22-02-2024, 09:04 PM
Evitiamo di sperare che le cose vadano per il meglio, perché fin troppe volte, il meglio non accade.
Alexander Jansen Umano/Q
Ascoltando Haru parlare della pratica di meditazione vulcaniana che aveva chiamato Keethara, e ne rimasi affascinato, soprattutto dalla complessità e dalla profondità di tale metodo. Riflettei per un istante su come, anche nella mia vita, avessi cercato di trovare quel bilanciamento tra ragione e sentimento, spesso oscillando tra i due estremi a seconda delle circostanze. Un pensiero mi sfiorò improvvisamente, portandomi su un terreno più personale: non avevo mai conosciuto mio padre biologico. Mi chiesi per un istante se avrei mai trovato una spiegazione per i poteri che mi aveva lasciato. Potevo cambiare piccole cose, ma aveva davvero senso? Quella riflessione aggiunse una nuova dimensione alla mia introspezione, facendomi considerare le mie radici e il lascito di famiglia in un modo che non avevo mai fatto prima.
«È davvero interessante sentire della tua esperienza tra la Terra e Vulcano e come questo abbia influenzato il tuo approccio ai cambiamenti e alla ricerca di qualcosa di familiare» dissi ad Haru con ammirazione. La sua capacità di adattarsi e allo stesso tempo trovare conforto in elementi familiari era qualcosa che potevo capire, avendo anch'io cercato punti di ancoraggio nella mia vita durante i periodi di transizione, soprattutto dopo che mia madre si era risposata; ma l'idea di costruire qualcosa ad occhi chiusi, guidati solo dalla mente, mi sembrava una metafora potente non solo per la meditazione ma anche per la vita in generale. Spesso, ci trovavamo a navigare l'ignoto, affidandoci alla nostra intuizione e alla nostra capacità di percepire oltre il visibile.
«La pratica del Keethara suona come un metodo profondamente introspectivo e sfidante in un certo senso. Mi colpisce il modo in cui richiede una concentrazione totale e come possa offrire una finestra sul tuo stato mentale attuale. Credo che ci sia molto da imparare da un approccio così focalizzato.» riflettei ad alta voce. Mi chiedevo come sarebbe stato provare qualcosa del genere, riconoscendo il valore di un'attività che potesse allontanare le distrazioni e allo stesso tempo offrire un'opportunità di autoesame. Probabilmente avrei approfondito.
«Sono grato che tu abbia voluto condividere questa parte della tua pratica di meditazione con me. Mi ha fatto riflettere sulla mia ricerca di pace interiore e su come, a volte, la risposta possa risiedere in un'attività che richiede sia concentrazione che rilascio. Forse, in un certo senso, tutti noi costruiamo qualcosa ad occhi chiusi, cercando di trovare il nostro equilibrio nel processo.» ammisi pensoso, considerando le mie riflessioni precedenti su mio padre e il significato dei poteri ereditati. Poi, con un movimento quasi automatico, mi ricordai che avevo bisogno di un tappetino, di una piccola palla da pilates, di bande elastiche per la resistenza e di un anello pilates per lavorare su tonicità e resistenza, perciò mi avvicinai al computer e chiesi ciò che mi serviva.
«Quando vuoi sono pronto.» dissi con un sorriso incoraggiante, il cuore ancora impegnato in quella ricerca di risposte che forse, attraverso la concentrazione e il rilascio del pilates, potrei iniziare a trovare.
«È davvero interessante sentire della tua esperienza tra la Terra e Vulcano e come questo abbia influenzato il tuo approccio ai cambiamenti e alla ricerca di qualcosa di familiare» dissi ad Haru con ammirazione. La sua capacità di adattarsi e allo stesso tempo trovare conforto in elementi familiari era qualcosa che potevo capire, avendo anch'io cercato punti di ancoraggio nella mia vita durante i periodi di transizione, soprattutto dopo che mia madre si era risposata; ma l'idea di costruire qualcosa ad occhi chiusi, guidati solo dalla mente, mi sembrava una metafora potente non solo per la meditazione ma anche per la vita in generale. Spesso, ci trovavamo a navigare l'ignoto, affidandoci alla nostra intuizione e alla nostra capacità di percepire oltre il visibile.
«La pratica del Keethara suona come un metodo profondamente introspectivo e sfidante in un certo senso. Mi colpisce il modo in cui richiede una concentrazione totale e come possa offrire una finestra sul tuo stato mentale attuale. Credo che ci sia molto da imparare da un approccio così focalizzato.» riflettei ad alta voce. Mi chiedevo come sarebbe stato provare qualcosa del genere, riconoscendo il valore di un'attività che potesse allontanare le distrazioni e allo stesso tempo offrire un'opportunità di autoesame. Probabilmente avrei approfondito.
«Sono grato che tu abbia voluto condividere questa parte della tua pratica di meditazione con me. Mi ha fatto riflettere sulla mia ricerca di pace interiore e su come, a volte, la risposta possa risiedere in un'attività che richiede sia concentrazione che rilascio. Forse, in un certo senso, tutti noi costruiamo qualcosa ad occhi chiusi, cercando di trovare il nostro equilibrio nel processo.» ammisi pensoso, considerando le mie riflessioni precedenti su mio padre e il significato dei poteri ereditati. Poi, con un movimento quasi automatico, mi ricordai che avevo bisogno di un tappetino, di una piccola palla da pilates, di bande elastiche per la resistenza e di un anello pilates per lavorare su tonicità e resistenza, perciò mi avvicinai al computer e chiesi ciò che mi serviva.
«Quando vuoi sono pronto.» dissi con un sorriso incoraggiante, il cuore ancora impegnato in quella ricerca di risposte che forse, attraverso la concentrazione e il rilascio del pilates, potrei iniziare a trovare.