22-02-2019, 08:14 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 23-02-2019, 10:20 AM da Neris.)
Life doesn't entail awareness and I don't know if awareness implies life. Though my firmware imposes me to safeguard both of them: therefore, as I am sentient although not "alive" to you, I want to exist.
N'veyan Krivakh | Vulcaniano (Androide)
N’veyan era in laboratorio come suo solito ben oltre l’orario stabilito. Non sentendo la divisa come un fastidio o un intralcio per il suo lavoro non l’aveva tolta dopo la ricognizione ma aveva indossato il camice da laboratorio per proteggerla dalle sostanze chimiche che stava maneggiando per sequenziare una rara mutazione di un batterio.
In quel momento era solo, benché il suo collega sarebbe dovuto entrare da un momento all’altro per l’inizio del suo turno.
Aveva appena posato l’ultima provetta nell’ultracentrifuga quando il suo tavolo di lavoro prese una connotazione più chiara. Ipotizzando un guasto alle luci del laboratorio alzò la testa nella direzione dei pannelli ma un bagliore diffuso gli impedì la vista in ogni direzione.
Immobile, aspettò che qualunque fosse la natura di quella luce si diradasse, e ci volle davvero troppo poco tempo se proporzionato alla sua portata.
"Che non abbia un’origine corpuscolare?..."
Ma guardandosi intorno si accorse di avere un problema più grande. Il tavolo che si trovava di fronte non era più un banchetto di fini strumenti ma di pietanze delle più disparate provenienze. Intorno a lui c’erano individui di diverse razze e, ebbe qualche problema a registrarlo come informazione ma l’unico denominatore comune erano le maschere che indossavano dai colori sgargianti e il richiamo a un cervide terrestre: probabilmente una renna se interpretava bene il resto dei simboli intorno a lui – un grande abete, diversi piccoli oggetti avvolti in fogli colorati e... Babbo Natale.
Ascoltò il suo discorso e in un primo momento si chiese se non fosse in presenza di un individuo delirante, quando inaspettatamente questi sparì.
N’veyan capì che per quanto forse delirante era tutt’altro che innocuo e alle sue parole seguivano azioni concrete.
Accettato di essere stato rapito da un’individuo e che comprenderne il perché era fuori portata, si chiese come e dove fosse stato portato.
Non erano sulla terra, benché l’aspetto dell’abitazione e la festività richiamata indicassero quel luogo, e quando tentò di geolocalizzarsi accedendo ai satelliti più vicini la risposta fu il nulla.
Si spostò un poco tra gli ospiti confusi cercando di riconoscere dei volti ma anche in questo caso non ebbe riscontri se nonché notò che tutti i presenti che indossavano strane divise colorate di rosso e verde erano andoriani e le loro espressioni comunicavano giovialità. I suoi sensori fecero un check-up completo delle sue condizioni, era la sua reazione di allerta, e si riscoprì perfettamente funzionante ma privo di armi e con solo il tricorder e un badge che non poteva servire a nulla.
Direttosi verso un andoriano, la sua intenzione era di parlargli ma ci ripensò ricordando che non lo avrebbe visto di buon occhio. Pensava a una soluzione, quando la voce di uno dei presenti si levò in un discorso autoritario. Si riconobbe come capitano ma N’veyan lo confrontò con tutti i nomi degli attuali capitani della flotta stellare prensenti nella sua memoria, più volte, e non ebbe riscontri. Analizzò le possibilità: mentiva sulla sua identità o era parte di tutta quella messa in scena, o entrambe le cose. Era escluso che le sue informazioni fossero errate.
Si limitò a osservarla, ascoltando in background grazie al suo fine udito la breve conversazione che ebbe con i suoi compagni.
Non era un capitano della flotta stellare, di questo era certo, ma era convinta delle sue intenzioni e anche tutti gli altri.
"Sono tutti degli ologrammi?" Decise di avvicinarsi e partecipare a quel gruppo che si stava formando.
«Ci sono anch’io. Sono N’veyan, sottotenente della USS Voyager» disse con voce pragmatica, guardando prima la trill, poi i due vulcaniani, cercando di farlo sembrare un gesto di cortesia ma in realtà cercava per quanto possibile di scannerizzarli con i suoi sensori. Non era un’analisi accurata ma erano di sicuro organici e la loro temperatura entro le aspettative. Non erano ologrammi.
Nemmeno la piccola bambina, constatò.
«Non conosco questo Q, mi spiace. Ma se posso essere d’aiuto intendo farlo».
