11-09-2024, 09:41 AM
Bisogna essere onesti per vivere fuori dalla legge.
Kela Idaris Trill
Alle parole della sorella, Kela si rabbuiò: non era vero che "pensava" di avere un piano, ne era certo! Senza un piano non sarebbero mai riusciti a lasciare la superficie del pianeta. Senza un aiuto esterno non sarebbero mai riusciti nemmeno ad avvicinarsi ad una nave federale, figurarsi riuscire a salire a bordo ed eluderne la sicurezza il tempo sufficiente per prendere degli ostaggi. Kela lo sapeva bene. In passato aveva provato a farla sotto il naso a qualche nave della Flotta e non era mai arrivato neanche lontanamente vicino a ciò che avevano fatto in quel momento. Forse la fortuna era stata dalla loro, andava considerato che non erano degli sprovveduti... ma questo non spiegava il fatto che fosse lì, con un phaser in mano. A quel pensiero il trill abbassò per un istante lo sguardo sull'arma, ripensando alle parole di Elina.
Il vero problema era Gork. Il piano era suo, i contatti anche. Chi avrebbe chiamato, una volta a bordo della navetta, se non si fosse ripreso in tempo? Non gli ci volle molto per realizzare che, in quel momento, le sue opzioni erano due: poteva puntare il phaser contro uno degli ufficiali medici e costringerlo a rianimare Gork, per poi proseguire con il suo piano, qualunque esso fosse... o poteva affidarsi alla buonafede del capitano della Saratoga, della quale non sapeva nulla, se non che secondo Elina era lì per aiutarlo. Se doveva essere del tutto sincero, nessuna delle due opzioni lo entusiasmava.
Il vero problema era che se anche Elina avesse avuto ragione e la Saratoga fosse stata lì per aiutarlo, non c'era alcuna garanzia che fossero risposti ad aiutare il klingon, specialmente dopo che li aveva aggrediti. D'altra parte se Gallin in quel momento si trovava in una cella della Saratoga, farlo evadere senza aiuto sarebbe stato praticamente impossibile. Kela sospirò, realizzando che in tutto quel tempo non c'era stato un solo tentativo da parte degli ufficiali della Saratoga di riconquistare l'infermeria... anche se lui stesso aveva in mente un buon numero di modi in cui avrebbero potuto farlo, dallo stordire tutti i presenti inoculando un qualche gas soporifero nella stanza, al disabilitare tutti gli apparecchi elettronici, compreso il suo phaser, passando per il teletrasporto degli ostaggi. Qualcosa gli suggeriva che Elina, in fondo, stesse dicendo la verità: l'opzione più sensata era che stessero cercando di risolvere quella situazione senza che nessuno si facesse male.
Allo stesso tempo l'idea di abbassare le armi dopo tutto il tempo passato a lottare per sopravvivere gli risultava più difficile di quanto avrebbe voluto ed esitò. Sis... non mi abbandonare. disse, posando il phaser a terra e calciandolo lontano da sé, temendo che se non l'avesse fatto avrebbe finito per rendersi conto di quanto stupida fosse quella mossa e ci avrebbe ripensato.
Il vero problema era Gork. Il piano era suo, i contatti anche. Chi avrebbe chiamato, una volta a bordo della navetta, se non si fosse ripreso in tempo? Non gli ci volle molto per realizzare che, in quel momento, le sue opzioni erano due: poteva puntare il phaser contro uno degli ufficiali medici e costringerlo a rianimare Gork, per poi proseguire con il suo piano, qualunque esso fosse... o poteva affidarsi alla buonafede del capitano della Saratoga, della quale non sapeva nulla, se non che secondo Elina era lì per aiutarlo. Se doveva essere del tutto sincero, nessuna delle due opzioni lo entusiasmava.
Il vero problema era che se anche Elina avesse avuto ragione e la Saratoga fosse stata lì per aiutarlo, non c'era alcuna garanzia che fossero risposti ad aiutare il klingon, specialmente dopo che li aveva aggrediti. D'altra parte se Gallin in quel momento si trovava in una cella della Saratoga, farlo evadere senza aiuto sarebbe stato praticamente impossibile. Kela sospirò, realizzando che in tutto quel tempo non c'era stato un solo tentativo da parte degli ufficiali della Saratoga di riconquistare l'infermeria... anche se lui stesso aveva in mente un buon numero di modi in cui avrebbero potuto farlo, dallo stordire tutti i presenti inoculando un qualche gas soporifero nella stanza, al disabilitare tutti gli apparecchi elettronici, compreso il suo phaser, passando per il teletrasporto degli ostaggi. Qualcosa gli suggeriva che Elina, in fondo, stesse dicendo la verità: l'opzione più sensata era che stessero cercando di risolvere quella situazione senza che nessuno si facesse male.
Allo stesso tempo l'idea di abbassare le armi dopo tutto il tempo passato a lottare per sopravvivere gli risultava più difficile di quanto avrebbe voluto ed esitò. Sis... non mi abbandonare. disse, posando il phaser a terra e calciandolo lontano da sé, temendo che se non l'avesse fatto avrebbe finito per rendersi conto di quanto stupida fosse quella mossa e ci avrebbe ripensato.