04-01-2024, 09:30 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 04-01-2024, 09:31 PM da T'Dal.)
Logic is the beginning of wisdom, not the end of it
T'Dal Zayrus Vulcaniana
Strinsi appena Korinna in un abbraccio e annuii leggermente alle sue parole.
//So che Pavel starà bene. È un pensiero illogico, ma lasciarlo da solo su Vulcano è stata una decisone che sta iniziando a pesarmi. I nostri figli sono qui, anche se presto anche loro andranno in pensione.// La mia voce era calma, ma la mia parte umana era in tumulto, sebbene sapessi che Pavel sapeva cavarsela più che bene nel pianeta che lo accolse tanti anni prima ed ormai era la sua casa.
//Non ho paura per noi, dato che abbiamo anche dei giovani con noi e, anche se noi tre non siamo più giovani, abbiamo le nostre esperienze e competenze.// ammisi.
Nel frattempo, notai Seeth e il marito Kanjis, che si avvicinavano alla Liberty. Kanjis sembrava decisamente irritato, forse per non essere stato incluso nella missione. Maria Michelakos, l'addetto alla sicurezza della squadra, bloccava il suo ingresso. La tensione era palpabile.
Fu in quel momento che il mio bisnipote Haru intervenne, con la fermezza che caratterizza un ufficiale della Flotta Stellare. Con logica e precisione, egli spiegò a Kanjis l'importanza del tempo e delle procedure, sottolineando come ogni ritardo potesse compromettere la missione. Haru mantenne una compostezza impeccabile, evidenziando la sua maturità e la sua consapevolezza della situazione.
Korinna, nel frattempo, aveva già preso l'iniziativa di calmare gli animi. Con il suo approccio diretto e cordiale, invitò Seeth e Kanjis a visitare la stazione, offrendosi di mostrare loro il bar, un luogo caratteristico di DS9. Quando mi chiese telepaticamente se volessi terminare i preparativi dissi //Certamente// facendo un cenno del capo. La sua fiducia nel mio rigore e nella mia abilità era implicita, e nonostante la mia naturale riservatezza vulcaniana, in quel momento mi sentii onorata dalla sua richiesta.
Volevo assicurarmi che tutto fosse pronto per la partenza. Guardai per un istante Haru con orgoglio e poi Maria, sentivo una certa sicurezza nel sapere che la nuova generazione era pronta a prendere il testimone. La loro energia e determinazione erano una fonte di ispirazione.
In silenzio, entrai nella nave e per prima cosa mi diressi verso il ponte principale, dove Tomi era assorto nella calibrazione dei sistemi. «Ciao Tomi.» lo salutai per poi dire «Se hai un minuto e non lo hai già fatto, assicurati che i condotti transcurvatura siano pronti» dissi, osservando il suo lavoro con approvazione.
Verificai le scorte di cibo e le riserve mediche, assicurandomi che tutto fosse in ordine per sostenere l'equipaggio nelle varie eventualità della missione. Il tempo trascorreva in un susseguirsi di compiti e controlli, un rituale familiare che mi offriva una sensazione di pace e di controllo.
Mentre lavoravo, i pensieri su Pavel tornavano a volte a intrufolarsi nella mia mente, ma la mia disciplina vulcaniana mi aiutava a mantenere la concentrazione sui compiti immediati. Ogni verifica, ogni sistema controllato, era un passo in più verso il successo della nostra missione.
Finiti i preparativi, mi fermai un attimo a contemplare la Liberty. La nave era un capolavoro di ingegneria, un prototipo che rappresentava la frontiera della tecnologia della Federazione. Sentivo una certa ammirazione per le menti che avevano concepito e realizzato un simile mezzo.
//So che Pavel starà bene. È un pensiero illogico, ma lasciarlo da solo su Vulcano è stata una decisone che sta iniziando a pesarmi. I nostri figli sono qui, anche se presto anche loro andranno in pensione.// La mia voce era calma, ma la mia parte umana era in tumulto, sebbene sapessi che Pavel sapeva cavarsela più che bene nel pianeta che lo accolse tanti anni prima ed ormai era la sua casa.
//Non ho paura per noi, dato che abbiamo anche dei giovani con noi e, anche se noi tre non siamo più giovani, abbiamo le nostre esperienze e competenze.// ammisi.
Nel frattempo, notai Seeth e il marito Kanjis, che si avvicinavano alla Liberty. Kanjis sembrava decisamente irritato, forse per non essere stato incluso nella missione. Maria Michelakos, l'addetto alla sicurezza della squadra, bloccava il suo ingresso. La tensione era palpabile.
Fu in quel momento che il mio bisnipote Haru intervenne, con la fermezza che caratterizza un ufficiale della Flotta Stellare. Con logica e precisione, egli spiegò a Kanjis l'importanza del tempo e delle procedure, sottolineando come ogni ritardo potesse compromettere la missione. Haru mantenne una compostezza impeccabile, evidenziando la sua maturità e la sua consapevolezza della situazione.
Korinna, nel frattempo, aveva già preso l'iniziativa di calmare gli animi. Con il suo approccio diretto e cordiale, invitò Seeth e Kanjis a visitare la stazione, offrendosi di mostrare loro il bar, un luogo caratteristico di DS9. Quando mi chiese telepaticamente se volessi terminare i preparativi dissi //Certamente// facendo un cenno del capo. La sua fiducia nel mio rigore e nella mia abilità era implicita, e nonostante la mia naturale riservatezza vulcaniana, in quel momento mi sentii onorata dalla sua richiesta.
Volevo assicurarmi che tutto fosse pronto per la partenza. Guardai per un istante Haru con orgoglio e poi Maria, sentivo una certa sicurezza nel sapere che la nuova generazione era pronta a prendere il testimone. La loro energia e determinazione erano una fonte di ispirazione.
In silenzio, entrai nella nave e per prima cosa mi diressi verso il ponte principale, dove Tomi era assorto nella calibrazione dei sistemi. «Ciao Tomi.» lo salutai per poi dire «Se hai un minuto e non lo hai già fatto, assicurati che i condotti transcurvatura siano pronti» dissi, osservando il suo lavoro con approvazione.
Verificai le scorte di cibo e le riserve mediche, assicurandomi che tutto fosse in ordine per sostenere l'equipaggio nelle varie eventualità della missione. Il tempo trascorreva in un susseguirsi di compiti e controlli, un rituale familiare che mi offriva una sensazione di pace e di controllo.
Mentre lavoravo, i pensieri su Pavel tornavano a volte a intrufolarsi nella mia mente, ma la mia disciplina vulcaniana mi aiutava a mantenere la concentrazione sui compiti immediati. Ogni verifica, ogni sistema controllato, era un passo in più verso il successo della nostra missione.
Finiti i preparativi, mi fermai un attimo a contemplare la Liberty. La nave era un capolavoro di ingegneria, un prototipo che rappresentava la frontiera della tecnologia della Federazione. Sentivo una certa ammirazione per le menti che avevano concepito e realizzato un simile mezzo.