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TFB When you light a candle, you also cast a shadow
#1

T’Mihn K'vek

Vulcan

L'arrivo della primavera sembrava quasi aver elettrizzato l'animo dei cadetti dell'Accademia della Flotta Stellare. T’Mihn non riusciva a comprendere pienamente tutta quell'onda emotiva che un po' di bel tempo sembrava suscitare negli umani e nelle altre specie. Insomma, non le dispiaceva che il freddo avesse iniziato a calare, sostituito da temperature più accettabili, ma non sarebbe mai riuscita a stare sotto al sole come facevano in molti. Per lei era molto meglio la penombra della mensa che l'eccessiva illuminazione dell'aperto. Così, al posto di mangiare insieme agli altri in un tavolino all'aperto o addirittura fare un picnic sul prato, la vulcaniana si era rintanata nella sala mensa, occupando uno dei tanti - probabilmente troppi - tavoli liberi. Lì stava decisamente meglio, per quanto avrebbe preferito un posto ancora più buio: d'altronde, la luce proveniente dalle finestre era ancora troppo forte per i suoi occhi. "Mm... forse avrei dovuto mangiare in camera..." Si ritrovò a borbottare, mentre girava il cucchiaio nella sua zuppa Plomeek. Portò un cucchiaio alle labbra, assaporando lentamente la minestra. In qualche modo era quasi illogico mangiare quella calda zuppa in una giornata così bella, ma T’Mihn non era riuscita a resistere alla voglia che l'aveva colta d'un tratto. Non era male, sapeva di casa. Era fatta col replicatore, ovviamente, in quanto il Plomeek era ancora una pianta rara, nonostante venisse coltivata su New Vulcano, ma nell'epoca odierna certi particolari non avevano molta importanza: ormai si poteva replicare qualsiasi cosa, mantenendo la qualità dell'originale.
#2

Marco Furio Rufo

Human

Marco Furio Rufo...un nome altisonante che non rispecchia del tutto la mia persona...chiunque, a sentir pronunciare il mio nome per intero, si aspetta che sia in grado di fare grandi cose. Invece pure oggi, come tutte le mattine che passo in palestra per le lezioni di lotta corpo a corpo, le ho prese e di santa ragione...il mio zigomo sinistro é decisamente più viola del normale e il maestro di Mok'bara mi ha spedito subito in infermeria, ma sono il tipo che preferisce portare le proprie cicatrici come trofei, d'altronde un ufficiale della sicurezza con il viso troppo pulito non incute troppo rispetto.
Così, fatta ora di pranzo, mi reco direttamente in mensa dopo essermi cambiato l'uniforme.
Il fatto di non avere amici della mia età nella federazione, e di avere un alloggio singolo, non mi ha permesso di fraternizare molto con altri cadetti, e a lungo andare la cosa può essere logorante. Così mentre sono in coda al replicatore mi guardo in giro per la sala cercando un possibile obiettivo da agganciare: un gruppo di cadetti umani sulla mia sinistra...fanno un gran chiasso e sembrano tutti in gran confidenza fra di loro, un cadetto vulcaniano in fondo alla sala che pranza da sola...2 cadetti boliani che discutono animatamente davanti a dei piatti probabilmente freddi, chissà da quanto va avanti la discussione...per quanto ne so quella che hanno davanti potrebbe essere la colazione...un altro gruppo di cadetti, stavolta misti, che oltre a mangiare leggono dei dpad...probabilmente tutti dello stesso corso che hanno un esame nel pomeriggio...quindi facendo 2 calcoli l'obiettivo più abbordabile é il cadetto vulcaniano. Ordino un ractajino al replicatore e mi avvio verso il cadetto vulcaniano sfoderando il mio miglior sorriso:"buongiorno, posso farti compagnia?"
#3

T’Mihn K'vek

Vulcan

In effetti cominciava a pentirsi di non essersi rifugiata nel dormitorio. Avrebbe potuto replicarsi qualcosa da mangiare anche nel suo alloggio, avrebbe potuto chiudere le finestre e impostare l'illuminazione artificiale al minimo. Magari si sarebbe anche salvata dal baccano fatto dai due cadetti boliani che discutevano a qualche tavolo di distanza... sempre che la sua vicina di stanza non si fosse trovata nel dormitorio. Negli ultimi tempi, T’Mihn stava cominciando a pensare che hackerare il terminale del computer di quella ragazza per bloccarle il volume della musica al minimo avrebbe potuto essere un'ottima azione per salvaguardare la propria salute mentale. Sarebbe stata un'azione logica? Forse sì, forse no. Sicuramente non sarebbe stata un'azione più illogica di hackerare il server della V'Shar. Se aveva già fatto quello, allora perché preoccuparsi dell'illogicità di hackerare il terminale di un altro cadetto?

