28-04-2024, 03:40 PM
Causing people to suffer because you hate them... is terrible. But causing people to suffer because you have forgotten how to care... that's really hard to understand.
Dakona Raal Rigeliano
Dall'infiltrazione nemica, Dakona non aveva avuto un attimo di pausa. Subito dopo l'incidente, era corso in sala teletrasporto. Aveva teletrasportato d'urgenza il boliano in infermeria, lasciando ad una collega il compito di assicurarsi delle condizioni di salute di Loncar. Purtroppo, i tentativi di rianimare il fuggitivo erano falliti. Dakona non aveva potuto far altro che dichiarare il suo decesso, e far portare il suo corpo in obitorio. Si era soffermato in obitorio quel che bastava per ascoltare una prima, sommaria, valutazione da parte del medico forense, poi aveva lasciato il collega alla sua autopsia per tornare alle sue mansioni. Con ostili a bordo, era fondamentale che l'infermeria e il suo staff fossero pronti ad intervenire in caso di emergenza.
Stava percorrendo il corridoio che collegava le varie zone dell'infermeria, compreso l'obitorio, quando una voce lo mise in allerta: Fate come dico e nessuno si farà male. A terra... e mani bene in vista! Dakona si fermò, a pochi passi dalla sottile porta - pensata per isolare il corridoio dai virus, non dai suoni - che dava alla zona principale dell'infermeria. Dalla sua posizione, la voce era parzialmente distorta ma il rigeliano riuscì comunque a farsi un'idea di quello che stava accadendo. I suoi colleghi erano stati presi come ostaggi, dagli stessi passeggeri clandestini che la sicurezza stava cercando. La situazione, dannatamente spiacevole, gli ricordava il periodo in cui aveva lavorato in zone di guerra.
Muovendosi più silenziosamente possibile, Dakona tornò indietro lungo il corridoio, fino a raggiungere il locker di emergenza. Dopo averlo sbloccato, ne estrasse un phaser e trasse un profondo respiro. Da quanto aveva sentito, gli stessi nemici avevano informato la plancia della situazione. In un certo senso, era loro grato perché gli avevano evitato di doversene occupare lui. Così, il rigeliano tornò a muoversi per il corridoio, raggiungendo una finestra da cui sbirciare la situazione. I nemici erano non erano molti: un trill intento ad elencare le sue richieste alla plancia, e un klingon che stava sorvegliando gli ostaggi.
Improvvisato un piano, Dakona tornò alla porta. La trovò bloccata, ma ciò non lo scoraggiò. L'infermeria era stata isolata ma il corridoio in cui si trovava era ancora parte dell'infermeria. Anche in caso di quarantena (e di quarantena qua si trattava) lo staff medico aveva il permesso di muoversi da una parte all'altra dell'infermeria. Per bloccare l'ufficiale medico capo serviva ben altro. Così, settato il phaser a stordimento pesante, Dakona inserì il suo codice di autorizzazione nel pannello di fianco alla porta. Quando questa si aprì, sparò due volte verso il klingon per poi affrettarsi a prendere riparo.
Stava percorrendo il corridoio che collegava le varie zone dell'infermeria, compreso l'obitorio, quando una voce lo mise in allerta: Fate come dico e nessuno si farà male. A terra... e mani bene in vista! Dakona si fermò, a pochi passi dalla sottile porta - pensata per isolare il corridoio dai virus, non dai suoni - che dava alla zona principale dell'infermeria. Dalla sua posizione, la voce era parzialmente distorta ma il rigeliano riuscì comunque a farsi un'idea di quello che stava accadendo. I suoi colleghi erano stati presi come ostaggi, dagli stessi passeggeri clandestini che la sicurezza stava cercando. La situazione, dannatamente spiacevole, gli ricordava il periodo in cui aveva lavorato in zone di guerra.
Muovendosi più silenziosamente possibile, Dakona tornò indietro lungo il corridoio, fino a raggiungere il locker di emergenza. Dopo averlo sbloccato, ne estrasse un phaser e trasse un profondo respiro. Da quanto aveva sentito, gli stessi nemici avevano informato la plancia della situazione. In un certo senso, era loro grato perché gli avevano evitato di doversene occupare lui. Così, il rigeliano tornò a muoversi per il corridoio, raggiungendo una finestra da cui sbirciare la situazione. I nemici erano non erano molti: un trill intento ad elencare le sue richieste alla plancia, e un klingon che stava sorvegliando gli ostaggi.
Improvvisato un piano, Dakona tornò alla porta. La trovò bloccata, ma ciò non lo scoraggiò. L'infermeria era stata isolata ma il corridoio in cui si trovava era ancora parte dell'infermeria. Anche in caso di quarantena (e di quarantena qua si trattava) lo staff medico aveva il permesso di muoversi da una parte all'altra dell'infermeria. Per bloccare l'ufficiale medico capo serviva ben altro. Così, settato il phaser a stordimento pesante, Dakona inserì il suo codice di autorizzazione nel pannello di fianco alla porta. Quando questa si aprì, sparò due volte verso il klingon per poi affrettarsi a prendere riparo.