12-09-2023, 05:20 PM
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Rekon
Tellarite
Se Rekon si sentisse o meno intimorito dal rimbrotto del Capitano dell’Enterprise sarebbe stato impossibile dirlo, dato che la sua espressione non mutò mai. Del fatto che non fosse particolarmente entusiasta della richiesta di Kirk di vedere a sua volta ciò che avrebbe mostrato a Spock, invece, tutti si sarebbero accorti senza alcuna difficoltà.
Il vecchio ingegnere era infatti palesemente insoddisfatto di quella richiesta perché – se dal Vulcaniano poteva essere certo di ottenere discrezione su quanto visto – il Capitano Kirk era una incognita. Quell’uomo era stato – ai suoi tempi – una stella di prim’ordine, ma incontrollabile. Sarebbe stato in grado di sublimare la naturale preoccupazione che i ricordi di Rekon gli avrebbero generato? O essi lo avrebbero spinto a cercare di sfidare il destino?
Sbuffò, fingendo invece di concentrarsi sulle parole dell’Orioniana, cui rispose per prima ”Ragazza, se vi dicessi di più ci sarebbe il concreto rischio di spingervi o verso il pericolo o verso una eccessiva prudenza, ed entrambe le cose sarebbero dannatamente deleteree rispetto a determinate situazioni!”
Sbuffò. Ovviamente le parole che aveva rivolto ad Osyraa erano dirette più a Kirk e Spock che a lei…come dicevano i Terrestri? ”Parlare a nuora perché suocera intenda”…o qualcosa del genere, comunque.
Alla fine annuì seriamente al Capitano, affermando ”Sta bene, se è così curioso faccia pure. Ma voglio che mi dia la sua parola che non divulgherà quel che le mostrerò, né pubblicamente né tantomeno in rapporti riservati. Forse è un eccesso di prudenza il mio, ma non potrei dormire la notte, sapendo di aver condannato la Federazione…”
Condannata alla distruzione, sia che fosse da parte dei Borg o del Dominio – se si fossero messi in luce troppo presto – o da parte delle altre forze ostili del quadrante, se avessero invece scelto di chiudersi in loro stessi per paura, smettendo di crescere e non essendo abbastanza grandi da fungere da deterrente verso i loro bellicosi vicini.
Attese quindi che Spock iniziasse la fusione a tre, cominciando a richiamare in primo luogo i ricordi che aveva sui Borg. Rekon non aveva mai avuto il (dis)piacere di affrontarli dal vivo, perché la sua nave era stata troppo lontana per intervenire di Wolf 359.
Aveva però fatto parte della Task Force del Comandante Shelby per la ricostruzione della Flotta dopo la cocente sconfitta subita alle porte del Settore 001 e, in questa veste, aveva rivissuto decine – centinaia – di volte tutti i filmati relativi agli incontri con gli alieni cibernetici del Quadrante Delta: aveva visto i diari di bordo dell’Enterprise e le registrazioni delle scatole nere delle 47 navi che il Cubo aveva distrutto. Aveva anche partecipato a numerose – fallimentari – simulazioni olografiche costruite su quei dati, nel tentativo di scoprire modi ingegnosi per opporsi alla potente forz adi invasione aliena che, con tale facilità, aveva sopraffatto le loro difese.
Ad ogni modo, per far comprendere ai due ufficiali della Flotta del ventitreesimo secolo il pericolo dei Borg doveva dare loro dei criteri di paragone. Per questo motivo iniziò la fusione mentale con una rapida panoramica della Plancia dell’Enterprise D come l’aveva vista simulata decine e decine di volte. Non mostrò loro molto, ma ci teneva a che vedessero la grande postazione di Ingegneria, affinché potessero constatare la quantità di potenza erogata dal reattore di curvatura, oltre cinquanta volte superiore a quella della nave su cui viaggiavano e superiore anche a quella che – teoricamente – si sarebbe potuto produrre con il reattore a singolarità che i Romulani tentavano di sviluppare.
