TSE Andiamo “bene”
#31

I'm a perfectionist, so my bossiness definitely comes out.

Saff Zaldan

«Dottore, mi permetta di essere chiara. Comprendo il suo desiderio di aiutare, ma la sua salute è una priorità per il benessere dell'equipaggio. Se avessi il minimo sospetto che non fosse lucido, la mia posizione sarebbe diversa, ma sono consapevole della sua dedizione e capacità. Detto ciò, procederò con una scansione neurale rapida per assicurarmi che non ci siano anomalie, non appena mi rendo conto che qualcosa non mi torna» dissi seriamente. La sua determinazione e la sua insistenza di essere utile erano ammirevoli, ma dovevo essere certa che non stesse mettendo a rischio se stesso o gli altri. Mentre ci dirigevamo verso la sala mensa, mi domandavo se la sua inquietudine fosse un sintomo della malattia o una risposta razionale alla situazione di emergenza a bordo della Voyager. Gli infetti avevano dimostrato più volte di poter superare le nostre barriere di sicurezza, e l'aria di sospetto era palpabile in ogni angolo della nave.

Quando arrivammo alla sala mensa, fui accolta da uno sguardo sorpreso del capitano, che non si aspettava di vedere Kaz in piedi così presto. Dopo una rapida spiegazione della situazione della sicurezza da parte del capitano, fui invitata a fornire un aggiornamento sulla cura.

Kaz iniziò a spiegare i risultati preliminari: il decesso di Reid, il peggioramento di altri due soggetti, l'assenza di cambiamenti in uno e segni di miglioramento in due. Le sue parole risuonavano di una speranza cauta ma anche di un chiaro riconoscimento delle sfide che avevamo ancora davanti. La cura sperimentale stava fornendo informazioni preziose, ma non era ancora una soluzione definitiva. Il capitano, evidentemente preoccupato per la proposta di scendere su Praxion VI, volle sapere se le informazioni ottenute finora fossero sufficienti per abbandonare quella missione rischiosa. Kaz, visibilmente affaticato, passò la domanda a me.

«Capitano, la situazione è complessa» iniziai, cercando di mettere ordine nei miei pensieri. «Le informazioni che abbiamo raccolto sono utili, ma non ancora sufficienti per garantire una cura definitiva. Gli esiti misti che abbiamo osservato suggeriscono che ci sono ancora molte variabili che non comprendiamo appieno. La discesa su Praxion VI, sebbene rischiosa, potrebbe fornirci campioni e dati critici per comprendere meglio le mutazioni del virus e sviluppare una cura più efficace.»

Mi presi un momento per guardare i volti degli ufficiali intorno a me, cercando di trasmettere la gravità ma anche la necessità delle nostre azioni. «Dobbiamo considerare tutte le opzioni. La sicurezza del nostro equipaggio è la priorità, ma anche trovare una soluzione a questa epidemia. Credo che una missione ben pianificata su Praxion VI, con tutte le misure di sicurezza possibili, sia un rischio che dobbiamo prendere in considerazione.»

Mentre parlavo, Polina aveva riacceso Nina dall'infermeria e inviato i dati più recenti ai terminali della sala mensa. La presenza del MOE, sebbene non fisica, era essenziale per mantenere un flusso costante di informazioni e per assicurarsi che le decisioni fossero basate sui dati più aggiornati.

Mentre il dottor Kaz si preparava una tazza di caffè, sentii il peso delle nostre... o della mia? responsabilità. Ogni decisione presa avrebbe avuto ripercussioni significative, e dovevamo agire tempestivamente, temevo esiti peggiori.
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#32

My people taught me a man does not own land. He doesn't own anything but the courage and loyalty in his heart. That's where my power comes from.

Chakotay Umano

Chakotay ascoltò in silenzio la relazione dei due medici ed era assolutamente d'accordo: in quel momento la priorità era sicuramente poter mettere la parola "fine" su quella brutta situazione che li aveva coinvolti. L'idea di abbandonare gli infetti sul pianeta era dettata dalla disperazione, ma prima di approvare quella misura estrema, avrebbe dato ascolto a qualunque proposta e dato voce a qualunque speranza. Dottor Kaz? chiese per conferma. Sentendosi chiamato in causa il trill drizzò la testa, soffiò leggermente sulla propria tazza di caffè e bevve un sorso del contenuto prima di rivolgersi al capitano c'è quel programma olografico, giù in infermeria... disse pensieroso ricordo di avere letto in qualche relazione che il vecchio Mark-I che avevate a bordo della Voyager originale era dotato di un emettitore portatile. Ne abbiamo ancora uno? Ci consentirebbe di non mettere in pericolo nessuno. valutò.

D'istinto, Chakotay rivolse un'occhiata interrogativa a B'Elanna, ma la mezza klingon scosse la testa quella tecnologia è stata abbandonata con il bando dei sintetici. Tecnicamente... non sarebbe impossibile metterne assieme uno, ma la normativa federale specifica che qualunque modifica al programma MOE è da ritenersi illegale e verrà segnalata al produttore. fece notare, rivolgendo al capitano un'occhiata interrogativa: con le comunicazioni con il Quadrante Alpha fuori uso anche volendo la matrice dati non avrebbe potuto comunicare della manomissione. Senza contare che perfino in condizioni normali sarebbe stata perfettamente in grado di modificare l'ologramma e bloccare il feedback al centro dati senza grosse difficoltà... ma era pur sempre in esplicita violazione delle direttive della Flotta e da qualche anno a quella parte, Chakotay aveva iniziato ad applicarle in maniera curiosamente letterale.

