24-11-2013, 06:07 PM
Nicole Alyssa Williams
Betazoid
Nicole si era calata nel turboascensore non più funzionante insieme ai membri della "guarnigione" della Flotta Stellare che era stanziata presso il Quartier Generale, in modo da difendere i vertici della Federazione in caso di attentato.
Gli Alti Ammiragli, essendo già sul posto, anche se ai piani superiori, avevano subito assegnato gli agenti della guarnigione al servizio di soccorso presso i sotterranei dove c'era stato l'attentato.
Nicole si domandò se il tutto non si trattasse di un piano più grande, se l'attentato alla Sezione 31 non fosse solamente un diversivo per..tipo rapire i vertici della Federazione?
Non ci voglio pensare. Spero di no. Prima salverò i miei colleghi, prima potrò andare a verificare di persona se sta succedendo qualcos'altro. Era con una decina di agenti della Flotta, comandati da un Tenente, suo pari grado, di nome Smith. L'aveva subito guardata male, ma lei gli aveva detto che non c'era tempo per parlare, che dovevano salvare più persone possibile e che non avrebbe interferito. Capisco le sue preoccupazioni. I suoi uomini gli solo fedeli, ma la presenza di un altro Tenente che potrebbe a sua volta dare degli ordini lo mette in difficoltà. Non farò niente del genere, agirò da sola.
Appena messo piede nella zona dell'attentato, sentì vibrare il comunicatore della Sezione 31. Lo spense, sarebbe tornata su il prima possibile.
Mentre Smith stava ancora dando gli ordini, lei si gettò a capofitto tra le macerie, in cerca di superstiti.
Una valanga di emozioni contrastanti colpì la sua mente come una lancia. Rabbia, Odio, Paura, Tristezza, Dolore, Panico.
Quasi cadde a terra.
Sentì qualcuno che la sorreggeva, e la voce di uno degli agenti della squadra di Smith. Tenente, è sicura di voler stare quaggiù?
Lei riprese il controllo di sè, mentre ricorreva ai metodi che le erano stati insegnati anni addietro per controllare il flusso di emozioni che una folla di persone provava allo stesso tempo. Ne diminuì la potenza, lasciando però invariata la frequenza. In questo modo avrebbe potuto isolare le persone che provavano emozioni e che erano quindi ancora vive. Sono sicura, agente. Ora mi lasci.
Sentì la voce di Smith protestare, ma lei non gli prestò attenzione. Spostò uno scaffale e passò oltre, lasciando indietro la squadra.
Non era stata molte volte nel centro operativo, ma si ricordava alla perfezione tutte le stanze, i corridoi e a chi appartenevano i vari uffici.
Inutile quando il tutto era stato compattato, levigato, spaccato, ammassato, da una bomba di media potenza.
Si concentrò sulle persone a cui appartenevano le emozioni che attraversavano la sua mente.
Probabilmente, al momento dell'attentato, i massimi esponenti della Sezione si trovavano in quel luogo. Ma forse no, considerato che l'attentato è avvenuto sul presto ed in genere le persone importanti si recano al lavoro più tardi. Ma allora qual'è il motivo dell'attentato?
La sua mente la stava guidando da una persona, un collega che sperava non fosse l'Ammiraglio Sheppard, Claire Mayfair oppure il Comandante Uchiha, colui che amministrava il centro operativo.
Sollevò qualche trave, spostò qualche mobile, il tutto grazie all'allenamento a cui si prestava ogni giorno. Spense qualche piccolo incendio e trovò il primo collega.
Era un uomo, il viso irriconoscibile, ustionato. La gambe sepolte sotto un cumulo di macerie. Ci avrebbe messo moltissimo a spostarle tutte.
Tremava, nonostante facesse molto caldo. Era quasi in fin di vita.
Ironicamente, il suo grado era ancora visibile sull'uniforme. Guardiamarina. Appena lui la vide, lei sentì empaticamente la sua speranza crescere, anche se sapeva di non poter essere salvato. Si sforzò di portare la mano alla testa per eseguire il saluto, ma lei gli mise la mano sul braccio, impedendoglielo. Tranquillo. Starai meglio. Non era vero, nemmeno lei ci credeva, ma era ciò che lui voleva sentirsi dire. Lei iniziò a spostare le macerie che gli seppellivano le gambe. Ma lui le afferrò saldamente l'uniforme all'altezza del petto. Mia....mia moglie...
Lei rispose a mezzo tono. Come si chiama?
Eva...Eva Roth....
Andrò da lei personalmente.
Era inutile cercare di mentire al Guardiamarina, non avrebbe risolto nulla. Decide di accedere ai suoi poteri, per vedere gli ultimi ricordi dell'uomo.
Chiuse gli occhi e toccò la sua mente.
Vide il Guardiamarina Roth camminare per un corridoio.....era appena arrivato al lavoro....salutò gli agenti Werner, Freth, il Tenente Jackson....vide un altro agente, che al saluto rispose in tono neutro, distaccato....vide il Guardiamarina scherzare con alcuni colleghi sulla degradazione dell'Ammiraglio Sheppard. Poi....tutto finì.