Dopodiché li guidò fino alla consolle tattica, ove avrebbero potuto constatare che la nave che stavano vedendo era – per essere un vascello esplorativo – pesantemente armata e dotata di tecnologie belliche sia offensive che difensive imparagonabili alle loro.
Solo allora gli avrebbe mostrato tutto ciò che ricordava del primo contatto con i Borg, consentendo loro di vivere in prima persona le fasi iniziali dell’attacco assolutamente non provocato da parte di un cubo immenso, l’irrisoria facilità con la quale avevano prima sbriciolato quei potentissimi scudi e poi bloccato quegli avanzatissimi motori a curvatura con un semplice raggio traente.
Quindi gli mostrò la risposta federale, i possenti Phaser dell’Enterprise che perforavano il nero ed antiestetico scafo devastandone oltre il 30%, apparentemente disabilitando – o forse distruggendo – il vascello nemico. Ma si trattava di una vittoria di Pirro, dalla quale il nemico si riprese in pochissime ore, andando a rigenerare i danni subiti da solo, ad una velocità impensabile anche per i più moderni tra i cantieri spaziali presenti nei bacini di carenaggio di Utopia Planitia.
Mostrò loro come la nave nemica, pur essendo ancora non del tutto riparata, si fosse al secondo confronto dimostrata capace di assorbire e disperdere con facilità irrisoria l’energia delle armi federali che la prima volta l’avevano sopraffatta, per poi abbattere nuovamente gli scudi dell’Enterprise iniziando a farne a pezzi lo scafo.
Mostrò loro la fuga disperata, impossibile nonostante gli avanzati motori a curvatura della nave stellare della Federazione, che venne facilmente surclassata sia in velocità che in durata della curvatura, e mostrò loro come i Borg riuscirono a strappare l’Enterprise dal subspazio con un semplice – quasi banale – attacco.
Ma non era finita, perché Rekon ricordava perfettamente ogni dettaglio di quei rapporti che aveva rivisto centinaia di volte, così poté anche mostrare loro la colonia di Jouret IV, totalmente estirpata dalla crosta rocciosa del pianeta dove si trovava. Mostrò loro il secondo contatto con i Borg e la consapevolezza di come questi ultimi, per seguirli, avessero percorso una grande distanza in tempi impensabili per la Federazione del futuro (e, a maggior ragione, per quella di Kirk e Spock).
Questo secondo confronto era stato ancor più deprimente del primo perché – nonostante avessero avuto oltre un anno per prepararsi – i federali erano stati sbaragliati con la medesima, irrisoria, facilità della prima volta. Anzi, addirittura più facilmente, segno che il misterioso aggressore a forma di Cubo aveva appreso dalla passata battaglia come difendersi dalle armi della Federazione, rendendole totalmente inerti.
Mostrò quindi loro l’immagine di uno schermo visore, su cui comparve un umano – il Capitano dell’astronave federale - alterato ciberneticamente e reso parte della Collettività Borg. Quest’uomo, un tempo fedele agli ideali della Federazione e della Flotta Stellare, venne mostrato ormai privo di ciò che lo rendeva un uomo, mero strumento di distruzione per i suoi stessi compagni.
Fu una lunga carrellata di tale distruzione che Rekon dedicò ai due ufficiali comandanti dell’Enterprise. Scene frenetiche di una lotta disperata, riprese dalle plance di decine e decine di navi schierate contro un singolo Cubo e distrutte una alla volta, con metodica – spietata – precisione.
47 navi stellari, alcune grandi come cittadine ed altre più piccole erano state travolte da quei ventisette chilometri cubi di tritanio, distrutte e spezzate portando alla morte gli oltre 11.000 membri di equipaggio.
Con uno sbuffo Rekon decise di interrompere quel ricordo, sondando le menti dei due tramite la connessione creata dal vulcaniano per capire se ciò che aveva loro mostrato fosse o meno sufficiente.
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