A livello puramente teorico... quanto tempo ci vorrebbe per costruire un emettitore portatile? si informò il capitano, valutando l'alternativa. B'Elanna scosse la testa, calcolando mentalmente ... mi servirà l'accesso ai replicatori... con l'aiuto di Azar e Tovik cinque, forse sei ore. Ma dovrò rimandare il ciclo di controllo alle griglie dei sensori fece notare. ... e non dimentichiamo che se mandiamo il MOE sul pianeta qui rimaniamo senza personale in grado di occuparsi dei contagiati: al momento la dottoressa sta usando il programma per trattarli in sicurezza. si intromise Tom, costringendo Chakotay a rivalutare quell'idea. Torniamo al piano originale convenne il capitano ci serve una squadra per scendere sul pianeta: un ufficiale della sezione medica, due della sicurezza e un ufficiale superiore per guidare il team. decise informate le rispettive sezioni, non ordinerò a qualcuno di scendere, voglio dei volontari. precisò.

Tom esitò un istante, incrociando lo sguardo di B'Elanna, seduta di fronte a lui guido io la squadra si offrì, ottenendo un cenno di assenso da parte del capitano.

Nina

MOE Mark IX

Nel frattempo, in infermeria, Nina apparve di nuovo al centro della stanza, guardandosi attorno con aria apparentemente confusa. Come posso essere d'aiuto? si informò in direzione di Polina, ma prima che l'infermiera potesse risponderle, Nina si rese conto che qualcosa non andava Sto avendo problemi di accesso nello scaricare gli aggiornamenti del mio programma. Non posso garantire una completa funzionalità in queste condizioni, le linee guida richiedono che venga disattivata e sottoposta a manutenzione. informò la giovane, rimanendo poi in attesa di indicazioni. Purtroppo il riavvio aveva cancellato dalla sua memoria ciò che aveva fatto fino a quel momento e non solo non ricordava di dover eseguire un'autopsia, ma nemmeno perché questo fosse necessario. In compenso, ora fissava l'infermiera con un sorriso cordiale.
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#33

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Saff Zaldan

Il capitano Chakotay ascoltava attentamente mentre il dottor Kaz e io spiegavamo la situazione. La sua espressione rifletteva il peso della decisione che dovevamo prendere, una scelta tra continuare a cercare una cura a bordo della Voyager o rischiare una missione su Praxion VI. Quando Kaz menzionò l'emettitore portatile del vecchio Mark-I, il capitano rivolse uno sguardo interrogativo a B'Elanna. Tuttavia, la sua risposta fu chiara e pragmatica: quella tecnologia non era più legale e, anche se lo fosse stata, l'implicazione di usare il MOE sul pianeta avrebbe lasciato l'infermeria senza personale medico capace di gestire gli infetti.

Mentre ascoltavo il dibattito, sentivo crescere dentro di me una risolutezza. Dovevamo agire, e dovevamo farlo in modo da minimizzare i rischi per l'equipaggio. «Capitano» dissi, alzando leggermente la voce per attirare l'attenzione. «Mi offro volontaria per scendere con la squadra sul pianeta. Conosco cosa cercare e come raccogliere i campioni necessari. Inoltre, l'infermiera Polina Riker ha seguito tutto il processo e potrebbe efficacemente supportare Nina e il dottor Kaz in mia assenza. Capisco che ogni membro dell'equipaggio è prezioso, ma in questa situazione particolare, il mio ruolo diretto sul campo potrebbe fare la differenza tra trovare la cura o continuare a combattere alla cieca. Polina è altamente competente e ha dimostrato grande capacità di adattamento in situazioni di crisi. Con il suo aiuto, sono sicura che l'infermeria sarà in buone mani.» dissi. Avrei voluto offrire la mia infermiera per scendere sul pianeta, ma non ero certa che al capitano bastasse.

Dio forse esiste, Clary, o forse no, ma non credo che abbia importanza. In ogni caso ce la dobbiamo cavare da soli.

Polina Troi-Riker Mezza betazoide

Nel frattempo, in infermeria, Nina apparve di nuovo al centro della stanza. L'ologramma sembrava leggermente confuso, un comportamento inusuale che attirò immediatamente la mia attenzione. Quando mi chiese come poteva essere d'aiuto, capii subito che qualcosa non andava, cosa confermata dal fatto che aveva esternato la necessità di seguire le linee guida.

«Nina, so che le linee guida richiedono la tua disattivazione per manutenzione, ma ora abbiamo bisogno di te più che mai. Procedi con l'autopsia del signor Reid con le funzionalità che hai disponibili. Prenderò nota manualmente dei risultati per assicurarci di non perdere nessun dettaglio.»  dissi sentendo una fitta di preoccupazione. Senza Nina, l'autopsia e il lavoro di analisi sarebbero stati compromessi. Ero consapevole che il riavvio aveva cancellato dalla sua memoria le operazioni precedenti, complicando ulteriormente la situazione.

La mia mente era focalizzata su come gestire al meglio la situazione. Dovevo assicurarmi che l'infermeria funzionasse al massimo delle sue capacità nonostante gli imprevisti, soprattutto con i due medici assenti.