Si staccò dalla sua mente molto velocemente, quasi svenne.
Sapeva già ciò che era successo.
Aprì gli occhi.
Il Guardiamarina aveva cessato di vivere.
Gli Alti Ammiragli, essendo già sul posto, anche se ai piani superiori, avevano subito assegnato gli agenti della guarnigione al servizio di soccorso presso i sotterranei dove c'era stato l'attentato.
Nicole si domandò se il tutto non si trattasse di un piano più grande, se l'attentato alla Sezione 31 non fosse solamente un diversivo per..tipo rapire i vertici della Federazione?
Non ci voglio pensare. Spero di no. Prima salverò i miei colleghi, prima potrò andare a verificare di persona se sta succedendo qualcos'altro. Era con una decina di agenti della Flotta, comandati da un Tenente, suo pari grado, di nome Smith. L'aveva subito guardata male, ma lei gli aveva detto che non c'era tempo per parlare, che dovevano salvare più persone possibile e che non avrebbe interferito. Capisco le sue preoccupazioni. I suoi uomini gli solo fedeli, ma la presenza di un altro Tenente che potrebbe a sua volta dare degli ordini lo mette in difficoltà. Non farò niente del genere, agirò da sola.
Appena messo piede nella zona dell'attentato, sentì vibrare il comunicatore della Sezione 31. Lo spense, sarebbe tornata su il prima possibile.
Mentre Smith stava ancora dando gli ordini, lei si gettò a capofitto tra le macerie, in cerca di superstiti.
Una valanga di emozioni contrastanti colpì la sua mente come una lancia. Rabbia, Odio, Paura, Tristezza, Dolore, Panico.
Quasi cadde a terra.
Sentì qualcuno che la sorreggeva, e la voce di uno degli agenti della squadra di Smith. Tenente, è sicura di voler stare quaggiù?
Lei riprese il controllo di sè, mentre ricorreva ai metodi che le erano stati insegnati anni addietro per controllare il flusso di emozioni che una folla di persone provava allo stesso tempo. Ne diminuì la potenza, lasciando però invariata la frequenza. In questo modo avrebbe potuto isolare le persone che provavano emozioni e che erano quindi ancora vive. Sono sicura, agente. Ora mi lasci.
Sentì la voce di Smith protestare, ma lei non gli prestò attenzione. Spostò uno scaffale e passò oltre, lasciando indietro la squadra.
Non era stata molte volte nel centro operativo, ma si ricordava alla perfezione tutte le stanze, i corridoi e a chi appartenevano i vari uffici.
Inutile quando il tutto era stato compattato, levigato, spaccato, ammassato, da una bomba di media potenza.
Si concentrò sulle persone a cui appartenevano le emozioni che attraversavano la sua mente.
Probabilmente, al momento dell'attentato, i massimi esponenti della Sezione si trovavano in quel luogo. Ma forse no, considerato che l'attentato è avvenuto sul presto ed in genere le persone importanti si recano al lavoro più tardi. Ma allora qual'è il motivo dell'attentato?
La sua mente la stava guidando da una persona, un collega che sperava non fosse l'Ammiraglio Sheppard, Claire Mayfair oppure il Comandante Uchiha, colui che amministrava il centro operativo.
Sollevò qualche trave, spostò qualche mobile, il tutto grazie all'allenamento a cui si prestava ogni giorno. Spense qualche piccolo incendio e trovò il primo collega.
Era un uomo, il viso irriconoscibile, ustionato. La gambe sepolte sotto un cumulo di macerie. Ci avrebbe messo moltissimo a spostarle tutte.
Tremava, nonostante facesse molto caldo. Era quasi in fin di vita.
Ironicamente, il suo grado era ancora visibile sull'uniforme. Guardiamarina. Appena lui la vide, lei sentì empaticamente la sua speranza crescere, anche se sapeva di non poter essere salvato. Si sforzò di portare la mano alla testa per eseguire il saluto, ma lei gli mise la mano sul braccio, impedendoglielo. Tranquillo. Starai meglio. Non era vero, nemmeno lei ci credeva, ma era ciò che lui voleva sentirsi dire. Lei iniziò a spostare le macerie che gli seppellivano le gambe. Ma lui le afferrò saldamente l'uniforme all'altezza del petto. Mia....mia moglie...
Lei rispose a mezzo tono. Come si chiama?
Eva...Eva Roth....
Andrò da lei personalmente.
Era inutile cercare di mentire al Guardiamarina, non avrebbe risolto nulla. Decide di accedere ai suoi poteri, per vedere gli ultimi ricordi dell'uomo.
Chiuse gli occhi e toccò la sua mente.
Vide il Guardiamarina Roth camminare per un corridoio.....era appena arrivato al lavoro....salutò gli agenti Werner, Freth, il Tenente Jackson....vide un altro agente, che al saluto rispose in tono neutro, distaccato....vide il Guardiamarina scherzare con alcuni colleghi sulla degradazione dell'Ammiraglio Sheppard. Poi....tutto finì.
Si staccò dalla sua mente molto velocemente, quasi svenne.
Sapeva già ciò che era successo.
Aprì gli occhi.
Il Guardiamarina aveva cessato di vivere.