03-12-2014, 02:32 PM
Candice Allen
Human/Vulcan
Candice si stava dirigendo al Quartier Generale dell'Intelligence. Indossava un cappotto, perfettamente stirato, faceva ancora abbastanza caldo nonostante fossero i primi giorni di dicembre. Sotto di esso indossava una maglietta ed un cardigan, ed un paio di leggings le coprivano le gambe.
Avanzava a passo deciso, mantenendo però l'andatura ciondolante che classificava qualsiasi membro del genere femminile.
Molti uomini si giravano a guardarla, attratti dal colore splendente dei suoi capelli e dal suo viso, ma lei non ci faceva caso; continuava a camminare, fermandosi per salutare gli ufficiali esibendo un saluto e ricordandosi il loro cognome. Li aveva imparati tutti a memoria: sebbene non facesse parte della flotta stellare, era la segretaria di un'ammiraglio di flotta e come tale doveva conoscere tutti.
C'era sempre un via vai di gente intorno ai palazzi più importanti della flotta, ed in un punto preciso, Candice si mescolò alla folla, per poi dirigersi verso la sua meta.
Il quartier generale dell'intelligence era situato in uno dei tanti palazzi che costituivano il quartiere amministrativo, ed all'ingresso c'era una stretta sorveglianza. Lei avanzò fino alla porta in vetro situata alla base, estrasse un tesserino di riconoscimento ed il lettore di codice, all'apparenza invisibile, rispose con un tranquillo bip. Avvicinò il viso alla porta, poi appoggiò le mani in un punto all'apparenza casuale sotto il quale era posizionato il lettore di impronte digitale. Le risposero altri due tranquilli bip e la porta si aprì. I due agenti posizionati ai due fianchi, che avevano seguito con attenzione ogni sua singola mossa, pronti a spararle nel caso ci fosse qualche problema, le dissero. Benvenuta, Agente SunShine. Lei li guardò di sfuggita: non si recava in quel posto da molto tempo, ma riconobbe i due visi, gli agenti dovevano conoscersi tutti.
All'interno la grande hall si aprì davanti ai suoi occhi, anche lì c'era un via vai di gente, ma i loro movimenti erano più studiati e coordinati rispetto a quelli dei normali passanti. Erano tutti indaffarati, sebbene lei sapesse bene che almeno una volta, lo sguardo di ogni presente di era posato su di lei, per controllare che tutto fosse regolare.
Si diresse tranquilla verso il turboascensore, annunciando il suo nome una volta all'interno. Il mezzo si mise in moto e la portò al livello più basso, l'ufficio del Capo. Il modo in cui funzionava le era sempre piaciuto: in base agli ordini e ai compiti di ogni singolo agente, l'ascensore si dirigeva dove l'agente stesso avrebbe potuto compiere il suo dovere.
Tutti gli agenti si recavano normalmente nel palazzo, se avevano faccende in sospeso, l'ascensore li riportava al posto dove avrebbero potuto concluderle; se invece non avevano nulla da fare, li portava dove avrebbero ricevuto un nuovo ordine o compito.
Lei era stata chiamata, ma non sapeva per quale motivo, grazie all'ascensore lo capì immediatamente: il Capo aveva una missione da affidarle.
Si sistemò i vestiti, poi raggiunse il livello più basso. Nonostante fossero sottoterra, rispetto ai piani alti non era cambiato nulla: motori olografici proiettavano finestre, vetri e il paesaggio dell'esterno come se fossero al piano terra.
A quel piano c'erano molto meno persone rispetto ai superiori: lei si diresse subito verso l'ufficio del Capo, premette il pulsante e attese il permesso di entrare.
Avanzava a passo deciso, mantenendo però l'andatura ciondolante che classificava qualsiasi membro del genere femminile.
Molti uomini si giravano a guardarla, attratti dal colore splendente dei suoi capelli e dal suo viso, ma lei non ci faceva caso; continuava a camminare, fermandosi per salutare gli ufficiali esibendo un saluto e ricordandosi il loro cognome. Li aveva imparati tutti a memoria: sebbene non facesse parte della flotta stellare, era la segretaria di un'ammiraglio di flotta e come tale doveva conoscere tutti.
C'era sempre un via vai di gente intorno ai palazzi più importanti della flotta, ed in un punto preciso, Candice si mescolò alla folla, per poi dirigersi verso la sua meta.
Il quartier generale dell'intelligence era situato in uno dei tanti palazzi che costituivano il quartiere amministrativo, ed all'ingresso c'era una stretta sorveglianza. Lei avanzò fino alla porta in vetro situata alla base, estrasse un tesserino di riconoscimento ed il lettore di codice, all'apparenza invisibile, rispose con un tranquillo bip. Avvicinò il viso alla porta, poi appoggiò le mani in un punto all'apparenza casuale sotto il quale era posizionato il lettore di impronte digitale. Le risposero altri due tranquilli bip e la porta si aprì. I due agenti posizionati ai due fianchi, che avevano seguito con attenzione ogni sua singola mossa, pronti a spararle nel caso ci fosse qualche problema, le dissero. Benvenuta, Agente SunShine. Lei li guardò di sfuggita: non si recava in quel posto da molto tempo, ma riconobbe i due visi, gli agenti dovevano conoscersi tutti.
All'interno la grande hall si aprì davanti ai suoi occhi, anche lì c'era un via vai di gente, ma i loro movimenti erano più studiati e coordinati rispetto a quelli dei normali passanti. Erano tutti indaffarati, sebbene lei sapesse bene che almeno una volta, lo sguardo di ogni presente di era posato su di lei, per controllare che tutto fosse regolare.
Si diresse tranquilla verso il turboascensore, annunciando il suo nome una volta all'interno. Il mezzo si mise in moto e la portò al livello più basso, l'ufficio del Capo. Il modo in cui funzionava le era sempre piaciuto: in base agli ordini e ai compiti di ogni singolo agente, l'ascensore si dirigeva dove l'agente stesso avrebbe potuto compiere il suo dovere.
Tutti gli agenti si recavano normalmente nel palazzo, se avevano faccende in sospeso, l'ascensore li riportava al posto dove avrebbero potuto concluderle; se invece non avevano nulla da fare, li portava dove avrebbero ricevuto un nuovo ordine o compito.
Lei era stata chiamata, ma non sapeva per quale motivo, grazie all'ascensore lo capì immediatamente: il Capo aveva una missione da affidarle.
Si sistemò i vestiti, poi raggiunse il livello più basso. Nonostante fossero sottoterra, rispetto ai piani alti non era cambiato nulla: motori olografici proiettavano finestre, vetri e il paesaggio dell'esterno come se fossero al piano terra.
A quel piano c'erano molto meno persone rispetto ai superiori: lei si diresse subito verso l'ufficio del Capo, premette il pulsante e attese il permesso di entrare.