Rivolsi un ultimo sguardo a Nina, sperando che la sua programmazione potesse almeno gestire l'autopsia. Ero determinata a fare tutto il possibile per supportare sia lei che il dottor Kaz. «Dottoressa, procediamo con l'autopsia. Dobbiamo raccogliere ogni possibile informazione che possa aiutarci a sviluppare una cura definitiva.»

Era un momento critico e ogni passo doveva essere misurato con attenzione. Sentivo il peso della responsabilità ma anche la determinazione di fare tutto il possibile per il bene dell'equipaggio.
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#34

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Chakotay Umano

A Chakotay non piaceva particolarmente l'idea di mandare qualcuno sul pianeta, specialmente considerando quanto successo l'ultima volta, ma si rendeva anche conto che ora la situazione era diversa: erano consapevoli della minaccia e sarebbero stati molto più prudenti nel fare il possibile per evitarla. Va bene. rispose con aria grave in direzione della dottoressa predisponga tutto ciò che le serve per raccogliere i campioni, ormai non manca molto al sistema di Praxion VI e a breve usciremo dalla curvatura. la informò, prima di riprendere il discorso relativo alla sicurezza a bordo.

Dottoressa... la chiamò il dottor Kaz, invitando Saff a seguirlo fuori della sala mensa. Negli ultimi minuti le sue condizioni erano gradualmente peggiorate ed ora cominciava ad essere evidente dal suo volto pallido che qualcosa non andava. Credo sia meglio mi confini di nuovo nel mio alloggio: non so per quanto ancora riuscirò a rimanere lucido. L'ultimo attacco è durato quasi cinque ore... se... cosa stavo dicendo? Malattia. C'è una malattia. Io ho una malattia! realizzò, scuotendo la testa, quasi potesse aiutarlo a fare chiarezza. Sospirò, cercando di riprendere il filo di quel discorso che sembrava aver perso ... se... se non dovessi riprendermi prima della sua partenza, si assicuri che ci sia un ufficiale medico ad occuparsi dell'infermeria. si raccomandò, dimenticando di considerare l'esistenza del medico olografico. Mentre terminava il proprio discorso, l'uomo si iniettò il contenuto di un hypospray, nel tentativo di guadagnare qualche altro minuto in modo da poter raggiungere in sicurezza l'alloggio... ma già la situazione attorno a lui cominciava a farsi confusa e i corridoi sempre meno familiari: senza un po' di aiuto non sarebbe riuscito a ritrovare la via per il proprio alloggio, specialmente con tutte le deviazioni imposte dai campi di forza e dalle nuove disposizioni delle squadre di sicurezza.

Nina

MOE Mark IX

Nel frattempo in infermeria, Nina non poté fare altro che prendere atto delle indicazioni dell'infermiera. Lanciò un'occhiata in direzione dell'uomo ancora steso sul bioletto e si avviò per raggiungerlo, in modo da poterlo preparare per l'autopsia come richiesto. Non riuscì tuttavia a fare più di qualche passo che un campo di forza la attraversò all'improvviso e l'ologramma si fermò per voltarsi in direzione di Polina, rivolgendole contemporaneamente un'occhiata interrogativa perché c'è un campo di forza nel bel mezzo dell'infermeria? si informò, realizzando che probabilmente si era persa qualche dettaglio su quanto doveva essere accaduto nelle ore precedenti ... sarebbe più semplice se avessi accesso ai diari clinici: pensa sarebbe possibile ottenere l'autorizzazione da parte di uno degli ufficiali medici? si informò.

Thomas Eugene Paris

Umano

Erano passate ormai due ore quando Tom raggiunse la sala teletrasporto: il chiacchiericcio allegro che di solito contraddistingueva le squadre pronte allo sbarco, era sostituito da un silenzio pesante di significati: c'era la possibilità che qualcuno di loro si sarebbe aggiunto alla già numerosa schiera di coloro che vagavano senza meta per i corridoi della nave, cercando di sopravvivere in quella che non era più vita, ma semplice esistenza. La probabilità di trovare ciò che stavano cercando era remota, l'equivalente di un ago in un pagliaio, eppure si era offerto volontario, sapendo che, se non lo avesse fatto, quel compito sarebbe toccato a qualcun altro. Almeno così poteva evitare di rimanersene in attesa sulla Voyager, aspettando inerme che succedesse qualcosa. Il comandante aveva già iniziato ad infilare la propria tuta quando i due uomini della sicurezza lo raggiunsero: un giovane bajoriano e un vulcaniano di mezza età fecero rapporto, affrettandosi a propria volta ad infilare le rispettive tute in un insolito silenzio. Non appena la dottoressa li avesse raggiunti, sarebbero potuti scendere su Praxion VI.
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#35

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Saff Zaldan

Ascoltai le parole del capitano e annuii. «Capitano, predispongo subito tutto il necessario per la raccolta dei campioni. Grazie per la fiducia» risposi con determinazione, consapevole dell'importanza della missione. Mentre uscivo dalla sala mensa, il dottor Kaz mi fermò, visibilmente più pallido e affaticato rispetto a pochi minuti prima. Le sue condizioni erano peggiorate, segno che l'influenza iktariana stava riprendendo il sopravvento.

