TFB Non mi piace stare all'inferno
#51

Logic is the beginning of wisdom, not the end of it

T'Dal Zayrus Vulcaniana

Mentre la situazione si sviluppava, mi trovavo sul ponte di comando, concentrandomi intensamente sulla serie di eventi che si stavano svolgendo rapidamente. Ero stato informata dell'assalto all'infermeria da parte di Kela e Gork, un Trill e un Klingon, che avevano preso in ostaggio il personale medico e di sicurezza. La loro azione diretta e violenta rappresentava una minaccia significativa alla sicurezza della nave.

Ascoltai con attenzione mentre il Trill comunicava alla plancia la loro presa del controllo dell'infermeria, minacciando la sicurezza degli ostaggi. «Siamo a conoscenza della vostra situazione» risposi con calma, sebbene non avessi ancora dettagli precisi dal pianeta sottostante, anche se il mio ufficiale alle comunicazioni ne p cercando di mantenere una negoziazione pacifica mentre coordinavo una risposta strategica. «Vi invito a rilasciare gli ostaggi e a consegnarvi. Sarete trattati con equità secondo i regolamenti della Federazione. Qualsiasi danno inflitto agli ostaggi o ulteriori atti di violenza complicheranno solo la vostra situazione»

Parallelamente, ero in contatto con Dakona, l'ufficiale medico, che si trovava in una posizione strategica per intervenire. Il coraggio e l'astuzia di Dakona nel gestire la situazione da una prospettiva unica erano vitali. Aveva agito prontamente, sfruttando il suo accesso agli armadietti di emergenza per armarsi e prepararsi a un intervento diretto. La sua decisione di utilizzare il phaser a stordimento pesante era stata audace, ma necessaria, data l'imprevedibilità dei fuggitivi.

«Sicurezza, state pronti a supportare il dottor Raal e assicuratevi che non ci siano ulteriori minacce all'interno dell'infermeria» dissi, pensando se contattare Dakona tramite il legame, ma non volevo distrarlo.

In quel momento di crisi, riflettevo sulla responsabilità del comando. Ogni decisione che prendevo non solo influenzava il benessere del mio equipaggio, ma poteva anche determinare l'esito di situazioni potenzialmente letali. La tensione era palpabile, ma la necessità di mantenere la calma e la logica era fondamentale. Ero determinata a risolvere la situazione con il minimo conflitto possibile, pur essendo pienamente preparato a prendere decisioni più drastiche se necessario.

«Comunicazioni, tenetemi informata su ogni nuovo sviluppo e mantenete aperti i canali con tutte le unità coinvolte» dissi, assicurandomi di avere il controllo completo della situazione. La sicurezza di tutte le persone a bordo era la mia massima priorità, e non avrei permesso che alcun danno venisse loro inflitto senza esplorare ogni possibile via pacifica per la risoluzione del conflitto.
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#52

Gork era pronto con il suo pugnale improvvisato, ma di certo non si aspettava di essere aggredito alle spalle con ripetuti colpi di phaser! Il klingon ebbe appena il tempo di emettere un grugnito, prima di cadere a terra privo di sensi. Kela, fortunatamente, non si trovava sulla stessa linea di tiro e, non appena il nuovo arriato portò il suo attacco, riuscì a mettersi al riparo dietro una parete che fungeva da separazione tra l'ingresso e l'area dell'infermeria in cui si trovavano i bioletti, che aveva probabilmente la funzione di fornire un po' di relativa privacy ai pazienti. Senza perdere tempo, il trill fece fuoco contro uno degli ostaggi. Non sto scherzando! disse in direzione di Dakona, mentre aumentava la potenza del phaser. Il tuo collega è solo stordito, la prossima volta non sarà così fortunato. fece notare, contando sul fatto che il dottore avesse sentitò l'indicatore acustico del phaser che segnalava il nuovo settaggio. Vieni fuori, mani bene in vista... o dovrò sparare a qualcun altro. lo minacciò mentre, in sottofondo, la voce del capitano della Saratoga lo informava che dalla plancia erano al corrente della loro situazione.

