25-02-2024, 03:04 PM
Korinna Suder
Betazoid
Più i giorni passavano, più la tensione tra i Cardassiani si faceva più evidente. Se all'inizio Korinna riusciva appena a percepirla, con il tempo aveva cominciato a diventare evidente anche nei loro comportamenti, nel modo sempre più nervoso in cui i suoi carcerieri si rivolgevano l'uno all'altro. L'ultimo piano che dovevano aver architettato sembrava aver dato il risultato sperato, perché ora poteva percepire qualche nota di soddisfazione. Altrettanto chiaro era che non avevano ancora ottenuto le informazioni che desideravano e Korinna cominciava ad avere la netta impressione che quella fosse l'ultima cosa che intendevano provare. Se anche quel piano fosse fallito, avrebbe dovuto cominciare seriamente a preoccuparsi per la propria incolumità.
Fortunatamente quei giorni le avevano dato modo di studiare a sufficienza la base improvvisata all'interno della quale era stata portata e i suoi carcerieri: se intendeva andarsene da lì tutta d'un pezzo, il tempo a sua disposizione si faceva sempre più breve. Era ancora immersa nei suoi pensieri, quando cominciò a percepire qualcosa di curiosamente familiare. Ci volle qualche istante perché l'anziana riuscisse ad averne la certezza: quella era una presenza che conosceva bene. Tomi? chiamò, tentando di contattare telepaticamente il figlio, senza alcun risultato. Tomi!? Riesci a sentirmi? insistette, sempre più convinta delle proprie percezioni. Passò qualche altro istante prima che un rumore di passi sul pavimento metallico annunciasse che qualcuno si stava avvicinando.
Ancora qualche istante e la porta della stanza all'interno della quale era rinchiusa si aprì e un cardassiano scaricasse Tomi al suo interno, gettandolo a terra senza troppi complimenti. Il betazoide cadde a terra con un tonfo sordo e un mezzo grugnito. Tomi, rispondimi! Come stai? cercò di raggiungerlo Korinna, avvicinandosi con la forza e la rapidità che l'età le consentiva per controllare le condizioni del figlio. Mamma? chiese lui, apparentemente confuso ... cos'è successo? aggiunse mentre si guardava attorno, nel tentativo di identificare dove si trovasse. Quel luogo, tuttavia, non gli era affatto familiare, come non gli era familiare quella situazione. Parte di lui era sollevata nel vedere sua madre, mentre un'altra parte non riusciva a capacitarsi di quel senso di sollievo: non riusciva a ricordare né come fosse finito lì, né dove fosse, esattamente "lì".
Speravo potessi dirmelo tu... rispose Korinna, allungando una mano per cercare di aiutare Tomi a rialzarsi, ma l'uomo le fece cenno di no, deciso a rimettersi in piedi da solo. Con qualche sforzo in più del previsto, Tomi riuscì a rimettersi a sedere. Dobbiamo andarcene da qui, ma mi servirà il tuo aiuto... pensi di riuscire a stare in piedi? si informò Korinna, condividendo con il figlio i propri pensieri e tutto ciò che in quegli ultimi giorni era riuscita a scoprire.
Fortunatamente quei giorni le avevano dato modo di studiare a sufficienza la base improvvisata all'interno della quale era stata portata e i suoi carcerieri: se intendeva andarsene da lì tutta d'un pezzo, il tempo a sua disposizione si faceva sempre più breve. Era ancora immersa nei suoi pensieri, quando cominciò a percepire qualcosa di curiosamente familiare. Ci volle qualche istante perché l'anziana riuscisse ad averne la certezza: quella era una presenza che conosceva bene. Tomi? chiamò, tentando di contattare telepaticamente il figlio, senza alcun risultato. Tomi!? Riesci a sentirmi? insistette, sempre più convinta delle proprie percezioni. Passò qualche altro istante prima che un rumore di passi sul pavimento metallico annunciasse che qualcuno si stava avvicinando.
Ancora qualche istante e la porta della stanza all'interno della quale era rinchiusa si aprì e un cardassiano scaricasse Tomi al suo interno, gettandolo a terra senza troppi complimenti. Il betazoide cadde a terra con un tonfo sordo e un mezzo grugnito. Tomi, rispondimi! Come stai? cercò di raggiungerlo Korinna, avvicinandosi con la forza e la rapidità che l'età le consentiva per controllare le condizioni del figlio. Mamma? chiese lui, apparentemente confuso ... cos'è successo? aggiunse mentre si guardava attorno, nel tentativo di identificare dove si trovasse. Quel luogo, tuttavia, non gli era affatto familiare, come non gli era familiare quella situazione. Parte di lui era sollevata nel vedere sua madre, mentre un'altra parte non riusciva a capacitarsi di quel senso di sollievo: non riusciva a ricordare né come fosse finito lì, né dove fosse, esattamente "lì".
Speravo potessi dirmelo tu... rispose Korinna, allungando una mano per cercare di aiutare Tomi a rialzarsi, ma l'uomo le fece cenno di no, deciso a rimettersi in piedi da solo. Con qualche sforzo in più del previsto, Tomi riuscì a rimettersi a sedere. Dobbiamo andarcene da qui, ma mi servirà il tuo aiuto... pensi di riuscire a stare in piedi? si informò Korinna, condividendo con il figlio i propri pensieri e tutto ciò che in quegli ultimi giorni era riuscita a scoprire.