«Dottore, capisco la sua preoccupazione. La accompagnerò al suo alloggio e mi assicurerò che ci sia qualcuno ad occuparsi dell'infermeria. La sua salute è fondamentale, non solo per lei ma per tutto l'equipaggio» dissi, cercando di mantenere un tono calmo e rassicurante. Mentre lo aiutavo a percorrere i corridoi, sempre più confusi a causa delle deviazioni imposte dai campi di forza e dalle squadre di sicurezza, il dottor Kaz si iniettò un altro hypospray nel tentativo di mantenere la lucidità. Vedevo la fatica nei suoi occhi, il lottare contro i sintomi che gli offuscavano la mente.

Arrivati al suo alloggio, lo aiutai a sistemarsi. «Deve riposare e recuperare le forze. L'infermiera Polina Riker e il MOE si occuperanno dell'infermeria in mia assenza, ma la contatti se ne sente la necessità. » gli dissi, sperando che queste parole lo rassicurassero. Lasciandolo nelle mani di Polina - sperando segretamente che non gli servissero - , mi diressi verso la sala teletrasporto, pronta per la missione su Praxion VI.

Dio forse esiste, Clary, o forse no, ma non credo che abbia importanza. In ogni caso ce la dobbiamo cavare da soli.

Polina Troi-Riker Mezza betazoide

In infermeria, Nina si fermò improvvisamente davanti al campo di forza che divideva la stanza. La sua espressione di confusione era quasi palpabile, nonostante fosse un ologramma. Si voltò verso di me, chiaramente perplessa dalla situazione.

«È una misura di sicurezza, Nina. Abbiamo avuto diverse fughe di infetti e il campo di forza è stato installato per prevenire ulteriori incidenti. Ora, chiedo immediatamente l'autorizzazione alla dottoressa Saff per farti accedere ai diari clinici.» spiegai con calma.

Attivai il comunicatore e contattai Saff. «Dottoressa Saff, qui è l'infermiera Riker. Nina ha bisogno dell'accesso ai diari clinici per procedere con l'autopsia del signor Reid. Può concederle l'autorizzazione?» dissi. Non sapevo perché non utilizzassi il mio cognome completo, ma forse era meglio così.

La risposta di Saff arrivò rapida e decisa.
«QAutorizzo l'accesso di Nina ai diari clinici. Procedete con l'autopsia del signor Reid e raccogliete tutte le informazioni possibili. Avremo bisogno di ogni dettaglio per capire meglio il virus e sviluppare una cura efficace.» rispose Saff mentre si dirigeva verso l'infermeria, decisa di controllare che tutto fosse ok, prima di andare nella mia stanza, per prepararmi alla discesa. «E... Polly, assicurati che tutto sia in ordine per quando arriverò.»

«Certo dottoressa, la ringrazio» dissi pacatamente in risposta.

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Saff Zaldan

Quando arrivai alla sala teletrasporto, trovai Tom Paris già pronto, con la sua tuta EVA indossata e un'espressione seria sul volto. Gli uomini della sicurezza, un giovane bajoriano e un vulcaniano di mezza età, erano altrettanto silenziosi e concentrati.
«Scusate il ritardo.» dissi pacatamente, poi infilai la mia tuta EVA, sentii il peso della responsabilità gravare su di me. Non potevamo permetterci errori. L'atmosfera era carica di tensione, ma anche di una determinazione silenziosa. Sapevamo che la probabilità di successo era incerta, ma eravamo pronti a dare tutto per la nostra missione. Ogni passo che compievamo era un passo verso la speranza, e nonostante la paura e l'ansia, sapevo che avremmo fatto tutto il possibile per salvare l'equipaggio della Voyager.
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#36

Nina

MOE Mark IX

Nina registrò silenziosamente la notizia di un'infezione come la probabile causa del decesso di Reid e la ragione per la presenza del campo di forza. Altri cinque pazienti occupavano il resto dei bioletti nell'infermeria: soffrivano anche loro della stessa malattia? Dov'è l'ufficiale medico capo? si informò ancora, realizzando che quella situazione era assai strana. Un calo di tensione fece sfarfallare per un istante le luci dell'infermeria e Nina si guardò attorno: una reazione programmata per imitare il comportamento umano più che realmente necessaria. Era, in fondo, solo un'interfaccia che le consentiva di interagire con i pazienti in modo più naturale, ma il suo programma si trovava nella banca dati del computer e poteva interfacciarsi con un certo numero di altri programmi per ottenere quelle stesse informazioni che un essere umano avrebbe trovato guardandosi attorno.

Fu solo quando la dottoressa sbloccò i diari e Nina poté finalmente accedere a quanto accaduto nelle settimane precedenti che la complessità della situazione si dispiegò in un istante. Non solo era già stata attivata nel corso di quell'emergenza, ma aveva lavorato attivamente per cercare una cura. Consiglio di non disattivarmi nuovamente prima del termine dell'emergenza in corso. Sembra che i problemi di accesso al database centrale stiano interferendo con la mia capacità di salvare e recuperare informazioni rilevanti. fece notare a Polina che, probabilmente, era già giunta da sola alla stessa conclusione. Questo creava, tuttavia, un nuovo problema: teletrasportare il corpo di Reid all'obitorio non sarebbe stato difficile, ma non potendosi muovere all'interno della nave, l'unico modo per poter operare lì era che fosse spenta e riattivata nell'altra stanza. Non posso raggiungere l'obitorio. Sembra che dovrà spegnermi e riattivarmi di nuovo. fu costretta ad ammettere. Peccato che, con la dottoressa Saff sul pianeta, tra i presenti a bordo solo l'ufficiale medico capo avrebbe potuto darle l'accesso ai diari di cui avrebbe avuto bisogno per conoscere la situazione ed operare... e Kaz non era probabilmente nelle condizioni di darle alcunché.

