TSE Pausa pranzo in mensa
#11

Dio forse esiste, Clary, o forse no, ma non credo che abbia importanza. In ogni caso ce la dobbiamo cavare da soli.

Polina Troi-Riker Mezza betazoide

Mentre ascoltavo Lorelei, riflettevo su quanto fosse complicato il tessuto delle relazioni interstellari. «Forse non dimenticano mai veramente, ma imparano a convivere con la memoria e con la presenza dell'altro, trasformando quel ricordo in qualcosa di meno doloroso, più gestibile.»

Guardai il mio piatto, quasi come se potesse offrirmi le parole giuste per esprimere il turbamento interiore che quelle conversazioni suscitavano. «Abbattere le barriere della paura attraverso la comprensione e la vicinanza quotidiana. Forse è questo che trasforma i nemici in vicini, se non in amici

Le parole di Lorelei sui Maquis mi toccarono profondamente, facendomi riflettere su come la storia fosse spesso una miscela di grigi anziché di bianchi e neri netti. «I Maquis... il loro era un grido di resistenza contro un'iniquità percepita, una lotta per la sopravvivenza» continuai, cercando di trovare un filo di empatia per quelle scelte così difficili, considerando la storia dei miei genitori.

«E come hai detto, ogni fazione ha i suoi torti e le sue ragioni. È un promemoria di quanto sia complicato il contesto di ogni conflitto, di come ogni decisione porti con sé peso e conseguenze, per tutti.» ammisi piano.

Il pensiero dell'occupazione di Betazed mi fece rabbrividire. «E tu hai visto la sofferenza da vicino, hai sentito il peso della guerra sul tuo popolo. Questa prospettiva... ti rende unica nel comprendere il dolore e la complessità di tali situazioni.» dissi pensosa, per poi arrossire.

«Scusa se mi ero permessa di leggere nel pensiero, solitamente non lo faccio mai ma credo di essere soprappensiero» aggiunsi, un po' imbarazzata.

Infine, riflettendo sulla sua ultima osservazione, annuii pensierosamente. «Lavorare per un futuro in cui possiamo guardare indietro non solo alle nostre lotte, ma anche a come le abbiamo superate... sarebbe davvero bello. È una visione del futuro che merita di essere perseguita, un obiettivo che ci ricorda che, nonostante tutto, c'è sempre spazio per la speranza e per il cambiamento.»

La conversazione con Lorelei aveva aperto un varco di riflessione e comprensione nel mio cuore, un varco che, speravo, potesse crescere nel tempo, alimentando non solo il nostro rapporto, ma anche la nostra capacità di affrontare insieme le sfide che ci attendevano.
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#12

Dietro tutte le cose che crediamo di conoscere bene, se ne nascondono altrettante che non conosciamo per niente.

Lorelei Deanna Sherazi Betazoide

No, nessun problema. Non preoccuparti. Disse, alle scuse di Polina. Non era entusiasta che la collega avesse percepito quei pensieri così personali ma, come betazoide, sapeva bene quanto fosse difficile evitare di percepire. È colpa mia, li stavo involontariamente trasmettendo. Di solito non mi capita ma... ho ancora molto da imparare. Il suo non era un problema di talento. Lorelei sarebbe stata una telepate eccellente, se solo si fosse impegnata. Ciò che la fregava erano anni di disinteresse e poca pratica.

Come antropologa, mi sono concentrata così tanto sulle culture altrui da arrivare involontariamente a disinteressarmi alla mia. Spiegò. Negli ultimi anni ho preso a praticare la meditazione e ad esercitarmi sul controllo, ma non è facile recuperare il tempo perso. Non su una nave spaziale, almeno. Tra le sue mansioni e le emergenze, le era difficile praticare regolarmente. Durante la quarantena di tempo ne aveva avuto a bizzeffe, ma l'aveva diviso tra lettura di saggi e momenti di disperazione: difficile concentrarsi con un'epidemia mortale a bordo.

Se non è indiscreto chiederlo, Proseguì. tu hai una routine di allenamento telepatico? Durante le ferie mi è facile mantenerne una, ma qui sulla Voyager c'è sempre qualcosa da fare... soprattutto ora che ci siamo di nuovo dispersi.
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#13

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Polina Troi-Riker Mezza betazoide

Mi sorpresi a sentire Lorelei parlare così apertamente delle sue sfide con la telepatia, ma la sua sincerità mi spinse a riflettere sulle difficoltà che entrambi affrontavamo nel gestire le nostre abilità in un ambiente così complesso come quello della Voyager.