Si voltò verso gli andoriani vestiti con abiti festivi, indicandoli con lo sguardo. «Potremmo cominciare chiedendo agli unici che sembrano a loro agio qui, ma forse non è opportuno che parli io».
Si voltò verso i suoi simili «o un vulcaniano. È un caso che siano tutti andoriani?»
Non chiese nulla riguardo i pacchetti, avendo già origliato la loro conversazione.
In quel momento era solo, benché il suo collega sarebbe dovuto entrare da un momento all’altro per l’inizio del suo turno.
Aveva appena posato l’ultima provetta nell’ultracentrifuga quando il suo tavolo di lavoro prese una connotazione più chiara. Ipotizzando un guasto alle luci del laboratorio alzò la testa nella direzione dei pannelli ma un bagliore diffuso gli impedì la vista in ogni direzione.
Immobile, aspettò che qualunque fosse la natura di quella luce si diradasse, e ci volle davvero troppo poco tempo se proporzionato alla sua portata.
"Che non abbia un’origine corpuscolare?..."
Ma guardandosi intorno si accorse di avere un problema più grande. Il tavolo che si trovava di fronte non era più un banchetto di fini strumenti ma di pietanze delle più disparate provenienze. Intorno a lui c’erano individui di diverse razze e, ebbe qualche problema a registrarlo come informazione ma l’unico denominatore comune erano le maschere che indossavano dai colori sgargianti e il richiamo a un cervide terrestre: probabilmente una renna se interpretava bene il resto dei simboli intorno a lui – un grande abete, diversi piccoli oggetti avvolti in fogli colorati e... Babbo Natale.
Ascoltò il suo discorso e in un primo momento si chiese se non fosse in presenza di un individuo delirante, quando inaspettatamente questi sparì.
N’veyan capì che per quanto forse delirante era tutt’altro che innocuo e alle sue parole seguivano azioni concrete.
Accettato di essere stato rapito da un’individuo e che comprenderne il perché era fuori portata, si chiese come e dove fosse stato portato.
Non erano sulla terra, benché l’aspetto dell’abitazione e la festività richiamata indicassero quel luogo, e quando tentò di geolocalizzarsi accedendo ai satelliti più vicini la risposta fu il nulla.
Si spostò un poco tra gli ospiti confusi cercando di riconoscere dei volti ma anche in questo caso non ebbe riscontri se nonché notò che tutti i presenti che indossavano strane divise colorate di rosso e verde erano andoriani e le loro espressioni comunicavano giovialità. I suoi sensori fecero un check-up completo delle sue condizioni, era la sua reazione di allerta, e si riscoprì perfettamente funzionante ma privo di armi e con solo il tricorder e un badge che non poteva servire a nulla.
Direttosi verso un andoriano, la sua intenzione era di parlargli ma ci ripensò ricordando che non lo avrebbe visto di buon occhio. Pensava a una soluzione, quando la voce di uno dei presenti si levò in un discorso autoritario. Si riconobbe come capitano ma N’veyan lo confrontò con tutti i nomi degli attuali capitani della flotta stellare prensenti nella sua memoria, più volte, e non ebbe riscontri. Analizzò le possibilità: mentiva sulla sua identità o era parte di tutta quella messa in scena, o entrambe le cose. Era escluso che le sue informazioni fossero errate.
Si limitò a osservarla, ascoltando in background grazie al suo fine udito la breve conversazione che ebbe con i suoi compagni.
Non era un capitano della flotta stellare, di questo era certo, ma era convinta delle sue intenzioni e anche tutti gli altri.
"Sono tutti degli ologrammi?" Decise di avvicinarsi e partecipare a quel gruppo che si stava formando.
«Ci sono anch’io. Sono N’veyan, sottotenente della USS Voyager» disse con voce pragmatica, guardando prima la trill, poi i due vulcaniani, cercando di farlo sembrare un gesto di cortesia ma in realtà cercava per quanto possibile di scannerizzarli con i suoi sensori. Non era un’analisi accurata ma erano di sicuro organici e la loro temperatura entro le aspettative. Non erano ologrammi.
Nemmeno la piccola bambina, constatò.
«Non conosco questo Q, mi spiace. Ma se posso essere d’aiuto intendo farlo».
Si voltò verso gli andoriani vestiti con abiti festivi, indicandoli con lo sguardo. «Potremmo cominciare chiedendo agli unici che sembrano a loro agio qui, ma forse non è opportuno che parli io».
Si voltò verso i suoi simili «o un vulcaniano. È un caso che siano tutti andoriani?»
Non chiese nulla riguardo i pacchetti, avendo già origliato la loro conversazione.