No. Temo che la situazione non vi sia affatto chiara! protestò contro la vulcaniana, mentre ancora guardava in direzione del punto in cui Dakona si era nascosto e, con la coda dell'occhio, teneva sotto controllo gli ostaggi nel timore che qualcuno di loro decidesse di aggredirlo a tradimento. Il mio nome è Kela Idaris, sono stato ingiustamente accusato, trattenuto e condannato dai Klingon senza uno straccio di prova! Non merito di stare su quel dannato pianeta! In qualità di cittadino della Federazione chiedo asilo politico... e se l'unico modo per andarmene da qui è fare una strage, beh, peggio per voi! Non avete idea delle condizioni che i prigionieri sono costretti ad affrontare su quel pianeta! protestò, pregando che non lo costringessero davvero ad aprire il fuoco, perché non era affatto sicuro che ne sarebbe stato in grado. Finché si trattava di contrabbando, di sfuggire sotto il naso a qualche nave federale, era una cosa... ma quel genere di presa di posizione non era esattamente nel suo stile, né pianificata nei minimi dettagli. Era più che altro un'improvvisazione guidata dalla disperazione e non era del tutto sicuro di dove lo avrebbe portato, ma una cosa era certa: non aveva la minima intenzione di rimettere piede su Rura Penthe!
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#53

Causing people to suffer because you hate them... is terrible. But causing people to suffer because you have forgotten how to care... that's really hard to understand.

Dakona Raal Rigeliano

Dietro al suo riparo improvvisato, Dakona sentì chiaramente il rumore di un phaser che faceva fuoco. Per un istante la preoccupazione gli tinse il volto, poi il rigeliano riprese il controllo delle sue emozioni. Da quanto aveva appena dichiarato, il trill si era limitato a stordire uno dei suoi colleghi. Non piacevole ma sicuramente non mortale. Il problema era come risolvere la situazione prima che l'uomo decidesse di passare alle maniere forti.

Doveva arrendersi come richiesto? Sarebbe stato un modo per prendere tempo ma non per risolvere la situazione. Ogni dubbio su come agire scomparve alle successive parole pronunciate dal trill, in risposta a quanto detto da T'Dal. Kela Idaris. Quel nome gli era famigliare. Dakona non era informato di tutto ciò che riguardava la missione diplomatica, ma aveva partecipato a diversi briefing quindi aveva un'idea ben chiara di chi lui fosse.

Signor Idaris, la prego di interrompere ogni ostilità. Intervenne quindi, riponendo il phaser nella cintura e uscendo dal suo riparo, le mani alzate. Siamo consapevoli della sua situazione e la missione diplomatica a cui questa nave è stata assegnata la riguarda da vicino. Non siamo suoi nemici, anzi siamo venuti qui per aiutarla. Sua sorella è il capitano Dax, giusto? Crede davvero che la abbandonerebbe? Quindi abbassi l'arma e lasci andare gli ostaggi. Non ha ancora fatto nulla di irrimediabile, non rischi di compromettere la sua unica possibilità di lasciare questo inferno.
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#54

Logic is the beginning of wisdom, not the end of it

T'Dal Zayrus Vulcaniana

L'eco delle parole di Kela Idaris mi risuonava in testa, mescolandosi con la preoccupante situazione di Dakona, il cui pericolo crescente non poteva essere ignorato.

In quel momento, la mia mente lavorava freneticamente per collegare i punti, considerando il legame familiare di Kela con Elina, il capitano Dax, un fatto che aggiungeva un ulteriore strato di complessità alla situazione. Era chiaro che Dakona stava correndo un grosso rischio, tentando di mediare con un uomo disperato e armato. «Assicuratevi di avere una squadra pronta per intervenire a favore del dottor Raal, non appena si presenti l'opportunità. La sua sicurezza è prioritaria» dissi con fermezza rivolta al mio capo della sicurezza, assicurandomi che ogni possibile misura fosse in atto per proteggerlo. In realtà ero quasi pronta a scendere io stessa, se avessi percepito qualsiasi tipo di pericolo per Dakona sarei davvero corsa da lui. Non era logico, tutt'altro, ma non mi sarei mai perdonata se gli fosse accaduto qualcosa.

Mentre riflettevo sulle parole di Kela, la sua richiesta di asilo politico e la minaccia di violenza estrema, sentivo la gravità della mia posizione come capitano. La possibilità di una perdita di vite era un peso che portavo con serietà. Non volevo trovarmi in una posizione sgradevole, specie considerando che conoscevo sua sorella, il capitano Dax, e l'importanza delle relazioni diplomatiche in gioco.

«Signor Idaris» iniziai, usando il canale di comunicazione aperto per parlare direttamente con lui, cercando di raggiungerlo su un piano più personale. «Capisco la disperazione che deve aver guidato le sue azioni, ma la violenza non le garantirà la libertà che cerca. Le assicuro che la Saratoga non è qui per riportarla su Rura Penthe, ma per aiutare a risolvere la sua situazione nel modo più giusto e legale possibile.» Non era proprio una verità, ma... Feci una pausa, ponderando le mie prossime parole con cura.
«Le chiedo di considerare le vite degli ostaggi e di abbassare le armi. Possiamo discutere le sue opzioni legalmente, senza ulteriore spargimento di sangue. Questo è il momento di dimostrare che è l'uomo che sua sorella crede sia. Non lasci che la disperazione detti le sue azioni.» dissi.