«Capisco perfettamente, anche io ho i miei momenti in cui mi sento sopraffatta dalle emozioni altrui, specialmente in situazioni di crisi come quella che abbiamo appena vissuto. Non è semplice mantenere il controllo quando tutto intorno a te è caos» risposi, con un mezzo sospiro.

Pensai a come, nel corso degli anni, avevo dovuto imparare a gestire la mia empatia betazoide, un dono che a volte sentivo più come un fardello. «Non è indiscreto affatto. Ho sviluppato una sorta di routine di allenamento telepatico, grazie all'aiuto di mamma Deanna, anche se è più un insieme di piccole pratiche quotidiane che un vero e proprio regime. Cerco di meditare ogni giorno, anche solo per pochi minuti al mattino. Mi aiuta a centrarmi e a prepararmi mentalmente per le sfide della giornata; ma non è sempre facile, soprattutto qui sulla Voyager. Ci sono giorni in cui le emergenze ci prendono completamente e trovare anche solo un momento per respirare sembra impossibile. Durante le missioni particolarmente intense, mi affido a tecniche di respirazione e visualizzazione per evitare di essere sopraffatta dalle emozioni altrui» risposi con un sorriso comprensivo. Sapevo che essendo mezza betazoide avevo dei limiti, ma forse.. potevo esserle d'aiuto così decisi di propormi per darle un aiuto, forse condividere la mia routine poteva essere un modo per aiutarla, per non farla sentire sola in questa sua sfida personale sulla Voyager. Tanta gente in ristretto spazio vitale.

«Se ti interessa, possiamo cercare di trovare un momento per praticare insieme. A volte avere un partner può fare la differenza, specialmente quando si cerca di recuperare tempo perduto, ma non so se ti serve una pratica come la mia»proposi con un sorriso incoraggiante.
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#14

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Lorelei Sherazi Betazoide

Alle volte si chiedeva se il problema non fosse il tempo perduto, ma lei. Lorelei amava la telepatia ma il suo interesse era per di più culturale: poteva passare ore a leggere saggi su come la telepatia influenzava lo sviluppo di una società, e dimenticarsi di compiere gli esercizi telepatici giornalieri. La proposta di Polina cadeva a fagiolo perché avere qualcuno con cui praticare forse avrebbe potuto aiutarla a rimanere concentrata sui suoi obiettivi. Se per te non è un problema, sarei felice di praticare assieme a te. Disse quindi. Tra l'altro è interessante l'idea di svolgere un insieme di piccole pratiche quotidiane al posto di un vero e proprio regime. In effetti, quello che faccio io non è molto adatto alla frenesia di una nave spaziale. Se non si contavano gli esercizi empatici che svolgeva con l'ausilio dell’Arte Hisia, Lorelei stava ancora seguendo il regime che aveva imparato su Betazed. Non è che non le fosse passato per la mente di sperimentare, semplicemente non ne aveva avuto il tempo. Il tempo e la costanza.

Fu solo quando lo sguardo le cadde sul piatto che Lorelei si rese conto di aver smesso di mangiare. Infilzò con la forchetta un raviolo e se lo portò alle labbra. Mentre chiacchieravano, i pierogi avevano cominciato a raffreddarsi ma erano ancora tiepidi. Bevve un sorso del suo punch, per poi proseguire: Hai mai provato la meditazione vulcaniana? La domanda poteva sembrare sconnessa dall'argomento della conversazione ma, agli occhi di un'antropologa, non lo era affatto. Io non ne ho avuto ancora l'occasione ma mi incuriosisce. Non mi dispiacerebbe sperimentare almeno una volta le tecniche telepatiche di altre culture. Chissà cosa potrebbero insegnarci.
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Polina Troi-Riker Mezza betazoide

Le parole di Lorelei risvegliarono in me ricordi del mio passato che mi strapparono un leggero sorriso. «Sarei davvero felice di praticare insieme a te,» risposi con un sorriso. «Le piccole pratiche quotidiane possano essere più adatte alla vita su una nave stellare. La flessibilità è fondamentale qui, e potrebbe aiutarci entrambe a mantenere costanza senza sentirsi sopraffatte.»

