16-08-2016, 10:30 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 16-08-2016, 10:55 PM da ChrisBlackthorn.)
Enomis Curzon
Joined Trill
Mi siedo alla scrivania e avvio il terminale.
"Fa che non ci siano altre brutte notizie" - dico mentre guardo lo schermo, riferendomi in particolare alle comunicazioni in entrata. Tempo fa avevo avuto una piccola discussione con un ammiraglio che non voleva sentire le mie ragioni e utilizzare il bacino spaziale per il refit della sua nave preferita, avevo caldamente suggerito l'utilizzo di Utopia Planitia per questo scopo, anche perchè tenere bloccata una nave vuota qui significa ridurre la capacità operativa di Earth Spacedock cosa del tutto non positiva. Forse per me lo sarebbe stato, avrei avuto meno cose a cui pensare... Ma dal punto di vista operativo non aveva senso. Tornando alle comunicazioni in entrata noto con felicità che sono tutte comunicazioni di routine, pare che l'ammiraglio abbia lasciato perdere la sua folle idea.
Decido quindi di iniziare a sfoltire la "pila" di posta in entrata iniziando ad approvare i turni di servizio per la settimana che deve seguire. Passato un po' di tempo distolgo lo sguardo dallo schermo per riposare gli occhi e fare un po' di stretching alle braccia ma una comunicazione interrompe la mia mini pausa.
"Signore, la USS Armstrong è in prossimità delle porte spaziali, vuole supervisionare le operazioni di attracco?"
Premo rapidamente il pulsante dell'intercom, ordino di aspettare il mio arrivo per procedere e mi alzo rapidamente. Prima che io possa spegnere il terminale questo fa da solo, anzi tutto l'ufficio si spegne tranne alcune luci che mi permettono ancora una visione chiara dell'ambiente "cazzo, non ci voleva un calo di energia proprio ora!" mi arrabbio, sì. E con quest'espressione di odio verso l'universo in volto mi fiondo al centro comando.
"Rapporto! Cosa diavolo è stato quel calo di energia?" - chiedo quasi strillando. Vengo informato che è ancora un problema al softwere del computer centrale, un problema alle subroutine di distribuzione dell'energia.
"Non possiamo rischiare di azzardare manovre d'attracco con questi cali d'energia!" - replico al capo ingegnere, impegnato a operare come un forsennato alla sua postazione.
"Signore, ho superato la subroutine, come sa ogni volta che incontriamo questo tipo di problema è risolvibile in pochi minuti... E' la soluzione alla radice che è difficile da trovare." il tono del povero ufficiale è un po' spiaciuto, ma non essendo colpa sua non è preoccupato più di tanto, sa che il capitano è un po' su di giri in questo momento. Ogni volta che un vascello ha bisogno di entrare o uscire dalle porte spaziali è un evento per tutto il reparto dedicato al controllo di volo e, in generale, c'è un gran subbuglio in sala comando. Nella stessa "finestra" temporale di apertura delle porte per l'arrivo della USS Franklin dozzine di altre navi in partenza e in arrivo "approfitteranno" per uscire o entrare dal bacino spaziale. E' per questo che Enomis è così preoccupato. Ci sono in ballo, tra le altre cose, molte navi da trasporto civile... Molte vite.
"Molto bene, aprire un canale con la Franklin, prepararsi all'apertura delle porte spaziali" - dico, con tono quasi solenne, "USS Franklin, qui Earth Spacedock, prepararsi alle procedure di attracco. Godetevi la corsa e... bentornati a casa. Chiudo." Faccio poi cenno al mio numero uno di prendere le redini della situazione. Osservo le porte spaziali aprirsi e i primi vascelli lasciare il bacino spaziale mentre la gigantesca nave inizia la sua corsa verso il punto di attracco. Ormai è entrata e tutto sembra filare liscio come l'olio ma poi il computer decide che oggi non è proprio la mia giornata.