Stava assaporando l'ennesimo cucchiaio di zuppa, immersa nei propri pensieri, quando una voce maschile la fece tornare alla realtà. Alzò lo sguardo dal piatto, quel che bastava per vedere un cadetto umano. Sorrideva ed era piuttosto educato, quindi sarebbe stato piuttosto scortese da parte propria fargli notare che c'erano molti altri posti liberi. Poi, perché no? Un po' di compagnia poteva farle bene. Lei non aveva molti amici lì in Accademia, in effetti era finita per isolarsi a causa del suo carattere abbastanza timido, quindi conoscere qualcuno di nuovo poteva farle solo bene.

"Certo, siediti pure. È libero." Disse dunque. "Io sono T’Mihn, ma se preferisci puoi chiamarmi Min."
#4

Marco Furio Rufo

Human

"Piacere mio, mi chiamo Marco Furio Rufo, ma chiamami solo Marco, ho un nome talmente
lungo che rischio di diventare noioso già solo alla presentazione" mi siedo accanto a lei dando le spalle al tavolo e la faccia ala sala, in modo da darle il profilo destro e non farle vedere i lividi. Un cadetto che pranza da solo o é nuovo o non vuole compagnia, quindi cerco di essere il meno invadente possibile. Sorseggio il mio raktajino mentre osservo il gruppo di cadetti alla mia sinistra piuttosto rumorosi."non é un ambiente molto confortevole dove pranzare in pace e serenità vero?" Le parlo senza spostare lo sguardo dalla sala.
#5

T’Mihn K'vek

Vulcan

Marco Furio Rufo... quel nome le ricordava qualcosa. Sì, il corso di storia terrestre... non c'era un Rufo da qualche parte? Storia romana? Possibile, non che avesse molta importanza. Chissà quanti K'vek c'erano nell'antica storia vulcaniana! E, in ogni caso, lei non era molto esperta in storia terrestre. I suoi vaghi ricordi avrebbero potuto portarla fuori strada.

"È un piacere conoscerti, Marco." Sì limitò quindi a dire, mentre il ragazzo sorseggiava qualcosa che sembrava essere un caffè. Un caffè klingon? Non aveva mai assaggiato un rakta-qualcosa, ma aveva visto diversi 'colleghi' di corso berli con gusto. Chissà se aveva un gusto abbastanza forte per il palato vulcaniano. Prima o poi avrebbe dovuto assaggiarlo, ma non ora: in quel momento era già soddisfatta di mangiare la sua zuppa Plomeek.

"Sì, in effetti è abbastanza illogico discutere in quel modo in un luogo simile. Non solo si rischia di rovinare il pasto altrui, ma anche si viene sentiti da tutti i presenti." Rispose, con una leggera scrollata di spalle che voleva quasi dire 'che ci possiamo fare, è gente emotiva'. Non che i vulcaniani fossero meno emotivi delle altre specie... anzi, probabilmente sarebbero stati molto più emotivi degli stessi umani se non fosse stato per la filosofia logica di Surak. Bastava vedere il comportamento dei romulani per averne la prova inconfutabile. Questo però non giustificava coloro che non tenevano a freno le loro emozioni. Come avevano imparato a farlo i vulcaniani, avrebbero potuto farlo anche quei boliani. "L'importante è che la discussione non sfoci in una rissa."
#6

Marco Furio Rufo

Human

"sedare le risse sul nascere dovrebbe essere una delle mie mansioni...ma dimmi,trovi più illogica una rissa  o discutere animatamente in sala mensa?" La domanda era stata posta  in sottovoce, sempre senza distogliere lo sguardo dalla sala. Questo era uno di quei momenti in cui metteva in pratica le abilità di osservazione e deduzione che aveva coltivato nel tempo..."analizziamo la scena" disse fra se e se "entrando in sala mensa ho notato che i piatti dei due boliani non emettono vapore, quindi sono freddi, e quel particolare piatto freddo é immangiabile, quindi deduco che sono al tavolo a discutere da parecchio tempo, se doveva succedere qualcosa sarebbe già successa", sposto lo sguardo sul gruppo di cadetti alla mia destra che discute animatamente "in questo caso abbiamo 5 cadetti uomini e 2 donne, dal grado di confidenza e cameratismo direi che stanno facendo a gara a chi ha più testosterone da offrire alle due cadette, mai si sognerebbero  di fare qualcosa che li metta in cattiva luce, grado di pericolo molto basso" mi giro indicando il gruppo di cadetti concentrati sui d-pad:"li la storia é diversa, osservali,  nessuno mangia, nessuno parla, sono tesi e nervosi, livello di stress molto alto...se fossi un ufficiale della sicurezza sarebbe quello il gruppo da tenere d'occhio". Per la prima volta mi giro verso il cadetto T'mihn e con un mezzo sorriso le chiedo "che dici? Ti sembra abbastanza logica la mia valutazione della scena?"  
#7

T’Mihn K'vek

Vulcan

Le parole di Marco erano decisamente interessanti. Cos'era più illogica? Una rissa o discutere nella mensa dell'Accademia, di fronte a diversi testimoni? T'Mihn si prese un'attimo di tempo per riflettere sulla cosa. "Ritengo che sarebbe più illogica una rissa." Disse infine, in poco più di un sussurro. "Ma per dirlo con chiarezza bisognerebbe capire quali motivi l'hanno fatta scatenare. Di certo, l'ideale sarebbe prima cercare di risolvere la cosa a parole... magari in modo meno emotivo di come stanno facendo i nostri compagni."

