08-03-2019, 05:39 PM
Life doesn't entail awareness and I don't know if awareness implies life. Though my firmware imposes me to safeguard both of them: therefore, as I am sentient although not "alive" to you, I want to exist.
N'veyan Krivakh | Vulcan (Android)
N'veyan alle sue parole si paralizzò all'istante perlustrando con lo sguardo l'area circostante.
Un lungo cilindro di pelle squamosa si contraeva e allungava ritmicamente avvicinandosi al punto in cui si trovava.
Non riusciva a vederne né l'inizio né la fine, mimetizzato com'era con i colori dei sassi, del terreno e del muschio. In un certo senso lo rincuorò: le specie velenose spesso avevano colori molto più accesi, ma non poteva metterci la mano sul fuoco che non fosse un pericolo.
Sembrava fosse rimasto sordo al repentino avvertimento della Caitiana: poteva almeno sperare che parlare non scatenasse reazioni a catena dall'esito fatale.
Restate tutti indietro , non sapeva se fosse necessario sottolinearlo ma lo disse quasi istintivamente.
N'veya cominciò a estrarre lentamente dal terreno la mano che impugnava la paletta con la quale aveva cercato di eradicare la pianta. Molto lentamente.
Se si fosse mosso più rapidamente forse sarebbe riuscito a liberarsi prima che la creatura si fosse avvicinata troppo. Forse, solo forse, ciò non lo avrebbe disturbato e non lo avrebbe attaccato, ma questo avrebbe voluto dire anche rinunciare alla pianta e tra le due priorità N'veyan non ebbe il tempo di decidere ed esaurì il suo tempo per sgattaiolare via in -quasi- sicurezza.
Indietreggiate. In quel momento non badò molto all'etichetta per rivolgersi in modo adeguato ai suoi superiori.
Ora notava meglio il suo spessore: troppo piccolo perché potesse uccidere un essere umano per costrizione. Nessuno avrebbe sentito dei crack metallici se avesse avviluppato N'veyan per soffocarlo, o nel suo caso romperlo.
Non credo si sia accorto di voi. Se vi allontanate lentamente sarete al sicuro. Venticinque metri basteranno, disse con una fermezza che in realtà non aveva, mentre cercava di stimare la lunghezza dell'animale, ormai a 90 centimetri da lui con la testa.
Adesso poteva notare le piccole zampe da lucertola che spuntavano a i lati del dorso, un paio strisciavano inerti, le altre sembravano in qualche modo poterlo aiutare nei movimenti. Non era un serpente vero e proprio, era una creatura unica ma rimaneva il dubbio sulla sua velenosità.
La creatura virò la traiettoria cominciando a disegnare un cerchio intorno a lui.
Si avvicinò tanto da strisciare sopra la sua mano, o meglio sui due centimetri di terreno che ancora la coprivano.
N'veyan smise di simulare il respiro, eppure l'animale non lo attaccò. Anzi, nemmeno lo guardò, fissò gli occhietti tondi e neri sul fiore e non li mosse.
Ora, con il corpo del rettile disteso sulle sue dita e per metà attorno a lui, sentì il terreno attorno alla sua mano stringersi. Che fosse stato a causa di un suo spasmo o del peso dell'animale non avrebbe saputo dirlo.
Il serpente-lucertola si erse dirimpetto lui, il ventre era più chiaro rispetto alle squame, aveva due paia di palpebre verticali e orizzontali che si chiudevano e aprivano a intermittenze regolari. Era bellissimo.
Ma purtroppo un potenziale pericolo, per i suoi compagni prima che per se stesso. Dubitava che il suo siero - se davvero fosse stato velenoso come gli suggerivano oa forma della testa e le fossette al di sotto del naso - avrebbe potuto danneggiare i suoi circuiti permanentemente. Sarebbe stato in grado di autoriparsi. Ma anche di continuare a nascondere la sua natura in caso di manomissioni? Non voleva pensarci.
L'essere ora guardava il fiore come se ci si volesse tuffare dentro.
Avvertì delle secrezioni nell'aria che li divideva, ormai solo una ventina di centimetri.
Volse la testa sempre molto lentamente perché la sua voce bassa e calma non risultasse attutita ma non distolse lo sguardo dall'animale.
Tenente... Se ha ancora il phaser impugnato, questo sarebbe un buon momento per sparare.