Poi, riflettendo sulla sua ultima domanda, guardai il piatto davanti a me, pensierosa. «La meditazione vulcaniana? Sì, in un certo senso.» Un sorriso lieve sfiorò le mie labbra mentre pensavo a Haru Chekov, che per un periodo mi aveva fatto da babysitter durante la mia infanzia e i miei contatti con Sorek, suo cugino. «Haru, il mio babysitter, è di discendenza vulcaniana e mi aveva introdotto a molti dei loro metodi. Purtroppo, ero troppo giovane all'epoca per prendere sul serio i suoi insegnamenti.» La nostalgia di quei giorni mi invase, ricordando la sua pazienza e il modo in cui cercava di insegnarmi la disciplina e il controllo delle emozioni, due pilastri della cultura vulcaniana.

«Ora che ci penso, sarebbe interessante riscoprire quelle tecniche da un punto di vista più maturo.» Continuai, ispirata dall'idea di Lorelei di esplorare le tecniche telepatiche di altre culture. «I Vulcaniani hanno un modo di affrontare la telepatia che è profondamente radicato nella loro filosofia di vita, nel controllo delle emozioni e nella logica. Immagino che ci sia molto da imparare dal loro approccio, specialmente per coloro di noi che vivono in contesti così emotivamente variabili come una nave stellare.»

In quel momento, sentii una connessione più profonda con Lorelei, non solo come colleghi ma come persone che condividevano un desiderio comune di crescita personale e comprensione interculturale. «Potrebbe essere un'esplorazione affascinante, unire le nostre esperienze e le nostre conoscenze per vedere cosa possiamo imparare l'una dall'altra e dalle culture che abbiamo studiato. Che ne dici, iniziamo con qualche esercizio base e vediamo dove ci porta?»

Il pensiero di imparare e crescere insieme in questo viaggio attraverso le stelle sembrava non solo una possibilità, ma una promessa di scoperte più profonde, non solo su altre culture, ma anche su noi stesse ed ero davvero emozionata.
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#16

Dietro tutte le cose che crediamo di conoscere bene, se ne nascondono altrettante che non conosciamo per niente.

Lorelei Sherazi Betazoide

Ora che aveva ripreso a mangiare, non le ci volle molto per finire i pierogi. La porzione che aveva preso era piccola, poco più di un assaggio. Per quanto amasse i cibi esotici, non c'era nulla di meglio della cucina di casa. Così, quando portò alle labbra la prima forchettata della sua insalata di oscoid, tutto il dispiacere per aver finito i pierogi scomparve. Sì, la cucina betazoide era la migliore. Il gusto del pesce, esaltato dalla leggerezza dell'insalata a foglia blu, portava con sé molti ricordi. Persi nell'immensità dello spazio, aveva un effetto quasi rassicurante. Dimostrava che casa non era poi così distante.

Mi pare un'ottima idea. Rispose, alla proposta di Polina. Organizziamo qualcosa per la nostra prossima pausa in comune? Quando sei libera? Domandò. Svolgendo ruoli così diversi, avrebbe potuto essere complesso trovare un incastro tra i loro momenti liberi. Tra l'altro, se avessero davvero voluto invitare un vulcaniano, sarebbe stato necessario considerare anche i suoi orari.

Sì, sarebbe interessante esplorare quelle tecniche. Confermò, riflessiva. Noi betazoidi siamo un popolo decisamente più emotivo dei vulcaniani, quindi difficilmente potremo applicare le loro tecniche così come sono, ma sarebbe affascinante scoprire come un altro popolo vive la telepatia. La sua era deformazione professionale, lo sapeva, ma le era impossibile evitare di guardare la telepatia con lo sguardo da antropologa. Se le cose stavano così, perché non sfruttare la cosa? Guardare all'altro era un modo per comprendere meglio sé stessi: se voleva affinare la sua telepatia, esplorare quella vulcaniana non era un'idea da scartare. ...ma chi tra i nostri colleghi vulcaniani potrebbe essere interessato?

In realtà la ricerca di un compagno di meditazione vulcaniano non era così urgente: potevano iniziare loro due e, più avanti, vedere se invitare qualcun altro. Forse era anche la strategia più adatta, considerando il suo talento nel farsi distrarre da qualsiasi cosa riguardasse l'antropologia. La priorità era l'allenamento telepatico, non lo studio antropologico delle tecniche telepatiche vulcaniane.

