11-01-2025, 05:19 PM
Korinna Suder
Betazoid
Mh. Mi sfiderai a duello quando avremo portato a termine questa missione ribatté Korinna, implicando tacitamente che ne sarebbero uscite entrambe vive e avrebbero potuto continuare a preoccuparsi di problemi frivoli come l'avversione per il teletrasporto in un secondo momento. C'era tensione nell'aria e non era solo Seeth ad essere pronta a scattare: Korinna poteva percepire chiaramente che, dietro ai modi sbrigativi, ma tutto sommato cordiali del sovrintendente, c'era dell'altro. Non era lì di propria spontanea volontà e nonostante il titolo di sovrintendente non era realmente lui a detenere il potere. Oppure, semplicemente, l'instabile equilibrio di potere che si era andato a creare con la ribellione, gli dava l'impressione di doversi guardare le spalle dai propri collaboratori… con tutto il nervosismo che aleggiava lì attorno non era semplice nemmeno per Korinna focalizzarsi su un singolo pensiero, l'idea di riuscire a selezionarne uno rilevante sarebbe stata più un colpo di fortuna che questione di abilità in quel frangente.
Korinna Suder si presentò quando la collega le lasciò spazio facente funzione di ufficiale diplomatico sulla IKS Kal'Ruq precisò, suscitando una nota di curiosità nel loro interlocutore. Non sembri Klingon valutò Ishnar. Certo, non era sempre semplice distinguere chi fosse Klingon e chi no, ma a parte l'abbigliamento la donna che aveva di fronte sembrava un po' troppo gracile per poter essere un guerriero. Sono betazoide, il mio pianeta natale fa parte della Federazione Unita dei Pianeti. chiarì la donna, forse in un eccesso di sincerità. Quell'informazione poteva cambiare rapidamente la situazione in peggio se Ishnar fosse stato al corrente delle abilità tipiche della sua gente e avesse deciso che era lì per carpire loro qualche informazione in grado di sopprimere la loro rivolta… ma allo stesso tempo se quell'informazione fosse emersa a trattative iniziate, in seguito magari a qualche ricerca sul suo conto, il fatto di non averla rivelata immediatamente avrebbe sicuramente alimentato inutili sospetti.
Ishnar, tuttavia, prese quell'informazione meglio di quanto Korinna si sarebbe aspettata. C'era curiosità, ma non avversione, segno che non era stata la sua specie ad attirare l'attenzione dell'uomo mentre proseguivano all'interno dell'edificio. Si trattava di un vecchio deposito, riadattato probabilmente da anni come sede della comunità locale. Vennero fatte attendere qualche istante in un atrio, poi si dischiuse la porta che conduceva ad una stanza spoglia, dove attorno a un rustico tavolo in metallo, erano seduti tre uomini e due donne di età compresa tra i venti e i sessant'anni che fissavano entrambe con sguardo serio. Ishnar prese posto al tavolo e vennero portate delle sedie perché anche le nuove arrivate potessero accomodarsi.
Da quando i Klingon riconoscono gli Zeellai? si informò senza troppi mezzi termini una donna sulla cinquantina, rispondendo alle parole di Seeth Ci chiamate Jeghpu'wi… non abbiamo mai visti riconosciuti i diritti sulle terre in cui siamo nati. Perché dovremmo credere che le cose in futuro cambieranno? Siamo riusciti a farci notare… ma io credo stiate solo cercando di prendere tempo per cercare di schiacciarci, come fate sempre. Non abbiamo paura! brontolò con una sicurezza che colpì Korinna: come potevano, da soli, immaginare di tenere testa all'intero impero? Eppure, in quella donna, sembrava esserci la ferma convinzione di poter costituire una seria minaccia. C'era sicuramente sotto qualcosa. Avrebbe preferito poter discutere con Seeth di quella sensazione, ma decise di rimanere in silenzio, lasciando che fosse la collega a gestire la situazione nella speranza di riuscire a cogliere maggiori spunti nel frattempo.
Korinna Suder si presentò quando la collega le lasciò spazio facente funzione di ufficiale diplomatico sulla IKS Kal'Ruq precisò, suscitando una nota di curiosità nel loro interlocutore. Non sembri Klingon valutò Ishnar. Certo, non era sempre semplice distinguere chi fosse Klingon e chi no, ma a parte l'abbigliamento la donna che aveva di fronte sembrava un po' troppo gracile per poter essere un guerriero. Sono betazoide, il mio pianeta natale fa parte della Federazione Unita dei Pianeti. chiarì la donna, forse in un eccesso di sincerità. Quell'informazione poteva cambiare rapidamente la situazione in peggio se Ishnar fosse stato al corrente delle abilità tipiche della sua gente e avesse deciso che era lì per carpire loro qualche informazione in grado di sopprimere la loro rivolta… ma allo stesso tempo se quell'informazione fosse emersa a trattative iniziate, in seguito magari a qualche ricerca sul suo conto, il fatto di non averla rivelata immediatamente avrebbe sicuramente alimentato inutili sospetti.
Ishnar, tuttavia, prese quell'informazione meglio di quanto Korinna si sarebbe aspettata. C'era curiosità, ma non avversione, segno che non era stata la sua specie ad attirare l'attenzione dell'uomo mentre proseguivano all'interno dell'edificio. Si trattava di un vecchio deposito, riadattato probabilmente da anni come sede della comunità locale. Vennero fatte attendere qualche istante in un atrio, poi si dischiuse la porta che conduceva ad una stanza spoglia, dove attorno a un rustico tavolo in metallo, erano seduti tre uomini e due donne di età compresa tra i venti e i sessant'anni che fissavano entrambe con sguardo serio. Ishnar prese posto al tavolo e vennero portate delle sedie perché anche le nuove arrivate potessero accomodarsi.
Da quando i Klingon riconoscono gli Zeellai? si informò senza troppi mezzi termini una donna sulla cinquantina, rispondendo alle parole di Seeth Ci chiamate Jeghpu'wi… non abbiamo mai visti riconosciuti i diritti sulle terre in cui siamo nati. Perché dovremmo credere che le cose in futuro cambieranno? Siamo riusciti a farci notare… ma io credo stiate solo cercando di prendere tempo per cercare di schiacciarci, come fate sempre. Non abbiamo paura! brontolò con una sicurezza che colpì Korinna: come potevano, da soli, immaginare di tenere testa all'intero impero? Eppure, in quella donna, sembrava esserci la ferma convinzione di poter costituire una seria minaccia. C'era sicuramente sotto qualcosa. Avrebbe preferito poter discutere con Seeth di quella sensazione, ma decise di rimanere in silenzio, lasciando che fosse la collega a gestire la situazione nella speranza di riuscire a cogliere maggiori spunti nel frattempo.