Thomas Eugene Paris

Umano

La sala teletrasporto era paricolarmente silenziosa e la voce pacata della dottoressa non aiutò molto ad alleviare l'aria greve che vi si respirava. Tom per primo non si sentiva particolarmente entusiasta all'idea di quella missione e sapeva che tutti loro stavano correndo un rischio non indifferente, che c'erano diverse vite in gioco, che l'intero equipaggio contava su di loro, su quello che erano mandati a cercare e sul fatto che riuscissero effettivamente a trovare qualcosa. Erano giorni ormai che la situazione a bordo non faceva che peggiorare ed erano tutti molto vicini al punto di rottura. Fortunatamente, o forse no, Tom era abbastanza esperto da esserne consapevole, come era consapevole che il successo di quella missione dipendeva in parte dal caso, in parte dalla sua abilità di motivare la squadra, così cercò di fare buon viso a cattivo gioco, sigillò la tuta, diede un'ultima controllata al suo fucile phaser e salì sulla pedana del teletrasporto, assicurandosi che tutti gli altri fossero pronti prima di dare al tecnico l'ordine di dare energia.

Il luogo in cui si rimaterializzarono era più freddo di una decina di gradi rispetto a quanto fosse piacevole per degli esseri umani, ma con le tute la temperatura non era un problema, né lo era la fastidiosa umidità presente nell'aria. La luce del sole riusciva a malapena a filtrare attraverso la densa atmosfera del pianeta, dando a quel luogo un aspetto notturno. Sotto di loro il terreno era fangoso e rendeva il cammino particolarmente difficile occhio a dove mettete i piedi. Procediamo lentamente! avvertì la squadra. Le piante tropicali, dalle forme e dai colori alieni, li circondavano costringendoli ad avanzare a zig-zag. Aprirsi la via con i phaser avrebbe velocizzato il cammino, ma rischiava di spaventare la fauna locale. Rilevo diverse forme di vita qui attorno disse il comandante, studiando i risultati del proprio tricorder: si trattava di animali per lo più di piccole dimensioni, alcuni nascosti tra le piante più alte, altri nel terreno fangoso sotto di loro, altri ancora si muovevano rapidamente in qua e in là. Ognuna di esse poteva nascondere ciò che cercavano per la cura. O forse le piante avrebbero fornito la soluzione a quel mistero o, ancora, qualche microorganismo nascosto nel terreno. Chissà... dottoressa, è lei l'esperta: che campioni le servono? si informò, pronto ad aiutarla nel procedere con la raccolta per potersene andare da lì il prima possibile. Quel posto metteva sinceramente i brividi e non sarebbe stato del tutto sorpreso di veder comparire, da un momento all'altro, qualche creatura colpita dal virus e pronta ad attaccarli.
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#37

Dio forse esiste, Clary, o forse no, ma non credo che abbia importanza. In ogni caso ce la dobbiamo cavare da soli.

Polina Troi-Riker Mezza betazoide

In infermeria, il clima era teso e io sentivo un crescente senso di panico che cercavo disperatamente di mantenere sotto controllo. La situazione era critica: la dottoressa Saff era sul pianeta, il dottor Kaz era indisposto a causa dell'influenza iktariana e non c'erano altri medici disponibili. Il peso della responsabilità ricadeva su di me, una guardiamarina che doveva trovare una soluzione in una situazione quasi impossibile. Nina mi spiegava la sua incapacità di muoversi liberamente per la nave e la necessità di essere disattivata e riattivata nell'obitorio, mi resi conto che questa opzione non era praticabile: non potevo permettermi di disattivarla perché non c'era nessuno disponibile per ridarle accesso ai dati. Non sapevo quando la dottoressa Saff o il dottor Kaz sarebbero stati nuovamente operativi.

Sentivo il cuore battere forte nel petto, e la mia mente correva a mio padre, William Riker. Cosa avrebbe fatto lui in una situazione del genere? Avrebbe mantenuto la calma, avrebbe trovato una soluzione pratica e avrebbe ispirato fiducia negli altri. Dovevo fare lo stesso. Dovevo essere all'altezza del mio ruolo, nonostante tutto.

«Nina, capisco la tua situazione» dissi, cercando di mantenere la voce ferma. «Non posso disattivarti adesso. Dobbiamo trovare un'altra soluzione. Userò il tricorder medico per raccogliere tutte le informazioni necessarie e per monitorare i pazienti. Dobbiamo essere pronti a ogni evenienza e non possiamo permetterci di perdere altro tempo.»

Cercai di ricordare tutte le lezioni e le esperienze di mia madre, Deanna Troi, che mi aveva insegnato a gestire le emozioni in situazioni di crisi. Chiusi gli occhi per un momento, respirai profondamente e mi concentrai. Dovevo mantenere la calma per il bene dell'equipaggio.

«Continuiamo a monitorare i pazienti e a fornire assistenza di base. In caso di emergenze, sarò qui per intervenire» ordinai con decisione. «Non possiamo fare l'autopsia senza un medico e non posso spegnerti senza avere un medico a disposizione, ma possiamo raccogliere quanti più dati possibile e prepararci per quando il dottor Kaz o la dottoressa Saff, saranno in grado di assisterci.»