Mm... Haru... mi pare di aver già sentito quel nome. Si ritrovò a dire quasi inconsapevolmente, mentre la sua mente collegava la ricerca di un compagno di meditazione con quanto detto da Polina sul suo babysitter. Haru non era un nome particolarmente raro ma, se si parlava di individui di discendenza vulcaniana, il campo si restringeva. Qualche legame con T'Dal, per caso?
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#17

Dio forse esiste, Clary, o forse no, ma non credo che abbia importanza. In ogni caso ce la dobbiamo cavare da soli.

Polina Troi-Riker Mezza betazoide

Quando Lorelei menzionò l'organizzazione di una sessione comune di meditazione, annuii entusiasticamente. «Sì, organizziamo qualcosa per la nostra prossima pausa. Verificherò i miei turni e ti farò sapere quando sono libera.» dissi, immaginando già come potesse essere utile e rinfrescante condividere quel tempo insieme.

L'idea di esplorare le tecniche vulcaniane mi affascinava particolarmente. «Anche io sono curiosa di vedere come possiamo adattare le loro tecniche alla nostra natura emotiva. È sempre stimolante vedere come altre culture affrontano aspetti della vita che noi viviamo in modo diverso» aggiunsi, riflettendo su come ogni nuovo apprendimento potesse arricchire la mia comprensione della telepatia.

L'idea di poter iniziare la nostra pratica insieme e poi eventualmente espandere il gruppo mi sembrava il giusto equilibrio tra il desiderio di approfondire e la necessità di non perdere il focus principale: «Iniziamo noi due, poi vediamo come va. Può essere un'ottima opportunità per consolidare le nostre abilità prima di aggiungere altre persone al gruppo» proposi, pensando a come questo potesse anche aiutare Lorelei a rimanere concentrata senza distrarsi troppo.

Riflettendo sulla domanda di Lorelei, trovai sorprendente come le nostre vite potessero intrecciarsi in modi così inaspettati, anche a migliaia di anni luce da casa. «Sì, esattamente, Haru è il bisnipote di T'Dal» risposi, sorridendo per la domanda e la coincidenza. «Ho trascorso molto tempo con T'Dal e suo marito, Pavel. Mi sono affezionata a loro quasi come se fossero miei parenti, per me Haru è come un fratello maggiore, anche se ho sempre cercato di mantenere un certo distacco con T'Dal e Pavel, per non essere troppo invadente; anche se sono sempre stati molto accoglienti nelle occasioni in cui li ho visitati.» La nostalgia colorava le mie parole mentre ripensavo ai momenti passati su Vulcano, accolta nella loro casa.

Poi, con un tono leggermente più riflessivo, aggiunsi: «Haru ha anche un cugino, Sorek. Non sono sicura se tu li abbia mai incontrati.»

Poi, una curiosità mi sfiorò la mente, un dettaglio che avrebbe potuto interessare anche Lorelei, data la sua attenzione alle peculiarità culturali. «A proposito di Sorek, lui ha l'abitudine piuttosto insolita di tingere i capelli di verde ogni tanto. È strano, considerando che i Vulcaniani normalmente non sono vanitosi. Sembra quasi un'espressione personale che sfida le norme culturali, non trovi? Si era ossessionato con l'idea di imparare ad usare tre katane a tempo, chissà se ci è riuscito.»

Le mie parole erano cariche di un misto di affetto e curiosità per quelle personalità così marcate e diverse tra loro, come quella di Haru e Sorek, ma entrambe della stessa famiglia.

Questo pensiero aggiunse un altro livello di entusiasmo alla nostra conversazione. Non solo stavamo pianificando di approfondire le nostre pratiche telepatiche, ma stavo anche considerando di esplorare come le differenze individuali all'interno di una stessa cultura potessero arricchire la nostra comprensione e la nostra esperienza. Mi rendevo conto che ogni nuovo approccio poteva arricchire non solo le mie capacità telepatiche, ma anche la mia comprensione di come diverse culture gestiscono e interpretano abilità simili.
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#18

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Lorelei Sherazi Betazoide

Ottimo. Iniziamo noi due e poi vediamo. Son sicura che, quando sarà il momento, troveremo l'occasione per invitare qualcun altro. Confermò, ottimista. Verificherò anch'io i miei prossimi turni e ti farò sapere. L'idea di fare sessioni di meditazione condivisa la entusiasmava. Non solo perché l'avrebbe spronata a praticare regolarmente, ma soprattutto perché sarebbe stata un'occasione per conoscere meglio la collega. Polina e lei avevano molte cose in comune, ma mansioni e turni di lavoro differenti avevano reso difficile una vera e propria interazione. In una situazione di emergenza come quella in cui si trovavano poteva essere difficile organizzare qualcosa insieme, in quanto era facile che ci fossero cambiamenti nei loro orari di lavoro, ma in qualche modo avrebbero trovato una quadra. Non era necessario guardare troppo in là, per il momento era più che sufficiente organizzare la loro prima sessione. Al resto ci avrebbero pensato un passo alla volta.