Mentre parlavo, ero pronta a ordinare un intervento immediato se la situazione degenerasse ulteriormente. Questa crisi non solo testava le mie capacità di comando sotto pressione ma anche la mia capacità di negoziare una pace senza compromettere la sicurezza della mia nave e del suo equipaggio.

Il rispetto per la vita e la giustizia erano pilastri della mia filosofia come capitano vulcaniano, oltre alla logica chiaramente, e in quel momento critico, ogni scelta, ogni parola, era guidata da questi principi. Avevo speranza che si potesse evitare un finale che nessuno di noi desiderava.
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#55

Fortunatamente le sue parole sembravano aver raggiunto l'effetto sperato, perché l'ufficiale medico decise di abbandonare il proprio riparo, uscendo con le mani alzate come richiesto. A Kela, tuttavia, non sfuggì il fatto che aveva deciso di agganciare la propria arma alla cintura. Getti il phaser! intimò a Dakona: conosceva bene gli ufficiali della Flotta Stellare. Era riuscito a fargliela sotto al naso diverse volte proprio perché sapeva che abbassare la guardia con loro attorno era una pessima idea: nonostante si vantassero di essere scienziati e ricercatori, la verità era che si trattava di gente altamente addestrata nell'uso delle armi e tattiche di combattimento, alla quale lasciare un phaser, che indossassero un'uniforme medica o meno, era la via migliore per fare una brutta fine.

La successiva menzione di Elina, tuttavia, lo colse di sorpresa. Non pensava di essere famoso al punto tale che un qualunque ufficiale della Flotta era in grado non solo di riconoscere il suo nome, ma perfino di collegarlo a quello della sorella. Dubitava seriamente che Elina avesse pubblicizzato con i colleghi il loro legame familiare. Quanto a ciò che credeva... in effetti l'idea che sua sorella fosse intenzionata a lasciarlo nelle mani dei Klingon, lo aveva più che sfiorato. Dopo le minacce non troppo velate che gli aveva rivolto l'ultima volta che lo aveva tirato fuori dai guai, non lo avrebbe del tutto sorpreso se avesse deciso di approfittare della situazione per dimenticarsi di lui. Non ho alcuna ragione per fidarmi di voi. fece notare, mentre il suo sguardo passava nervosamente dagli ostaggi al medico e viceversa, nel timore che qualcuno decidesse improvvisamente di tentare qualche scherzo.

Se volete che rilasci gli ostaggi, fatemi parlare con il capitano Dax. propose prudente. Se quella del capitano della Saratoga era una trappola, almeno si sarebbe accertato che Elina sapesse dove si trovava... avrebbe potuto provare a spiegarle che, per una volta, era davvero innocente. Invece nel caso in cui anche lei fosse stata coinvolta nel tentativo di restituirlo ai Klingon assieme al resto della Flotta Stellare, Kela aveva la presunzione che sarebbe riuscito a capirlo... e ad agire di conseguenza prima che la situazione peggiorasse ancora.
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#56

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Dakona Raal Rigeliano

La linea di azione che aveva deciso di intraprendere era rischiosa, lo sapeva bene, ma Dakona aveva giurato di salvare. Non si faceva scrupoli ad usare la forza, se la situazione la richiedeva, ma in primis era un medico e un protettore. La salvezza dei suoi colleghi, dei suoi sottoposti, era al momento la sua priorità. Per il resto, poteva solo sperare di non aver sottovalutato la gravità delle condizioni psichiche di Idaris. Evidentemente, Rura Penthe l'aveva danneggiato non poco: non solo fisicamente ma anche mentalmente.

Sto per estrarre il phaser. Per gettarlo a terra come da lei richiesto. Lo avvisò, la voce volutamente calma, mentre abbassava lentamente una mano verso la cintura. Con movimenti lenti, estrasse l'arma dalla fondina e la lasciò cadere a terra, allontanandola da sé col piede. Mentre lo faceva, si assicurò di mandare un messaggio rassicurante a T'Dal tramite il loro legame telepatico. Un messaggio che, più di parole, era composto da emozioni. Sto bene, sembrava voler dire. Ho tutto sotto controllo. Non era esattamente vero che avesse tutto sotto controllo ma era sufficientemente ottimista. Idaris era instabile, vero, ma non al punto di assassinarli a sangue freddo. Non ancora, almeno.