Decisi così di usare il tricorder per eseguire scansioni rapide e cercare segni di peggioramento o miglioramento. Ogni tanto, il tricorder emetteva un suono che mi faceva sobbalzare, ma cercavo di non lasciarmi distrarre. Dovevo rimanere concentrata.

Le parole di mio padre risuonavano nella mia mente: "In ogni situazione, mantieni la calma e trova una soluzione pratica." Questo mi dava forza. Sapevo che dovevo essere pragmatica e razionale, proprio come lui.

«Nina, dobbiamo fare tutto il possibile per mantenere stabile la situazione fino al ritorno della dottoressa Saff o del dottor Kaz» ripetei, più a me stessa che a lei. Dovevo focalizzarmi sull'obiettivo.

Mentre continuavo a lavorare, sentivo la determinazione crescere dentro di me. Ogni secondo contava, e dovevamo lavorare insieme per superare questa emergenza. Non potevo permettermi di fallire, non quando così tante vite dipendevano dalle nostre azioni. Con il supporto di Nina e la guida silenziosa dei principi che mio padre mi aveva insegnato, mi preparai a fare tutto il necessario per trovare una soluzione.

I'm a perfectionist, so my bossiness definitely comes out.

Saff Zaldan

Quando ci rimaterializzammo su Praxion VI, l'aria umida e fredda ci avvolse immediatamente. La vegetazione fitta e aliena ci circondava, e la luce del sole filtrava a malapena attraverso la densa atmosfera, creando un ambiente quasi notturno. Il terreno sotto i nostri piedi era fangoso, rendendo difficile avanzare. Annuii quando Paris disse di fare attenzione a dove mettevamo i piedi e utilizzavo il tricorder medico per analizzare l'ambiente circostante. Il mio tricorder rilevava diverse forme di vita, principalmente piccoli animali nascosti tra le piante o nel terreno. Ogni organismo poteva essere fondamentale per trovare la cura che cercavamo. «Abbiamo bisogno di campioni di tutto ciò con cui Reid potrebbe essere entrato in contatto. Le piante, il terreno, gli insetti e altri animali. Potrebbero contenere microorganismi o composti che potrebbero aiutarci a capire meglio il virus e sviluppare una cura efficace» dissi a Paris, mantenendo la mia voce ferma.

Mentre avanzavamo, il mio tricorder rilevò qualcosa di insolito. Una pianta con un liquido viscoso trasparente che sembrava reagire alla presenza di agenti virali. «Comandante, questa pianta potrebbe essere cruciale. Il suo liquido sembra avere proprietà antivirali. Dobbiamo raccogliere campioni e analizzarli una volta tornati a bordo» dissi, per poi avvicinarmi alla pianta, cercando di non danneggiarla, poi decisi a prelevare il liquido. Ogni movimento era misurato e preciso, consapevole che ogni errore poteva compromettere il campione.

Ogni passo avanti, ogni campione raccolto ci avvicinava alla possibilità di salvare l'equipaggio della Voyager. La determinazione a trovare una cura mi spingeva oltre la stanchezza e la paura, motivo per cui continuavo a muoverci attraverso la fitta vegetazione, un po' incurante del fatto che mi ero allontanata dai miei compagni, il mio tricorder continuamente alla ricerca di nuove scoperte. Ogni passo mi... ci avvicinava alla possibilità di trovare una soluzione, ma sapevo che dovevamo rimanere vigili. Il terreno fangoso e le condizioni difficili aumentavano il rischio, ma anche la mia determinazione. Mi chinai per guardare una forma di vita nel terreno: potrebbero essere portatori sani del virus o avere sviluppato una qualche forma di immunità. Presi un altro campione, che poteva essere vitale. "Torneremo a bordo con le risposte di cui abbiamo bisogno." pensai.

La missione era piena di incognite, ma sentivo una rinnovata determinazione. Ogni passo avanti, ogni campione raccolto ci avvicinava alla possibilità di salvare l'equipaggio della Voyager. Ero consapevole del pericolo, ma anche della speranza che potevamo trovare la chiave per risolvere questa crisi. Con il mio tricorder sempre attivo e i miei sensi all'erta, continuai a guidare la squadra attraverso il terreno insidioso di Praxion VI, decisa a trovare la soluzione che ci avrebbe permesso di sconfiggere il virus una volta per tutte.
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#38

Nina

MOE Mark IX

Un essere biologico probabilmente non avrebbe notato l'incoerenza, ma nonostante l'aspetto della sua interfaccia grafica, Nina aveva la capacità computazionale del computer di bordo, era programmata con un gran numero di conoscenze mediche e psicologiche, oltre a possedere l'abilità di monitorare una serie di parametri biometrici senza ricorrere all'uso del tricorder. Questo fece sì che per lei non fosse difficile riconoscere la leggera dilatazione delle pupille di Polina, né l'impercettibile aumento nella sua sudorazione o l'alterazione nella spettrografia della sua voce. Se il tono incoraggiante dell'infermiera era esclusivamente a suo beneficio, cosa probabile visto che se si escludevano i pazienti l'infermeria era altrimenti vuota, non era necessario. Potrebbe interessarle sapere che non sono programmata per provare emozioni: ho una subroutine di emulazione del comportamento umano, ma non influisce sul mio comportamento. Posso disattivarla se la situazione lo richiede. si sentì in dovere di precisare, prima che la betazoide rischiasse un esaurimento nervoso nel cercare di incoraggiarla: in fondo il compito di Nina era accertarsi che tutti i presenti in infermeria godessero delle migliori condizioni possibili e questo valeva sia per i pazienti, sia per lo staff medico.