Non ne son sicura. Ammise, quando Polina parlò di Haru e Sorek. Insomma, ci saremo di certo incrociati in Accademia Se non ricordava male, i bisnipoti di T'Dal avevano un'età simile alla sua. ma non credo che ci sia stata mai l'occasione di scambiare due chiacchiere. Li ho sentiti nominare, però: mia bisnonna Korinna è una vecchia amica di T'Dal. Se non erro... lavorano entrambi sull'Enterprise? Era quasi certa di quell'informazione, le era rimasta impressa in quanto si trattava della nave ammiraglia. Lorelei amava la Voyager, ma l'Enterprise era un simbolo. Il simbolo della flotta stellare e della Federazione. Era normale che il nominarla lasciasse un'impressione forte.

Tre katane? La notizia la sorprese non poco. Il pasto nuovamente dimenticato, Lorelei chiese delucidazioni: Intendi tutte in una volta? È... non dico semplice, ma anche solo fattibile come cosa? Già un vulcaniano (o comunque una persona in parte vulcaniana) che si tingeva i capelli di verde la incuriosiva, se poi si aggiungeva l'intenzione di usare tre katane in contemporanea... Credo che mi piacerebbe conoscerlo, sembra un tipetto interessante.
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#19

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Polina Troi-Riker Mezza betazoide

Mentre Lorelei parlava, non potevo fare a meno di sentirmi eccitata all'idea di iniziare questa nuova avventura insieme. «Sì, iniziamo noi due e poi valuteremo» confermai con un sorriso. Sentivo che, nonostante la frenesia tipica della vita su una nave stellare, saremmo riuscite a trovare il modo per coordinare le nostre pause. L'idea di avere delle sessioni di meditazione condivisa non solo avrebbe arricchito la mia pratica personale, ma mi avrebbe anche offerto la possibilità di approfondire la mia amicizia con Lorelei, una prospettiva che trovavo particolarmente gratificante.

Ascoltando le sue parole su Haru e Sorek, riflettevo sulla piccola rete di connessioni che, in qualche modo, ci legava tutti in un intricato tessuto di relazioni e memorie condivise. «Interessante che tu abbia questo legame con la famiglia di T'Dal tramite tua bisnonna Korinna. Sì, lavorano entrambi sull'Enterprise, se Haru è un Biologo, Sorek lavora come un Ufficiale della Sicurezza» confermai.

La sorpresa di Lorelei riguardo alle tre katane mi fece sorridere, rivelando una curiosità che era tanto parte di lei quanto lo era la sua dedizione all'antropologia. «Ah, quella è una storia piuttosto incredibile!» risposi, divertita dal suo interesse. «Sì, tutte e tre contemporaneamente. Sorek ha sviluppato una tecnica particolare: tiene una katana in ciascuna mano e una in bocca. Non so se si sia completamente impadronito della tecnica, ma da quello che so, l'ha inventata lui.. Non è comune, neanche tra i Vulcaniani, ma è affascinante vedere come lui incorpori elementi di altre culture nelle sue pratiche marziali. Ha una sorta di fluidità e grazia che sono rare da trovare.» ammisi con un sorriso, pensando per istante ad un collega che forse.. forse.. poteva rivaleggiare, ma riflettendo sull'unicità di Sorek, continuai. «Una volta Sorek mi ha tenuto una lunga filippica sulla logicità di questa tecnica. Non entrava troppo nei dettagli tecnici, ma era una discussione appassionata sul bilanciamento e il controllo del corpo che, secondo lui, si può raggiungere con questa pratica. Se non lo conoscessi, avrei pensato che mi stesse prendendo in giro. Devo dire, è proprio un personaggio! Mi ha sempre colpito come, nonostante la sua propensione a sfidare le convenzioni, rimanga profondamente rispettoso dei principi Vulcaniani di logica e disciplina. È un contrasto affascinante, vero? Mi piacerebbe che tu potessi incontrarlo, se vuoi posso mettermi in contatto con lui
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