A quella distanza, se il colpo non lo avesse tramortito - sperava non ucciso - e i suoi compagni non avessero fatto stupidaggini, l'unico nemico di cui avrebbe potuto accorgersi era N'veyan.
Sperò con tutto se stesso di non aver sbagliato le sue valutazioni.
Un lungo cilindro di pelle squamosa si contraeva e allungava ritmicamente avvicinandosi al punto in cui si trovava.
Non riusciva a vederne né l'inizio né la fine, mimetizzato com'era con i colori dei sassi, del terreno e del muschio. In un certo senso lo rincuorò: le specie velenose spesso avevano colori molto più accesi, ma non poteva metterci la mano sul fuoco che non fosse un pericolo.
Sembrava fosse rimasto sordo al repentino avvertimento della Caitiana: poteva almeno sperare che parlare non scatenasse reazioni a catena dall'esito fatale.
Restate tutti indietro , non sapeva se fosse necessario sottolinearlo ma lo disse quasi istintivamente.
N'veya cominciò a estrarre lentamente dal terreno la mano che impugnava la paletta con la quale aveva cercato di eradicare la pianta. Molto lentamente.
Se si fosse mosso più rapidamente forse sarebbe riuscito a liberarsi prima che la creatura si fosse avvicinata troppo. Forse, solo forse, ciò non lo avrebbe disturbato e non lo avrebbe attaccato, ma questo avrebbe voluto dire anche rinunciare alla pianta e tra le due priorità N'veyan non ebbe il tempo di decidere ed esaurì il suo tempo per sgattaiolare via in -quasi- sicurezza.
Indietreggiate. In quel momento non badò molto all'etichetta per rivolgersi in modo adeguato ai suoi superiori.
Ora notava meglio il suo spessore: troppo piccolo perché potesse uccidere un essere umano per costrizione. Nessuno avrebbe sentito dei crack metallici se avesse avviluppato N'veyan per soffocarlo, o nel suo caso romperlo.
Non credo si sia accorto di voi. Se vi allontanate lentamente sarete al sicuro. Venticinque metri basteranno, disse con una fermezza che in realtà non aveva, mentre cercava di stimare la lunghezza dell'animale, ormai a 90 centimetri da lui con la testa.
Adesso poteva notare le piccole zampe da lucertola che spuntavano a i lati del dorso, un paio strisciavano inerti, le altre sembravano in qualche modo poterlo aiutare nei movimenti. Non era un serpente vero e proprio, era una creatura unica ma rimaneva il dubbio sulla sua velenosità.
La creatura virò la traiettoria cominciando a disegnare un cerchio intorno a lui.
Si avvicinò tanto da strisciare sopra la sua mano, o meglio sui due centimetri di terreno che ancora la coprivano.
N'veyan smise di simulare il respiro, eppure l'animale non lo attaccò. Anzi, nemmeno lo guardò, fissò gli occhietti tondi e neri sul fiore e non li mosse.
Ora, con il corpo del rettile disteso sulle sue dita e per metà attorno a lui, sentì il terreno attorno alla sua mano stringersi. Che fosse stato a causa di un suo spasmo o del peso dell'animale non avrebbe saputo dirlo.
Il serpente-lucertola si erse dirimpetto lui, il ventre era più chiaro rispetto alle squame, aveva due paia di palpebre verticali e orizzontali che si chiudevano e aprivano a intermittenze regolari. Era bellissimo.
Ma purtroppo un potenziale pericolo, per i suoi compagni prima che per se stesso. Dubitava che il suo siero - se davvero fosse stato velenoso come gli suggerivano oa forma della testa e le fossette al di sotto del naso - avrebbe potuto danneggiare i suoi circuiti permanentemente. Sarebbe stato in grado di autoriparsi. Ma anche di continuare a nascondere la sua natura in caso di manomissioni? Non voleva pensarci.
L'essere ora guardava il fiore come se ci si volesse tuffare dentro.
Avvertì delle secrezioni nell'aria che li divideva, ormai solo una ventina di centimetri.
Volse la testa sempre molto lentamente perché la sua voce bassa e calma non risultasse attutita ma non distolse lo sguardo dall'animale.
Tenente... Se ha ancora il phaser impugnato, questo sarebbe un buon momento per sparare.
A quella distanza, se il colpo non lo avesse tramortito - sperava non ucciso - e i suoi compagni non avessero fatto stupidaggini, l'unico nemico di cui avrebbe potuto accorgersi era N'veyan.
Sperò con tutto se stesso di non aver sbagliato le sue valutazioni.