Vuole andare a controllare le condizioni del dottor Kaz? suggerì, ritenendo che, per quanto utile, controllare le condizioni dell'ufficiale medico capo sarebbe stato un compito molto meno stressante che prendersi cura dell'infermeria in una situazione come quella ... posso monitorare io i pazienti qui in infermeria e occuparmi di eventuali emergenze mediche, senza contare che se anche le loro condizioni peggiorassero non c'è molto che possa fare finché rimane da quella parte del campo di forza precisò, attraversando il suddetto campo in un rapido sfrigolio di statica mentre per una frazione di secondo interagiva con la sua interfaccia olografica e attraversare il campo di forza non sarebbe consigliabile precisò, rivolgendole un sorriso cordiale.

Thomas Eugene Paris

Umano

All'improvviso qualcosa planò verso di loro e d'istinto Tom si abbassò, cercando di proteggersi la testa con le mani, mentre uno degli ufficiali della sicurezza sparava con decisione verso l'alto. Alla luce del phaser, l'ombra di qualcosa si rintanò tra gli alberi. Questo posto mette i brividi... commentò Tom, puntando il faro della sua torcia in direzione della boscaglia mentre proseguivano cautamente tra la fanghiglia. Avevano percorso alcune centinaia di metri quando il tricorder della dottoressa cominciò a trillare, catturando l'attenzione di gran parte della squadra. Buone notizie? si informò il comandante, allungando il collo oltre la spalla di Saff per decifrare i dati: conosceva quello strumento a sufficienza da capire che avevano trovato qualcosa con una sequenza genetica simile a quella del patogeno che stavano cercando immersa nella fanghiglia. Onestamente non invidiava affato il compito della dottoressa che si sarebbe dovuta occupare di prendere un campione: l'idea di mettere le mani in quella sostanza putrida ai loro piedi non lo ispirava per nulla.

Dottoressa, non si allontani! la richiamò Tom, facendo segno a uno degli ufficiali di scorta di raggiungerla, mentre l'altro richiamava la sua attenzione su un insolito oggetto metallico. Durante la prima esplorazione del pianeta non avevano trovato alcuna traccia di civilizzazione, né avevano abbandonato materiale. La forma di quell'oggetto era decisamente curiosa, si trattava evidentemente di un artefatto, la cui forma ricordava una capsula di qualche tipo. Il comandante passò il guanto della sua tuta sulla superficie liscia, ripulendo per quanto poteva dal fango quell'oggetto in modo da poterlo studiare con attenzione. Sulla superficie erano presenti alcuni simboli, differenti dai caratteri usati nella scrittura delle specie che vivevano in quell'area. Sebbene non avesse la minima idea di cosa fosse né quale fosse lo scopo di quell'oggetto, non poteva escludere che avrebbe potuto fornire qualche spiegazione ulteriore sulla situazione attuale così, gettatosi a tracolla il phaser, estrasse il proprio tricorder per analizzarlo.

Facciamo un plot twist? Il virus era stato creato come arma biologica da una specie che vive poco lontano e ha utilizzato il pianeta per testarlo, la capsula era il vettore. Studiando la capsula troviamo il pianeta dove hanno nuove info sul patogeno.
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#39

Dio forse esiste, Clary, o forse no, ma non credo che abbia importanza. In ogni caso ce la dobbiamo cavare da soli.

Polina Troi-Riker Mezza betazoide

Sapevo che il panico stava iniziando ad insinuarsi e Nina, con la sua fredda efficienza, notò immediatamente i miei segni di stress.  Quando mi disse che poteva interessarmi sapere che non era programmata per provare emozioni, ma che poteva disattivare la sua subroutine delle emozioni.

«No, Nina, va bene così, la tua subroutine di emulazione è utile per mantenere un ambiente più umano in infermeria e personalmente mi aiuta. Continuare come sei va bene... ma grazie per l'offerta» ammisi con un sorriso, per poi ascoltare il suo suggerimento di andare a controllare le condizioni del dottor Kaz, mi fece alzare inavvertitamente le sopracciglio. L'idea di lasciare l'infermeria per un momento e controllare il dottor Kaz sembrava meno stressante rispetto al gestire l'intera situazione in infermeria da sola; nonché il fatto che sapevo che non potevo fare molto oltre a monitorare e segnalare eventuali cambiamenti, e l'idea di avere un compito specifico e concreto come controllare il dottor Kaz mi dava un po' di sollievo... anche se non volevo davvero andarmene, sapevo che aveva ragione.  «Molto bene, allora andrò a controllare il dottor Kaz» dissi, cercando di convincermi che stavo prendendo la decisione giusta. Prima di uscire dall'infermeria, guardai Nina attraversare il campo di forza con un rapido sfrigolio di statica, un promemoria della barriera fisica e metaforica che ci separava dai pazienti infetti.

Mentre mi dirigevo verso la stanza del dottor Kaz, cercavo di calmare i miei nervi, anche se tutta l'atmosfera era spettrale e non aiutava per niente. Respirai profondamente quando arrivai davanti alla porta del dottor Kaz e suonai, sperando potesse essere di aiuto.


I'm a perfectionist, so my bossiness definitely comes out.

