08-08-2023, 02:33 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 08-08-2023, 08:38 PM da T'Dal.)
Logic is the beginning of wisdom, not the end of it
T'Dal Zayrus | Vulcan
Nonostante la mia natura logica e razionale, era stato relativamente facile trovare una crepa nelle mia logica e nelle mie solide argomentazioni e offrire il mio aiuto a Korinna: mi ritrovavo in una situazione personale in cui le emozioni avevano un peso significativo, un territorio inesplorato che io stessa raramente attraversavo soprattutto dopo la mia ultima visita su New Vulcano, ma il ricordo di una missione recente in cui era morto tra le mie braccia un membro dell'equipaggio e le cicatrici ancora fresche di quanto successo a Jor, si affacciavano alla mia mente, creando un contesto in cui la logica poteva cedere solo un po'.
L'idea di aiutare Korinna non era semplicemente una questione di logica e protocolli: era una decisione guidata dalla comprensione del dolore e della paura che si potevano provare quando le persone care erano in pericolo. Era un atto che non avrei mai ammesso apertamente, ma che si rifletteva nella mia disposizione a fare un passo fuori dai confini dell'ordinario.
Ascoltai le parole di Korinna e risposi con un tono inusuale per me, quasi simile a un sospiro.
«Comprendo la situazione, Korinna. È sensato evitare di mettere in pericolo Nat e Tomi ulteriormente. Chiamerò tuo padre e cercherò di stabilire un contatto discreto. È un passo che posso fare senza destare sospetti.»
Korinna fornì ulteriori dettagli, spiegando la sua situazione attuale a bordo della Kal'Ruq e capii che i Klingon non erano esattamente propensi a essere accomodanti, soprattutto quando si trattava di intrighi diplomatici. La presenza della dottoressa Roc non rendeva le cose più facili. Tuttavia, io stessa stavo facendo qualcosa che non avrei mai pensato di fare in altre situazioni: mettere in discussione l'efficienza del mio ruolo ufficiale e considerare alternative.
«Certo, terrò conto delle tue parole, grazie» dissi.
Quella conversazione si chiudeva con un accordo tacito tra di noi: nonostante le differenze, eravamo unite dall'obiettivo comune di proteggere le persone a cui tenevamo. Chiusi la comunicazione con una breve inclinazione del capo, riprendendo solo un istante dopo la mia consueta compostezza. Era un momento strano, un'esperienza fuori dall'ordinario, ma sapevo che quella volta, anche io avrei fatto un passo oltre la logica per il bene di qualcun altro.
Un periodo di tempo trascorse, mentre sulla Saratoga, una serie di operazioni delicate vennero messe in atto per mettere al sicuro la famiglia di Korinna. La situazione era intricata, ma con la pianificazione accurata e l'impegno di tutto l'equipaggio, il piano prese forma. Finalmente, il giorno arrivò in cui Nat e Tomi, erano al sicuro a bordo della nave stellare.
Dal mio ufficio, chiamai Korinna, la comunicazione era criptata e sicura, garantendo che nessuno avrebbe intercettato la comunicazione.
Mentre attendeva la risposta di Korinna, pensavo a mio fratello maggiore, Elieth che si era reso disponibile all'aiuto in questa situazione, dimostrando un lato di sé che io apprezzavo profondamente. La sua capacità di equilibrare le emozioni e la logica era sempre stata un punto di riferimento per me, in quel momento più che mai.
L'idea di aiutare Korinna non era semplicemente una questione di logica e protocolli: era una decisione guidata dalla comprensione del dolore e della paura che si potevano provare quando le persone care erano in pericolo. Era un atto che non avrei mai ammesso apertamente, ma che si rifletteva nella mia disposizione a fare un passo fuori dai confini dell'ordinario.
Ascoltai le parole di Korinna e risposi con un tono inusuale per me, quasi simile a un sospiro.
«Comprendo la situazione, Korinna. È sensato evitare di mettere in pericolo Nat e Tomi ulteriormente. Chiamerò tuo padre e cercherò di stabilire un contatto discreto. È un passo che posso fare senza destare sospetti.»
Korinna fornì ulteriori dettagli, spiegando la sua situazione attuale a bordo della Kal'Ruq e capii che i Klingon non erano esattamente propensi a essere accomodanti, soprattutto quando si trattava di intrighi diplomatici. La presenza della dottoressa Roc non rendeva le cose più facili. Tuttavia, io stessa stavo facendo qualcosa che non avrei mai pensato di fare in altre situazioni: mettere in discussione l'efficienza del mio ruolo ufficiale e considerare alternative.
«Certo, terrò conto delle tue parole, grazie» dissi.
Quella conversazione si chiudeva con un accordo tacito tra di noi: nonostante le differenze, eravamo unite dall'obiettivo comune di proteggere le persone a cui tenevamo. Chiusi la comunicazione con una breve inclinazione del capo, riprendendo solo un istante dopo la mia consueta compostezza. Era un momento strano, un'esperienza fuori dall'ordinario, ma sapevo che quella volta, anche io avrei fatto un passo oltre la logica per il bene di qualcun altro.
Un periodo di tempo trascorse, mentre sulla Saratoga, una serie di operazioni delicate vennero messe in atto per mettere al sicuro la famiglia di Korinna. La situazione era intricata, ma con la pianificazione accurata e l'impegno di tutto l'equipaggio, il piano prese forma. Finalmente, il giorno arrivò in cui Nat e Tomi, erano al sicuro a bordo della nave stellare.
Dal mio ufficio, chiamai Korinna, la comunicazione era criptata e sicura, garantendo che nessuno avrebbe intercettato la comunicazione.
Mentre attendeva la risposta di Korinna, pensavo a mio fratello maggiore, Elieth che si era reso disponibile all'aiuto in questa situazione, dimostrando un lato di sé che io apprezzavo profondamente. La sua capacità di equilibrare le emozioni e la logica era sempre stata un punto di riferimento per me, in quel momento più che mai.