13-01-2023, 03:22 PM
Victory is not achieved if an Empire is destroyed in order to win a war, and it is not failure if a battle is backed away from in order to preserve an Empire.
Seeth Rahnaz Mezza Klingon
Mentre si avvicinava alla navetta con passo lento ma deciso, Seeth osservò con un certo interesse Suder lasciare il mezzo. La diplomatica betazoide si stava comportando in maniera impeccabile, lo doveva ammettere: niente esitazioni, evidenti timori od occhiate a quello che per lei era sicuramente un nuovo ambiente. Era raro, praticamente inaudito, che stranieri salissero su un'astronave della flotta imperiale. Ciò era solo in parte dovuto alla scarsa apertura klingon alle altre specie: se quelle federali erano navi da esplorazione, pensate per il contatto con società aliene sconosciute, quelle klingon erano navi da guerra. La Kal'Ruq non era fatta per colloquiare con lo straniero ma per sottometterlo, distruggendo ogni sua resistenza con la forza. Così, si sarebbe aspettata un po' di curiosità da parte della betazoide: che la diplomatica fosse riuscita a tenerla sotto controllo, evitando in quel modo di compiere azioni mal interpretabili, era sicuramente un punto a suo favore.
Benvenuta a bordo, console Suder. Disse semplicemente, una volta che la ebbe raggiunta. Gli occhi dei pochi klingon presenti erano ancora su di loro: le stavano fissando apertamente, senza tentare di nascondere ciò che stavano facendo. Seeth non poteva sapere cosa stessero pensando né come stessero prendendo il loro incontro, ma coloro che si erano opposti apertamente all'arrivo di betazoidi sulla nave erano stati esclusi da quello specifico turno di guardia. Considerando che i klingon tendevano a dire chiaro e tondo quello che pensavano, dubitava che la telepate avrebbe percepito pensiero o emozioni eccessivamente negative: della sana diffidenza era certa, un leggero disprezzo forse, ma difficilmente piani o minacce di morte.
Ascoltò quanto detto da Suder, ritrovandosi nuovamente ad apprezzare la sua abitudine ad andare dritta al punto. C'era tanto ancora da fare e il tempo era poco: meglio mettersi subito al lavoro al posto di perdersi in superflue chiacchiere. Prego, mi segua. Disse quindi, facendo strada alla betazoide ed eventuali suoi accompagnatori. Preso il turboascensore, li condusse verso una vicina sala riunioni. La stanza era piccola e non era al livello di quella in cui era stata ospitata su Darona per quanto riguardava la comodità, ma conteneva tutto il necessario: tavolo e sedie, dei terminali del computer, una finestra che mostrava lo spazio esterno e anche un replicatore. I terminali del computer avevano parecchie restrizioni, in modo da evitare che gli ospiti accedessero ad informazioni riservate, ma erano in federale standard: Seeth si era assicurata personalmente di abilitare la traduzione, sperando che fosse migliorata dall'ultima volta che l'aveva controllata. Il replicatore era invece un tipico replicatore klingon: arretrato rispetto a quelli federali e limitato a bevande klingon e qualche pietanza. Dopotutto, perché replicare carne quando si aveva bestiame a bordo?
Prima ha accennato a novità. Riprese a parlare, dopo aver invitato la diplomatica ad accomodarsi. È riuscita a scoprire qualcosa riguardo al furto o alle dichiarazioni di Idaris?
Benvenuta a bordo, console Suder. Disse semplicemente, una volta che la ebbe raggiunta. Gli occhi dei pochi klingon presenti erano ancora su di loro: le stavano fissando apertamente, senza tentare di nascondere ciò che stavano facendo. Seeth non poteva sapere cosa stessero pensando né come stessero prendendo il loro incontro, ma coloro che si erano opposti apertamente all'arrivo di betazoidi sulla nave erano stati esclusi da quello specifico turno di guardia. Considerando che i klingon tendevano a dire chiaro e tondo quello che pensavano, dubitava che la telepate avrebbe percepito pensiero o emozioni eccessivamente negative: della sana diffidenza era certa, un leggero disprezzo forse, ma difficilmente piani o minacce di morte.
Ascoltò quanto detto da Suder, ritrovandosi nuovamente ad apprezzare la sua abitudine ad andare dritta al punto. C'era tanto ancora da fare e il tempo era poco: meglio mettersi subito al lavoro al posto di perdersi in superflue chiacchiere. Prego, mi segua. Disse quindi, facendo strada alla betazoide ed eventuali suoi accompagnatori. Preso il turboascensore, li condusse verso una vicina sala riunioni. La stanza era piccola e non era al livello di quella in cui era stata ospitata su Darona per quanto riguardava la comodità, ma conteneva tutto il necessario: tavolo e sedie, dei terminali del computer, una finestra che mostrava lo spazio esterno e anche un replicatore. I terminali del computer avevano parecchie restrizioni, in modo da evitare che gli ospiti accedessero ad informazioni riservate, ma erano in federale standard: Seeth si era assicurata personalmente di abilitare la traduzione, sperando che fosse migliorata dall'ultima volta che l'aveva controllata. Il replicatore era invece un tipico replicatore klingon: arretrato rispetto a quelli federali e limitato a bevande klingon e qualche pietanza. Dopotutto, perché replicare carne quando si aveva bestiame a bordo?
Prima ha accennato a novità. Riprese a parlare, dopo aver invitato la diplomatica ad accomodarsi. È riuscita a scoprire qualcosa riguardo al furto o alle dichiarazioni di Idaris?