Saff Zaldan

Quando Paris disse che quel posto metteva i brividi, aveva ragione e non avevo intenzione di rimanere su quel pianeta più del necessario. Quando Paris mi chiese se c'erano buone notizie annuii leggermente.
«Sì, sembra che abbiamo trovato qualcosa con una sequenza genetica simile a quella del patogeno che stiamo cercando.» risposi pacatamente.

Mentre ero concentrata sul mio lavoro, non mi accorsi che mi ero allontanata più del dovuto dal gruppo, troppo immersa nel compito di raccogliere campioni utili... fino a che il primo ufficiale non mi intimò di non allontanarmi troppo e uno degli ufficiali richiamò la mia attenzione su un oggetto insolito. Mi avvicinai, incuriosita, vedendo il primo ufficiale accucciato. Mi avvicinai con cautela e notando una strana capsula. Durante la nostra prima esplorazione del pianeta, non avevamo trovato tracce di civilizzazione, e la forma di quell'oggetto era decisamente curiosa.

«Ha qualche idea di cosa può essere?» chiesi al primo ufficiale, puntando anche il mio tricorder ed esaminando la capsula con il mio tricorder, rilevando tracce di materiale biologico, ma non sembravano rilevanti sul momento.



Affare fatto, mi intriga questa cosa Big Grin
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#40

Nina

MOE Mark IX

Nina mosse un cenno di assenso in direzione dell'infermiera e prese nota dell'ora in cui aveva lasciato l'infermeria, pronta a verificare che fosse effettivamente giunta a destinazione nel caso in cui non avesse ricevuto sue notizie in un tempo ragionevole. Contemporaneamente studiò le letture sul suo tricorder medico... e poi le studiò di nuovo per essere certa che fossero corrette: quella che aveva sotto gli occhi era una novità decisamente interessante. Stando alle letture, la carica virale della paziente si era notevolmente ridotta. Nina a Chakotay chiamò, senza ottenere risposta. Attese qualche istante, poi provò di nuovo. Nina a plancia... tentò allora senza successo. Nina a Riker provò ancora, allontanando lo sguardo dalle letture del tricorder per qualche istante. L'ologramma posò il tricorder e attraversò nuovamente il campo di forza per raggiungere l'ingresso dell'infermeria. Al suo passaggio il sensore si attivò aprendo le porte.

Ehi! C'è nessuno?! chiamò verso il corridoio, sapendo che tentare di uscire dalla stanza sarebbe stato inutile: quella porta costituiva per lei un limite invalicabile quanto per Polina quel campo di forza che la separava dai pazienti. La sua voce, tuttavia, aveva allertato uno degli ufficiali della sicurezza che si trovava di guardia in quella sezione che succede? chiese l'umano, accorrendo verso l'infermeria. Non riesco a contattare nessuno. Ho delle novità da riferire al capitano. spiegò Nina, raccogliendo le mani dietro alla schiena. L'ufficiale fece trillare il proprio comunicatore, ma non gli ci volle molto per realizzare che Nina aveva ragione sono cadute le comunicazioni concluse dopo qualche tentativo. Vado a vedere cos'è successo, rimanga qui. ordinò, lasciando l'ologramma incerto riguardo a dove quell'uomo pensasse che poteva andare.

Nel frattempo, nel suo alloggio, il dottor Kaz aveva vissuto momenti migliori. La stanza attorno a lui appariva deformata e, per un istante, gli parve di sentire un suono. Si trattava di qualcosa di familiare, che aveva sentito diverse altre volte. Gli ci volle qualche secondo per realizzare che non era un rumore qualunque, ma che aveva un significato. Per qualche ragione gli ricordava una porta... porta... c'era qualcuno alla porta! Chi è? chiese sospettoso, abbassandosi dietro alla poltrona sulla quale era seduto, quasi temesse che chiunque fosse avrebbe fatto irruzione da un momento all'altro.

Thomas Eugene Paris

Umano


Tom alzò un istante lo sguardo in direzione della dottoressa prima di tornare a studiare l'oggetto di sicuro non è una pianta autoctona... valutò, mentre continuava a ripulire l'oggetto dal fango. Per un istante fu tentato di togliersi i guanti per poter manipolare meglio l'oggetto, ma subito si ricordò che non sarebbe stata una grande idea: un graffio, un piccolo taglio e rischiava di fare la stessa fine di Ried e degli altri.

Tenga questo disse, consegnando il proprio phaser nelle mani di uno degli ufficiali per potersi muovere più agevolmente. Fece scorrere il tricorder lungo l'intera superficie dell'oggetto, finché lo strumento cominciò a trillare: Qui c'è qualcosa... disse individuando un pannello, ma quando tentò di aprirlo, i suoi guanti scivolarono sulla superficie liscia della capsula. Il comandante sbuffò frustrato, ma subito si guardò attorno e da una delle piante vicine staccò un rametto, che utilizzò per forzare l'apertura del pannello. All'interno uno schermo indicava che si trattava di un'interfaccia, probabilmente atta a ricevere istruzioni, ma al momento non era operativa. Qualunque cosa utilizzi come fonte di energia sembra essere esausta. Dobbiamo ricaricarla se vogliamo scoprire qualcosa. Provo a utilizzare la cella di energia del tricorder, ma mi servirà qualche minuto. Nel frattempo, dottoressa, prenda tutto quello che le serve: intendo andarmene da qui il prima possibile. annunciò.

Mettiti comoda, comunque: finché sulla Voy non ripristinano le comunicazioni siamo bloccati a terra. Sentiti libera di far comparire creature a random.
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