La sua è una richiesta più che ragionevole. Rispose, quando Idaris chiese di parlare con sua sorella. Poteva capire la necessità dell'uomo di assicurarsi che non gli fossero nemici. Per molti poteva sembrar scontato che la flotta fosse dalla loro parte, ma quello di fronte a lui era un contrabbandiere che aveva avuto diversi problemi con la legge. Meglio non dimenticarsene. Capitano, abbiamo modo di contattare la Constellation?
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#57

Logic is the beginning of wisdom, not the end of it

T'Dal Zayrus Vulcaniana

LLa comunicazione di Dakona, che mi giunse attraverso il legame telepatico, mi tranquillizzò parzialmente, per quanto immaginavo che potesse essere realmente calmo in un tale contesto. La sua capacità di mantenere il controllo in una situazione così tesa era un testamento alla sua forza e preparazione, ma sapevo anche che ogni momento di tensione aggiunto poteva complicare ulteriormente le cose.

Quando Kela Idaris mise esplicitamente in dubbio la fiducia nella Flotta Stellare e chiese esplicitamente di parlare con sua sorella, il capitano Dax, compresi la profondità della sua disperazione e del suo scetticismo verso di noi. «Farò in modo che lei possa parlare direttamente con il capitano Dax. Tuttavia, le chiedo di seguire il nostro ufficiale alla sicurezza fino al mio ufficio, dove posso garantire una comunicazione sicura e privata» risposi attraverso il comunicatore.

Diedi il comando all'ufficiale scientifico, poi andai nel mio ufficio, preparai una connessione criptata per una chiamata diretta ad Elina, sperando che la sua presenza, anche solo vocale, potesse stabilizzare ulteriormente la situazione e fornire a Kela le assicurazioni di cui aveva bisogno per procedere pacificamente. Aspettando che la chiamata venisse accettata, riflettevo sulle complessità della diplomazia e del comando. Ogni decisione aveva ripercussioni che andavano oltre l'immediato, influenzando vite umane in modi profondi e duraturi. La mia speranza era quella di risolvere questa situazione con il minimo conflitto, utilizzando il dialogo e la comprensione reciproca come strumenti principali. La sicurezza degli ostaggi e la risoluzione pacifica del conflitto rimanevano le mie priorità assolute, e lavoravo affinché ogni azione riflettesse questi principi.
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#58

Bisogna essere onesti per vivere fuori dalla legge.

Kela Idaris Trill

La tensione nell'aria si fece palpabile mentre il medico estraeva il phaser dalla propria fondina per poi farlo scivolare lontano da sè. Certo, nemmeno quel gesto era una grande garanzia per Kela: il trill sapeva che sarebbe bastata una minima distrazione perché uno degli ostaggi balzasse in piedi per attaccarlo a tradimento e il medico conosceva quell'infermeria sicuramente meglio di lui. Poteva esserci un secondo phaser, nascosto chissà dove... o avrebbe potuto semplicemente caricare un hypospray del primo farmaco che avesse trovato a portata, per poi stordirlo... o peggio. Kela seguì con lo sguardo il phaser atterrare lontano dalla posizione del medico, troppo perché l'uomo potesse recuperarlo facilmente. In fondo, quella sembrava una mossa sufficientemente amichevole, come anche la richiesta che rivolse al suo capitano. Il trill sospirò, abbassando nuovamente il settaggio della propria arma su stordimento, felice di avere una scusa per poterlo fare: non era per nulla sicuro che, se si fosse trovato costretto a farlo, sarebbe riuscito ad uccidere degli innocenti a sangue freddo.

La proposta del capitano, che gli giunse poco dopo attraverso il sistema di comunicazione, gli piacque molto meno: non mi interessa una comunicazione sicura, né tantomeno privata. protestò deciso. Sono un cittadino della Federazione! E sono innocente! Non voglio che questa storia venga insabbiata e non ho nessuna intenzione di rilasciare gli ostaggi finché non avrò parlato con il capitano Dax! si impuntò nervoso, con il netto sospetto che tutto quel chiacchierare, tutto quel fingere di ascoltare le sue richieste, non fosse che un tentativo per guadagnare tempo, togliergli l'unica arma che aveva per farsi ascoltare da qualcuno e poi rispedirlo su quel dannato pianeta klingon rapidamente come era riuscito ad andarsene.
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#59

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Dakona Raal Rigeliano

La proposta di T'Dal era stata rischiosa ma Dakona ben comprendeva la sua ragione di fondo: più che un tentativo di arrestare Idaris, era una scusa per allontanarlo dall'infermeria. T'Dal stava cercando di mettere in salvo gli ostaggi. Signor Idaris, comprendo i suoi timori. Disse dunque. Lei teme di essere tradito, e questo è comprensibile. Se la mette più a suo agio, può prendermi come ostaggio. Tecnicamente, era già un suo ostaggio ma non era quello che Dakona intendeva. Sono Dakona Raal, l'Ufficiale Medico Capo di questa nave. Se vorrà, la accompagnerò fino all'ufficio del capitano.

