04-06-2025, 07:06 PM

Korinna Suder
Betazoid
Zareph rispose il giovane Consigliere Zareph si presentò con fare esitante: sapeva di aver appena tradito il resto del Consiglio, di aver messo il loro segreto nelle mani dei Klingon che per anni avevano disprezzato e combattuto... allo stesso tempo non se la sentiva di essere parte della potenziale distruzione della propria gente ed aveva la netta impressione che quella sarebbe stata la reale conseguenza se avessero insistito nello sperimentare l'arma, senza conoscerne il reale funzionamento. Il fatto poi, di essere l'unico ad avere qualche competenza scientifica gli lasciava il dubbio che gli altri membri del Consiglio non si rendessero sinceramente conto di ciò che avevano intenzione di fare.
Andiamo li incitò Korinna, avviandosi verso la miniera. Mano a mano che proseguivano lungo i tunnel il silenzio si fece quasi assordante, rotto solo dal rumore dei passi dei quattro. Arrivati ad una profondità di diverse centinaia di metri, la nuda roccia cominciò a fare spazio a resistenti pannelli di duranio. Continuando a camminare si trovarono di fronte ad un'enorme struttura, grande quanto un'intera città: qua e là colonne di metallo iridescente, alte come torri e corrose dal tempo, erano illuminate da glifi alieni che pulsavano con una debole fluorescenza blu, residuo di un sistema energetico rimasto in standby per secoli.
Le strutture sembravano adattarsi all’osservatore, riorganizzando lentamente le proprie forme ad ogni sguardo. In profondità, protetta da una serie di trappole e trabocchetti, si trovava un reattore interfacciato con un array di manipolatori gravitazionali. E' quello disse Zareph, indicando il reattore: era la prima volta che lui stesso si azzardava a osservarlo così da vicino. E' presente una sorta di energia residua, siamo riusciti ad incanalarla, ma ogni volta sovraccarica i nostri sistemi, da cui le esplosioni spiegò, indicando di cavi che collegavano alcune delle colonne iridescenti.
Korinna si guardava in giro, apparentemente distratta percepisco qualcosa... avvertì i presenti, senza però riuscire realmente a comprendere di che si trattasse. Sensazioni, forse un eco dell'antica civiltà che lì aveva vissuto. O forse qualcosa di diverso… la betazoide sfiorò distrattamente uno dei macchinari credo... sia vivo... disse, cercando di concentrarsi sulle proprie percezioni.
Andiamo li incitò Korinna, avviandosi verso la miniera. Mano a mano che proseguivano lungo i tunnel il silenzio si fece quasi assordante, rotto solo dal rumore dei passi dei quattro. Arrivati ad una profondità di diverse centinaia di metri, la nuda roccia cominciò a fare spazio a resistenti pannelli di duranio. Continuando a camminare si trovarono di fronte ad un'enorme struttura, grande quanto un'intera città: qua e là colonne di metallo iridescente, alte come torri e corrose dal tempo, erano illuminate da glifi alieni che pulsavano con una debole fluorescenza blu, residuo di un sistema energetico rimasto in standby per secoli.
Le strutture sembravano adattarsi all’osservatore, riorganizzando lentamente le proprie forme ad ogni sguardo. In profondità, protetta da una serie di trappole e trabocchetti, si trovava un reattore interfacciato con un array di manipolatori gravitazionali. E' quello disse Zareph, indicando il reattore: era la prima volta che lui stesso si azzardava a osservarlo così da vicino. E' presente una sorta di energia residua, siamo riusciti ad incanalarla, ma ogni volta sovraccarica i nostri sistemi, da cui le esplosioni spiegò, indicando di cavi che collegavano alcune delle colonne iridescenti.
Korinna si guardava in giro, apparentemente distratta percepisco qualcosa... avvertì i presenti, senza però riuscire realmente a comprendere di che si trattasse. Sensazioni, forse un eco dell'antica civiltà che lì aveva vissuto. O forse qualcosa di diverso… la betazoide sfiorò distrattamente uno dei macchinari credo... sia vivo... disse, cercando di concentrarsi sulle proprie percezioni.