L'ultimo vascello in entrata, un trasporto interplanetario, sta per completare le manovre di approccio verso le porte spaziali quando queste decidono in completa autonomia e anomalia di iniziare a chiudersi.
"Fa che non ci siano altre brutte notizie" - dico mentre guardo lo schermo, riferendomi in particolare alle comunicazioni in entrata. Tempo fa avevo avuto una piccola discussione con un ammiraglio che non voleva sentire le mie ragioni e utilizzare il bacino spaziale per il refit della sua nave preferita, avevo caldamente suggerito l'utilizzo di Utopia Planitia per questo scopo, anche perchè tenere bloccata una nave vuota qui significa ridurre la capacità operativa di Earth Spacedock cosa del tutto non positiva. Forse per me lo sarebbe stato, avrei avuto meno cose a cui pensare... Ma dal punto di vista operativo non aveva senso. Tornando alle comunicazioni in entrata noto con felicità che sono tutte comunicazioni di routine, pare che l'ammiraglio abbia lasciato perdere la sua folle idea.
Decido quindi di iniziare a sfoltire la "pila" di posta in entrata iniziando ad approvare i turni di servizio per la settimana che deve seguire. Passato un po' di tempo distolgo lo sguardo dallo schermo per riposare gli occhi e fare un po' di stretching alle braccia ma una comunicazione interrompe la mia mini pausa.
"Signore, la USS Armstrong è in prossimità delle porte spaziali, vuole supervisionare le operazioni di attracco?"
Premo rapidamente il pulsante dell'intercom, ordino di aspettare il mio arrivo per procedere e mi alzo rapidamente. Prima che io possa spegnere il terminale questo fa da solo, anzi tutto l'ufficio si spegne tranne alcune luci che mi permettono ancora una visione chiara dell'ambiente "cazzo, non ci voleva un calo di energia proprio ora!" mi arrabbio, sì. E con quest'espressione di odio verso l'universo in volto mi fiondo al centro comando.
"Rapporto! Cosa diavolo è stato quel calo di energia?" - chiedo quasi strillando. Vengo informato che è ancora un problema al softwere del computer centrale, un problema alle subroutine di distribuzione dell'energia.
"Non possiamo rischiare di azzardare manovre d'attracco con questi cali d'energia!" - replico al capo ingegnere, impegnato a operare come un forsennato alla sua postazione.
"Signore, ho superato la subroutine, come sa ogni volta che incontriamo questo tipo di problema è risolvibile in pochi minuti... E' la soluzione alla radice che è difficile da trovare." il tono del povero ufficiale è un po' spiaciuto, ma non essendo colpa sua non è preoccupato più di tanto, sa che il capitano è un po' su di giri in questo momento. Ogni volta che un vascello ha bisogno di entrare o uscire dalle porte spaziali è un evento per tutto il reparto dedicato al controllo di volo e, in generale, c'è un gran subbuglio in sala comando. Nella stessa "finestra" temporale di apertura delle porte per l'arrivo della USS Franklin dozzine di altre navi in partenza e in arrivo "approfitteranno" per uscire o entrare dal bacino spaziale. E' per questo che Enomis è così preoccupato. Ci sono in ballo, tra le altre cose, molte navi da trasporto civile... Molte vite.
"Molto bene, aprire un canale con la Franklin, prepararsi all'apertura delle porte spaziali" - dico, con tono quasi solenne, "USS Franklin, qui Earth Spacedock, prepararsi alle procedure di attracco. Godetevi la corsa e... bentornati a casa. Chiudo." Faccio poi cenno al mio numero uno di prendere le redini della situazione. Osservo le porte spaziali aprirsi e i primi vascelli lasciare il bacino spaziale mentre la gigantesca nave inizia la sua corsa verso il punto di attracco. Ormai è entrata e tutto sembra filare liscio come l'olio ma poi il computer decide che oggi non è proprio la mia giornata.
L'ultimo vascello in entrata, un trasporto interplanetario, sta per completare le manovre di approccio verso le porte spaziali quando queste decidono in completa autonomia e anomalia di iniziare a chiudersi.