Ascoltò attenta le successive parole dell'umano. La sua abilità deduttiva era decisamente buona. Lei non aveva fatto caso al piatto freddo dei boliani, pietanza di cui, per di più, non conosceva le caratteristiche; né al fatto che le idiozie dell'altro gruppo di cadetti erano dovute al fatto che volessero fare colpo sulle due ragazze. Per quanto riguardava il terzo gruppo, lei si sarebbe limitata a considerarli prossimi ad un esame. Non avrebbe mai considerato la possibilità di una minaccia. Era Marco che prendeva eccessive precauzioni o quello era il modo corretto in cui un addetto alla sicurezza avrebbe dovuto guardare il mondo? T'Mihn non ne aveva idea, anche perché come aspirante ufficiale scientifico la cosa non la riguardava personalmente.

"Ritengo che sia abbastanza logica, ma c'è da considerare che io non ho conoscenze specifiche nel campo della sicurezza, di conseguenza non posso dirlo con certezza. Sicuramente presti parecchia attenzione ai dettagli, e di sicuro questo è un bene." Commentò e, dette da lei, quelle parole erano di certo un elogio. Nonostante quello, però, T'Mihn non poteva fare a meno di considerare che, tra i presenti in quella mensa, probabilmente era proprio lei quella più pericolosa, in quanto se avesse voluto avrebbe potuto hackerare i serve dell'accademia. Non che avesse reali motivi per farlo.
#8

Marco Furio Rufo

Human

Esattattamente la risposta che si aspettava"sinceramente penso che prevenire situazioni potenzialmente pericolose debba essere una dote di ogni buon ufficiale, indipendentemente dalla sezione di competenza...per questo cerco di non abbassare mai la guardia".in un unico sorso finisce la sua bibita e si alza dalla sedia, toccandosi lo zigomo livido si allontana verso l'uscita "é stato un piacere conoscerti cadetto t'mihn, grazie per la compagnia"
si incammina verso l'uscita della sala mensa lentamente, nella sua testa ripensa alla conversazione, se tutto va come pianificato vedro i risultati prima di varcare la soglia...
#9

T’Mihn K'vek

Vulcan

"Questo è vero." Si ritrovò ad ammettere la vulcaniana, alle parole di Marco. Quello che aveva detto l'umano era più che corretto: come aspiranti membri della Flotta Stellare, i cadetti avrebbero dovuto essere pronti ad ogni situazione... avrebbero dovuto essere pronti ad affrontare anche situazioni inimmaginabili. Un concetto forse poco logico, in quanto era ben difficile prepararsi per qualcosa totalmente estraneo alla propria educazione e magari ai concetti stessi della fisica, ma si trattava della pura verità: una volta imbarcati su di un'astronave non si sapeva cosa si sarebbero ritrovati ad affrontare.

Portò l'ennesima cucchiaiata di zucca alle labbra, assaporandola con gusto. Nel piatto le era rimasto ben poco, ma era decisa a mangiare tutta la zuppa Plomeek, senza affrettarsi. Così, quando Marco si alzò e si diresse verso l'uscita della sala mensa, la vulcaniana si limitò a girarsi nella sua direzione, facendogli un gesto di saluto con la mano. Non capiva perché il ragazzo avesse deciso di andarsene in quel modo (voleva che lo seguisse? o aveva altri impegni?) ma aveva da tempo rinunciato a comprendere gli illogici esemplari della specie umana.

Stava per ritornare a girarsi verso la sua zuppa, quando successe qualcosa di anomalo. Marco era a pochi passi dall'uscita, quando la porta davanti a lui si chiuse automaticamente. "Che succede...!?" Sussurrò T'Mihn tra sé e sé, perplessa. Si alzò dalla sedia, dirigendosi verso il ragazzo e la soglia ormai chiusa. "Tutto a posto?" Si ritrovò a domandare. "Che sia un bug del sistema?"
#10

Situazione attuale:
  1. La porta di ingresso/uscita della sala mensa è sigillata. Essendo realizzata con lo stesso materiale e con le stesse forme di quelle utilizzate sulle astronavi, non può essere buttata giù o forzata facilmente. Non esistono uscite secondarie;
  2. La mensa è dotata di grandi finestre, ma non sono realizzate con l'arretrato vetro. Sono in alluminio trasparente, lo stesso materiale utilizzato sulle astronavi, che ha la stessa trasparenza del vetro e la stessa densità dell'alluminio di alta qualità;
  3. È presente un terminale del computer poco a destra della porta.
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