Harry, indicando, sullo schema che rappresentava i ponti della Voyager, dove si trovavano attualmente le squadre della sicurezza. La sala mensa era insolitamente deserta, tutti i civili e gli ufficiali fuori servizio si ritrovavano nei ponti ologrammi o negli hangar che erano stati adibiti a luoghi di ritrovo. E se spostassimo i civili? suggerì Tom, dondolandosi pensierosamente sulla sedia, attorno ad uno dei tre tavolini che erano stati uniti apposta per quella riunione ... staremo un po' più scomodi, ma se riusciamo a spostare tutti accanto ai centri nevralgici per il funzionamento della nave potremo raddoppiare la sicurezza invece che avere la squadre sparpagliate per mezza nave. fece notare. E se invece rinunciassimo alla plancia? Posso dirottare i comandi in sala macchine, una volta bloccati i controlli non importa quanto siano intelligenti, non c'è modo di riattivarli senza i codici di comando si intromise B'Elanna, poco entusiasta all'idea di ritrovarsi con i civili a fare da barriera davanti alla sala macchine, specialmente considerando che tra loro c'era anche sua figlia.

Quell'influenza l'ho inventata sullo spot, vai pure di fantasia, farei che sia qualcosa di sufficientemente grave perché uno deva restare a letto, fai magari che ha sintomi tipo allucinazioni o deliri di vario genere, così spiega perché l'ufficiale medico capo era fuori gioco fino ad ora.
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#29

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Saff Zaldan

Quando Nina spense gli strumenti di Reid e propose di occuparsi personalmente dell'autopsia, mi soffermai un momento a riflettere sulle implicazioni. La sua preoccupazione per la mia sicurezza era palpabile e logica, data la pericolosità di un possibile contagio. Tuttavia, il rischio di compromettere dati cruciali per la nostra ricerca era altrettanto grave. «Procedi, usa tutte le precauzioni necessarie senza ricorrere all'agente sterilizzante. Dobbiamo preservare ogni possibile indizio che Reid potrebbe offrirci» concordai, dopo aver valutato la situazione. Mentre osservavo Nina spegnere gli strumenti di Reid e disattivare il campo di forza che lo bloccava al bioletto, una profonda malinconia mi pervase. La realtà di perdere un paziente non diventa mai più facile, non importa quante volte si verifichi. L'intervento di Nina sull'autopsia e le precauzioni necessarie per evitare la contaminazione erano logicamente impeccabili, eppure ogni parola aggiungeva peso al già gravoso fardello emotivo di quelle ore.

Fu in quel momento che la porta dell'infermeria si aprì bruscamente, rivelando la figura del dottor Kaz. La sua presenza era inaspettata, dato il suo recente congedo medico per influenza iktariana, una malattia nota per i suoi sintomi debilitanti e talvolta deliranti. Guardandolo in volto, notavo i segni evidenti di una malattia ancora in corso, evidenziati dalla sua pallidezza e dal suo sguardo leggermente vitreo. L'influenza, da cui era affetto, era nota per i suoi sintomi debilitanti e, occasionalmente, per le allucinazioni o i deliri che potevano confondere anche il più lucido degli individui.

«Comandante Kaz, dovreste davvero riposare» dissi, con un tono di voce che cercava di mascherare la mia preoccupazione per la sua salute. Nonostante la sua condizione, il suo interesse per la situazione era evidente. «Le cose sono complesse al momento» continuai, cercando di riassumere la situazione senza sovraccaricare il suo stato già fragile. «Abbiamo avuto alcuni progressi con la cura, ma non è risolutiva per tutti. Reid, purtroppo, non ce l'ha fatta»

Prima che potessi aggiungere altro, Kaz disattivò Nina con un comando secco e mi chiese di seguirlo alla riunione con gli altri ufficiali superiori, ma anche se non era una buona idea, decisi di seguirlo. Mentre camminavamo verso la sala mensa, riflettevo su quanto fosse critica la nostra situazione. La proposta di spostare i civili proposta da Tom Paris in sala mensa risuonava con senso pratico, data la crescente minaccia dei contagiati che mostravano capacità sempre più sofisticate. Alzai le sopracciglia ascoltando la discussione in corso.
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#30

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Chakotay Umano

Probabilmente dovrei convenne il medico ... e se le circostanze fossero diverse non me lo farei ripetere due volte. Ma adesso avete bisogno di tutto l'aiuto possibile e può farmi una scansione neurale, se crede, ma al momento sono perfettamente lucido. ci tenne a precisare Kaz, fermandosi un istante lungo il corridoio per guardarsi prudentemente attorno, quasi temesse che qualcuno li stesse seguendo. Difficile stabilire se quello fosse l'ennesimo sintomo di malattia o semplice prudenza dettata dalle circostanze: in fondo gli infetti erano riusciti più volte a superare i campi di forza che avevano l'obiettivo di trattenerli e non c'era da meravigliarsi se chiunque a bordo era diventato un po' più sospettoso del normale.

Scusate il ritardo si giustificò, non appena gli ufficiali della sicurezza di guardia all'accesso della sala mensa li lasciarono passare, per raggiungere il resto degli ufficiali superiori. Dottore? lo accolse il capitano, sorpreso di vederlo nuovamente in piedi dato che a quanto gli era stato riferito sarebbero serviti ancora alcuni giorni prima che la cura che si era somministrato facesse effetto... ma in fondo non era un ufficiale medico e non stava a lui stabilire se il dottore fosse in condizioni di rientrare in servizio. Inoltre in quel momento la sua presenza avrebbe forse chiarito alcuni punti: Stavamo rivedendo la situazione della sicurezza aggiornò rapidamente i nuovi arrivati ... ma visto che siete qui: come procede con la cura? si informò. Kaz mosse un cenno di assenso: Ne parlavo proprio ora con la dottoressa: il signor Reid non ce l'ha fatta e altri due dei primi sei soggetti che abbiamo sottoposto alla cura sperimentale stanno peggiorando. Uno non mostra variazioni e due alcuni segni di miglioramento, ma è ancora presto per dire se questa cura possa essere la soluzione e soprattutto dobbiamo prima fare chiarezza sulle cause del decesso del signor Reid. Non è un inizio perfetto, ma ci sta dando informazioni utili, nel giro di un paio di giorni dovremmo riuscire a fare un secondo tentativo. rispose l'ufficiale medico.

Quanto utili? volle accertarsi il capitano abbastanza da abbandonare il progetto di scendere sul pianeta? precisò, deciso a tirare fuori il problema per evitare che rimanessero dei non detti che potessero complicare quella situazione già complessa. Kaz fece per rispondere, ma poi scosse la testa dottoressa, ha seguito la questione più approfonditamente di me. Ritiene sia necessario anche con le informazioni di cui disponiamo dopo il primo test? chiese direttamente a Saff. Ne avevano accennato rapidamente mentre dall'infermeria raggiungevano la sala mensa, ma forse per via delle luci, forse le troppe stimolazioni, Kaz stava trovando difficile concentrarsi abbastanza da rispondere e mentre la dottoressa riordinava le proprie idee si alzò per replicarsi una tazza di caffé, sperando gli riportasse un po' di lucidità, ma non era un ingenuo: riconosceva perfettamente i primi segni di un attacco di febbre iktariana, tuttavia contava di riuscire a tenerli sotto controllo abbastanza a lungo da poter dare il proprio contributo in quella riunione.

se qualcuno non riattiva Nina, niente autopsia e niente nuove info...
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