Idaris avrebbe accettato? Difficile a dirsi. Probabilmente no. In tal caso, Dakona avrebbe supportato la richiesta del trill di trasferire la chiamata in infermeria. L'uomo era instabile, tirare troppo la corda sarebbe stato non solo controproducente ma anche rischioso.

For a joined Trill, nothing is more important than to protect the life of the symbiont. Nothing.

Elina Milayn Dax Trill Unita

USS Constellation
Ufficio del Capitano

Ho fatto un patto col demonio. Quel pensiero attraversò la mente di Elina mentre, seduta sulla scrivania nel suo ufficio, stava rivedendo la documentazione della missione in corso. Gli ultimi mesi erano stati pesanti. La preoccupazione per le sorti di quell'idiota di suo fratello e la sua impossibilità di far qualcosa per aiutarlo l'avevano costretta a prendere una decisione difficile. Dall'incidente con Sheppard, Elina si era ripromessa di non avere nulla a che fare con loro. Non le importava se la Constellation in origine era una loro nave, fin tanto fosse sotto il suo comando non avrebbe tollerato nessuna assurdità sullo stile "il fine giustifica i mezzi".

Eppure, quando il diavolo aveva bussato alla porta, Elina aveva tentennato. Aveva ascoltato ciò che loro erano pronti ad offrirle, ben consapevole che ci sarebbe stato un prezzo da pagare. Ed era giunta ad un accordo. Così, l'assegnazione della Constellation era cambiata: l'iniziale missione dall'altra parte della galassia conosciuta (ben lontana dallo spazio klingon) era stata sostituita da una missione non urgente non troppo distante dal confine con lo spazio klingon. Ciò non significava che aveva l'autorizzazione ad intervenire, ma era sufficientemente vicino da poterlo fare se ne fosse sorta la necessità. In altre parole, la Constellation era in stand-by, intenta a svolgere missioni di poco conto mentre attendeva l'eventuale permesso all'azione.

Capitano, la Saratoga ci sta contattando. Alla comunicazione, il corpo di Elina fu attraversato da una certa tensione.
Passala nel mio ufficio. Si affrettò a rispondere.

Quando il volto di T'Dal comparve sul terminale, il video lievemente disturbato dalla distanza, Elina domandò: T'Dal, ci sono novità?
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#60

Logic is the beginning of wisdom, not the end of it

T'Dal Zayrus Vulcaniana

Era per me una situazione molto tesa: la gestione di un ostaggio, orchestrata da un trill visibilmente angosciato e disperato, richiedeva un equilibrio delicato tra empatia e logica ferrea. Decisi di cercare di comportarmi come avrebbe fatto Jor, o almeno ci avrei provato. Le parole di Kela, trasmesse attraverso il sistema di comunicazione, risuonavano con un timbro di accusa e sfida che non potevo ignorare.

Risposi con la calma che mi era stata insegnata sin dalla mia gioventù su Vulcano «Signor Idaris» dissi con calma, « Comprendo e rispetto la sua richiesta di trasparenza e giustizia.  Le assicuro che non c'è alcun intento di insabbiare la sua storia. La sua sicurezza e quella degli ostaggi sono la mia priorità. Sono disposta a consentire la comunicazione con il capitano Dax, ma dobbiamo farlo in modo che garantisca la sicurezza di tutti, la sua sicurezza e quella degli ostaggi sono di massima priorità per me. La prego di fidarsi di me» dissi.

La mia mente era concentrata su ogni dettaglio mentre Elina apparve sullo schermo, il suo volto mostrava chiaramente la tensione accumulata negli ultimi mesi. Quando Elina mi chiese se c'erano novità, la sua voce era ferma ma carica di preoccupazione.

«Abbiamo una situazione delicata qui» iniziai, la mia voce era ferma, ma il mio spirito era turbato dalla potenziale volatilità del confronto imminente. «Tuo fratello è a bordo della Saratoga e ha preso degli ostaggi nell'infermeria. Ha chiesto esplicitamente di parlarti. Credo che la tua presenza possa aiutarci a risolvere questa situazione pacificamente.»
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