21-01-2024, 09:40 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 21-01-2024, 09:48 PM da T'Dal.)
Logic is the beginning of wisdom, not the end of it
T'Dal Zayrus Vulcaniana
Mentre osservavo la situazione tra Seeth, suo marito Kanjis, e gli altri membri dell'equipaggio, riflettevo sulla complessità delle interazioni umane e klingon. La mia natura vulcaniana mi spingeva a mantenere una certa distanza emotiva, ma non potevo ignorare l'evidente agitazione di Kanjis. Le sue parole, cariche di protezione e frustrazione, rivelavano una profonda preoccupazione per sua moglie. Capivo che desiderava parlare con me, e sapevo che l'approccio doveva essere ponderato e delicato; tuttavia i due klingon seguirono Korinna, lasciandomi un leggero senso di curiosità riguardo il motivo per cui Kanjis volesse parlare con me.
Dopo aver osservato la scena con attenzione, mi diressi verso Tomi, che era impegnato con le mappe dei condotti transcurvatura. Sorrisi ad Haru e abbozzai un sorriso in risposta, per poi fare un cenno con la testa rivolto verso di lui, avrei voluto parlargli ma era illogico non portare a termine la discussione con Tomi, nonché non ero certa che Haru volesse scambiare due chiacchiere con me. Le spiegazioni di Tomi mi portarono al presente.
«Interessante. E il punto in cui è stato perso il segnale? Credi che questa configurazione ci fornirà la flessibilità necessaria in caso di emergenza? Quali sono le tue valutazioni sui rischi di attraversarlo?» chiesi, indicando un'area specifica sulla mappa. Ero entrata nella mia vecchia modalità "capitano", stavo analizzando ed ero pronta a guardare con attenzione ciò che Tomi mi stava mostrando, ma sapevo che avrei potuto accedere alla vecchia console da navigatore se ne avessi avuto bisogno. Era importante capire i dettagli di ogni possibile percorso, valutare i rischi e le alternative.
In quel momento, un pensiero mi colse: stavo diventando più umana con il passare del tempo? Questa osservazione, strana per una vulcaniana come me, non poteva essere negata, considerando il cambiamento interiore che stavo sperimentando. La speranza che il nostro viaggio potesse essere non solo di successo ma anche piacevole, sebbene fosse un pensiero poco vulcaniano, era una concessione alla parte umana che avevo imparato a rispettare e accettare nel corso degli anni, non solo grazie alle mie amiche, ma anche alla mia famiglia al gran completo. Riflettei su come la mia esperienza con gli umani sia sul lavoro, sia avendone sposato uno, avesse influenzato notevolmente la mia percezione e le mie emozioni. Questo cambiamento si manifestava nel mio quasi desiderio di indossare nuovamente la divisa della Flotta Stellare, nonostante non fossi sicura del valore dei miei vecchi gradi in quella situazione. Sapevo che, nonostante la mia lunga assenza, il senso di appartenenza alla Flotta Stellare era ancora profondamente radicato in me, una testimonianza del cambiamento che avevo vissuto.
Dopo aver osservato la scena con attenzione, mi diressi verso Tomi, che era impegnato con le mappe dei condotti transcurvatura. Sorrisi ad Haru e abbozzai un sorriso in risposta, per poi fare un cenno con la testa rivolto verso di lui, avrei voluto parlargli ma era illogico non portare a termine la discussione con Tomi, nonché non ero certa che Haru volesse scambiare due chiacchiere con me. Le spiegazioni di Tomi mi portarono al presente.
«Interessante. E il punto in cui è stato perso il segnale? Credi che questa configurazione ci fornirà la flessibilità necessaria in caso di emergenza? Quali sono le tue valutazioni sui rischi di attraversarlo?» chiesi, indicando un'area specifica sulla mappa. Ero entrata nella mia vecchia modalità "capitano", stavo analizzando ed ero pronta a guardare con attenzione ciò che Tomi mi stava mostrando, ma sapevo che avrei potuto accedere alla vecchia console da navigatore se ne avessi avuto bisogno. Era importante capire i dettagli di ogni possibile percorso, valutare i rischi e le alternative.
In quel momento, un pensiero mi colse: stavo diventando più umana con il passare del tempo? Questa osservazione, strana per una vulcaniana come me, non poteva essere negata, considerando il cambiamento interiore che stavo sperimentando. La speranza che il nostro viaggio potesse essere non solo di successo ma anche piacevole, sebbene fosse un pensiero poco vulcaniano, era una concessione alla parte umana che avevo imparato a rispettare e accettare nel corso degli anni, non solo grazie alle mie amiche, ma anche alla mia famiglia al gran completo. Riflettei su come la mia esperienza con gli umani sia sul lavoro, sia avendone sposato uno, avesse influenzato notevolmente la mia percezione e le mie emozioni. Questo cambiamento si manifestava nel mio quasi desiderio di indossare nuovamente la divisa della Flotta Stellare, nonostante non fossi sicura del valore dei miei vecchi gradi in quella situazione. Sapevo che, nonostante la mia lunga assenza, il senso di appartenenza alla Flotta Stellare era ancora profondamente radicato in me, una testimonianza del cambiamento che avevo vissuto.